Sono persuaso del fatto che
nel corso della mia vita abbia avuto occasione di incontrare tante persone
sofferenti e di averle trattate con rispetto e fraterna amicizia, sono stato
capace di provare compassione e di desiderare di far qualcosa in loro favore .
. . ogni tanto ci sono riuscito, il più delle volte purtroppo no;
frequentemente si parla dei temi di bioetica nel mondo contemporaneo, anche per
la complessità di certe vicende umane che vengono trattate dalle cronache.
Voglio esporre in sintesi quello di cui sono profondamente convinto e che
ritengo giusto, è la mia opinione personale, la Verità la conoscono soltanto
gli angeli del Cielo che tanto ci amano. Dal
concepimento nel grembo materno alla morte naturale, questa è l’affermazione
del Magistero della Chiesa riguardo la dignità e l’inviolabilità della vita
umana, l’uomo non può disporre della vita del suo prossimo e nemmeno della
propria come gli pare e piace, perché deve attenersi all’ordine stabilito dal suo
Creatore per il proprio bene, tutto quello che viola o conculca quest’ordine
contraria e offende la carità, quindi è una colpa che comporta delle
conseguenze, la prima e più grave consiste nella separazione da Dio in cui è
presente il principio della vita, la sorgente che vivifica tutte le creature
viventi e quelle senzienti. Il concepimento è l’inizio di una nuova vita in
questo mondo materiale, ma collima anche con la creazione da parte di Dio di una
nuova anima immortale, unica e irripetibile, che per non far confusione viene
definita spirituale. Se la morte della stessa sopraggiunge spontaneamente per
cause naturali nessuno è colpevole, nessuno ha fatto del male; ma se la morte
del concepito è causata da una volontà estranea alla natura, sussiste la colpa
con le sue conseguenze in rapporto a Dio e alla società degli uomini, è il caso
dell’aborto procurato che una certa medicina scientista definisce interruzione spontanea di gravidanza,
sottolineando come la donna sia libera di disporre del concepito come se fosse ‘un
qualcosa’ che appartiene soltanto a lei, alla maniera di un prodotto di consumo.
Il bambino invece le è affidato, è un dono di Dio, la madre e il padre sono
partecipi dell’opera di Dio, e sono responsabili per il concepito e il
nascituro, la vita nel grembo materno è persona e ha il diritto di vivere,
questo diritto gli è dato dal Creatore che ci chiama tutti dal nulla all’esistenza
in un atto di amore autentico, disinteressato e con l’unica finalità di amarci
in comunione. Dio è amore, la vita è un atto d’amore. Dio non ci toglie la
libertà, possiamo decidere anche di fare il male e di dare la morte, ma è
sbagliato, rifiutarsi di comprenderlo significa cadere in un grave malinteso e
quel che accade nel nostro animo è tetro e doloroso. C’è chi sceglie di stare
dalla parte della vita ad ogni costo e chi sceglie di scendere a un compromesso,
nessuno di noi può giudicare una persona per le sue scelte, perché non vediamo
e non sappiamo, noi abbiamo da Dio questo semplice Comandamento: ama il tuo
prossimo, anche il tuo nemico. Una persona che si trova in una condizione di
grave sofferenza e disabilità può maturare l’intenzione di chiudere con la vita
terrena, perché non ne può più di sopportare e non vede davanti a sé una
prospettiva positiva, il tornare a stare bene, il guarire per una vita normale
e felice, lo smettere di soffrire per la quiete del corpo o della mente. Chi
può giudicare? Se una persona decide liberamente di voler morire, la si può
persuadere a rinunciare, la si può persuadere a credere in Dio, le si possono
presentare argomenti convincenti in favore della vita, tutta la morale e la
filosofia che si vuole, ma se sceglie di morire perché non ce la fa più ha il
diritto di essere rispettata e di vedere accolta la sua scelta. Dio è giudice,
ma non è severo e intransigente, ama, ci comprende e ci perdona, prova
compassione e desidera la nostra salvezza, vuole farci partecipi del suo
Paradiso. Occorre ricordarsi del monito del Signore: “Non giudicate e non condannate”. Vorrei tanto guarire le persone
ammalate e sofferenti ma non possiedo nessun potere taumaturgico, posso
soltanto pregare: il Signore se vuole può guarire. E per coloro che perdono la
coscienza sensibile ̶ il contatto con la realtà ̶ chi decide? Alcuni tornano indietro e altri rimangono sulla soglia, forse trascorso un certo tempo è giusto che la natura faccia il suo corso e la misericordia di Dio li
accolga tra le proprie braccia. Ci ha creati il Signore della vita, da Lui
veniamo e a Lui ritorniamo.
