L’occhio
sonnolento di Marco si posò sulla gatta che accovacciandosi sul letto chiuse
gli occhi per riposarsi un po’ da una giornata fredda, allora aprì il libro e
trovò le parole scritte alla rovescia con la maiuscola all’inizio, pensò di
avere sbagliato libro ma si accorse che sulla copertina era sempre presente il
sigillo del grande antico che presiede alla liturgia dei demoni. Si sentì
chiamare dalla porta della sua stanza e dal buio fitto del corridoio scorse due
occhi vivaci e perfidi, dal chiarore sinistro… si alzò dal letto senza
scomodare l’animale che si era già addormentato e camminando lentamente si
diresse verso la porta che ad un tratto si chiuse da sé. L’incubo di cui era
vittima lo intrappolò in un ambiente grande, dal colore rosso cupo e pervaso da
un odore di carne marcia, non si poteva più sopportare la vista di quella enorme bestia dalle fauci spalancate che si stagliava al di sopra del vuoto. Gridò a
squarciagola con un terrore che attraversava tutto il suo corpo e scuoteva la
sua mente, gridò per cercare aiuto e nessuno rispose a parte l’orrenda creatura
che dominava ovunque e sembrava volerlo divorare a momenti. Non c’era altro da
fare che tornare nella propria stanza, dove tra le lenzuola si
sarebbe sentito protetto e al sicuro… ma qualcuno lo trattenne in quel luogo
estraneo afferrandolo per le gambe e stringendolo forte alle caviglie, era un
personaggio bizzarro che nei giorni precedenti si fece vedere nei suoi sogni esortandolo a pregare per non incontrare il guardiano della porta. Marco non
pregò, non volle pregare, anzi il suo atteggiamento si fece sarcastico e finì
con il disprezzare quei richiami alla consapevolezza, finalmente anche lui
sapeva che negli orridi anfratti del mondo si nascondevano misteriose presenze,
sapeva che covavano nei suoi confronti un odio implacabile. Marco però sentiva
la paura, non poteva ignorarla. Allora volle correre per cercare una via
d’uscita a quella prigione opprimente, corse per trovare la porta che lo
avrebbe di nuovo riportato nella sua stanza, corse ovunque ma senza esito. Vide
in lontananza qualcuno che se ne stava seduto per terra e si avvicinò per
chiedere aiuto, domandò con voce tremante dove si trovava, che posto era quello
e si sentì rispondere che quell’immenso antro colmo di figure spettrali e
personaggi grotteschi era un mondo di mezzo tra la terra e l’inferno, quella
persona seduta affermò di essere una strega che legata al diavolo mieteva
vittime con la magia nera. Marco gli arrivò alle spalle e dopo quei discorsi la
donna si voltò a guardarlo e la sua faccia era rugosa, tanto invecchiata e con un
ghigno sarcastico sulle labbra e lo sguardo torvo, era una donna brutta da
cui traspariva l’intenzione celata di nuocere agli altri per voluttà, ma lei
disse anche che oltre a fare del male per il piacere di commetterlo seguiva una
causa a cui aveva aderito dall’età giovanile e cioè dare anime al signore delle tenebre. Quella
strega decise di non aiutare Marco a tornare a casa entro l’alba, in quel momento
una campana dai lugubri rintocchi suonò le tre della notte e la strega si mise
a cantare una nenia con quella sua voce stridula e disturbante, diceva la sua
canzone: “Ad ogni ora l’uomo vive di Dio,
di quel Dio che non vogliamo, quel Dio che ci ha creati e a cui abbiamo detto
di no per sempre, alle tre quel Dio finisce e comincia la morte, noi siamo la
morte e con noi quel Dio muore per morire a quest’ora, ogni tenebrosa notte noi
siamo la morte”. La strega disse a Marco di odiare quanto poteva e di non
avere più paura della sofferenza, così sarebbe tornato nella sua stanza
confortevole e avrebbe dormito un sonno tranquillo, gli disse che la chiave per
abbattere il muro che lo separava dall’altra realtà si trovava dentro di lui ed
era il libero arbitrio. Quel modo con cui la strega intendeva fargli del male
era un rito di magia nera, un rito autentico che consegnava anime al diavolo
per perderle eternamente, Marco si rifiutò di odiare e si allontanò da quella
donna dalle sinistre sembianze, subito dopo pregò con insistenza e
fiducia quel Dio che la religione cristiana gli aveva insegnato e che la strega avversava come il suo peggiore nemico, gli chiese aiuto invocando il suo
perdono, gli disse piangendo che sarebbe cambiato, che la sua vita sarebbe
cambiata, che finalmente avrebbe cominciato ad amare perché si ricordò che il
Dio cristiano ha la sua Legge radicata nell’amore vissuto con coerenza e tante sono le
forme dell’amore, come i petali di un fiore bello e profumato. Quella strega si alzò e gli corse dietro con un arnese nelle
mani e con il proposito di ucciderlo, Marco chiuse gli occhi e quando attorno a
sé ebbe la sensazione del silenzio li dischiuse, era nella sua stanza con la
gatta che dormicchiava ancora sul letto, la carezzò dolcemente e lei si destò
dal sonno con un atteggiamento riconoscente.