Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

venerdì 15 luglio 2022

Silloge poetica n°047


LA LINEA NERA

Questo deserto del mondo
in cui spiriti disincarnati vagano senza orizzonte
e gli altri spettri del presagio si mischiano
al fumo delle fornaci abbandonate
un mondo dove l'ordine è infranto da un caos freddo
fabbricatori del tessuto grezzo della vita
fuori nelle strade delle città marce
nella stanza confinata dal buio
di un marionettista muto
che per ogni pupazzo vede attraverso gli occhi vitrei
del materiale inerte di cui è fatto
manovra i fili e muove oltre il tempo
le anime dei corpi spenti
che fuggono laggiù lontane dal dolore
morti oramai a un passato
estraneo al punto fermo di ogni senso
non più schiave dell'attaccamento al benessere
e del collasso dell'ego
anime come di corvo che vola oltre il muro
senza sentire la pena del distacco
sopra alberi alti e solenni
le cui cime sono mosse dal vento della compassione
quel vento così carico di nostalgia
mentre lascia la cattiveria ai perduti di sempre
nel mezzo di un sentiero scritto con inchiostro rosso
che sembra sangue vergine
dentro quel fuoco nobile dell'amore sponsale
nel legame di coloro che non hanno ancora trovato nulla
guardando dentro i cuori dei desolati
che rinunciarono al perdono
per perseguire l'amaro calice della vendetta
lugubre anfiteatro dell'odio
forse la rinuncia può guarire le ferite interiori
farle cicatrizzare liberandole dall'oscura maledizione
dalla matrice cupa della linea esistenziale
che mangia ogni sentimento di assennata pace
forse questo mondo è una trappola
alleva i suoi figli già segnati dal destino
senza che la vita possa salvarli
per farli sedere ancora su troni di ossa e teschi
in quella voragine fatale
che senza requie
ci conduce fuori dalle apparenze
ridicola contumacia
del falso giacere nelle pagine
di un Vangelo oramai tradito dal disprezzo e dal disinteresse
di cuori come la pietra
insensibili e ottusi come dura pietra
grottesche marionette
in prigioni di vetro
che manovrate da orridi diavoli
giocano al nulla in una nuova civiltà pagana
di un mondo senza l'invitta carità

 

NELLA PANCIA DEL CLOWN

Questa giostra gira e ancora e ancora
ci sono i clown che ridono con le loro maschere fatte di gesso
sulla giostra molti personaggi fantastici e strani animali
che nel girare che ritorna sul suo centro
trovano alcune persone distratte
a cui i benpensanti hanno tolto il buon nome
senza il rispetto per la canizie
è un movimento perenne
senza tempo
si ferma e cade un clown
inciampa sulla sua idiozia mista a violenza
è il linguaggio dell'odio
cuori di zucchero filato che nel circo
sentono portarsi via
l'unico bene accettato in condivisione
la vanità di una vita verso il fatuo compiersi
sempre dimenticata
ma sempre guardata con sospetto
quando la memoria riporta a galla i pensieri fatti di sale
dove l'esistenza insipida trova un po' di sapore
quell'odio è sempre accerchiante
e desta dal sonno
quei clown mortiferi trasudanti incubi
che scherzano con il diavolo
del perché il nulla
ha l'apparenza di un fantoccio
che come relitto delle proprie angosce
si ritrova nel cerchio della giostra
che gira senza fermarsi
e ancora la notte
chiederà alla morte quando il suo nero afflato
smetterà di pulsare di inquietudine
quella giostra gira
e il mio cuore batte come le campane della chiesa
la mezzanotte suona zero rintocchi
e il clown tanto pazzo cade un'altra volta
mentre il viaggio è a metà
un viaggio di lacrime come fiele dove l'odio dei codardi
ancora si compiace nel pensiero disturbato
delle ore che passano sorde
mentre le campane
suonano il requiem degli stupidi
che non sono capaci di accorgersi dell'orrendo
a parte il presente senza scopo

 

