Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

venerdì 25 gennaio 2013

Porneia, il malinteso della libertà


Voi conoscete  quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù. Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impurità” ( lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi cap. IV, v. 2 ), qui c’è stato un cambiamento, nel testo vecchio si parla di impudicizia, è sicuramente motivato e importante. Porneia ha un significato molto ampio, fondamentalmente è un termine che viene utilizzato per indicare le deviazioni nella sfera del corpo, nella sfera sessuale. Presso i greci indicava soprattutto la prostituzione e l’adulterio. Presso i giudei, si riferisce ad ogni forma di fornicazione, lussuria ( es. Paolo cita la porneia nell’elenco delle opere della carne in Gal 5,19. Molto spesso dirà nella 1 Cor “fuggite la porneia… il corpo non è per la porneia… fuggite la porneia…” ). Fuggire la porneia era uno dei momenti fondamentali della conversione, uno dei temi del cambiamento di vita e invece per la mentalità dei pagani non era affatto qualcosa di immorale, ma condiviso e ordinario. In Atti  cap.15, v.20 e 29, si invitano i pagani ad “astenersi dalla porneia” e questo diventa un modo per dire di “astenersi dall’immoralità”, quindi Paolo conosceva bene l’ambiente, la mentalità dei pagani, sapeva che l’immoralità riguardante la sfera della sessualità, addirittura in non pochi casi era considerata anche una forma di venerazione cultuale.  Sono note le usanze, in ambito greco, dei riti della ierogamia e ierodumia  che significa unirsi al sacro attraverso la sessualità ( prostituzione sacra diffusa al tempo ); qui Paolo non è fissato con la sessualità, ma ricadere nella porneia significava tornare indietro, a quella vita precedente la conversione, nel paganesimo: condizione fondamentale della conversione  è la fedeltà, ( qui potremmo intravedere il messaggio profetico del rapporto tra sposa e sposo ). La porneia può manifestarsi sotto molteplici forme, ma significa essenzialmente ritenere l’altra persona un oggetto da usarsi al solo scopo di soddisfare le proprie passioni carnali, nient’altro che il voler provare disonestamente del piacere fisico, quindi qualcosa e non qualcuno e qualcosa da mercificare, da trattare come bambola di carne per esercitare le proprie perverse tendenze sessuali; la psicologia di base della porneia è riassumibile nei tratti di una profonda immaturità spirituale dell’individuo e nell’egoismo più esasperato rivolto a strumentalizzare il prossimo in funzione dei propri bisogni e dei propri interessi, bisogni e interessi che sono semplicemente i desideri biechi dettati esclusivamente dall’amor proprio, da un ego sovrastimato in modo del tutto assurdo e irragionevole, che tende a calpestare l’altrui diritto e l’altrui dignità. Chi è dedito alla porneia è schiavo delle sue basse pulsioni istintuali, non è una persona libera nel senso vero del termine, perché la libertà consiste nella pratica della virtù e in questo ambito specifico nella pratica della virtù della purezza, della continenza, della castità: il Signore ha detto che “chi commette il peccato è schiavo del peccato”, proprio perché inconsciamente condizionato nella sua ripetizione, perché le azioni non sono più saltuarie, occasionali ma sono ordinarie nella vita di tutti i giorni, sono propriamente un vizio che si radica sempre più con il tempo che passa e che ci asservisce ad esso in maniera invincibile, da cui non ci possiamo più sottrarre. La pratica della porneia è un grave disordine morale, è un peccato mortale che recide in noi il legame con l’amore di Dio, che ci toglie la grazia santificante e ci rende meritevoli dell’inferno. Ogni esercizio della sessualità contrario alla legge di Dio è porneia, la sessualità è lecita soltanto nel contesto dell’unione coniugale, del matrimonio indissolubile, fuori dal matrimonio la pratica sessuale è un grave disordine che ci lede l’anima, che ci fa cadere nella colpa, il sesso selvaggio e promiscuo non è affatto libertà e gioia, ma è l’anticamera dell’inferno perché in quei modi di vivere ci si consegna a satana, le cui intenzioni sono ben note; l’uomo e la donna sono organismi psicologici, spirituali e la sessualità morbosamente vissuta nelle sue forme deviate è la lebbra dell’anima, la persona dedita al vizio della lussuria ha un’anima brutta, un’anima che senza la piena consapevolezza del soggetto diviene inesorabilmente e progressivamente immagine del diavolo. Adulterio, fornicazione, prostituzione, pornografia, masturbazione e pedofilia sono soltanto alcune delle peggiori deviazioni nella sfera sessuale umana, e portano tutte alla rovina eterna della propria anima, ci sono perversioni peggiori di altre è vero, ma tutte sono ugualmente contrarie alla carità verso il prossimo e in opposizione radicale alla legge di Dio; oggigiorno chi esprime certe convinzioni morali riguardo la sessualità viene considerato arretrato culturalmente, quasi volesse tornare al medioevo e scardinare quelle che vengono definite da una certa mentalità permissivista come delle conquiste personali e sociali di libertà, addirittura conquiste di un nuovo umanesimo che vuole trasformare la civiltà nel ricettacolo di tutti gli egoismi, dove l’altra persona esiste soltanto in funzione del loro meschino soddisfacimento, quindi il corpo della persona umana ridotto a merce e come ogni merce innestato nell’ambito di un mercato economico, dove qualcuno dai connotati inumani e dalla coscienza sporca realizza un significativo guadagno, perché si sa che nella vita i soldi assieme al sesso fanno la felicità… la felicità di chi somiglia a un diavolo però e che ha da tempo rinnegato il senso dell’umano: le persone veramente felici e in pace con sé stesse sono le persone buone e virtuose e la purezza è una virtù che i contemporanei di buona volontà dovrebbero riscoprire, fuggendo la mentalità del mondo e andando con coraggio controcorrente.

