“ Primo Mistero glorioso del santo Rosario: la Risurrezione di Gesù dai
morti ”; nel primo Mistero del Rosario della beata Vergine Maria si medita
la Risurrezione di Gesù dai morti, dopo la Croce c’è la Risurrezione, per
citare il filosofo ateo Nietzsche “ Dio è
morto ”, ma chi crede sa che Dio il terzo giorno è risorto dai morti,
perché non era possibile che la morte lo tenesse in suo potere, Egli il Vivente,
che comunica la vita a tutti gli esseri: il cristianesimo si fonda su un
messaggio e cioè che un uomo, Gesù di Nazaret, che ha affermato di essere il Dio
di Israele “ Io sono ” e ne ha dato prova
con grandi opere miracolose mai compiute prima, è realmente risorto da morte
per virtù propria, per proprio potere. Una domanda sorge spontanea dal cuore:
chi è Gesù? Se Gesù è realmente risorto da morte, il cristianesimo è l’unica
religione vera! Gli Apostoli codardi e fuggitivi nell’ora della Passione,
diventano subito dopo i testimoni oculari dell’avvenuta risurrezione di Gesù, e
sono pronti a sacrificare la vita per annunciare al mondo questa lieta notizia;
gli Apostoli vedono e toccano la persona fisica di Gesù, mangiano addirittura
con Lui, dopo gli eventi che hanno portato alla sua tragica morte, e non
soltanto gli Apostoli ma molti altri prescelti da Dio, secondo il discorso di
san Pietro nel libro degli Atti, prescelti da Dio per essere testimoni: il
Signore nel Vangelo dice, mostrandosi agli Apostoli risuscitato dai morti, “ Perché voi mi avete veduto credete, beati
coloro che crederanno senza aver visto, ma per la vostra parola ”. Sempre
secondo il Vangelo, i primi annunciatori dell’avvenuta risurrezione del Signore
sono gli Angeli santi al sepolcro, annuncio che viene rivolto a delle donne,
molti ritengono che la Madonna sia stata la prima a ricevere l’annuncio della
risurrezione, e proprio da suo figlio Gesù, anche se di questi fatti i Vangeli
storici non ne parlano per niente; la Risurrezione di Gesù è la parola
definitiva di Dio che sancisce la vittoria del bene sul male, Gesù risorto ha
sconfitto le forze delle tenebre, il potere del maligno, con la sua Risurrezione
Gesù ha aperto per tutte le anime il Paradiso. Gesù prima di morire aveva detto
della sua vita: “ Nessuno me la toglie,
io ho il potere di darla e il potere di riprenderla ”, e così è avvenuto;
Gesù più volte profetizzò ai suoi Apostoli, mentre erano con Lui all’opera nella
Terra santa per la predicazione, che Egli avrebbe sofferto molto, sarebbe morto
crocifisso e sarebbe risorto il terzo giorno, ma essi non accettavano questi
discorsi e preferivano sorvolare, senza meditare le sue parole, senza farle
proprie. La chiave di volta di tutto l’edificio della nostra religione, non è
la fede in Cristo, ma è la fede in Cristo risorto! Senza la sua risurrezione la
nostra fede sarebbe vana e noi sappiamo che non è così, perché il Signore è
veramente risorto e sono circa duemila anni che questo lieto annuncio risuona
per il mondo, sono circa duemila anni di storia della Chiesa, depositaria di
questa Verità, duemila anni di redenzione per il genere umano: i Santi e le
Sante sono coloro che attestano la veridicità della nostra fede nel tempo, e
alla loro testimonianza si può credere, è una testimonianza credibile, tanto
quanto quella degli Apostoli all’inizio della missione affidatagli da Gesù
stesso, proprio dopo l’avvenuta risurrezione. La parola Pasqua significa passaggio, è il passaggio dalla morte
alla vita, noi sepolti con Cristo che risorgiamo con Lui. Cristo, nostra
Pasqua, è risorto. Alleluia!
