Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

lunedì 24 novembre 2014

Filotea breve della Luce perpetua

Contro lapparire e lavere che sono i valori di un mondo stolto e meschino, opponiamo lessere nella considerazione della sacralità della vita ed esercitiamo il pensiero come risorsa dello spirito.

Le lacrime sono l’acqua santa con cui il Paradiso lava le sozzure dei cuori impenitenti e chiusi alla riconciliazione e al perdono

Le lacrime sono il dolore dei cuori che commiserano i senza pietà prigionieri dell’odio e del desiderio di vendetta

Le lacrime sono per il sole interiore che si è oscurato quando la madre e il padre sono partiti per l’ultimo viaggio e ci hanno lasciati per andare lontano

La morte è la lacrima di Dio sulla creazione deturpata dal male ed è anche il grido blasfemo del diavolo contro la vita

La morte ha come suo culmine l’esercizio del pianto che occhi vergini astergono con profusione di mestizia

La morte non è altro che la prova suprema dell’amore che accoglie l’Amore che dall’eternità ci ama senza chiedere niente in cambio oltre al nostro sincero sì che apre la porta della salvezza

Le lacrime e la morte non sono una prova per il coraggio o il sacrificio, bensì il significato della compassione verso l’altra creatura e la tenerezza nel rispettarla senza pretese

Non c’è nessun motivo in questo mondo per piangere oltre alla morte della persona cara e amata

Ci sarebbero motivi per gioire se qualcuno che ci ama piange per noi e si interroga sul nostro destino

Ci sarebbero altri motivi per la felicità se chi amiamo non si ferma a noi ma guarda chiunque la sua anima gentile incontra e saluta

Ci sarebbero spiegazioni alle lacrime per la morte di coloro che amiamo se la nostra preghiera raggiungendo il cuore dell’Eterno ritornasse a noi carica di consolazioni e così accade

La mia mamma è andata colà tra i viventi di Dio nella terra della luce diurna sempiterna ove non scende il crepuscolo freddo dell’inverno e dove fiorisce una primavera di tenui e calmi colori

La mia mamma la vedo bambina nella fotografia accanto al Crocifisso e sogna un mondo dove non c’è che l’azzurro del firmamento e un dolce tepore di brezza che accarezza lieve le sue guance e raggi di luce effusi da un Sole alto che non infastidisce gli occhi ma li riempie di grazia beata

Oramai non c’è più perché la sua presenza è mancata quaggiù ed è stata trasferita presso il Signore della vita e della misericordia che ha ascoltato le preghiere e le lacrime di chi l’ha amata

E’ cominciato il viaggio perpetuo che conduce oltre l’empireo nella città eterna e nel centro della dimensione verace di ciascun’anima redenta che si chiama infinito e desiderio d’amore

Dove tutto finisce tutto comincia e dove tutto comincia la vita non ha mai fine poiché il Signore può donare la vita in comunione con la sua immortalità senza alba né tramonto

Santo Dio, santo Forte, santo Immortale abbi pietà della nostra fragilità umana e accoglici quando Tu vorrai nel paese dei viventi per sempre

Noi che siamo figli e figlie sappiamo che ci ami senza misura. Noi sappiamo che non siamo soli e che abbiamo un Padre. Noi sappiamo che sei il Creatore e l’Amante della vita. Non si estingua mai per Te il nostro ringraziamento e la nostra benedizione. Amen.

