“Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte
del Signore Gesù. Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione:
che vi asteniate dall’impurità” ( lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi cap.
IV, v. 2 ), qui c’è stato un cambiamento, nel testo vecchio si parla di impudicizia, è sicuramente motivato e
importante. Porneia ha un significato molto ampio, fondamentalmente è un
termine che viene utilizzato per indicare le deviazioni nella sfera del corpo,
nella sfera sessuale. Presso i greci indicava soprattutto la prostituzione e l’adulterio.
Presso i giudei, si riferisce ad ogni forma di fornicazione, lussuria ( es.
Paolo cita la porneia nell’elenco delle opere della carne in Gal 5,19. Molto
spesso dirà nella 1 Cor “fuggite la porneia… il corpo non è per la porneia…
fuggite la porneia…” ). Fuggire la porneia era uno dei momenti fondamentali
della conversione, uno dei temi del cambiamento di vita e invece per la mentalità dei pagani
non era affatto qualcosa di immorale, ma condiviso e ordinario. In Atti
cap.15, v.20 e 29, si invitano i pagani ad “astenersi
dalla porneia” e questo diventa un modo per dire di “astenersi dall’immoralità”, quindi
Paolo conosceva bene l’ambiente, la mentalità dei pagani, sapeva che
l’immoralità riguardante la sfera della sessualità, addirittura in non pochi
casi era considerata anche una forma di venerazione cultuale. Sono note le usanze, in ambito greco, dei
riti della ierogamia e ierodumia che significa unirsi al sacro attraverso la
sessualità ( prostituzione sacra diffusa al tempo ); qui Paolo non è fissato
con la sessualità, ma ricadere nella porneia significava tornare indietro, a
quella vita precedente la conversione, nel paganesimo: condizione fondamentale
della conversione è la fedeltà, ( qui
potremmo intravedere il messaggio profetico del rapporto tra sposa e sposo ).
La porneia può manifestarsi sotto molteplici forme, ma significa essenzialmente
ritenere l’altra persona un oggetto da usarsi al solo scopo di soddisfare le
proprie passioni carnali, nient’altro
che il voler provare disonestamente del piacere fisico, quindi qualcosa e non qualcuno e qualcosa da
mercificare, da trattare come bambola di carne per esercitare le proprie
perverse tendenze sessuali; la psicologia di base della porneia è riassumibile
nei tratti di una profonda immaturità spirituale dell’individuo e nell’egoismo
più esasperato rivolto a strumentalizzare il prossimo in funzione dei propri
bisogni e dei propri interessi, bisogni e interessi che sono semplicemente i
desideri biechi dettati esclusivamente dall’amor proprio, da un ego
sovrastimato in modo del tutto assurdo e irragionevole, che tende a calpestare
l’altrui diritto e l’altrui dignità. Chi è dedito alla porneia è schiavo delle
sue basse pulsioni istintuali, non è una persona libera nel senso vero del
termine, perché la libertà consiste nella pratica della virtù e in questo
ambito specifico nella pratica della virtù della purezza, della continenza, della
castità: il Signore ha detto che “chi commette il peccato è schiavo del peccato”,
proprio perché inconsciamente condizionato nella sua ripetizione, perché le
azioni non sono più saltuarie, occasionali ma sono ordinarie nella vita di
tutti i giorni, sono propriamente un vizio che si radica sempre più con il
tempo che passa e che ci asservisce ad esso in maniera invincibile, da cui non
ci possiamo più sottrarre. La pratica della porneia è un grave disordine
morale, è un peccato mortale che recide in noi il legame con l’amore di Dio,
che ci toglie la grazia santificante e ci rende meritevoli dell’inferno. Ogni
esercizio della sessualità contrario alla legge di Dio è porneia, la sessualità
è lecita soltanto nel contesto dell’unione coniugale, del matrimonio
indissolubile, fuori dal matrimonio la pratica sessuale è un grave disordine
che ci lede l’anima, che ci fa cadere nella colpa, il sesso selvaggio e
promiscuo non è affatto libertà e gioia, ma è l’anticamera dell’inferno perché
in quei modi di vivere ci si consegna a satana, le cui intenzioni sono ben note;
l’uomo e la donna sono organismi psicologici, spirituali e la sessualità morbosamente
vissuta nelle sue forme deviate è la lebbra dell’anima, la persona dedita al
vizio della lussuria ha un’anima brutta, un’anima che senza la piena
consapevolezza del soggetto diviene inesorabilmente e progressivamente immagine
del diavolo. Adulterio, fornicazione, prostituzione, pornografia, masturbazione
e pedofilia sono soltanto alcune delle peggiori deviazioni nella sfera sessuale
umana, e portano tutte alla rovina eterna della propria anima, ci sono
perversioni peggiori di altre è vero, ma tutte sono ugualmente contrarie alla
carità verso il prossimo e in opposizione radicale alla legge di Dio;
oggigiorno chi esprime certe convinzioni morali riguardo la sessualità viene
