Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

mercoledì 1 maggio 2019

La clinica della preghiera

Che cosa significa pregare? Essenzialmente significa maturare la convinzione che in un oltre fuori dai sensi e dalla nostra mente ci sono delle persone a cui ci rivolgiamo che ascoltano le nostre parole e che ci vogliono bene. Purtroppo i miscredenti interpretano questa convinzione come un delirio, quindi l’orante non sarebbe altro che uno schizofrenico vittima dei suoi sintomi. Credere in Dio, nel diavolo o nella Madonna sono forme di alienazione mentale, l’intelligenza sana è in opposizione a qualsiasi credenza religiosa o misticismo. Ma nella realtà è davvero così? Se Dio esiste me lo suggerisce la ragione in quanto Dio ha creato ogni cosa esistente, ha creato anche me che non sono un prodotto del caso. Pregare ha senso soltanto se si possiede il dono della fede, se invece si pensa di essere animali con un cervello più sviluppato e che la morte sia la fine di tutto, pregare è qualcosa di assurdo, la manifestazione di una psicopatologia. Quelli che affermano di non credere e di esercitare la ragione sono individui che vivono di quella superbia che li fa sentire al di sopra dei poveri imbecilli che pregano, gente che non si lascia suggestionare dalle favolette per poveri illusi, insomma persone intellettualmente superiori. Ma sarà proprio così? Dalla prospettiva del diavolo sono solamente delle somme insipienze, senza esserne consapevoli diventano le sue marionette. Se si prega si deve credere necessariamente nel soprannaturale, si deve credere in quelle che vengono definite dal teologo le verità di fede, si decide di comprendere che il Vangelo non è una serie di racconti fantastici ma una cronaca di fatti realmente accaduti, inseriti nell’arco temporale della storia umana. Pregare è un esercizio della ragione, forse il più alto e nobile, non è un genere di attività demenziale propria di coloro che hanno perso il contatto con la realtà. La preghiera è fatta di parole e le parole sono intrise di significato, di verità e di ragione, nella preghiera non ci si rivolge al vuoto ma a delle persone vive che si trovano in una dimensione che non è quella terrena in cui noi ci muoviamo tutti, che si trovano su un piano della realtà che non è il nostro. Non esiste soltanto quello che cade sotto la percezione dei sensi, il mondo è molto più ampio e complesso di quanto riusciamo a immaginare. L’atto di pregare è un po’ capire che la nostra mente non è prigioniera del divenire e dell’immediato, ma è fatta anche per qualcosa – o meglio per Qualcuno – che si trova fuori di noi e del nostro mondo corruttibile. La preghiera ci suggerisce anche che siamo amati da Dio, che Dio non è lontano da ciascuno di noi, estraneo e indifferente, ma può risiedere nei nostri cuori attraverso l’amore con cui amiamo il prossimo. La misura del credere è data dalla qualità della nostra preghiera, dall’importanza che gli diamo nella vita quotidiana. Pregare non può danneggiarci e non ha mai nuociuto a nessuno, vale la pena pregare perché dalla medicina della preghiera può venirci soltanto del bene. Chi prega è razionale e non scappa dalla realtà, prega per comprenderla meglio e per comprendere meglio i suoi simili. Senza che ce ne accorgiamo la preghiera assidua fa crescere in noi i suoi frutti preziosi, ci cambia interiormente e ci ottiene dall’Alto quel soccorso con cui maturiamo nella conversione a Dio e quindi nell’esercizio della moralità, delle virtù cristiane e innanzitutto della carità. Pregare ci fa sempre del bene, prima ci libera, poi ci guarisce e infine ci salva, la prima mozione della grazia è indurci a pregare frequentemente per toglierci al peccato, mentre il nemico delle nostre anime tenta sempre di estinguere in noi la preghiera per farci suoi e rovinarci eternamente. Chi ama Dio prega e chi prega ama Dio, non è un cerchio chiuso perché con questa dinamica si ama il prossimo e non si vive esclusivamente per sé stessi. Chi prega si salva.

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