venerdì 18 gennaio 2013

La diversità è una ricchezza per tutti


La disabilità nel mondo contemporaneo ha una buona soglia di accettazione e di accoglienza, mi riferisco all’Europa e all’occidente, anche se in determinati ambiti sociali è ancora fortemente discriminata e rifiutata con laccentuazione dello stigma; il disabile o meglio il diversamente abile, perché con il termine disabile si intende una persona priva di capacità, quindi è un grave insulto chiamare qualcuno disabile o apostrofarlo con un linguaggio inappropriato che sottolinei la sua malattia, chiamare qualcuno handicappato o malato è da individui ignobili, invece per diversamente abile si sottintende che le capacità di una persona sono altre ma ci sono, le sue qualità sono oltre il suo disagio, il suo valore è nella sua umanità con la sua unicità di persona, dotata di facoltà proprie come una qualsiasi persona cosiddetta normodotata; nella società civile il grado di civiltà e di eticità si misura anche su quanto viene fatto per abbattere le barriere della diversità, per integrare le persone portatrici di un qualche deficit nei vari ambiti della società, come scuola, lavoro, sport, politica, etc., insomma quella dinamica positiva che viene definita inclusione sociale; senza il rispetto per le persone fragili si cade rovinosamente nell’alienazione dalla giustizia sociale, senza il rispetto per i deboli e per la loro vita, la civiltà è compromessa e non si va verso un futuro a misura di uomo, ma verso l’anticamera dell’inferno, dove soltanto i forti hanno il diritto di vivere mentre i deboli devono soccombere inevitabilmente, nessuna persona di buona volontà desidera che sia così, tutti vogliono la giustizia, tutti coloro che sono ragionevoli desiderano un mondo equo e solidale. Secondo me valutando certi ambiti di azione nel campo della disabilità fisica, mentale o intellettiva, c’è tanta attività benefica nascosta nella nostra società, tanto bene che non fa rumore ma che come nel proverbio cinese cresce silenzioso, “fa più rumore un albero che cade, che una foresta che cresce”, tutto questo è molto bello anche se ci sono molte note stonate a riguardo, ma non le sottolineo in questa sede, le varie situazioni sono mappate a macchia di leopardo, e l’Italia vive una condizione operativa diversa se la si relaziona ad altri paesi occidentali, insomma c’è ancora molto da fare e da migliorare, anche in ambito educativo e culturale. La cultura cristiana, la cultura del santo Vangelo è una cultura di amore e di reciproca accettazione ( non mi piace il termine tolleranza, perché si tollera chi è sgradito e non chi si ama e si considera come noi stessi ), è la cultura che nel corso dei secoli ha edificato lo spirito autentico dell’Europa moderna, san Benedetto da Norcia è patrono d’Europa ed è il suo più eminente fondatore dopo la caduta dell’impero romano d’occidente, con san Benedetto e il monachesimo l’Europa ha avuto la sua anima cristiana e civile, san Benedetto e i suoi monaci sono i civilizzatori dell’Europa che nasceva prima del medioevo, la solidarietà e il sostegno ai più deboli sono parte di quell’insegnamento che il Vangelo porta anche all’Europa contemporanea, quindi non dobbiamo dimenticare le radici cristiane della nostra cultura europea e occidentale, il vecchio mondo ha necessità urgente di riscoprire il Vangelo attraverso una nuova e radicale evangelizzazione; nella Chiesa molti hanno parlato nel passato recente e parlano nell’attualità di “civiltà dell’amore”, questa nuova civiltà la si può edificare se tutti portano il loro contributo con la propria adesione a quei valori non negoziabili di cui il Vangelo è araldo, uno di questi valori è l’uguaglianza e la pari dignità tra le persone. 