lunedì 17 novembre 2014

Il Maestro interiore ci rinnova

La forza del mondo è l’apparenza, la forza di Dio è l’interiorità rinnovata dalla grazia santificante; se non si è convinti dell’invisibile, quello che cade sotto l’esperienza dei sensi acquista un valore pressoché assoluto; rientrare nell’anima nascosta agli altri significa vivere della profondità che sotto la superficie della realtà si inabissa nel dialogo intimo con il Signore sempre presente a noi stessi, dentro di noi c’è il Testimone che vede e che ci approva o ci rimprovera, nel nostro cuore risiede il senso dell’infinito oltre la misura delle nostre acquisizioni, delle nostre esperienze sensibili. Nella predicazione del suo Vangelo nei luoghi della Terra santa, Gesù insegnava a realizzare innanzitutto la vita interiore e a fuggire l’esteriore, Gesù insegnava come costruire l’uomo “nuovo”, l’uomo interiore distinto e separato dall’uomo “vecchio”, come rinnovarsi interiormente in un costante e instancabile cammino di conversione a Dio, dalle tenebre alla luce: questa era la Via soteriologica, morale, spirituale e ascetica che il Maestro di Nazaret insegnava ai suoi discepoli, difatti Gesù come condusse gran parte della sua vita se non nel nascondimento e nella povertà dignitosa e austera di Nazaret, con la propria Madre? La fede è propriamente questo vivere esperienziale, essere nascosti in Dio, in Lui profondamente confidenti in un rapporto di amicizia filiale, ed estranei alla mentalità del mondo, estranei alla cultura del chiasso e del protagonismo. La vita nascosta di Nazaret è il grande bene che i monaci di un tempo ricercavano per avvicinarsi a Dio e per allontanarsi da tutto ciò che gli è contrario. Alla loro morte i monaci giusti avendo vissuto senza fama, onori e benemerenze, né riconoscimenti delle loro azioni e delle loro virtù, ma avendo osservato la Regola del Vangelo con scrupolo e fedeltà, ma al di sopra di tutto con carità e abnegazione, si approntavano sepolture anonime che non richiamavano in nessun modo per i posteri l’identità della loro persona e la loro vita temporale, così da scomparire definitivamente dalla memoria del mondo e delle genti future, per morire al mondo con assoluta coerenza con la propria consacrazione al Signore che li chiamava alla rinuncia di tutto per il suo Regno celeste. Nazaret è l’emblema di questa vita di seme interrato nel fertile humus dell’umiltà che muore per germogliare il bene più importante, la risurrezione alla vita nuova di redenti nella grazia che progressivamente ci cambia e ci fa buoni, Nazaret è lo scrigno della vita autenticamente evangelica quanto pura, candida e illibata, Nazaret è la casa di Gesù, Maria e Giuseppe che vivono nei nostri cuori come sorgente di acqua viva, come spirito e vita, essenza dell’immortalità raggiunta: il Vangelo nella sua bellezza e preziosità risiedeva a Nazaret, ed ora con la fede a cui abbiamo dato adesione e con la grazia di Dio riversata in noi dalla preghiera perseverante, risiede nei nostri cuori di credenti: la virtù del Vangelo è infatti l’amore senza misura congiunto al sacrificio ed esige sempre una coerenza incondizionata che si rinnova nel cammino di ogni giorno, il quale la Provvidenza ci concede come dono gratuito e di cui dobbiamo essere riconoscenti.

mercoledì 12 novembre 2014

Lo scandalo del patire innocente

Oh mio Dio aiutami ad accettare quello che non posso cambiare, aiutami ad avere la forza, la determinazione e la lungimiranza di cambiare quello che posso cambiare, e la saggezza di comprendere la differenza tra quello che non posso e quello che posso cambiare, e la pazienza, la rassegnazione e la capacità di accogliere benedicendoti tutto ciò che permetterai nella mia vita, fosse anche la più grande sofferenza… poiché tutto passa presto e noi andiamo avanti verso la felicità eterna del Paradiso. Così sia ”.

