Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

domenica 6 febbraio 2022

Silloge poetica n°049


QUEL FIORE SINGOLARE


C'è un fiore nel giardino a nord della casa
quando inizia la primavera eccolo ritornare dalla nuda terra
fiorire tra le erbacce infestanti e brutte
il suo colore è il bianco
come la veste incontaminata dei fanciulli
il suo profumo è dolce
come il sidro di mele nella cucina
fanciulli che la domenica servono alle sante messe
nelle chiese adornate da buoni propositi
e da segni di tristezza
e dalla grazia impressa nelle anime penitenti e devote
come le preghiere degli orfani soli
e delle vedove pie
di chi ha perso le persone care e cerca conforto
in qualche anfratto dei sacri templi
fiducioso di trovare quella carità che dia sollievo alle angustie
è un fiore che nasce dalle lacrime di coloro
che abbandonati da tutte le similitudini dell'amicizia
oramai non vedono che muta disperazione
nelle vicissitudini della vita
come in una barca nel mare in tempesta
questo fiore nasce dalla memoria e dal cuore
per ricordare che siamo umani e che il senso morale
è la stessa cosa della vita
che ci distingue da chi nega le virtù cristiane
un fiore pulito come il cuore del bambino dall'anima di angioletto
che ci saluta e ci interroga sul perché tante volte
non abbiamo amato con quel trasporto che eleva lo spirito
che ci rende correligionari delle celesti schiere
degli angeli e dei serafini
o degli arcangeli e dei cherubini
abbiamo lasciato un seme anni or sono
nel luogo dove è spuntato il fiore
quel germoglio viene da un seme integro e virgineo
è l'anelito alla pace dentro di noi
la desiderata riconciliazione con il prossimo
e una vita esente dalla malizia
il buon grano del regno annunciato dal Vangelo
siamo noi che cambiamo
e ci apriamo al perdono
siamo noi che rasserenati dimentichiamo il torto
e vediamo nell'altro lo specchio della nostra persona
e non più un nemico acerrimo
è il buon grano del regno
e quel fiore così bello è il Cristo
lo abbiamo raccolto quando accogliemmo la salvezza
pronunciando la preziosa preghiera dell'Ave Maria
e rivolgendoci a Colei
che di quel regno offre l'incenso delle più alte glorie
a nord della casa c'è un giardino
oramai incolto e abbandonato
ma quel fiore bianco è sempre piantato nella fertile terra
con le sue radici coriacee
suggerendoci che siamo stati chiamati
e che tutti sono predestinati a quel regno
nel tempo della preghiera che insegna ad amare
quando ad ogni momento di ozio
facciamo nostre le belle parole di un libro antico
che ci insegna che per compatire
occorre imparare il sacrificio e uscire da sé stessi
bisogna condividere le contrarietà nei dolori
per incontrare il prossimo
toccare con l'anima le sue piaghe inaccessibili
dove riposa qualcuno che piange
quelle lacrime sono il nettare del fiore nel giardino
chi beve a quel puro calice ha la vita eterna


L'AMATA


Ho guardato in fondo al pozzo della mia anima
e ho visto la persona che amai anni addietro
la riconobbi nonostante il buio pesto
quelle tenebre erano l'incomprensione del suo pensiero
che si volgeva altrove in un mondo immaturo e ostile
la cercai nei tanti volti della gente in cammino
ed ebbi la sensazione che fosse in tutti e in nessuno
quando m'innamorai fui preso da follia
credevo che il sentimento fosse più forte della morte
in quelle situazioni volevo incontrarla
non la volevo toccare ma sentirmela accanto
come la pace consolante per una mente inquieta
l'amore capita spesso senza volerlo
è un accidente di cui subito non ci si accorge
quando la pioggia accarezza i nostri capelli
quando ci bagna il volto contento
e gli sguardi collimano in una ricerca di appagamento
desideriamo la presenza dell'amata
perché sentiamo che in noi qualcosa si è perso da tempo
non capiamo subito cos'è
ma l'assenza ci ha tolto qualcosa di noi
forse è come guardarsi in uno stagno d'acqua chiara
in quella mera illusione siamo noi
quando vogliamo uscire da noi stessi
per abbracciarla con un profondo sentimento
è il desiderio casto dell'intimità
e non le fami nella voluttà di una viva carne dei corpi
un desiderio rinnovato nel riconoscere qualcuno
come il tassello che completa il mosaico
la vorresti tua perché ambisci conoscerla in eterno
non per possedere qualcosa che sia egoisticamente chiuso
ma per aprire il cuore dei tuoi segreti a lei
ad una fiducia più grande
l'amata è la genuflessione di una solitudine mancata
perché se sai stare da solo e lontano dal chiasso
l'amore diventa maturo quando gli altri senza negazione
entrano nella nostra vita come un caso fortuito
l'amore maturo è quando il bisogno è vinto dall'interessamento
mi importa dell'amata non perché mi serve
ma perché lei è colei che amo
senza averne nulla in cambio e senza un profitto losco
è la persona che le coincidenze hanno scelto per me
se ella corrisponde a un progetto
al bacio delle mie labbra che prende a prestito il respiro
e lo porta fin dentro l'ansimare dell'assenza
l'amata è un ricordo sofferto
lasciato andare nel rispetto delle sue aspettative
l'amata è il mio niente dentro il tutto della sua vita
senza di lei l'ego è smisurato
con la sua presenza relativizzo l'antico candore
quel sentimento puro nella perduta adolescenza
che esce dal proprio castello di sicurezze
e si volge alla semplice dimora altrui
l'amata è il mio guarire nel chinarmi verso terra
la prospettiva che cambia nel conoscere e accettare
l'umiltà di un cuore verso colei che brama
l'amore senza alcuna pretesa