mercoledì 16 gennaio 2013

Il santo Rosario è l'arma


Maria, mistica luna, la Tua luce tenue e soave rischiari nella vita, il cuore di coloro che a Te ricorrono in tutte le loro necessità, sia spirituali che materiali. Luminosissima luna, dissipa il buio delle nostre anime, di chi ha l’anima immersa nella notte del peccato, del male. Luna ristoratrice, porta conforto a chi supplichevolmente invoca il Tuo benedetto e santissimo Nome. Maria, luna mistica, Madre di Gesù, sole di giustizia, accompagnaci a varcare la porta della Vita, oltre la vita, sollevati dal Tuo immacolato candore e dalla Tua immensa misericordia. Prega per noi, Madre di Dio, e con il Tuo aiuto saremo salvi. Amen ”. Il santo Rosario è una preghiera molto potente contro il maligno, pregare il Rosario significa schierarsi dalla parte della Madonna nella battaglia contro l’azione nociva dei demòni e di satana, nostra Signora è l’invincibile condottiera, l’eterna nemica dell’impero delle tenebre. Pregando il Rosario si invoca la presenza, il soccorso e l’intercessione di Maria santissima nei nostri confronti, qui accanto a noi e adesso, Lei che è beata presso Dio: ricordiamoci che Lei vive beatissima nel cuore dell’Amore trinitario e qualsiasi preghiera Ella faccia al Signore viene ascoltata ed esaudita; con il santo Rosario noi preghiamo la Madonna assieme alla Madonna, nel senso che Lei è vicina al nostro cuore mentre lo recitiamo, tanto vicina che il nostro cuore viene toccato dal suo amore tenero e materno; il santo Rosario è l’arma per sconfiggere il maligno e per edificare il Regno di Dio nelle anime, quest’arma è alla portata di tutti e tutti dovrebbero conoscerne il vero potere, esso è un potere pacifico, benigno e salvifico che libera e guarisce le anime e ottiene le grazie, soprattutto di ordine spirituale ma anche di ordine materiale; il santo Rosario è il compendio di tutto il Vangelo con i suoi venti misteri che richiamano a episodi particolari della vita di Gesù e della Vergine, gaudiosi, dolorosi, gloriosi e luminosi, il Rosario riassume in sé la vita di Gesù, Figlio di Dio, e della Madre sua e nostra, che il santo Vangelo descrive e ci fa conoscere assieme alla Tradizione della Chiesa, quindi tutta la Verità della rivelazione cristiana; nel Rosario è presente con la Parola di Dio il mistero sublime della nostra redenzione, pregare il Rosario è un atto di consacrazione a Dio e di predestinazione a essere suoi figli e sue figlie e a essere partecipi del suo Regno in  Cristo; il santo Rosario attualizza concretamente nella nostra vita quotidiana la salvezza ottenutaci da Gesù con la sua vita, passione, Croce, morte e risurrezione, il Rosario è la preghiera mariana più importante ma può essere considerato quasi un sacramentale, è il segno esclusivo di appartenenza a Gesù e Maria: loro desiderano ardentemente che tutti vi partecipino con la propria adesione di cristiani. Il santo Rosario è l’emblema che ci distingue dal mondo dominato dal diavolo, come figli di Dio redenti dal sangue preziosissimo di Cristo.