✠ Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.
domenica 31 marzo 2013
domenica 24 marzo 2013
La Passione del Signore
La Passione del Signore è stata
un consegnarsi volontario da parte di Gesù, Dio fatto uomo, da onnipotenza
increata all’impotenza delle creature dinanzi al proprio destino di morte;
nessuno poteva mettere una mano addosso a Gesù senza che Lui lo permettesse, lo
testimonia il fatto che per tutto l’arco della sua vita pubblica in molti ci
provarono, ma tutti fallirono nell’intento di fargli del male, e Gesù ci dice
anche il perché: “ perché non era ancora
giunta la sua ora ”. Gesù era sommamente libero di consegnarsi nelle mani
degli uomini quando voleva e di patire quello che effettivamente patì, nessuno
lo obbligò a subire la Passione e la Croce, Lui si consegnò al supplizio volontariamente,
di propria iniziativa, Lui volle la sua Passione e la sua Croce: la morte
cruenta di Gesù fu una scelta di obbedienza al Padre e di amore all’umanità,
non si può comprendere la Passione e la Croce, la morte umanamente ignominiosa — ma nel medesimo tempo misteriosamente gloriosa, perché oblazione di perfetta
Carità —, del nostro amatissimo Signore Gesù, senza considerare tutto questo alla
luce delle realtà soprannaturali, alla pura luce della fede; senza la fede in
Cristo l’evento della Passione rimane indecifrabile, è soltanto la condanna a
morte di un innocente, uno tra i tanti, ma noi credenti sappiamo che non è così.
Dio ha voluto condividere la nostra natura umana sino alle estreme conseguenze,
addirittura gustando la morte come ciascuno di noi e facendo della propria
morte dolorosissima, quella forza redentrice che ci ha tolto il peccato e ci ha
salvati dall’inferno: per comprare le nostre anime il Figlio di Dio ha dato
come pagamento del riscatto la propria vita in sacrificio al Padre, e soltanto
Lui lo poteva fare, non una creatura, nessun’altro poteva, è il Mistero della
nostra salvezza; molte preghiere recitano che soltanto una stilla del Sangue
preziosissimo di Cristo può redimere il mondo intero, Lui per noi non ne ha
risparmiata nemmeno una goccia! Perché questo? ma perché per Dio noi siamo
preziosi, noi valiamo più di tutta la creazione, Egli avrebbe fatto ciò che ha
fatto anche per redimere dalla morte eterna un solo peccatore, e perché? perché
ci ama infinitamente, con quell’infinito incomprensibile che è il Cuore del
Signore, che è il suo Cuore. San Pietro chiama Gesù in un suo discorso l’Autore
della vita, è Lui che ci ha fatti traendoci dal nulla, ed è sempre Lui che ci
ha sottratti alla morte eterna, esclusivamente per l’abisso insondabile della
sua Misericordia, morendo su una Croce ha distrutto la morte e ci ha introdotti
nel suo Regno eterno, il Regno della vita. Oggi 24 marzo è la Domenica delle
palme, inizio della Settimana santa che ci porterà alla Pasqua di risurrezione,
e la Liturgia ci offre come lettura del Vangelo il racconto della Passione del
Signore, in questa settimana dobbiamo trovare il tempo di meditare la Passione
del Signore, ad esempio attraverso la pratica della Via Crucis, una preghiera
meditativa che ripercorre le varie tappe del cammino di Gesù fino al Calvario,
accompagniamo con il nostro amore e la nostra compassione il Signore che soffre,
offrendo liberamente la sua vita per amore di ciascuno di noi, accompagniamolo
con l’adesione del nostro cuore a ogni croce che incontriamo sul cammino della
nostra vita, non fuggiamo la croce ma abbracciamola per amore di Gesù che ci ha
amati prima di noi dall’eternità. Ho letto sul muro esterno di una chiesa
questa frase riguardante la Croce e cioè: “ se
l’accetti essa ti sostiene, se la rifiuti ti schiaccia ”; accettare la
Croce significa amare il Signore e ottenere la sua grande consolazione,
rifiutarla significa decidere di non amare e consegnarsi alla disperazione,
perché il segno della Croce è il segno dell’amore di Dio.