LA STANZA


Vivo nel desiderio di un mondo buono
ma l'infelicità domina il mio tutto nel niente di me stesso
approdo con la fantasia nei meandri di questa stanza
vedo appese alla parete tutte le mie azioni
quelle buone che mi confortano
e quelle cattive che sono il biasimo
di un passato colmo di sbagli e di occasioni mancate
cercavo un po' di amore
e trovai il disprezzo di chi mi definiva animale
obbrobrio senza alcun valore
riponendo il rancore e fuggendo il desiderio di vendetta
trovai nel libro santo la pace
e le mie lacrime le asciugò dal mio volto
l'Autore della vita che tutto può perdonare
se dal proprio cuore risuscitato
si alza sincero il pentimento e l'anelito a cambiare
a fuggire il male che mi governava
la tirannide dell'ingiusto ripiegarsi nell'animo semplice
e uscito dall'età dell'innocenza trovai l'assurdo
di questo mondo privo di scrupoli che ci calpesta
e ci toglie per gradi negli anni la dignità
fino a farci diventare vecchi
e nella solitudine pregare un Dio che sembra assente
ma che nel nascondimento ci ascolta
con infinita compassione
noi fragili creature che deponiamo l'odio
per abbracciare l'amore che sembra lontano e così debole
ma è proprio chiuso qui paternamente
accanto alle ferite interiori
che con il sangue stillante dall'anima
tocca nei sentimenti celati
il significato più alto della nostra coscienza
l'affievolirsi dell'odio così oscuro
nelle parole del perdono
e nella pace che accoglie l'eternità beata
ho visto tutto in questa stanza
la privazione e la ricchezza nella serenità della mente
l'eremo nascosto di un povero
dove le preghiere sono le parole che ascolto
nella vastità del silenzio
muta testimonianza della verità
stanza di coloro che da tempo sono andati via e che ho perso
lontano dalla memoria e nel cielo
dei propositi giusti
oltre il bianco della pittura di queste dure pareti
fuori di me lontano


QUANDO SI E' DEBOLI

Il fulcro che sostiene la mia vita
è l'estrema debolezza
vivo di debolezza appoggiandomi a qualcuno
ogni tanto sento che l'apice del dolore
risiede nell'accogliere altre lacrime
quelle dello sconosciuto
o di chiunque incontro per la strada
sono persone ignote
con un eccesso di indifferenza
non gli importa se muoio
se scompaio nella dimenticanza
se nessuno verrà a cercarmi
non è soltanto l'egoismo
ma è l'umana natura che offre il meglio di sé
sono loro forse i deboli
che non si accorgono che qualcuno soffre
solo nel suo guscio di false aspettative
morto oramai al mondo
e fuori dal contesto di una civiltà moribonda
pregavo domandando il pane quotidiano
non lo chiedevo per me
ma per tutti quei poveri dimenticati
lasciati nel bisogno
dall'arroganza e dal sopruso
di chi ottiene tutto per furbizia o per rapina
la scaltrezza che asseconda l'interesse
e disprezza la giustizia
gente che non si accorge di nessuno
che vive in un castello con mura di pietra
tenebroso come la coscienza
forte di una malsana avidità
questa estrema debolezza
per qualcuno è una sconfitta amara
come il ricco epulone della parabola che non si accorge
e non presta attenzione a quel povero
che mangia i suoi rifiuti
la vera debolezza è mancare di amore
è vivere come in un'alienante e cinica allegoria
senza amore siamo deboli
di fronte alla nostra comune condizione
l'umanità ha necessità di amore
accorgendosi e condividendo
fare propria la sofferenza del prossimo
mettere a disposizione degli altri
la propria intelligenza e il proprio fare
senza amore siamo deboli
senza interessarsi di coloro che ci circondano
siamo fatti di vapore che svanisce nell'aria
questa è la debolezza estrema
vivere di nulla
e dissiparsi nel peccato
come per l'epulone
che nella sua cecità spirituale
non vede e non si accorge
ma l'altro è proprio accanto alla sua mensa
assieme ai cagnolini che si sfamano sul pavimento
tra le due debolezze la più oscena forse
è l'ostentazione del benessere
che denigra la debolezza del misero che chiede aiuto
un volgare stratagemma per ingannare
l'inevitabilità del destino