considerato arretrato culturalmente, quasi volesse tornare al medioevo e
scardinare quelle che vengono definite da una certa mentalità permissivista come
delle conquiste personali e sociali di libertà, addirittura conquiste di un
nuovo umanesimo che vuole trasformare la civiltà nel ricettacolo di tutti gli
egoismi, dove l’altra persona esiste soltanto in funzione del loro meschino
soddisfacimento, quindi il corpo della persona umana ridotto a merce e come ogni
merce innestato nell’ambito di un mercato economico, dove qualcuno dai
connotati inumani e dalla coscienza sporca realizza un significativo guadagno,
perché si sa che nella vita i soldi assieme al sesso fanno la felicità… la
felicità di chi somiglia a un diavolo però e che ha da tempo rinnegato il senso
dell’umano: le persone veramente felici e in pace con sé stesse sono le persone
buone e virtuose e la purezza è una virtù che i contemporanei di buona volontà dovrebbero
riscoprire, fuggendo la mentalità del mondo e andando con coraggio controcorrente.
✠ Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.
venerdì 25 gennaio 2013
venerdì 18 gennaio 2013
La diversità è una ricchezza per tutti
La disabilità nel mondo
contemporaneo ha una buona soglia di accettazione e di accoglienza, mi riferisco all’Europa e
all’occidente, anche se in determinati ambiti sociali è ancora fortemente
discriminata e rifiutata con l’accentuazione dello stigma; il disabile o meglio il diversamente abile, perché con il termine
disabile si intende una persona priva di capacità, quindi è un grave insulto chiamare
qualcuno disabile o apostrofarlo con un linguaggio inappropriato che sottolinei
la sua malattia, chiamare qualcuno handicappato o malato è da individui
ignobili, invece per diversamente abile si sottintende che le capacità di una
persona sono altre ma ci sono, le sue qualità sono oltre il suo disagio, il suo
valore è nella sua umanità con la sua unicità di persona, dotata di facoltà
proprie come una qualsiasi persona cosiddetta normodotata; nella società civile
il grado di civiltà e di eticità si misura anche su quanto viene fatto per
abbattere le barriere della diversità, per integrare le persone portatrici di
un qualche deficit nei vari ambiti della società, come scuola, lavoro, sport,
politica, etc., insomma quella dinamica positiva che viene definita inclusione sociale; senza il rispetto per le persone fragili si cade rovinosamente
nell’alienazione dalla giustizia sociale, senza il rispetto per i deboli e per
la loro vita, la civiltà è compromessa e non si va verso un futuro a misura di
uomo, ma verso l’anticamera dell’inferno, dove soltanto i forti hanno il diritto
di vivere mentre i deboli devono soccombere inevitabilmente, nessuna persona di
buona volontà desidera che sia così, tutti vogliono la giustizia, tutti coloro
che sono ragionevoli desiderano un mondo equo e solidale. Secondo me valutando
certi ambiti di azione nel campo della disabilità fisica, mentale o
intellettiva, c’è tanta attività benefica nascosta nella nostra società, tanto
bene che non fa rumore ma che come nel proverbio cinese cresce silenzioso, “fa più rumore un albero che cade, che una
foresta che cresce”, tutto questo è molto bello anche se ci sono molte note
stonate a riguardo, ma non le sottolineo in questa sede, le varie situazioni
sono mappate a macchia di leopardo, e l’Italia vive una condizione operativa
diversa se la si relaziona ad altri paesi occidentali, insomma c’è ancora molto
da fare e da migliorare, anche in ambito educativo e culturale. La cultura
cristiana, la cultura del santo Vangelo è una cultura di amore e di reciproca accettazione ( non mi piace il termine tolleranza, perché si tollera chi è sgradito e non chi si ama e si considera come noi stessi ),
è la cultura che nel corso dei secoli ha edificato lo spirito autentico dell’Europa
moderna, san Benedetto da Norcia è patrono d’Europa ed è il suo più eminente
fondatore dopo la caduta dell’impero romano d’occidente, con san Benedetto e il
monachesimo l’Europa ha avuto la sua anima cristiana e civile, san Benedetto e
i suoi monaci sono i civilizzatori dell’Europa che nasceva prima del medioevo,
la solidarietà e il sostegno ai più deboli sono parte di quell’insegnamento che il
Vangelo porta anche all’Europa contemporanea, quindi non dobbiamo dimenticare
le radici cristiane della nostra cultura europea e occidentale, il vecchio
mondo ha necessità urgente di riscoprire il Vangelo attraverso una nuova e
radicale evangelizzazione; nella Chiesa molti hanno parlato nel passato recente
e parlano nell’attualità di “civiltà dell’amore”,
questa nuova civiltà la si può edificare se tutti portano il loro contributo
con la propria adesione a quei valori non negoziabili di cui il Vangelo è
araldo, uno di questi valori è l’uguaglianza e la pari dignità tra le persone.