Questa che segue è la preghiera
al santo Crocifisso, scritta da uno dei vescovi predecessori della città di
Como:
“ Oh santo Crocifisso ti adoro, in te spero, ti amo, sii per me segno di
misericordia, perdona le mie colpe, liberami dalla tentazione e dal peccato,
aiutami a seguirti con fedeltà anche nell’ora del dolore e della prova, aiutami
ad essere tuo coraggioso testimone nel mondo, sii per me dolce e sicuro
conforto nel cammino verso la Pasqua eterna del Cielo.
Amen ”.
Amen ”.
lunedì 11 marzo 2013
Accogliere la vita, anche se è nel disagio
Oggi al telegiornale è stata
raccontata la storia di una bambina piccola ammalata di una malattia neurodegenerativa che l’ha
portata progressivamente alla paralisi e alla perdita d’uso di parte dei sensi,
in particolare della vista, adesso può farsi capire soltanto da pianti e piccoli
gesti appena accennati; ciò che mi ha più colpito è l’assenza di disperazione
nella mamma che sembra aver accettato la condizione della sua piccola, una
mamma che in quella grave situazione di sofferenza ha saputo mantenere la
serenità e il controllo; questa piccola creatura senza colpa è prigioniera del
suo corpo e crescerà in quello stato permanente senza la possibilità di una regressione della patologia, per non so quanti anni di vita da adesso in avanti, forse vivrà ancora per poco tempo:
soltanto la terapia con cellule staminali poteva sortire qualche miglioramento,
ma gli è stata sospesa per questioni di carattere giudiziario e legale; l’opinione pubblica deve essere informata di queste ingiustizie che accadono in Italia, è una vergogna! ma nonostante tutto molti si stanno muovendo per salvare la vita a questa piccola innocente che attende aiuto, ed anche ad altre persone affette da malattie rare dello stesso genere. Rammento
che nel mio paese di residenza, visse una giovane donna che fin da
bambina si trovava in una condizione analoga, a causa di certe complicazioni
dovute a una vaccinazione sbagliata, era purtroppo una bimba portatrice di un grave deficit immunitario, i giornali locali, i quotidiani, avevano
scritto di Paola morta qualche anno fa all’età di trentasette anni circa, per una banale pertosse che le aveva causato un arresto cardiaco, anche
la biblioteca comunale si è interessata a Paola mettendo recentemente a
disposizione dei lettori un libretto che parla della sua vicenda terrena, se
non ricordo male scritto dai genitori di questa felice ragazza, sì e non mi
vergogno a definirla felice, nonostante le sue condizioni svantaggiate e di
handicap grave; quando Paola morì ci furono al suo funerale molte persone del
paese e anche cittadini lontani da esso che parteciparono alla santa Messa in
suo onore, in suo ricordo; la bara era bianca come quella che si usa per i
bambini, per gli innocenti e i puri, e sopra di essa vi erano molti girasoli, i
fiori che simboleggiano la gioia della vita, fiori che a Paola piacevano molto.