L'ALBA DELLA PACE

Anche oggi non trovo parole
per descrivere l'orrore
questi incubi mi portano lontano dalla pace
era proprio la pace del mio cuore
ciò a cui da sempre anelavo
ogni sera l'ho domandata con tanto desiderio
ed era sempre una battaglia
contro le illusioni dinanzi a me
che nella mente ingannano il giusto sentire
questi orrori che si muovono negli incubi
asserviti a mostri che come burattinai
muovono i fili delle convinzioni nel traviamento
voglio considerare la verità come intoccabile
ma dov'è la verità in una spirale di menzogne
la propaganda che vuole sempre libere
le chimere di mondi contro l'assennatezza
dentro di me e attorno nelle città c'è distruzione
e l'esito del gemere dei popoli
si nasconde nella legge eterna scritta nei cuori
quando la compiutezza della morte
trova la sua materia pesante
nella forma di una dea dalle molteplici braccia
per ogni braccio un'arma
e attorno al collo una corona di teschi umani
hanno forgiato un simulacro distruttivo
e nella disfatta della vita creata
la prospettiva è forse la rinascita della civiltà
un mondo dove l'umanità riacquisterà
il suo primigenio valore
dove i valori saranno condivisi dalle genti
per il fondamento della pace
e la dea della distruzione svanirà
dentro il sole di giustizia
finalmente una nuova alba sulle devastazioni
sull'innocenza calpestata dalla forza bruta e cieca
e gli angeli delle tenebre
lasceranno il posto alla luce
allora per sempre la bellezza regnerà nelle anime
e troveranno riposo i giusti martiri
morti quasi bambini con il fucile tra le mani
i loro sguardi non hanno nemico
ingannati da un potere arrogante e assoggettante
troveranno riposo nei prati del paradiso
ecco tutte quelle persone che sperarono intrise di paura
e la loro speranza fu la fiamma che accesa
arse la malvagità nel calderone dell'amore vittorioso
l'amore invitto e vittorioso senza mai più timore
quando la compassione diventerà più forte
delle coscienze corrotte
le preghiere saranno ascoltate
da Colui che vittima sulla croce rosseggiante di sangue
non volle niente per sé
ma cercò la riconciliazione fra tutti
diede la vita per la sua grande compassione
nei confronti dei più deboli e degli smarriti
nessun prossimo sarà dimenticato
quando dalle macerie si ergerà un nuovo mondo
e la pace non sarà soltanto per qualcuno


L'ESITO

Le memori storie della vita
accorate prolusioni di nostalgia
e l'angelo della verità che
brandisce la lancia del destino
vindice del passato
costruttore del presente
oracolo del futuro

 

L'ULTIMA BATTAGLIA

Quando incontro delle persone che sospirano affrante
sia per solitudine o per la cattiveria degli altri
guardo in fondo al mio cuore e trovo come in un'immagine
il medesimo dolore e la medesima angoscia

il mio mondo non è senza risposte in fondo a me stesso
ci sono grappoli di insensatezza che guardano fuori
come i frutti del melograno simbolo della vita
ma una vita senza fine in un eremo di perdizione

le risposte sono i sentimenti che ci rendono umani
che colmano di sapere la mente del semplice
facendoci innamorare del cielo stellato
e del deserto ebbro di spiriti inumani fuori dal tempo

schiere che travalicano delle loro presenze ostili e fuorvianti
l'ignaro viaggiatore che attraversa il sole allo zenit
nella libertà del pensiero che non accetta condizionamenti
reso forte dalla sua assoluta ambiguità senza perché

quando in alto la coltre di nubi temporalesche
lascia la scena all'arcobaleno segno visivo di un patto antico
la linfa degli alberi secca e la morte pervade tutto
soggiogando la vita decrepita alla polvere del suolo

sono le ossa dei morti nei cimiteri abbandonati della storia
guerre combattute tra fratelli nelle oscure lande desolate
l'esito finale delle battaglie non era il retaggio dei cuori impavidi
ma l'animosità di chi disprezzando la vita altrui canta

sono le cupe filastrocche per i bambini lette ad alta voce
che guidano i valorosi combattenti verso la meta dell'empireo
consegnando al diavolo le loro sofferenze in libagione per i dannati
grottesche figure violente fuori da un mondo oramai muto