✠ Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.
venerdì 17 novembre 2017
venerdì 10 novembre 2017
La rinuncia e la conquista
La
violenza è la risposta di chi non costruisce ma distrugge, è la risposta di chi
essendo vuoto e complessato ha di sé stesso una visione distorta, è la risposta
dei codardi che se ne approfittano dei più deboli con la convinzione che le
loro responsabilità non costituiranno mai la causa di una punizione o di una
sanzione, per i violenti nelle società c’è protezione e continuità e per le
loro vittime non c’è giustizia, non c’è riparazione. La violenza esprime il
sopruso, è la negazione dei diritti altrui, persino del diritto alla vita che
per il credente è il valore più alto dopo la salvezza eterna dell’anima; i
nostri fratelli e le nostre sorelle che sono tutti gli altri esseri umani,
indipendentemente dalle differenze senza escludere nessuno, hanno il diritto di
vivere, hanno il diritto di essere protetti, hanno il diritto alla libertà e ai
mezzi per una vita dignitosa in cui possano esprimere la solidarietà e la
condivisione, hanno il diritto a non diventare le vittime degli uomini
corrotti, degli uomini empi. La cultura della non violenza deve far parte del
bagaglio educativo ed esperienziale delle giovani generazioni, una cultura di
pace e per una civiltà pacifica sono necessari il vicendevole perdono e la
carità fraterna, l’odio infatti è il nemico della riconciliazione e per
sconfiggere l’odio occorre la buona volontà di cambiare, di sentirsi sbagliati
e di cambiare: chi afferma di avere tutte le ragioni dalla propria parte non
potrà mai essere una persona di pace, sarà una persona chiusa agli altri,
indifferente, apatica ed egocentrica. Le ragioni stanno da entrambe le parti
così come gli errori... una mente prudente possiede la capacità di discernere; è difficile rinunciare alla vendetta e chi odia
giustifica la vendetta come se si trattasse di un atto giusto e sacrosanto, chi
giustifica la vendetta non è mai nel giusto, è soltanto qualcuno che è stato
ingannato dal demonio e che si è reso un suo strumento, si tratta di un grave
accecamento spirituale che deturpa la psiche della persona, la fa deviare su un
sentiero cattivo che porta a un baratro profondo. La persona mansueta e non
violenta è prediletta da Dio, lo dice anche la Sacra Scrittura affermando che l’uomo
di pace è benedetto da Dio, ma quale pace? La pace del cuore, la coscienza
pulita, la consapevolezza di non aver mai cercato il male di nessuno ma di
essersi spesi per l’interesse del prossimo, pensando agli altri e non solamente
a sé stessi o alla conventicola di appartenenza. La non violenza è una scelta
di vita, rinunciare alla violenza è qualcosa che appartiene alle anime nobili,
è un atto di autentico coraggio, insegnare la non violenza è una tra le diverse
modalità attraverso cui si edifica anche in questo mondo il Regno di Dio e ci
si prepara all’altro, è una prassi educativa che deve coinvolgere l’infanzia, l’adolescenza
e la gioventù. La non violenza e l’amore sono forze complementari, sono forze
con cui si edifica e si progredisce in positivo, sono le forze che
caratterizzano la persona intelligente. Voglio concludere questo breve discorso
con una giaculatoria, una semplice preghiera al Signore:
“Gesù mite e umile di cuore, rendi i nostri
cuori simili al Tuo”.
mercoledì 8 novembre 2017
Salvare una vita o perderla?
Poi Gesù
disse loro: «Domando a voi: È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare
del male, salvare una vita o perderla?». Questo è il versetto 9 tratto dal
capitolo 6 del Vangelo di Luca. Nei versetti seguenti il Signore si indigna per
la durezza del cuore dei suoi antagonisti, del fatto che a loro dell’uomo
ammalato non importasse niente, invece Gesù lo guarisce davanti ai loro occhi.