Paola ha passato la sua non lunga esistenza in un giaciglio senza la possibilità di muoversi,
priva della vista e di parte dell’udito, fin dalla più tenera età, circondata
dalle persone della sua famiglia come la mamma, che l’hanno accudita e amata
con dedizione e predilezione, Paola comunicava con dei gesti e chi la amava e
la conosceva sapeva interpretare quel suo linguaggio semplice e diretto, era il
linguaggio dell’amore, un linguaggio fatto non di parole, ma di suoni, di
sguardi e di gesti, un linguaggio intelligente e sensibile che necessitava di
una certa conoscenza, di una certa esperienza, per poter entrare in sintonia
con lei: Paola era viva, senziente e capace di affetto. La sofferenza anche a
questi gradi fa parte della vita ed è un’esperienza che nessuno può evitare,
per Paola e per quella bambina con cui ho aperto la pagina, è stata e sarà
qualcosa con cui convivere l’intera esistenza, per Paola con l’amore della
mamma e della sua famiglia si è pienamente realizzato in lei il progetto di Dio
sulla sua vita, ella è stata la testimone concreta di come l’amore di Dio sia
più forte di ogni difficoltà e di ogni egoismo, lei ha amato ed è stata amata e
ora cammina nei prati del Paradiso, nonostante fosse crocifissa ha realizzato la
sua vita in pienezza, nonostante per tanti squallidi benpensanti portatori di
antivita ed epigoni del diavolo, certe esistenze non sono degne di essere vissute; Paola e la sua
famiglia hanno dimostrato che la vita va amata, e ogni vita in qualunque
condizione essa si trovi, anche di estrema malattia e disagio, va accettata con
coraggio e fiducia in quel Dio che ce l’ha donata, infatti se Dio è amore noi
dobbiamo diventare i suoi strumenti per affermare attorno a noi l’amore, questo
è un grande insegnamento che ci impartisce una persona semplice come Paola, che
ha amato la vita e le persone della sua famiglia e della società in cui ha
vissuto, che l’hanno accolta con generoso rispetto per quella sua stupenda umanità, e
gratitudine al Signore che gliel’ha donata come figlia e sorella, come
ambasciatrice del primato della vita su ogni ideologia, pensiero e formulazione
avversa. Le mani e la voce di Dio per Paola sono state le mani e le voci di
coloro che l’hanno circondata con una dimostrazione d’affetto immensa,
considerandola una persona speciale colma di risorse affettive, di sensibilità
e innocenza: dobbiamo tutti prendere esempio e imparare da queste persone coraggiose
e di cuore, perché non ci insegnano soltanto l’amore di Dio incarnato nelle sue
creature più sante, ma ci danno anche un grandissimo insegnamento di civiltà
cristiana, proprio oggi all’inizio del ventunesimo secolo; auguro alla bambina
del telegiornale di ricevere altrettanto amore, considerazione e accoglienza e
chiedo di pregare il Signore per lei, che non vuole le malattie o il male dei
suoi figli e delle sue figlie, anzi talvolta guarisce gli ammalati quando glielo
chiediamo con fede e comunque sempre ci ama con tenerezza materna, la stessa
tenerezza della mamma di Paola e di questa meravigliosa creatura conosciuta
oggi, di cui purtroppo non ricordo il nome, ma la cui storia, come la storia di
molti altri, chiunque ha un minimo di carità dovrebbe portare nel proprio cuore
sensibile, testimoniando con la medesima forza l’amore di Dio, la fiducia nel
suo amore salvifico che si manifesta attraverso certe anime elette, attraverso
la loro vita donata al prossimo.
Miserere nobis
“ Atto di dolore - Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il
cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i vostri castighi, e molto
più perché ho offeso voi infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni
cosa. Propongo col vostro santo aiuto di non offendervi mai più e di fuggire le
occasioni prossime del peccato. Signore, misericordia, perdonatemi ”.