Se si comprende fino in fondo il significato di questa preghiera, si comprende il limite della nostra natura creaturale e ci disponiamo interiormente a compatire il prossimo e a considerarlo con rispetto, e se la vita è un breve passaggio nel tempo esiliati dalla Patria che ci attende, occorre trascorrerla facendo del bene piuttosto che del male, questo è l’unico modo per dare un senso alla propria esistenza, tutto il resto che il mondo ci offre è distrazione e dissipazione, null’altro che vanità e illusione; per rendercene veramente consci proviamo a meditare la sofferenza degli innocenti, chiamandoci fuori almeno per un momento dal nostro egoismo e dalle nostre sicurezze: non ci siamo solamente noi, ci sono anche gli altri e considerarci migliori è da stupidi che purtroppo commettono un grave torto, chi ama non si comporta in questo modo tanto meschino, ma si interessa e si lascia coinvolgere.

lunedì 3 novembre 2014

L'«oltre mondo» nell'agnosticismo

Questo è il pensiero del fondatore della psicologia analitica e psichiatra Carl Gustav Jung tratto dalla sua Opera di maggiore divulgazione: “ L’uomo e i suoi simboli ”, proprio lui che non credeva affatto nel sacro teologico e nel soprannaturale teologico, ma che ne comprendeva lucidamente il valore e l’importanza per l’uomo e la donna di ogni tempo, soprattutto per i contemporanei.

[…] Quando lo psicologo medico si accinge a interpretare i simboli, egli deve operare una distinzione preliminare fra simboli « naturali » e simboli « culturali ». I primi originano dai contenuti inconsci della psiche e rappresentano perciò un numero enorme di variazioni sulle immagini archetipiche fondamentali. In molti casi essi possono essere ricostruiti fino alle loro radici arcaiche, cioè fino alle idee e alle immagini reperibili nelle più antiche testimonianze e nelle società primitive. I simboli culturali, d’altra parte, sono quelli impiegati per esprimere « verità eterne » e che compaiono tuttora in molte religioni. Essi hanno subito molte trasformazioni e percorso un lungo processo di sviluppo più o meno consapevole, diventando così immagini collettive accettate dalle società civilizzate. Tuttavia questi simboli culturali continuano a possedere molto del loro originario carattere soprannaturale o « fascino ». Siamo consapevoli del fatto che essi possono evocare profonde risposte emotive in certi individui e questa carica psichica spesso li trasforma in pregiudizi. Essi costituiscono un fattore con cui lo psicologo deve fare i conti; è pura follia metterli in disparte solo per il fatto che, da un punto di vista razionale, essi sembrano assurdi o irrilevanti. Essi sono componenti essenziali della nostra struttura mentale e forze vitali nella costruzione della società umana: perciò non possono venire eliminati senza produrre gravi perdite. Quando vengono rimossi o trascurati, la loro specifica energia scompare nell’inconscio dando luogo a conseguenze imprevedibili. L’energia psichica che è venuta meno in questo modo serve infatti a resuscitare e intensificare tutto ciò che si trova a livello più alto dell’inconscio, quelle tendenze, magari, che finora non hanno avuto possibilità di esprimersi o a cui almeno non è stata consentita la libera esistenza nell’ambito della nostra coscienza. Queste tendenze formano un’« ombra » sempre presente e potenzialmente distruttiva che offusca la nostra mente conscia. Anche quelle tendenze che in alcune circostanze potrebbero esercitare un’influenza benefica si trasformano in inclinazioni demoniache quando vengono rimosse. Questa è la ragione per cui molte persone bene intenzionate provano una paura incomprensibile per l’inconscio ed eventualmente per la psicologia. Nella nostra epoca è stato dimostrato che cosa accada quando vengono dischiuse le porte del mondo sotterraneo. Cose la cui enormità nessuno avrebbe potuto immaginare nell’atmosfera idillica e innocua del primo decennio di questo secolo sono effettivamente accadute e hanno stravolto il mondo intero. Da allora il mondo è rimasto in preda a uno stato di schizofrenia. Non solo la civilizzata Germania ha sprigionato la sua terribile istintività primitiva, ma anche la Russia ne è rimasta dominata e l’Africa è in fiamme. Non c’è da stupirsi che l’Occidente si senta turbato. L’uomo moderno non si rende conto di quanto il suo « razionalismo » (che ha distrutto le sue capacità di rispondere ai simboli e alle idee soprannaturali) lo abbia posto alla mercé del mondo sotterraneo della psiche. Egli si è liberato (o crede di essersi liberato) dalla « superstizione », ma in questo processo egli è venuto perdendo i suoi valori spirituali in misura profondamente pericolosa. La sua tradizione morale e spirituale si è disintegrata, e ora egli paga lo scotto di questo suo naufragio nel disorientamento e nella dissociazione generale. […]