LA MALATTIA

C'era una ragazza ai tempi della scuola
trovò la sua vocazione nell'ammansire i sentimenti
nello stordire la coscienza
ogni volta che alla sua attenzione
affioravano i ricordi
un tormento interiore l'afferrava dentro
per quel padre che non aveva mai conosciuto
per un amato fratello morto di eroina
sul ciglio di una strada dove la scimmia sulla schiena
faceva vedere sinistre immagini e volti d'anima
e il viaggio ogni volta intrapreso sembrava
un ansimare insieme agli angeli
la mamma cercava di persuaderla a studiare
ma la malattia era incombente
la realtà divisa tra quel mondo estraneo e disatteso
e le allucinazioni di una mente
che come nave sballottata dalla tempesta
portavano in un mondo separato
ma benevolo e più accogliente quasi fosse un sogno
la schizofrenia muoveva i pezzi complicati
di quella scacchiera che era la sua vita
tutta disorganizzata e fallace
e tutto fu abbandonato fin dagli affetti e poi anche la formazione
il tentativo maldestro di diventare parte inclusa
di una socialità o società malintesa
di quella dimensione esterna
il rifiuto della diversità nell'incomprensione
lo stigma e così sempre vittima dei perfidi imbecilli
e la segregazione come una pesante pietra
che schiaccia dentro senza scampo
quel mondo personale nel mondo disattento
un comportamento autistico
che limitava l'orizzonte alla propria stanza di pareti bianche
vuota di pensiero e sempre disordinata
sui fogli di carta sparsi ovunque la disgrafia
e le idee deliranti
dove ogni persona assumeva le sembianze
di un nemico da osteggiare
un animale cattivo in preda al panico
e quell'incubo della solitudine sempre più inarrestabile
la guardavano i mostri
la distraevano i fantasmi
la inorridivano quei cadaveri
le ombre della notte dissipavano lente
l'amore era invivibile e coatto
e le lacrime di Dio scendevano dai suoi occhi stanchi

 

CAINO

Sotto la maschera della giustizia
il volto beffardo del sopruso
finito il diritto
nelle strade è legge di vendetta
quel mostro sempiterno che ha generato il potere umano
nell'equidistanza fra ridicolo e blasfemo
quell'arte affine alle desolanti frustrazioni dei potenti
che pur avendo tutto cercano ancora
nei grandi beni di un mondo oramai devastato
oscurantismo consumistico che svuota di ogni valore
dove per contare qualcosa
devi avere il denaro
e con il denaro comprare non l'utile
ma il superfluo e il tuo male
e aggiungere ai conti aperti in banca il tuo cuore
e quanto rubato agli onesti
ai deboli che vilmente raggirati
lasciano anche l'anima nelle mani dei sedicenti benefattori
sono quelli che desiderano con seducente inganno
essi con falsità e tranelli promettono
un fulgido mondo quiescente
l'ordine nell'insanabile caos senza inibizioni
ma ecco l'orgoglio umano fatto di soddisfazione carnale
e di arroganza che vuole sempre di più
è il benessere il nuovo vangelo dei rinnegati
scritto con l'odio cieco che infligge morte al fratello
dove la Croce giudica i superbi
nei chiodi e nelle spine che abbattono i disprezzatori
quella Croce che ha vinto il mondo
e che giudicherà le coscienze
simili ad acqua pura o macchiate o incancrenite
attraverso questa palese discriminazione
che se l'accogli ti sorregge
e se la rifiuti ti schiaccia
schernitori sarcastici dell'uomo dei dolori
senza cuore penitente
un abisso di cruda stoltezza
per cantare la laude al demonio
che con il divenire del tempo
se li porta via
e il mondo non c'è più
rimane soltanto l'economia infernale
che ha divorato molte anime
e il denaro corroso dalla tignola e dalla ruggine
un nulla il cui depauperare
è ancora nulla


SENTIRE LE ANIME

Quando i cancelli del cimitero sono aperti,
entro facendomi il segno della croce, recito i requiem;
poi mi incammino per i viali sassosi
e guardo le opere d'arte, le statue, i bronzi,
le cappelle scolpite nel marmo;
anche qui nel paese della morte c'è bellezza.

Osservando le tombe cerco di scrutare qualcosa
dalle fotografie dei defunti e penso:
"Loro sono persone come me,
sono persone adesso e non nella cenere,
quello che fa la differenza
è che ora non sono più qui, se ne sono andate".

Arrivo al grande ossario
e guardando quei resti e quei teschi, medito:
"Sono parte di me, è anche il mio corpo, sangue, ossa,
sono fratelli e sorelle della mia stessa umanità,
respiravano l'aria come la respiro io".
Non è un deserto della memoria,
queste persone vivranno forse da un'altra parte?

Guardo la foto sbiadita di un bimbo
che sembra addormentato in una pace profonda
e l'epigrafe sulla sua tomba che dice:
"Non ti domandiamo Signore perché ce l'hai tolto,
ma Ti ringraziamo di avercelo dato".

E su diverse lastre fissate ai muri,
presenti un po' ovunque nel campo santo c'è scritto:
"O anime voi non moriste
ma libere dai legami con il corpo
vi ricongiungeste alla Prima Cagione".