Qual è la risposta di quegli uomini? Odiano Gesù e complottano su cosa potergli
fare di male, non provano compassione per l’ammalato e non sono contenti dell’avvenuta
guarigione, pensano soltanto a come farla pagare a Gesù che li ha contraddetti
e messi nell’imbarazzo di non saper come confutare il suo discorso. Loro non
accettavano la violazione del sabato che per la cultura ebraica è il giorno del
Signore, con atti che potevano essere compiuti soltanto da Dio come la
guarigione istantanea di un ammalato grave, comportandosi così Gesù affermava
di sé stesso la sua uguaglianza con Dio, l’essere veramente Dio nascosto dalle
apparenze di un uomo. Non lo potevano accettare, dichiarandolo bestemmiatore e
seguace dei demòni da cui attingeva quel potere taumaturgico . . . quegli
uomini vedevano un altro uomo, proprio come loro, Gesù era un semplice uomo
mortale, non era il Dio dell’alleanza. C’è un insegnamento nel versetto 9 e
cioè che il Signore ama tutti gli uomini e desidera guarirli, alla gente del
mondo di far del bene gliene importa poco tranne nel caso di promuovere la
propria reputazione da giusti, benefattori e migliori se paragonati agli altri,
gente che persegue come soddisfazione il proprio orgoglio. Era più importante
guarire quell’uomo per liberarlo dalla sua sofferenza piuttosto che perdersi in
assurde congetture riguardanti la legge ebraica dell’epoca. Facciamo come Gesù
diventando suoi imitatori, dimostriamo che la vita di un uomo vale per sé
stessa e non per l’opinione di qualcun altro che giudica commettendo un
sopruso, quello che fa Gesù è un atto d’amore disinteressato, impariamo da Lui
e liberiamoci dal cuore di pietra.
venerdì 3 novembre 2017
Di chi sono figlio?
Nel
Vangelo il Signore parla della distinzione tra i figli del diavolo e i figli di
Dio, in che cosa consiste tale distinzione? Prendiamo in esame una metafora sempre
del Vangelo: “Non può un albero buono
produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni; una pianta
la si conosce dai suoi frutti”, c’è anche una breve parabola che descrive
la medesima cosa ma con una diversa prospettiva, un contadino che trova una pianta
nel suo giardino che non offre frutti, allora dopo aver informato il padrone
riceve queste istruzioni: “Se non produce
frutti tagliala, perché deve sfruttare inutilmente il terreno?”, ma il
contadino intercede dicendo: “Lasciala
ancora un altro anno in modo che la concimi e la curi, se non darà frutti la
farai tagliare”. Chi sono i figli del diavolo? Sono coloro che amano la
beatitudine voluttuaria e che commettono tutti quei peccati contrari ai
Comandamenti, che nella vita non portano nessun frutto conforme alle virtù, sono
i bugiardi che non amano e quindi non agiscono in conformità al bene del
prossimo, che non hanno compassione, che disprezzano la fede e la preghiera,
che antepongono la propria vita a quella degli altri disprezzandola, insomma che
nelle loro attitudini e nel loro comportamento somigliano al diavolo. Cosa
significa somigliare al diavolo? Direi che per comprenderlo sia sufficiente
accorgersi di certe cose attorno a noi, nella vita di ogni giorno. Chi sono i
figli di Dio? Sono le persone sincere che non si nascondono dietro una maschera
di cartapesta, quelle maschere carnevalesche dai tratti sarcastici che lasciano
intendere verità nascoste e poco attraenti o talvolta addirittura ignobili, sono
le persone dal cuore puro capaci di pensare anche alla vita dei più deboli,
sono le persone dalla condotta gentile che si preoccupano per gli altri, che
coltivano con una serie di scelte positive la sensibilità della propria
coscienza, l’empatia cioè il sapersi mettere nei panni degli altri, il saper
amare e lasciarsi coinvolgere dalle sofferenze altrui, sono coloro che
perdonano per amore di Dio e che cercano la pace rigettando ogni forma di
violenza, che pregano con i sentimenti benevoli del proprio cuore, perché hanno
sentimenti benevoli, che pregano sul serio conformando le parole a ciò che Dio
vuole, e per sapere cosa vuole Dio basta leggere il suo Vangelo. Tante persone
sono fatte così, persone nascoste e silenziose, persone che stanno fuori dal
palcoscenico del mondo a cui non importa niente dell’approvazione e del vanto,
persone veramente umili. E’ faticoso per i figli di Dio abitare in un mondo
come questo, perché questo è il mondo del diavolo, è il mondo della falsità e
della violenza, è il mondo della cattiveria e dell’egoismo. Chi vuole vivere con
coerenza da cristiano deve pagare talvolta un prezzo molto caro, gli altri capaci
di qualsiasi compromesso si trovano invece a proprio agio idolatrando il
denaro, il benessere e le cose materiali nel menefreghismo vicendevole e nella
ricerca ossessiva della soddisfazione carnale. Chi crede in Dio e davvero lo
ama si comporta di conseguenza, direi che le persone così sono anche quelle che
dimostrano di avere senno.
Iscriviti a:
Post (Atom)