Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

giovedì 29 marzo 2018

La memoria di un Venerdì

Ogni volta che passo per le strade del mondo vedo croci di legno, alcune sono issate altre accatastate, ci sono persone con le braccia spalancate e le mani trafitte da chiodi di ferro che sono infissi a quel legno eburneo, è lo stesso legno che accomuna tutte le croci, è amaro e senza consolazione.

Ogni tanto ho visto una croce tra le tante, è la mia che aspetta di svelarmi la verità sulla vita, non è una consolante aspettativa, si cerca sempre di fuggire da quel patibolo infame, è come fuggire da sé stessi e ogni volta che si tenta ritorna la disperazione e il pianto.

Ogni pensiero in questo Venerdì porta lassù sul Calvario, dove il Nazareno giunge con quel peso grande come la somma di tutto il male che fanno gli uomini, è un peso che schiaccia l’anima non tanto il corpo, e gonfia il cuore di dolore per un amore che dava sé stesso ed è stato rifiutato.

Sulla Croce sono inchiodate le bestie della malizia umana, l’orgoglio, l’egoismo e il piacere, su quella Croce i demoni sono sconfitti nonostante il loro odio abbia piantato quei chiodi e sondato i flagelli dentro la nuda carne, e una corona di spine abbia inasprito l’umiliazione per la regalità di un Dio da burla, schiaffi e scherni.

Ho visto le persone su quella Croce, le ho viste agonizzare, le ho viste morire, nel mondo così ingiusto qualcuno si domanda scandalizzato dove sia Dio con quella sua onnipotenza, che cosa ci faccia Dio nel pensiero di tanta gente che nel concetto di molti non è altro che illusa e tradita.

Di ogni patire su quella collinetta c’è la somma e il culmine, dove sul luogo detto del cranio viene elevata l’Ostia immacolata, dal Getsemani per le vie strette di Gerusalemme si incamminò l’uomo della profezia di Isaia, dove viene innalzata la Croce di Gesù che paga a caro prezzo le nostre anime e le toglie preda del diavolo all’oscurità del male, sua conquista di carità.

Contemplo il Crocifisso e dietro un velo purpureo si nasconde l’Amore increato che ci liberò tutti dall’inferno, lo contemplo con quella compassione che Egli ebbe per ogni persona che nasce al mondo per la distesa dei secoli, lo contemplo ringraziandolo per aver dato sé stesso per me, per aver dato la sua vita per me, Lui che prima di sacrificarsi disse che “ nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici ”.

. . . e ansioso attendo nella speranza la luce della risurrezione, oltre quella porta buia e angosciante.

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