Oltre ai tanti segni cristiani
c'è un serpente di pietra che si morde la coda
formando un cerchio simbolo dell'infinità dei secoli,
sembra un simbolo pagano o del mito...
è il tempo che si perde in una dimensione senza tempo,
anche per gli acattolici e gli ebrei, una premonizione.

Le piante odorose di resina e sempreverdi
ordinate in quei filari sono alberi che mai perdono le foglie,
figura dell'immortalità,
speranza delle anime caste
e quei muti testimoni ritratti in innumerevoli foto,
o le loro figure ferme nelle pose delle sculture
come guardiani di un mondo di cui nessuno sa niente.

Quella soglia ancora da varcare
e la preghiera per chi oramai è lontano
e non tornerà mai più...
la nostalgia, la malinconia
ma anche un senso di appartenenza...
siete noi, il passato non muore.

In quel meriggio che non conosce il buio della notte
ci sono gli immortali,
siamo noi che abbiamo varcato la soglia,
loro così vicini così lontani.
Sono gli altri, persone e non pensieri fuggevoli...
uomini, donne, vecchi e bambini
a cui oramai ogni lacrima è stata asciugata
e che ascoltano ogni nostro battito.

 

L'AMORE

Quel tocco sulla pelle
sembrava un suono che riproduceva la notte
riprovai a sentire la grande perdita
nell'eremo dei ricordi
fecero grandi viaggi i pensieri
nell'intricata selva delle pervasive emozioni
arrecava un senso di minacciosa insidia
la luce che traeva origine
dagli antichi numi di ere lontane
ancora qualche istante di invidia per gli amanti
e troverò la smarrita chiave dei loro cuori
nel suo cuore insolito che vibra di desolazione
un cuore nero come il carbone
duro come una pietra di selce tagliente
lacero di rimorsi come le vesti di un misero
l'amore è un tetro antagonista
dell'individuo rimasto sempre fanciullo
coltivato come una pianta in terra senz'acqua
sterile nell'immergersi del vano desiderio
l'amore non è altro che il richiamo
del più sottile tra gli accusatori
una mistificazione del sentirsi appagati
nel cercare illusorio che qualcuno sente per noi
l'amore non è la fiamma perpetua
in cui arde il nobile affetto
e dove si alimenta la benevolenza
ma un lucignolo fumigante
che spentosi finisce tutto in esile fumo
è soltanto l'amore che crea disse qualcuno
e l'odio non può proprio nulla
principio della vita è l'amore
nell'uomo come nelle altre creature
quando non c'è amore
è come per il cristiano che martire
dimentica il suo Signore
e tradisce l'attesa per l'incontro
ma quando l'amore è davvero vivo
la bellezza di quel solo martirio
supera i cieli fino al cuore dell'Eterno
è con Lui che rimane per sempre
nell'amplesso dell'anima
e nel dissolversi della propria carne
soffio di uno Spirito che fuori dal tempo
riempie l'universo
e lo sostiene nella sua interezza


L'ABBRACCIO

Nell'incontro tra quelle mani
piangeva il cuore ad ogni respiro
sentivo tanto vuoto
quanto fu l'amore per te
e allora sull'altare della desolazione
alzerò idealmente l'arsa Ostia della compassione
e per ogni ricordo insieme a te
ci sarà sempre qualcosa che diverrà silenzio
l'amore è stare zitti tra grida fallaci di egoismo
e sempre con questo amore
prossimo all'anima che ha pianto la perdita
e ha asciugato le sue lacrime
con il lino della tua veste adesso candida
come redento da un ottuso peccato
che voleva ergersi a padrone
ma trovò soltanto il dolore
un cuore rotto in mille pezzi come di terracotta
e la via per giungere al porto della salvezza
oramai percorsa da entrambi
in quel lembo di luce diurna
l'inafferrabile esito della devota preghiera
e tu papà sei ancora qui
ad abbracciare un figlio stanco
oppresso da una vita
che non ci ha dato che il battito dei nostri cuori
un battito che il tempo estingue
e che l'eternità accoglie molto in fretta
forse ancora per poco avrò modo di guardarti
di scrutare il tuo sguardo
ma tu sarai sempre qui a stringermi la mano
per il nostro bene agognato
e non per questa distanza che ci tradisce
quel battito si poserà sulla terra nuda
calerà sopra il tuo volto
un compianto sudario di quel sipario
sul palcoscenico del mondo in questo teatrino dalle false luci
e dall'arrogante ipocrisia
infine la verità invitta si alzerà come il Sole all'alba
perché conosco il tuo affetto
finalmente ho conosciuto il tuo segreto

 

L'EMPIETA'

