Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

lunedì 5 marzo 2012

Schizofrenia, mito o realtà?


La schizofrenia è considerata la più grave malattia mentale, l’etimologia di questa parola è “ mente divisa, scissa ”, molti usano l’espressione “ comportamento schizofrenico ” per indicare un atteggiamento fortemente contraddittorio in una persona, come se nella medesima coabitassero il lupo e l’agnello, in costante conflitto: in realtà la malattia schizofrenica sul piano clinico, non ha una codifica di disturbi precostituita, ma è un coacerbo di disturbi che variano da persona a persona, si può benissimo affermare che ogni persona malata ha la sua propria schizofrenia soggettiva, che rientra nel grande recipiente diagnostico, un recipiente molto capiente; alcuni sono convinti che la schizofrenia non esista, ma esistano soltanto gli specifici disturbi legati al paziente, quindi considerano la schizofrenia come una mera impostura scientista. La clinica psichiatrica diagnostica la schizofrenia soprattutto in presenza di allucinazioni uditive e visive, questo è il metro per definire ordinariamente una persona malata di mente, come affetta da schizofrenia; prima che venisse coniato il termine schizofrenia, questa presunta malattia grave e debilitante della mente, veniva chiamata dai medici “ dementia precox ”, ho detto presunta non a caso, perché in realtà la schizofrenia è un mito scientista, concepito per coprire i grandi limiti empirici, della cosiddetta scienza psichiatrica, la scienza del dubbio; per la psichiatria clinica, la natura delle audizioni e delle visioni è esclusivamente di tipo allucinatorio, provocate quindi da gravi patologie di ordine organico del sistema nervoso centrale, il nostro amato cervello che purtroppo diventa difettoso: la mistica delle visioni in ambito religioso, il cosiddetto soprannaturale, è soltanto una malattia mentale, uno scompenso fisico nel cervello; il solito pregiudizio materialista, di chi afferma con arroganza che l’essere umano è soltanto il suo corpo, il positivismo degli illuministi che venerano la dea ragione e purtroppo non sanno affatto ragionare. Ci sono fenomeni psichici che la psichiatria non sa spiegare, ma nega arbitrariamente non senza un vile atto di disonestà intellettuale: questi signori sanno che cos’è la mistica? Conoscono fenomeni come le estasi mistiche di diversi Santi o Sante, nella storia? Li hanno mai seriamente presi in considerazione e studiati? Etichettano tutto come patologia e si sbagliano… perché il soprannaturale può intervenire nella vita delle persone, il soprannaturale è una realtà, esiste; ci sono possessioni diaboliche malintese come malattia psichica, l’intervento diretto del demonio a danno di una creatura umana, ma per comprendere i fenomeni occorre molta umiltà e discernimento, una vera conoscenza imparziale di tipo nosografico, soprattutto occorre credere che esiste una sfera preternaturale e una soprannaturale: gli esseri umani sono a due dimensioni, materiale e spirituale, non sono animali evoluti come si afferma nelle più condivise ipotesi scientifiche. L’onestà intellettuale di chi afferma che la scienza è limitata e non può conoscere tutto, è necessaria per una filosofia della scienza, che deve progredire secondo il vero ordine morale, per il bene della stirpe umana.

