Nel
profondo di ciascuno si annida la tentazione di affermare il proprio ego in
ogni attività che svolgiamo, anche quelle che consideriamo in favore degli
altri, si tratta di quella recondita superbia di cui tutti sono ammalati nel
mondo della competizione e del successo ad ogni costo, siamo in questa ‘disciplina’
dei sottili ingannatori di noi stessi, sappiamo mentire ad arte a noi stessi
per ingannare gli altri. L’unico vero samaritano è il Signore che si china
sulle miserie di ciascuno di noi per compatirci senza pensare a se stesso e per
liberarci dal male che nella nostra ignoranza facciamo innanzitutto alla nostra
amata e ‘amabile’ persona. Tutti hanno una visione della vita all’insegna dell’amor
proprio e dell’egoismo e nessuno si accorge che con questa impostazione
danneggia la propria anima e permette al diavolo di conquistarlo alla sua
causa. Quando una persona diventa capace di amare sul serio diventa davvero il
cuore e la mano di Dio quaggiù, ma amare significa mortificarsi e rinunciare a
sé stessi per qualcuno, è una dinamica che ci porta fuori di noi, ed è una
scelta molto difficile perché comporta come conseguenza la croce, il patire più
amaro e l’inimicizia di coloro che possiedono ancora la mentalità di questo
mondo, perché non si sono mai convertiti al Vangelo o hanno vissuto da attori
in vista dei beni terreni da avere subito. Oggi è Pasqua, è il terzo giorno
profetizzato da Gesù e il Signore è morto in croce ed è risorto dal sepolcro,
si è consegnato volontariamente alla morte per pagare con le sue sofferenze il
prezzo in favore delle nostre anime, soltanto così ha redento i figli di Adamo
dalla morte eterna, facendo in modo che il male, il peccato e la morte
svanissero per sempre nella gloria della sua vittoria, della sua Resurrezione
alla vita nuova nel suo regno, quello che con la sua predicazione aveva
annunciato ai poveri, agli ultimi e ai sofferenti, ma soprattutto ai peccatori
che non vuole perdere ma che ha voluto salvare ad ogni costo, ad un prezzo così
alto, quasi alla follia e cioè sacrificare la vita per il bene di quelli che
non ti amano ma che si amano. La parola Pasqua significa passaggio, per gli
ebrei è la festa del passaggio dalla schiavitù alla libertà, per i cristiani è
la festa del passaggio di Gesù dalla morte alla vita ed è anche il passaggio
dalla morte alla vita per tutti coloro che credono in Lui. La Pasqua
rappresenta anche il mito della rinascita o della novità di vita, della
rinuncia a satana e della fede in Dio Trinità dei catecumeni, di quelle persone
che ricevono il battesimo e diventano figli e figlie di Dio. La Pasqua sancisce
la sconfitta di satana e la liberazione dallo spirito del male, è infatti così
che i cristiani debbono vivere con coerenza, liberi dalla schiavitù del diavolo
e secondo i Comandamenti. La morte non avrà mai l’ultima parola perché Cristo è
veramente risorto e l’intera umanità è stata associata a Lui nel sfuggire ai
legami della morte, tutto si è compiuto una volta ed è per sempre. Come scrive
San Paolo Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione? Gesù ha
vinto la morte e ci ha reso partecipi della sua vita immortale, l’Amore
increato ha vinto e non i seminatori di morte di ogni genere e specie che si
prodigano nel mondo per diffondere la menzogna. Il messaggio cristiano annuncia
che la vita è più forte della morte, ci dice che la vita umana ha veramente valore
e il suo destino non è di consumarsi e finire, ma di rinascere nell’eternità
oltre le apparenze e l’inganno. Questa è una visione che molti non accettano
come verità e che comporta una mentalità e delle scelte ostili al Vangelo, ma
ci sono anche persone che sinceramente credono in Cristo e nei valori cristiani.
La vita non finisce con la morte.