Molto rimorso è il fuoco per uno spirito ebbro di vuoto
inattivo modo di fare la vita senza misura
cercando in nere caverne sotto il corpo nefando
artefice di colpe abominevoli
senza la volontà del diavolo che tenta al male
quando la posizione nella gerarchia riesce scomoda
il suo ruolo decade a miscredente idiota
nulla è sempre quel caso che sopporta la morte del prossimo
ogni morte è il decreto da cieca imperfezione
contro l'empireo di angeli stanchi
fossero anche le caduche divinità orientali
o l'uomo infelice considerato con sommo disprezzo
la dignità dei deboli calpestata dalla superbia
quando la melma del vizio sporca il cuore pulito
non c'è lavacro dal sangue reale
e la coscienza è sorda alla voce del Cielo
dove l'innocenza ansima il suo riscatto
gli occhi sono il prisma attraverso cui scorgere la verità
un karma riseminante la luce dell'anima
sempre lento nel suo trascorrere oltre il tempo
morente nel tempo che fugge
di quel morire dentro
fuori da ogni capacitazione
implacabile nel perdersi
in questo strano mondo impenitente


LA RICERCA DEL VERO

Quella montagna era alta e impervia
come l'orgoglio di chi commette un sopruso
ma più alta era l'insipienza di quelli che sanno
di quelli che dicono di sapere
o che trattano la loro scienza come moneta falsa
molto più vasto il limite dal conoscibile
e senza malintesi l'ignoto
apre il suo cuore nero alle ombre vaganti sulla terra
nel cadere dell'ottusità sui teoremi dei nozionistici
sulla matematica che descrive la realtà tangibile
il perché della vita resta imperscrutabile
come animali cercano di soddisfare la loro fame
bramano la carne dei fratelli e delle sorelle
quella carne cardine della salvezza
in quanto le opere vengono compiute attraverso la carne
sono le mani che leniscono il dolore
e quelle che come scorpioni velenosi danno la morte
la parola che corrode la sensibilità è rauca e stridente
c'è l'odio con i suoi miasmi soffocanti
ma quante parole dette inutilmente o per ferire
valgono più i silenzi e le parole non dette
forse un po' di amore vede più lontano della ceca fantasia
forse dove nasce la compassione
si insinua la vita e attecchisce con le sue radici profonde
il nutrimento e l'acqua sono il Dio vivo sempre assente
lo invochiamo e non risponde mai
ma al termine del viaggio ci può accogliere
fra le righe di un'anima solitaria e triste c'è l'amore
è quel desiderio di bene
quella volontà di vita
quella bellezza nel dare e nel condividere
così anche il tormento
come inchiodati al legno della Croce del Cristo
è l'amore accolto e l'amore corrisposto
forse tutto nei minimi dettagli

Selezione di haiku n°026


Un albero vecchio

la ghianda è di quercia

verde sul ramo

 

Notte senza ombre

è il temporale a ponente      

la civetta tace

 

Odore nel campo

sono le erbe aromatiche

la menta rigogliosa

 

Il vento impetuoso

sui cipressi si vendica

non oltrepassa

 

Come le tue vene

le nervature della foglia

magnolia al sole

 

Si bagnano al sole

gli uccelli d'acqua nel laghetto

banco di pesciolini

 

Chi è distratto

la caligine fa ardere i boschi

ancora terra brulla

 

Calura al crepuscolo

i piccoli del gufo riposano

le teste adagiate

 

Il fiume non scorre

la sabbia sugli argini aridi

ecco delle ossa

 

Lembo di terreno

nel giardino non c'è acqua

afa e erba secca

 

La cicala è salda

canta in mezzo alle piante

non c'è il Sole

 

La mezzaluna chiara

nel cielo di notte si sposta

taglia le Pleiadi

 

La zanzara punge

in quel segno rigonfio

la pelle inveisce

 

Una farfalla nell'aria

quattro ali membranose

leggera sul fiore

 

Aculeo di porcospino

goffo sul fango morbido

è in cerca e annusa


L'alborella nel fiume

segue la lenta corrente

il pescatore dorme

 

Le api nelle arnie

oggi lavorano per il miele

forse non disturbo

 

Un tronco marcio

il bosco è in penombra

c'è frescura qui

 

Vite che ci seguono

quanti insetti nella campagna

giornata assolata

 

Musica melodica

dalla bottega del liutaio

le nuvole passano


Bagliori di temporale

una coppia di gazze sui tetti

attraversano l'etere

 

Al limite della roccia

il crisantemo arde di colore

ancora vita che geme

 

Sull'arbusto la pioggia

è l'estinguersi dei fiori bianchi

terra appena bagnata

 

La notte è fredda

nel ciliegio le sue gemme

silenzio tra i rami