domenica 4 marzo 2012

Salvezza eterna


Perché alcuni fanno fatica a credere al tema della salvezza, nella Rivelazione cristiana? Salvati da che cosa o da chi? Il cuore della Rivelazione consiste nell’annuncio, nella buona notizia, di una salvezza, questa salvezza la si può intendere soltanto in chiave soprannaturale e non terrena: è la salvezza dall’eterna dannazione dell’anima. La salvezza dell’anima può verificarsi soltanto secondo alcune condizioni di carattere personale, il pentimento dei propri peccati, aderendo alla Fede e la vita di Grazia uniti alla persona di Gesù Cristo Signore, come tralci nella vite che comunica la linfa, la vita divina: per vivere in Grazia di Dio è necessaria la virtù della Carità, senza la quale siamo nella morte eterna… Senza amore a Dio e al prossimo, si viene estromessi dalla vita divina, si è come morti, questo accade in conseguenza di gravi colpe, di gravi peccati che ci sottraggono alla Grazia e ci fanno cadere nella morte seconda, la vera morte, quella dell’anima. La Grazia di Dio non è nient’altro che l’Amore, quindi Dio stesso, in Lui solamente ci può essere la vita, la Vita eterna, il bene più grande per noi, per la nostra anima, fuori dalla comunione con Dio c’è la morte, c’è l’inferno. La salvezza consiste nel rimanere uniti a Dio nella Carità, solo così è possibile dopo la morte andare in Paradiso: la salvezza della vita terrena è un bene inferiore per ordine di importanza, in relazione alla salvezza eterna della nostra anima, cioè della nostra vera persona; molti fanno fatica a comprendere la gerarchia di valori insita nel possesso della vita, relativa anche alla sua perdita, perché il modo di sentire la realtà e di considerarla è carnale e secolare, cioè legato al tempo di quaggiù, alla vita terrena. Vivere in Grazia significa essere già salvi ed andare incontro al Signore con la certezza della redenzione, con la certezza del Paradiso: chi compie il male, compie le opere del maligno e quindi gli appartiene, queste persone si trovano estraniate dalla vita di Grazia e sono sotto la schiavitù del male; coloro che non credono nella Rivelazione si autoescludono dalla salvezza, negando la Verità sul proprio destino e non accettando ciò che la Fede gli propone, recidono ogni legame benigno con la Grazia, cadendo nell’impenitenza dei peccati e conseguentemente nell’eterna dannazione dell’inferno, quella che la tradizione cristiana ha definito, l’impenitenza finale in punto di morte. E’ una condizione di estremo pericolo per l’anima, poiché in questo stato essa è priva della coscienza, della consapevolezza indispensabile a pentirsi dei peccati, con una sincera e profonda contrizione di carità, per amore a Dio e al prossimo: chi muore in peccato mortale va irrimediabilmente all’inferno, anche se occorre dire che è difficile essere in autentico peccato mortale, perché il male ha i suoi “ eroi ”, i suoi martiri che serbano un odio implacabile contro Dio e il prossimo; la maggior parte delle anime ha la necessità di espiare le colpe, di purificarsi, per poter entrare in Paradiso, su questo versante cruciale si può essere ancora ottimisti, anche se l’inferno rimane una possibilità tragica per tutte le persone viventi. La salvezza l’ha ottenuta il Signore Gesù con il suo sacrificio sulla Croce e la sua Risurrezione, a favore di tutte le anime create prima e dopo di Lui, così noi abbiamo la remissione dei peccati, il perdono e il ristabilimento della vita di Grazia, nella comunione con Dio, anche dopo il Battesimo: la Passione e la Croce di Cristo hanno aperto per l’intera umanità le porte del Regno, le porte del Paradiso, consiste in questo il centro della Fede cristiana, nella riconciliazione con il Creatore; la salvezza di cui ci testimonia il Vangelo, è qualcosa di molto concreto e non una mera astrazione filosofica: tutti possono fare l’esperienza dell’Amore di Dio nella propria vita e testimoniarne la veridicità, è un’esperienza reale e autentica che cambia la persona coinvolta nel suo profondo, qualcosa di tangibile, di cui tutti si accorgono. I Santi e le Sante della Chiesa, sono i testimoni attendibili della salvezza, la loro credibilità è indubbia, essi ci parlano della salvazione che Gesù ha compiuto per il vero bene di ciascuno di noi: loro sono i redenti, che chiamano l’umanità alla redenzione, i testimoni della Verità del Vangelo.