Esistono molte formule penitenziali, ma si può chiedere perdono al Signore per
il male commesso anche semplicemente con le proprie parole, con parole
spontanee che provengono da un cuore sinceramente pentito; per chiedere perdono
non soltanto al prossimo che sappiamo di avere offeso, ma anche a Dio che ci
dona ogni bene, occorre una virtù molto particolare e apprezzata anche dagli
uomini onesti e di buona volontà, occorre la virtù dell’umiltà; per riconoscere
di avere sbagliato è necessario superare il nostro orgoglio con tanta umiltà,
riconoscendoci imperfetti e fallibili, persone con tanti difetti e lacune,
persone che portano in sé la possibilità dell’errore, questo non è soltanto un
atto di umiltà, ma è anche un atto di autentica intelligenza, perché di solito
le persone umili e dai modi semplici sono anche le più intelligenti,
soprattutto se sanno fare della sana autocritica e sanno scoprire in loro
quello che può non andare bene in relazione agli altri, compreso Dio che appunto
è in rapporto a noi un’altra persona. Molti sostengono che per essere graditi
al Signore la virtù fondamentale sia proprio quella dell’umiltà, i grandi Santi
e le Sante nella storia della Chiesa furono persone profondamente umili che si
riconoscevano semplicemente e con convinzione dei poveri peccatori, in quanto
sapevano vedere alla luce dello Spirito Santo le proprie miserie e le proprie
manchevolezze, la propria condizione imperfetta, anzi più si avvicinavano a Dio
nella santità, più diventavano consapevoli della propria indegnità e più il
loro orgoglio e la loro superbia diminuivano, mentre le virtù venivano
affinate, compresa la virtù dell’umiltà; una persona umile è una persona
moralmente evoluta. Il maligno che è la persona più lontana da Dio è eccezionalmente
superbo, infatti vuole per sé il culto di adorazione che si deve avere soltanto
nei confronti del Signore, il diavolo è stato definito da alcuni profeti
illuminati del passato la scimmia di Dio,
perché in modo abusivo desidera essere dio al posto di Dio, e ricevere l’adorazione
dalle altre creature senzienti come se egli fosse il centro di tutta la
creazione, sapendo bene di essere soltanto una creatura uscita dalle mani del
Creatore; le persone superbe si avvicinano molto alla mentalità del diavolo e
si conformano al suo spirito deviato e perverso, si può ben dire che per
definire una persona con il termine diavolo, sia determinante scorgere in essa
un’eccessiva dose di orgoglio e di superbia, che gli sciocchi confondono con il
valore e la dignità: ci sono diavoli in forma umana, che sono delle autentiche eccellenze
di superbia e di autoesaltazione, in fondo tutti noi sappiamo che il mondo gira
su questa specie di giostra, che si chiama fiera
delle vanità. Per chiedere perdono al Signore dei propri peccati è
necessario fare un profondo atto di umiltà, che non significa umiliarsi, come
se si dovesse strisciare davanti a Dio calpestando la propria dignità, questo
Dio non lo vuole, significa invece riconoscersi per quello che si è, nient’altro
che peccatori, persone naturalmente inclini a compiere il male e a offendere l’Amore
di un Padre tanto buono da averci dato la vita, da averci dato anche di più: l’umiltà
è la virtù della consapevolezza, ma è soprattutto la virtù dell’amore nella
verità, perché il Signore nei nostri confronti si è dimostrato sommamente umile,
facendosi uomo come noi e andando a morire su una Croce, quindi Gesù ci ha
insegnato l’umiltà e il suo valore, infatti nell’umiltà si nasconde la vera
grandezza di una persona; Dio è una persona molto umile, che per salvare le sue
creature dalla morte eterna non usa la violenza, ma la mitezza, l’umiltà e la
pazienza di chi cercando i lontani, domanda semplicemente di ricambiare con l’amore
il proprio Amore per avere nuovi amici, anzi nuovi figli e nuove figlie per il
suo Regno di beatitudine e di pace. Per chiedere il perdono al Signore è
necessario desiderare ardentemente di essere perdonati, la Misericordia è un
attributo fondamentale di Dio, Lui vuole perdonarci per salvarci, ma noi
dobbiamo accettare questo suo perdono aprendo il nostro cuore alla sua
Misericordia e aderendo con il pentimento e la sincera conversione al suo Amore
incondizionato, rinnovando la nostra vita interiore e facendoci cambiare dall’azione
della grazia, proponendoci per l’avvenire di compiere il bene e di evitare il
male, anzi di avversarlo, di combatterlo per avanzare nel cammino di
conversione, perché la conversione non è questione di pochi istanti, ma è un
cammino in cui bisogna perseverare tutta la vita, sino alla fine. Riporto di
seguito il Salmo penitenziale scritto dal santo profeta Davide, che la
Tradizione della Chiesa ha chiamato Miserere.