giovedì 10 gennaio 2013

La Legge umana secondo Dio


L’umanità si è data delle leggi per ordinare la sua civiltà e per promuovere il bene del singolo e della collettività, queste leggi sono delle normative che costituiscono il fondamento di uno Stato, si tratta dell’ordine costituito di un sistema finalizzato alla sua conservazione e al suo progresso; esiste anche una legge di Dio data agli uomini dal Creatore per garantire e perseguire il vero bene delle sue creature, questa legge di Dio è scritta a lettere indelebili nel cuore umano e il santo Vangelo della rivelazione la esprime nella sua autentica perfezione, è il lieto annuncio della legge secondo verità, una legge che porta in sé i valori non negoziabili per il bene reale della persona, una legge che porta alla vita e che fa estraniare dalla logica della cultura della morte; la legge di Dio è espressa con assoluto criterio di coerenza dai dieci Comandamenti consegnati all’uomo dal Signore stesso, oggi questi Comandamenti sono pressoché dimenticati dalla cultura dominante, infatti l’imperativo dei contemporanei è “ fai quello che vuoi e sarai felice ”: queste parole non sono altro che la voce seducente del maligno che ci vuole trarre in inganno per rovinarci; i Comandamenti sono di tipo negativo, sono proibitivi ma nella loro espressione è implicita una dinamica propositiva, cioè “ non fare questo ma fai l’opposto ”, nel senso che per ogni Comandamento c’è la sua dichiarazione positiva, ad esempio il quinto non uccidere porta in sé questo consiglio: ama e rispetta la vita oppure: sconfiggi e supera l’odio e la collera con l’amore e la mitezza. Questi sono i dieci Comandamenti: primo, non avrai altro Dio fuori di me; secondo, non nominare il nome di Dio invano; terzo, ricordati di santificare le feste; quarto, onora il padre e la madre; quinto, non uccidere; sesto, non commettere atti impuri; settimo, non rubare; ottavo, non dire falsa testimonianza; nono, non desiderare la donna d’altri; decimo, non desiderare la roba d’altri; i Comandamenti di Dio sono il bignami etico della Legge del popolo di Israele. Gesù Cristo nella nuova Alleanza sintetizza mirabilmente tutti i Comandamenti dell’antica Alleanza nell’unico Comandamento della carità: ama Dio con tutto il cuore e il prossimo come te stesso, e il resto sono soltanto precetti di uomini utili esclusivamente agli ipocriti per poter apparire giusti, quando in realtà non lo sono affatto. La legge di Dio è la legge dell’amore, perché come dice l’Apostolo chi ama non può fare del male, l’amore quindi è l’adempimento perfetto della legge di Dio: nel santo Vangelo della rivelazione è contenuta tutta la legge nella sua forma perfetta, la legge di Dio comunicata attraverso la viva voce di Gesù, del Figlio di Dio, la Sapienza incarnata; conoscere e praticare il Vangelo significa sostanzialmente amare! Tutto ciò che è contrario all’amore è contrario alla legge di Dio. L’amore non è un sentimento romantico per illusi e sognatori, è una precisa dinamica di volontà nella propria libertà che vuole e ricerca il bene per sé e per il prossimo, nella relazione con sé stessi, con gli altri e con Dio; amare significa sentimento e volontà in sinergia finalizzati al bene: chi ci dice quale sia il bene autentico da perseguire? Gesù di Nazaret con la sua Parola di verità, Lui ci parla e ci dice in ogni istante qual è il bene che dobbiamo scegliere e il male che dobbiamo evitare, Lui ce lo insegna perché è il nostro Maestro: nessun altro può fare da precettore alla nostra anima se non lo Spirito Santo, soltanto Lui è la bussola che ci indica la direzione e a questo scopo è indispensabile la preghiera fatta con il cuore, tramite le virtù della fede e della carità, senza la direzione giusta siamo perduti e brancoliamo nel buio delle nostre false sicurezze; per scoprire la bellezza della legge di Dio occorre amare e pregare, per nutrire così la propria anima e per non farla deperire e morire: con il cibo materiale assimiliamo le sostanze nutritive utili al sostentamento del nostro corpo, con la preghiera mangiamo Dio ed entriamo in comunione con la sua Vita soprannaturale, poiché chi crede prega e chi prega crede