mercoledì 16 gennaio 2013
Il santo Rosario è l'arma
“ Maria, mistica luna, la Tua luce tenue e soave rischiari nella vita, il
cuore di coloro che a Te ricorrono in tutte le loro necessità, sia spirituali
che materiali. Luminosissima luna, dissipa il buio delle nostre anime, di chi
ha l’anima immersa nella notte del peccato, del male. Luna ristoratrice, porta
conforto a chi supplichevolmente invoca il Tuo benedetto e santissimo Nome.
Maria, luna mistica, Madre di Gesù, sole di giustizia, accompagnaci a varcare
la porta della Vita, oltre la vita, sollevati dal Tuo immacolato candore e
dalla Tua immensa misericordia. Prega per noi, Madre di Dio, e con il Tuo aiuto
saremo salvi. Amen ”. Il santo Rosario è una preghiera molto potente contro
il maligno, pregare il Rosario significa schierarsi dalla parte della Madonna nella battaglia contro l’azione nociva dei demòni e di satana, nostra Signora è l’invincibile condottiera, l’eterna nemica dell’impero
delle tenebre. Pregando il Rosario si invoca la
presenza, il soccorso e l’intercessione di Maria santissima nei nostri
confronti, qui accanto a noi e adesso, Lei che è beata presso Dio: ricordiamoci
che Lei vive beatissima nel cuore dell’Amore trinitario e qualsiasi preghiera
Ella faccia al Signore viene ascoltata ed esaudita; con il santo Rosario noi
preghiamo la Madonna assieme alla Madonna, nel senso che Lei è vicina al nostro
cuore mentre lo recitiamo, tanto vicina che il nostro cuore viene toccato dal
suo amore tenero e materno; il santo Rosario è l’arma per sconfiggere il
maligno e per edificare il Regno di Dio nelle anime, quest’arma è alla portata
di tutti e tutti dovrebbero conoscerne il vero potere, esso è un potere pacifico,
benigno e salvifico che libera e guarisce le anime e ottiene le grazie,
soprattutto di ordine spirituale ma anche di ordine materiale; il santo Rosario
è il compendio di tutto il Vangelo con i suoi venti misteri che richiamano a
episodi particolari della vita di Gesù e della Vergine, gaudiosi, dolorosi,
gloriosi e luminosi, il Rosario riassume in sé la vita di Gesù, Figlio di Dio,
e della Madre sua e nostra, che il santo Vangelo descrive e ci fa conoscere
assieme alla Tradizione della Chiesa, quindi tutta la Verità della rivelazione
cristiana; nel Rosario è presente con la Parola di Dio il mistero sublime della
nostra redenzione, pregare il Rosario è un atto di consacrazione a Dio e di
predestinazione a essere suoi figli e sue figlie e a essere partecipi del suo
Regno in Cristo; il santo Rosario
attualizza concretamente nella nostra vita quotidiana la salvezza ottenutaci da
Gesù con la sua vita, passione, Croce, morte e risurrezione, il Rosario è la
preghiera mariana più importante ma può essere considerato quasi un
sacramentale, è il segno esclusivo di appartenenza a Gesù e Maria: loro
desiderano ardentemente che tutti vi partecipino con la propria adesione di
cristiani. Il santo Rosario è l’emblema che ci distingue dal mondo dominato dal
diavolo, come figli di Dio redenti dal sangue preziosissimo di Cristo.