sabato 1 novembre 2014

La santità nascosta al mondo

Nella Chiesa delle origini i cristiani battezzati che seguivano la Via, cioè gli insegnamenti del Maestro, si rivolgevano gli uni agli altri chiamandosi tra di loro fratelli e sorelle, e san Paolo e gli Apostoli che furono testimoni condividendo la vita e la predicazione di Gesù, utilizzavano l’espressione “ i santi ” per distinguerli dal popolo pagano che non accettava la loro predicazione, rifiutandosi di convertirsi al Vangelo e alla fede, non volendo aderire alla salvezza ottenutaci da Cristo. Non ci sono solamente i Santi e le Sante con l’iniziale maiuscola, coloro che sono stati elevati all’onore degli Altari e che sono presentati dalla Chiesa all’attenzione dei fedeli e di tutte le genti come esempio da imitare per realizzare nella vita i valori del Vangelo alla sequela di Gesù, il vero modello di santità a cui ispirarsi assieme alla persona della Madonna per raggiungere la perfezione delle virtù cristiane, per quanto possibile alla nostra miseria umana, ci sono anche e soprattutto i santi e le sante dimenticati e dimenticate dalla memoria storica del mondo di quaggiù, che Gesù definisce in modo mirabile con il paradosso delle beatitudini enunciate nella pagina di Vangelo della ricorrenza liturgica di questo primo giorno di novembre, la festa di Ognissanti: “ Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il Regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia ”. Gesù sovverte la mentalità del mondo dichiarando beati coloro che sono considerati inutili e degni di disprezzo, miseri e senza potere, sofferenti e abbandonati, gli ultimi e gli esclusi dalla società, ma anche gli innocenti, i pacifici, i giusti, i puri di cuore e coloro che sono capaci di perdonare, inoltre chi è perseguitato e odiato per il fatto di essersi schierato dalla parte del bene, della verità e della giustizia, i figli di Dio che il maligno avversa e combatte per impedire l’evangelizzazione e l’edificazione del Regno annunciato da Cristo. Questi santi e queste sante “ minori ” sono innumerevoli e nessuno si ricorda di loro, ma soltanto il Signore che li ama da sempre e per sempre e li ha giudicati degni di Sé accogliendoli nel suo riposo, perché essi vivono eternamente in comunione di Carità con Lui in Paradiso, partecipano della sua stessa Vita divina, della pace e della beatitudine. Un noto Santo cattolico che ha scritto i più praticati esercizi spirituali per l’ascesi interiore del credente, riporta in uno dei suoi scritti l’immagine metaforica delle “ due bandiere ” descritta in questi termini: nella prima “ bandiera ” che viene innalzata il maligno chiama a sé i suoi diavoli ed impone loro quest’ordine, dilagare sulla terra e proporre agli uomini indistintamente senza fare preferenze di persona, il compromesso del potere, degli onori, della ricchezza, dei piaceri e del benessere e così inevitabilmente le anime che riusciranno a far cadere e a conquistare con l’inganno saranno molte e tra le più distinte, addirittura anime consacrate; nella seconda “ bandiera ” elevata in alto la Madonna chiama alla sua presenza i Santi e le Sante del Paradiso e invita tutti con materna sollecitudine a questa importantissima missione, insegnare su questa nostra amara terra alle persone di buona volontà, senza escluderne mai nessuna per nessun motivo, la povertà, l’umiltà, l’amore e il servizio, cioè il buon cammino che porta alla salvezza eterna.