domenica 6 gennaio 2013

Peccato primo e archetipo fondamentale


Nel profondo della natura della nostra stirpe esiste un archetipo fondamentale, quello che si può rappresentare nella figura del dio pagano Abraxas, la personificazione manichea dell’equilibrio tra le forze del bene, la luce e le forze del male, le tenebre: in Abraxas sussistono e convivono tutte quelle realtà che sono simmetricamente contrapposte, come Dio e il diavolo; Abraxas è in realtà la forma dicotomica tra lo stato di grazia santificante e lo stato di peccato mortale, tra Paradiso e inferno, è la figura stereotipata della caduta dell’umanità primigenia nel peccato originale e al contempo il passaggio dalla perdizione alla redenzione, il primo uomo Adam e l’uomo nuovo, il Cristo Gesù, il primo l’artefice della rovina, il secondo l’artefice della restaurazione; in Abraxas converge questa dinamica di passaggio in una direzione e all’inverso, Abraxas è il dio dell’ordine cosmico, il dio del dualismo e dell’ordine perfettamente simmetrico. Ovviamente Abraxas è soltanto un mito antico ma rispecchia come molti altri miti antichi elementi dubbi e contraddittori della teologia più genuina, e nel caso specifico intendo la teologia del peccato originale e quella frattura spirituale che si riversa nella materia, portando ad essa un serio disordine che travalica ogni possibilità di comprensione e di analisi soddisfacente, cioè il mistero del male: un pianeta biologicamente fecondo tratto dall’orbita più conveniente alle condizioni della sua sussistenza, l’orbita della stella da cui trae energia per pulsare di vita, brucia nel calore più veemente o si spegne nel freddo più inesorabile, senza un ordine primario l’equilibrio è inevitabilmente compromesso: fuori dalla comunione con Dio c’è essenzialmente la morte, questo è il concetto chiave che spiega il peccato originale. Nella natura umana di ogni persona è presente l’archetipo derivante dal peccato delle origini, l’adversus Deus, l’opposizione al proprio Creatore, l’antitesi alla tesi dell’Amore, tutto quello che è riassumibile dal termine per molti scontato e comprensibile ma in verità molto ambiguo che è “ odio ”; l’avversione a Dio è la sostanza della natura che corrompendosi diventa substantia malum, non tanto la sostanza del male ma il male della sostanza, la demonizzazione dell’essere, della persona, la dissoluzione dell’essenza nel male, dove per essenza si intende la proprietà positiva dell’essere, la relazione di sussistenza con il Bene assoluto e la conseguente separazione da esso, come una stella morta che si inabissa nel vuoto oltre i bastioni dell’universo. Il mito di Abraxas è la sintesi riconoscitiva della natura in sé stessa divisa e in forte conflitto, una natura scissa tra due opposti in continua lotta, l’ispirazione beatificante è la voce buona della coscienza che ci vuole redimere, la tentazione subdola è il richiamo seducente del serpente che ci vuole perdere, che ci vuole portare lontano dalla salvezza, cioè dalla realizzazione della nostra natura nella comunione con il Bene sommo, Dio: il peccato originale ha indebolito la nostra libertà ma non l’ha del tutto annientata e Cristo, il nuovo Adam, ci fornisce la grazia per essere ancora più forti nella decisione e nella perseveranza del bene morale, la fonte autentica e reale della nostra beatitudine di redenti e figli di Dio; la realtà umana è la realtà interiore, è la dimensione del cuore, tutta l’azione evangelizzatrice di Cristo andava esortando le anime a scoprire e a valorizzare il mondo interiore, la dimensione delle virtù spirituali, è in quel territorio a cui soltanto ciascuno di noi personalmente può accedere, che si compie la salvezza o la perdizione della nostra anima, il cuore umano è il campo di battaglia tra le forze del bene e le forze del male, l’archetipo primordiale è la forma della prassi del nostro cuore creaturale, nient’altro è lecito per la persona che compiere il suo destino con l’ultimo approdo in Dio.