giovedì 10 gennaio 2013
La Legge umana secondo Dio
L’umanità si è data delle leggi
per ordinare la sua civiltà e per promuovere il bene del singolo e della
collettività, queste leggi sono delle normative che costituiscono il fondamento
di uno Stato, si tratta dell’ordine costituito di un sistema finalizzato alla
sua conservazione e al suo progresso; esiste anche una legge di Dio data agli
uomini dal Creatore per garantire e perseguire il vero bene delle sue creature,
questa legge di Dio è scritta a lettere indelebili nel cuore umano e il santo
Vangelo della rivelazione la esprime nella sua autentica perfezione, è il lieto
annuncio della legge secondo verità, una legge che porta in sé i valori non
negoziabili per il bene reale della persona, una legge che porta alla vita e che
fa estraniare dalla logica della cultura della morte; la legge di Dio è
espressa con assoluto criterio di coerenza dai dieci Comandamenti consegnati
all’uomo dal Signore stesso, oggi questi Comandamenti sono pressoché dimenticati
dalla cultura dominante, infatti l’imperativo dei contemporanei è “ fai quello
che vuoi e sarai felice ”: queste parole non sono altro che la voce seducente
del maligno che ci vuole trarre in inganno per rovinarci; i Comandamenti sono
di tipo negativo, sono proibitivi ma nella loro espressione è implicita una
dinamica propositiva, cioè “ non fare questo ma fai l’opposto ”, nel senso che
per ogni Comandamento c’è la sua dichiarazione positiva, ad esempio il quinto non uccidere porta in sé questo
consiglio: ama e rispetta la vita
oppure: sconfiggi e supera l’odio e la
collera con l’amore e la mitezza. Questi sono i dieci Comandamenti: primo, non avrai altro Dio fuori di me; secondo, non nominare il nome di Dio
invano; terzo, ricordati di
santificare le feste; quarto, onora
il padre e la madre; quinto, non
uccidere; sesto, non commettere atti
impuri; settimo, non rubare; ottavo, non dire falsa testimonianza; nono, non desiderare la donna d’altri; decimo, non desiderare la roba d’altri;
i Comandamenti di Dio sono il bignami etico della Legge del popolo di Israele. Gesù
Cristo nella nuova Alleanza sintetizza mirabilmente tutti i Comandamenti dell’antica
Alleanza nell’unico Comandamento della carità: ama Dio con tutto il cuore e il prossimo come te stesso, e il resto
sono soltanto precetti di uomini utili esclusivamente agli ipocriti per poter
apparire giusti, quando in realtà non lo sono affatto. La legge di Dio è la legge
dell’amore, perché come dice l’Apostolo chi
ama non può fare del male, l’amore quindi è l’adempimento perfetto della
legge di Dio: nel santo Vangelo della rivelazione è contenuta tutta la legge
nella sua forma perfetta, la legge di Dio comunicata attraverso la viva voce di
Gesù, del Figlio di Dio, la Sapienza incarnata; conoscere e praticare il
Vangelo significa sostanzialmente amare! Tutto ciò che è contrario all’amore è
contrario alla legge di Dio. L’amore non è un sentimento romantico per illusi e
sognatori, è una precisa dinamica di volontà nella propria libertà che vuole e ricerca
il bene per sé e per il prossimo, nella relazione con sé stessi, con gli altri
e con Dio; amare significa sentimento e volontà in sinergia finalizzati al
bene: chi ci dice quale sia il bene autentico da perseguire? Gesù di Nazaret
con la sua Parola di verità, Lui ci parla e ci dice in ogni istante qual è il
bene che dobbiamo scegliere e il male che dobbiamo evitare, Lui ce lo insegna
perché è il nostro Maestro: nessun altro può fare da precettore alla nostra
anima se non lo Spirito Santo, soltanto Lui è la bussola che ci indica la
direzione e a questo scopo è indispensabile la preghiera fatta con il cuore,
tramite le virtù della fede e della carità, senza la direzione giusta siamo
perduti e brancoliamo nel buio delle nostre false sicurezze; per scoprire la
bellezza della legge di Dio occorre amare e pregare, per nutrire così la
propria anima e per non farla deperire e morire: con il cibo materiale assimiliamo
le sostanze nutritive utili al sostentamento del nostro corpo, con la preghiera
mangiamo Dio ed entriamo in comunione con la sua Vita soprannaturale, poiché chi crede prega e chi prega crede.
