Questo è il pensiero del
fondatore della psicologia analitica e psichiatra Carl Gustav Jung tratto dalla
sua Opera di maggiore divulgazione: “ L’uomo
e i suoi simboli ”, proprio lui che non credeva affatto nel sacro teologico e nel soprannaturale teologico, ma che ne
comprendeva lucidamente il valore e l’importanza per l’uomo e la donna di ogni
tempo, soprattutto per i contemporanei.
[…] Quando lo psicologo medico
si accinge a interpretare i simboli, egli deve operare una distinzione
preliminare fra simboli « naturali » e simboli « culturali ». I primi originano
dai contenuti inconsci della psiche e rappresentano perciò un numero enorme di
variazioni sulle immagini archetipiche fondamentali. In molti casi essi possono
essere ricostruiti fino alle loro radici arcaiche, cioè fino alle idee e alle
immagini reperibili nelle più antiche testimonianze e nelle società primitive.
I simboli culturali, d’altra parte, sono quelli impiegati per esprimere « verità
eterne » e che compaiono tuttora in molte religioni. Essi hanno subito molte
trasformazioni e percorso un lungo processo di sviluppo più o meno consapevole,
diventando così immagini collettive accettate dalle società civilizzate.
Tuttavia questi simboli culturali continuano a possedere molto del loro
originario carattere soprannaturale o « fascino ». Siamo consapevoli del fatto
che essi possono evocare profonde risposte emotive in certi individui e questa
carica psichica spesso li trasforma in pregiudizi. Essi costituiscono un
fattore con cui lo psicologo deve fare i conti; è pura follia metterli in
disparte solo per il fatto che, da un punto di vista razionale, essi sembrano
assurdi o irrilevanti. Essi sono componenti essenziali della nostra struttura
mentale e forze vitali nella costruzione della società umana: perciò non
possono venire eliminati senza produrre gravi perdite. Quando vengono rimossi o
trascurati, la loro specifica energia scompare nell’inconscio dando luogo a
conseguenze imprevedibili. L’energia psichica che è venuta meno in questo modo
serve infatti a resuscitare e intensificare tutto ciò che si trova a livello
più alto dell’inconscio, quelle tendenze, magari, che finora non hanno avuto
possibilità di esprimersi o a cui almeno non è stata consentita la libera
esistenza nell’ambito della nostra coscienza. Queste tendenze formano un’« ombra
» sempre presente e potenzialmente distruttiva che offusca la nostra mente
conscia. Anche quelle tendenze che in alcune circostanze potrebbero esercitare
un’influenza benefica si trasformano in inclinazioni demoniache quando vengono
rimosse. Questa è la ragione per cui molte persone bene intenzionate provano
una paura incomprensibile per l’inconscio ed eventualmente per la psicologia. Nella
nostra epoca è stato dimostrato che cosa accada quando vengono dischiuse le
porte del mondo sotterraneo. Cose la cui enormità nessuno avrebbe potuto
immaginare nell’atmosfera idillica e innocua del primo decennio di questo
secolo sono effettivamente accadute e hanno stravolto il mondo intero. Da
allora il mondo è rimasto in preda a uno stato di schizofrenia. Non solo la
civilizzata Germania ha sprigionato la sua terribile istintività primitiva, ma
anche la Russia ne è rimasta dominata e l’Africa è in fiamme. Non c’è da
stupirsi che l’Occidente si senta turbato. L’uomo moderno non si rende conto di
quanto il suo « razionalismo » (che ha distrutto le sue capacità di rispondere
ai simboli e alle idee soprannaturali) lo abbia posto alla mercé del mondo sotterraneo
della psiche. Egli si è liberato (o crede di essersi liberato) dalla « superstizione
», ma in questo processo egli è venuto perdendo i suoi valori spirituali in
misura profondamente pericolosa. La sua tradizione morale e spirituale si è
disintegrata, e ora egli paga lo scotto di questo suo naufragio nel
disorientamento e nella dissociazione generale. […]
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