Salmo 51
(50)
1Al
maestro del coro. Salmo. Di Davide.
2Quando venne da lui il profeta Natan dopo che aveva peccato con Betsabea.
2Quando venne da lui il profeta Natan dopo che aveva peccato con Betsabea.
3Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
4Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
4Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.
5Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
6Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto;
perciò sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
6Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto;
perciò sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.
7Ecco, nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
8Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell'intimo m'insegni la sapienza.
nel peccato mi ha concepito mia madre.
8Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell'intimo m'insegni la sapienza.
9Purificami con issopo e sarò mondo;
lavami e sarò più bianco della neve.
10Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.
lavami e sarò più bianco della neve.
10Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.
11Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.
cancella tutte le mie colpe.
12Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
13Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
14Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.
rinnova in me uno spirito saldo.
13Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
14Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.
15Insegnerò agli erranti le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
16Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza,
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
17Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode;
18poiché non gradisci il sacrificio
e, se offro olocausti, non li accetti.
19Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.
e i peccatori a te ritorneranno.
16Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza,
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
17Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode;
18poiché non gradisci il sacrificio
e, se offro olocausti, non li accetti.
19Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.
20Nel tuo amore fa grazia a Sion,
rialza le mura di Gerusalemme.
21Allora gradirai i sacrifici prescritti,
l'olocausto e l'intera oblazione,
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.
rialza le mura di Gerusalemme.
21Allora gradirai i sacrifici prescritti,
l'olocausto e l'intera oblazione,
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.
giovedì 7 marzo 2013
Caritas
“ Atto di carità - Mio Dio, vi amo con tutto il cuore sopra
ogni cosa, perché siete Bene infinito e nostra eterna felicità; e per amor
vostro amo il prossimo mio come me stesso, e perdono le offese ricevute.
Signore, fate ch’io vi ami sempre più ”. La carità è una virtù teologale,
una delle tre, e per l’Apostolo san Paolo la più eminente, quella più
importante al di sopra di qualsiasi altra virtù, tanto da dedicarle in una sua
epistola, la prima lettera ai Corinzi, un grandioso inno, l’Inno alla carità: “
Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la
carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi
il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e
possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non
avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze
e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi
giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità,
non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse,
non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma
si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue
cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la
nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto
scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino,
ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho
abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora
vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò
perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che
rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la
carità! ” ( 1 Cor 13,1-13 ). Perché l’Apostolo delle genti san Paolo, elogia così grandemente la
carità? Perché sa benissimo che la carità è l’essenza stessa della natura e
della vita di Dio, e coloro che si conformano ad essa vivono in stretta unione
con Dio, in comunione con Lui: chi ama ha raggiunto la vita eterna, anche se la
vita terrena pone un velo inaccessibile alla vita di Dio, a quella che viene
definita in teologia la visione beatifica;
carità è un termine proprio per definire la parola amore, carità e amore sono
la stessa cosa, hanno il medesimo significato, cambia soltanto la formalità
linguistica; nel nuovo Testamento molte sono le espressioni per indicare la
determinante importanza della virtù di carità: nel dialogo con la Samaritana al
pozzo, Gesù paragona la carità ad una sorgente zampillante che sgorga dal
proprio seno, acqua viva che estingue definitivamente la sete, penso che questa
definizione si riferisca alla vita di grazia, cioè alla comunione con Gesù, con
Dio, grazia che soddisfa nel cuore dell’uomo il desiderio di amore assoluto e
che lo realizza in pienezza; san Giovanni Apostolo dice che Dio è Amore, e che
dove c’è l’amore c’è Dio, c’è la sua salvezza e la sua vita, e dice anche che
chi ama è passato dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita; l’amore non è
un romantico sentimento per adolescenti immaturi, ma è la volontà di bene unita
ad un profondo sentimento di benevolenza e benignità, è la volontà finalizzata al
bene, il bene che si concretizza nelle azioni, nei pensieri e nelle parole di
una persona in rapporto a Dio e agli altri, il romanticismo non ha nulla in
comune con il vero amore, il vero amore esige di abitare in un cuore puro,
esente dalla cattiveria, dall’invidia e dalla malizia, soprattutto esente dall’egoismo.