giovedì 1 marzo 2012

La ragione è un prezioso attributo umano


La ragione è quella virtù umana con cui la persona guarda sé stessa, gli altri, gli accadimenti e il mondo che la circonda, con la consapevolezza di un ordine logico, di una sequenza matematica che riflette in sé la fermezza di una consapevolezza assoluta verso il bene agognato, nei confronti della pienezza del bene, cioè di quell’ente intellettuale che è il segno spirituale distintivo della natura umana, il suo accento più elevato: quando l’uomo manca di ragione, porta sempre un danno a sé e a ciò che lo circonda. Il vizio contrario alla ragione è la follia, purtroppo questa follia è il carattere predominante dell’età attuale della civiltà, la follia domina la mente di un grande numero di individui e per notarla appieno attorno a noi, basta fare attenzione ai mezzi di comunicazione di massa e a quello che ci propinano: i contenitori della follia sono soprattutto i media, che nel mondo illudono e corrompono buona parte di umanità. Ma la vera follia è contenuta nella realtà e nella possibilità dell’esperienza che ognuno di noi può fare di essa; la realtà è cattiva, è come un frutto marcio che intossica le coscienze, è la misura dei mali del mondo, il mondo così come lo intende il Vangelo, quella forza maligna sotto il potere del principe delle tenebre, che contrasta l’edificazione del Regno di Dio, come nel mito del vaso di Pandora, figura pagana dell’antica colpa di Adamo e di Eva. La ragione può essere di due generi, quella che ci rende consapevoli di ciò che sia meglio scegliere e fare, secondo un criterio puramente mondano ed egoistico, di esclusivo interesse personale, e quella che ci dà la certezza che ciò che scegliamo e facciamo, sia veramente il bene da perseguire in senso compiuto, morale e intellettuale ad un tempo, l’oggettività della scelta etica; la ragione necessita di una bussola di riferimento, senza la quale non è possibile comprendere quali siano nel concreto i vantaggi di una scelta libera e di un atto interiore o esteriore, che determini delle conseguenze positive per sé e per gli altri. Esiste l’espressione: lume della ragione, quindi la razio è un lume nell’uomo, una luce di verità nel contesto in cui la persona si trova ad esistere; esiste anche l’espressione: perdere il lume della ragione, cioè perdere la capacità di ragionare, di essere razionali, cadendo nella follia, nell’emotività, nella parte rettile del nostro sistema nervoso, perdere la bussola, perdere il controllo di sé. Cosa si può intendere con il termine bussola, in riferimento alla ragione? La formazione alla civiltà è una bussola, i valori morali sono una bussola, lo è anche lo strumento dell’intelligenza, ma lo è anche l’insegnamento educativo a certi valori, come il Vangelo per esempio; la ragione è la più alta attitudine spirituale del pensiero, della psiche umana ed è presente soltanto nella persona, non negli animali, gli animali non possiedono la razio. La ragione è costituita da schemi logici precisi, che non ammettono difetti di contenuto e di forma, la logica è la precisione con cui si pensa e si razionalizza l’esperienza che si ha della realtà tangibile, la logica è il cuore della ragione; nella logica si realizza nel pensiero quello che si applica con la ragione nella vita concreta, è il dinamismo interiore con l’esteriore, la dialettica cerebrale, di tutte le persone che applicano l’intelligenza e fanno di essa il principio costitutivo del mondo che vanno a creare. Si usa l’espressione: essere una persona ragionevole, quindi una persona in sintonia con le esigenze del bene comune, una persona mite e comunicativa, una persona di pace; essere ragionevoli significa saper cogliere nelle prerogative dell’altro anche il proprio vantaggio e adoperarsi per costruire il vantaggio reciproco, per edificare una pace autentica e sicura: essere costruttori di pace significa soprattutto essere individui ragionevoli, in opposizione alla violenza e al vizio dell’ira, contro ogni emozione esasperata ed esasperante. La ragione è un grande bene presente nell’uomo di pace, un prezioso attributo puramente umano.