domenica 6 gennaio 2013
Peccato primo e archetipo fondamentale
Nel profondo della natura della
nostra stirpe esiste un archetipo fondamentale, quello che si può rappresentare
nella figura del dio pagano Abraxas, la personificazione manichea dell’equilibrio
tra le forze del bene, la luce e le forze del male, le tenebre: in Abraxas
sussistono e convivono tutte quelle realtà che sono simmetricamente
contrapposte, come Dio e il diavolo; Abraxas è in realtà la forma dicotomica
tra lo stato di grazia santificante e lo stato di peccato mortale, tra Paradiso
e inferno, è la figura stereotipata della caduta dell’umanità primigenia nel
peccato originale e al contempo il passaggio dalla perdizione alla redenzione,
il primo uomo Adam e l’uomo nuovo, il Cristo Gesù, il primo l’artefice della
rovina, il secondo l’artefice della restaurazione; in Abraxas converge questa
dinamica di passaggio in una direzione e all’inverso, Abraxas è il dio dell’ordine
cosmico, il dio del dualismo e dell’ordine perfettamente simmetrico. Ovviamente
Abraxas è soltanto un mito antico ma rispecchia come molti altri miti antichi
elementi dubbi e contraddittori della teologia più genuina, e nel caso
specifico intendo la teologia del peccato originale e quella frattura
spirituale che si riversa nella materia, portando ad essa un serio disordine
che travalica ogni possibilità di comprensione e di analisi soddisfacente, cioè
il mistero del male: un pianeta biologicamente fecondo tratto dall’orbita più
conveniente alle condizioni della sua sussistenza, l’orbita della stella da cui
trae energia per pulsare di vita, brucia nel calore più veemente o si spegne
nel freddo più inesorabile, senza un ordine primario l’equilibrio è
inevitabilmente compromesso: fuori dalla comunione con Dio c’è essenzialmente
la morte, questo è il concetto chiave che spiega il peccato originale. Nella
natura umana di ogni persona è presente l’archetipo derivante dal peccato delle
origini, l’adversus Deus, l’opposizione
al proprio Creatore, l’antitesi alla tesi dell’Amore, tutto quello che è
riassumibile dal termine per molti scontato e comprensibile ma in verità molto
ambiguo che è “ odio ”; l’avversione a Dio è la sostanza della natura che
corrompendosi diventa substantia malum,
non tanto la sostanza del male ma il male della sostanza, la demonizzazione
dell’essere, della persona, la dissoluzione dell’essenza nel male, dove per
essenza si intende la proprietà positiva dell’essere, la relazione di
sussistenza con il Bene assoluto e la conseguente separazione da esso, come una
stella morta che si inabissa nel vuoto oltre i bastioni dell’universo. Il mito
di Abraxas è la sintesi riconoscitiva della natura in sé stessa divisa e in
forte conflitto, una natura scissa tra due opposti in continua lotta, l’ispirazione
beatificante è la voce buona della coscienza che ci vuole redimere, la
tentazione subdola è il richiamo seducente del serpente che ci vuole perdere,
che ci vuole portare lontano dalla salvezza, cioè dalla realizzazione della
nostra natura nella comunione con il Bene sommo, Dio: il peccato originale ha
indebolito la nostra libertà ma non l’ha del tutto annientata e Cristo, il
nuovo Adam, ci fornisce la grazia per essere ancora più forti nella decisione e
nella perseveranza del bene morale, la fonte autentica e reale della nostra
beatitudine di redenti e figli di Dio; la realtà umana è la realtà interiore, è
la dimensione del cuore, tutta l’azione evangelizzatrice di Cristo andava
esortando le anime a scoprire e a valorizzare il mondo interiore, la dimensione
delle virtù spirituali, è in quel territorio a cui soltanto ciascuno di noi
personalmente può accedere, che si compie la salvezza o la perdizione della
nostra anima, il cuore umano è il campo di battaglia tra le forze del bene e le
forze del male, l’archetipo primordiale è la forma della prassi del nostro
cuore creaturale, nient’altro è lecito per la persona che compiere il suo
destino con l’ultimo approdo in Dio.