Ci sono due grandi Comandamenti che riassumono tutto l’insegnamento di Gesù:
ama Dio con tutto il cuore e il prossimo come te stesso, chi fa questo ottiene
la compiacenza del Signore e la sua benedizione, oltre che la comunione ai Beni
eterni; l’amore, non facendo del male al nostro prossimo, è la via maestra che
conduce alla salvezza, una via che ci rende migliori, il retto sentiero dei
giusti del popolo dei redenti. L’amore non è una pia illusione per persone
sciocche e deboli, è la forza che può rinnovare e salvare il mondo, coloro che
amano sono le persone veramente forti, quelli che non sanno amare sono dei
disperati da commiserare, gente che non riesce a dare un significato alla vita
e al proprio destino: l’amore è la vita e la vita è l’amore, senza amore si è
persone vuote, anime perdute. Nessuno è costretto ad amare, la virtù della
carità è questione di libera scelta.
Spes
“ Atto di speranza - Mio Dio, spero dalla bontà vostra, per le
vostre promesse e per i meriti di Gesù Cristo, nostro Salvatore, la vita eterna
e le grazie necessarie per meritarla con le buone opere, che io debbo e voglio
fare. Signore, che io non resti confuso in eterno ”. La speranza è una
delle tre virtù teologali, che ci coinvolgono nell’aspettativa della
realizzazione delle promesse di Dio; il patriarca Abramo non vide il grande popolo eletto
che sarebbe sorto dalle sue viscere come generazione di innumerevoli credenti,
e oggi tutti considerano i credenti delle tre grandi religioni monoteistiche
come discendenza di Abramo, difatti il Signore disse ad Abramo che la sua
discendenza avrebbe eguagliato per numero l’incalcolabilità delle stelle del
cielo, e così è avvenuto: cristianesimo, ebraismo e islam hanno Abramo come
padre della fede, ma Abramo fu anche l’uomo nuovo della speranza, perché nutrì
nei confronti dell’Altissimo una adesione e una fiducia ferma nelle sue
straordinarie promesse, ancor prima di dirigersi verso la Terra promessa
uscendo dalla sua patria natia, Ur dei Caldei. Abramo è padre di tutti i
credenti in un unico Padre sommamente buono, che è Dio, ma è anche il
capostipite della virtù della speranza che si è concretizzata nel tempo, fino
alla pienezza dei tempi, con l’avvento del Messia, Gesù di Nazaret: Abramo vide
il suo giorno e ne gioì grandemente, Gesù figlio di Davide, figlio di Abramo. Tutte
le speranze di restaurazione del popolo di Dio, Israele, sono state compiute da
Gesù con la fondazione della Chiesa, nuovo popolo universale di Dio nella nuova
Alleanza, sancita con il sangue del Signore sulla Croce redentrice, ciò che si
può intendere teologicamente come l’instaurazione dell’economia della salvezza;
la Chiesa di Dio infatti compie la sua missione nella speranza del Regno, cui
apparterranno tutti i battezzati e i giusti, sotto il dominio di un unico Re
pastore, che è il Cristo risorto, un Regno che non è di questo mondo ma che si
realizzerà nel mondo futuro, un Regno fuori dal vecchio ordine di cose, un
Regno che avrà come cittadini le anime redente e immortali di tutti coloro che
avranno accettato la salvezza: la nostra speranza è rivolta al futuro e non si
chiude nel presente, come se le questioni della terra fossero le più importanti
e definitive, le uniche che valessero qualcosa; come dice san Paolo Apostolo se
pensassimo soltanto alle cose della terra saremmo nemici della Croce di Cristo,
