Molto
tempo all’indietro fuori dal tempo, attraversava le pianure desolate del nord
uno stregone esperto in evocazioni e alchimia, andava ripetendo alla gente che
incontrava queste parole: “Il male non
esiste, se lo sono inventato i monaci per rendervi schiavi dei loro vizi, siamo
noi che decidiamo a seconda dei nostri desideri, la paura del male è un modo
per togliervi la libertà”. Entrato nella grande aula in cui gli oratori
itineranti si facevano ascoltare dal popolo curioso e impertinente, disse così:
“Ci sono pazzi che continuano a farvi
credere che il male comporti delle conseguenze, è una menzogna! Fare il male
cagiona soddisfazione e rende liberi, l’unica conseguenza nel compiere il male
è diventare belli, felici e assennati”. Un bambino che si trovava in mezzo
alle numerose persone che ascoltavano con ammirazione prese la parola: “Se il male rende migliori perché la tua
anima è morta, perché puzza di marciume?”. Lo stregone disprezzandolo rispose:
“La mia anima è una fantasia che gli
imbecilli prendono a pretesto per inculcare la paura del peccato, ogni peccato
invece è un atto di libertà che ci rende belli, che cambia il mondo e lo rende più
buono”. Il bambino pianse e gridò: “Bugiardo!”.
La gente che lo vide piangere intimò allo stregone di dimostrare il suo
insegnamento e al contempo di dimostrare che il bambino aveva torto, che il
bambino era pazzo. Lo stregone disegnò sul pavimento il sigillo di un demone
per richiamarlo dall’abisso affinché prendesse le sue difese e dimostrasse le
sue tesi. Il demone si presentò quasi subito e il suo aspetto era di un nero cupo
e funereo, circonfuso da un’aura rossastra, aveva lo sguardo perfido e la voce
da corvaccio gracchiante, si librava a mezz’aria. Il demone si rivolse all’assemblea
e disse: “A me piace divorare le anime ma
per farlo è necessario che siano molto sporche e senza speranza”, allora il
bambino prese di nuovo la parola: “Quello
stregone ha detto che il peccato rende felici, tu sei felice?”. Ed egli
rispose: “Dipende da cosa intendi per
felicità, per me la felicità è puzzare di odio e bestemmiare”. Poi guardò
lo stregone e lo rimproverò di averlo evocato perché si era reso conto che quelle
persone erano sì interessate a certe elucubrazioni o voli pindarici del
pensiero ma non abbastanza sprovvedute, non avevano perso del tutto la coscienza
con i suoi salutari rimorsi e la capacità di chiamare bene il bene e male il
male. Il demone se ne andò svanendo con le sembianze di una nube cinerea, lasciò quel malvagio a difendersi da solo dall’arguzia del bambino che concluse
il simposio con queste parole: “Il male
ha una straordinaria capacità d’inganno soltanto per coloro che accettano di
essere ingannati e di far morire la propria coscienza, questa è la libertà e
senza la libertà non potremmo amare, saremmo dei gretti burattini incapaci di
operare scelte che ci cambiano, che ci rendono disperati o felici, la nostra
libertà è la nostra grandezza e ci sono martiri persino all’inferno”. Lo
stregone fuggì lontano con la gente che lo prese a sassate, giurò vendetta e
non si fece più vedere da quelle parti. Il bambino divenne monaco e con i suoi
sacrifici e il suo rosario otteneva da Dio la conversione di molti peccatori
impenitenti. La verità non è l’opinione di qualcuno che si convince di essere
guida per gli altri, la verità è una soltanto e non possono essercene altre, è
il Signore con la sua sapienza che la suggerisce al cuore di chi si conserva
puro e vive alla luce della stella luminosa della benevolenza.
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