Nel
deserto di Siloen si nascondeva una strega che possedeva un occhio di vetro
concessole in dono da Metiel, un demone che prediceva il futuro attraverso la
chiaroveggenza. L’occhio di vetro era un oggetto maleficiato con la proprietà
di rivelare cose nascoste e serviva alla strega per fare disonesti guadagni. Un
giorno la strega decise di intraprendere un viaggio nelle terre perdute ove si
stagliavano rachitici gli alberi morti trapiantati dalla valle del pianto,
ansiosa di ricevere dai sette demoni che presiedono ai sette vizi capitali, le
conoscenze necessarie per sopraffare le tre grandi virtù cristiane. Giunta alla
roccia della disperazione incontrò il demone dell’invidia che le disse: “Le persone che tu credi migliori di te
offendile e calunniale in vari modi, chi ha cose migliori delle tue consegnalo
alla diffamazione”. Giunta al fiume melmoso incontrò il demone della
lussuria: “Soddisfa le fami carnali e la
concupiscenza degli occhi per renderti impura e sedurre le anime degli amati da
Dio”. Gli si fece incontro il demone della superbia: “Convinciti di essere superiore alle persone più nobili e disprezza i
semplici e coloro che dimostrano valore morale”. Ed ecco il demone dell’ira
sul sentiero dell’infelicità e della vuotaggine: “Il rancore ti renda rabbiosa come una lupa sanguinaria dai latrati
sadici e dallo sguardo grifano”. Oltre il sentiero della stoltezza saccente
incontrò il demone della gola che le disse: “Ogni appetito sensibile va appagato fuori misura perché la mala bestia dopo
che ha mangiato ha più fame che prima”. Trovatasi sperduta nella campagna
maleodorante la strega incontrò il demone dell’avarizia che pronunciò il suo
apoftegma: “Arraffa tutto quello che puoi
e ama il denaro e per il denaro sii disposta anche ad ammazzare”. E infine eccole venirle incontro sotto la quercia degli impiccati il demone dell’accidia:
“Ogniqualvolta sentirai il richiamo
della coscienza a fare del bene e a perseverare operosamente in esso, distogli
il tuo sguardo e mettilo nella svogliatezza e nella pigrizia spirituale”.
La strega istruita da quei sette demoni vanagloriosi tornò alla sua patria
natia e cominciò a proferire parole contro la verità e a convincere la gente
dei dintorni a non credere, a non sperare ma soprattutto a non amare. Trovò un
certo seguito di patetici personaggi dalla natura egocentrica e li educò a
credere al benessere, a sperare nell’orgoglio e ad odiare per vendicarsi nelle
occasioni propizie, quelle in cui le proprie responsabilità sono sotterrate da una coltre di falsità. Sopraffatte le virtù il mondo divenne una
propaggine dell’inferno e gli angeli del Signore si ritirarono nell’empireo
solitari ed affranti. Gli uomini patetici pensarono di aver costruito il mondo
perfetto e la strega esultò di gioia maligna alla vista di quell’obbrobrio di
viltà. Le meschine attitudini fondarono le nuove leggi e la tenebra di un antro
profondo avvolse il cielo che si spense in un gelo pungente. Ma ecco la Donna
giovane, innocente e immortale che con la sua carità trasse gli uomini alla
ragione e li distolse dal male. La consapevolezza di avere intrapreso una strada
sbagliata verso un destino di perdizione li fece rientrare in sé e la carità
con il pentimento estinse i vizi che come fumo uscirono dalla creazione,
disparvero per sempre. La strega morì e i sette demoni lasciarono le terre,
tornò la luce e la comprensione dell’amore celeste più grande della fede e
della speranza. L’angelo della carità offrì incenso al Signore e l’angelo della
fede offrì le sue caste preghiere, l’angelo della speranza una civiltà con il
volto della pace e la giustizia ferrea dell’equità. L’utopia del cristianesimo
scardinò il potere e la manipolazione dei demoni, le streghe furono tutte
cacciate dalla primavera della vita. Nel cuore di ogni epoca in cui sorge la carità i
vizi svaniscono presto nella loro consistenza effimera, e la Donna che è nostra madre
vittoriosa sempre ci conduce come sue conquiste alle virtù.
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