sabato 5 gennaio 2013

Il crimine della privacy violata


“ Il piede dello stolto si precipita verso una casa; l’uomo sperimentato si mostrerà rispettoso. Lo stolto spia dalla porta l’interno della casa; l’uomo educato se ne starà fuori. È cattiva educazione d’un uomo origliare alla porta; l’uomo prudente ne resterebbe confuso ” (Siracide 21,22-24). La privacy nel mondo contemporaneo è un elemento importante per definire il livello di civilizzazione della società, dove essa non è rispettata si cade nell’inciviltà e nel reato di carattere penale; soltanto l’Autorità giudiziaria può disporre che la privacy di un cittadino sia violata e questo ai fini della sicurezza pubblica e della repressione di crimini in atto; qualsiasi violazione della privacy fuori dall’ambito delle disposizioni per Legge è un reato specifico sanzionato dal Codice di Procedura Penale, e se a compiere la violazione sono funzionari pubblici, come gli appartenenti alle forze dell’ordine e di polizia, le sanzioni punitive per questi soggetti si aggravano in maniera determinante, reclusione o pene pecuniarie: nel passo del Libro sapienziale sopra citato, già la sapienza degli antichi definiva l’atto dello spiare la vita privata altrui, come gravemente immorale e illecito; colui che vuole farsi gli affari altrui spiandone la vita domestica è definito dalla Bibbia uno stolto, un idiota, mentre la persona rispettosa dell’ambito della vita altrui e che si fa gli affari suoi è una persona sperimentata, quindi di comprovata virtù; è una grave azione contro l’amore verso il prossimo origliare o guardare nella loro casa privata, è un’azione meschina e ignobile degna di criminali senza scrupoli; fare gli spioni può sembrare quasi un atto innocente, addirittura puerile, ma in realtà è un grave peccato contro la carità dovuta alle altre persone. C’è chi spia per interesse o per voluttà, ma l’azione in sé rimane sempre un grave disordine di natura morale. Soltanto quelli che hanno avuto una educazione civica degna di animali inconsapevoli, possono provare gusto e soddisfazione in una cosa del genere, la persona civile e buona prova una forte indignazione; la virtù della prudenza porta in sé quel desiderio nobile di chi vuole rispettare la privacy del vicino, perché essere prudenti significa soprattutto evitare quei comportamenti che sono palesemente amorali e collimano con la morbosità maniacale e l’impudicizia dei sensi, della vista e dell’udito, quindi l’uomo assennato desidera nel suo cuore evitare il peccato, evitare il male, questa è la vera radice della prudenza. La privacy deve essere considerata un bene non soltanto del singolo cittadino ma di tutta la comunità, perché con la privacy i rapporti interpersonali risultano scevri da inquinamento e da sospetti, si radicano nella purezza di pensiero e di intenzioni, nella fiducia reciproca; ognuno nell’ambito della sua privacy ha diritto di esercitare al massimo la propria libertà e le proprie scelte, sempre che queste non vadano a danno del prossimo e non siano irrispettose della dignità della persona umana; nessuno può arbitrariamente violare la privacy di un individuo, esclusi quei casi in cui la Legge e l’Autorità debbono intervenire per il bene della collettività; violare la privacy delle persone è un crimine particolarmente odioso e severamente sanzionato dai Codici Penali degli Stati democratici, quindi è un gran bene che ciascuno si faccia gli affari suoi, chi non si comporta in modo coerente a questo principio è uno spione e un farabutto, così come si esprime la Sacra Scrittura, la Parola di Dio e ovviamente i peccati comportano sempre delle gravi conseguenze dopo che sono stati commessi ed esigono quindi una severa riparazione nei confronti dell’amore di Dio vilmente ferito, lo esige anche la giustizia umana con l’applicazione e il rispetto delle Leggi e delle loro garanzie per tutti e per ciascuno, lo esige il rispetto per la persona e in tal senso si esprimono eccellentemente la Dichiarazione universale dei diritti umani e la Costituzione della Repubblica italiana.