sabato 5 gennaio 2013
Il crimine della privacy violata
“ Il piede dello stolto si
precipita verso una casa; l’uomo sperimentato si mostrerà rispettoso. Lo stolto
spia dalla porta l’interno della casa; l’uomo educato se ne starà fuori. È
cattiva educazione d’un uomo origliare alla porta; l’uomo prudente ne
resterebbe confuso ” (Siracide 21,22-24). La privacy nel mondo contemporaneo è
un elemento importante per definire il livello di civilizzazione della società,
dove essa non è rispettata si cade nell’inciviltà e nel reato di carattere
penale; soltanto l’Autorità giudiziaria può disporre che la privacy di un
cittadino sia violata e questo ai fini della sicurezza pubblica e della
repressione di crimini in atto; qualsiasi violazione della privacy fuori dall’ambito
delle disposizioni per Legge è un reato specifico sanzionato dal Codice di
Procedura Penale, e se a compiere la violazione sono funzionari pubblici, come
gli appartenenti alle forze dell’ordine e di polizia, le sanzioni punitive per
questi soggetti si aggravano in maniera determinante, reclusione o pene pecuniarie:
nel passo del Libro sapienziale sopra citato, già la sapienza degli antichi
definiva l’atto dello spiare la vita privata altrui, come gravemente immorale e
illecito; colui che vuole farsi gli affari altrui spiandone la vita domestica è
definito dalla Bibbia uno stolto, un idiota, mentre la persona rispettosa dell’ambito
della vita altrui e che si fa gli affari suoi è una persona sperimentata,
quindi di comprovata virtù; è una grave azione contro l’amore verso il prossimo
origliare o guardare nella loro casa privata, è un’azione meschina e ignobile
degna di criminali senza scrupoli; fare gli spioni può sembrare quasi un atto
innocente, addirittura puerile, ma in realtà è un grave peccato contro la
carità dovuta alle altre persone. C’è chi spia per interesse o per voluttà, ma
l’azione in sé rimane sempre un grave disordine di natura morale. Soltanto
quelli che hanno avuto una educazione civica degna di animali inconsapevoli,
possono provare gusto e soddisfazione in una cosa del genere, la persona civile
e buona prova una forte indignazione; la virtù della prudenza porta in sé quel
desiderio nobile di chi vuole rispettare la privacy del vicino, perché essere
prudenti significa soprattutto evitare quei comportamenti che sono palesemente
amorali e collimano con la morbosità maniacale e l’impudicizia dei sensi, della
vista e dell’udito, quindi l’uomo assennato desidera nel suo cuore evitare il
peccato, evitare il male, questa è la vera radice della prudenza. La privacy
deve essere considerata un bene non soltanto del singolo cittadino ma di tutta
la comunità, perché con la privacy i rapporti interpersonali risultano scevri
da inquinamento e da sospetti, si radicano nella purezza di pensiero e di
intenzioni, nella fiducia reciproca; ognuno nell’ambito della sua privacy ha
diritto di esercitare al massimo la propria libertà e le proprie scelte, sempre
che queste non vadano a danno del prossimo e non siano irrispettose della
dignità della persona umana; nessuno può arbitrariamente violare la privacy di
un individuo, esclusi quei casi in cui la Legge e l’Autorità debbono
intervenire per il bene della collettività; violare la privacy delle persone è
un crimine particolarmente odioso e severamente sanzionato dai Codici Penali
degli Stati democratici, quindi è un gran bene che ciascuno si faccia gli
affari suoi, chi non si comporta in modo coerente a questo principio è uno
spione e un farabutto, così come si esprime la Sacra Scrittura, la Parola di
Dio e ovviamente i peccati comportano sempre delle gravi conseguenze dopo che sono
stati commessi ed esigono quindi una severa riparazione nei confronti dell’amore
di Dio vilmente ferito, lo esige anche la giustizia umana con l’applicazione e
il rispetto delle Leggi e delle loro garanzie per tutti e per ciascuno, lo
esige il rispetto per la persona e in tal senso si esprimono eccellentemente la
Dichiarazione universale dei diritti umani e la Costituzione della Repubblica
italiana.
Iscriviti a:
Post (Atom)