amanti del nostro ventre e i più miserabili tra gli uomini, secondo la Parola
di Dio avere speranza in Cristo soltanto in questo mondo, è da rinnegati del
santo Vangelo, della Verità rivelata. La speranza è uno slancio del cuore al
futuro, a quanto ci attende oltre il muro del visibile, nella speranza si
dischiude il significato stesso della escatologia cristiana, con quelle che la
fede chiama Verità ultime o Novissimi, cioè la morte, il giudizio, l’inferno,
il purgatorio, il Paradiso; la speranza di un fedele che crede sinceramente è
di andare in Paradiso dopo la sua morte, questa virtù della speranza, come
tutte le virtù, va coltivata accompagnandola con la preghiera, anzi
alimentandola con la preghiera, nella fede in ciò che ci è stato insegnato da
catecumeni che si disponevano a ricevere i sacramenti della Chiesa, per una
carità verso Dio e verso il prossimo che non conoscerà mai tramonto, la luce
diurna della beatitudine nel giorno senza fine: sperare significa affidarsi a
Dio, aver fiducia nel suo Amore, è essenzialmente un atto di affidamento
filiale.
mercoledì 6 marzo 2013
Fides
“ Atto di fede - Mio Dio, perché siete verità infallibile, credo fermamente tutto quello che
voi avete rivelato e la santa Chiesa ci propone a credere. Ed espressamente
credo in voi, unico vero Dio in tre Persone uguali e distinte, Padre, Figliuolo
e Spirito Santo. E credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio, incarnato e morto per
noi, il quale darà a ciascuno, secondo i meriti, il premio o la pena eterna.
Conforme a questa Fede voglio sempre vivere. Signore, accrescete la mia fede ”. La fede è una delle tre virtù
teologali, cioè che concernono il nostro rapporto diretto con Dio, la fede è
espressione di un sentimento rivolto all’alto, al significato di tutte le cose,
della vita e della morte, e di una volontà diretta a credere nella realtà
soprannaturale del Creatore, è la forza che coinvolge il nostro psichismo con
la metafisica, quindi con quanto è al di là della fisicità di tutta la realtà; la
fede cristiana è racchiusa in due verità fondamentali, l’unicità e la trinità
di Dio, che è Padre e Figlio e Spirito Santo, e l’incarnazione, la morte e la
risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo; queste due verità sono il
fondamento della buona notizia del santo Vangelo, e si possono entrambe
riassumere in un’altra implicita verità, ancora più grande, essenziale e
importante, e cioè che Dio è Amore, come dice mirabilmente san Giovanni
Apostolo nei suoi scritti neotestamentari, e desidera immensamente il bene di
ogni creatura umana: credere in queste verità metafisiche, significa professare
la fede cristiana. La Chiesa ha indetto per il 2013 l’anno della fede, dove il
tema centrale è proprio la fede, non il fideismo, cioè una fiducia nebulosa in
una entità divina misconosciuta, ma la vera fede cristiana, fede in Gesù di
Nazaret, Figlio di Dio e nelle realtà ultime che coinvolgono il destino di ogni
anima umana, l’al di là; l’anno della fede chiede ai credenti in Cristo di
riscoprire e di approfondire la loro conoscenza nella vera dottrina,
tramandataci dagli Apostoli di Gesù, l’anno della fede vuole essere un monito a
tutti i battezzati, che intende richiamare alla coscienza la dignità propria
del cristiano, che è realmente e per adozione figlio di Dio; noi per fede
sappiamo che l’umanità è un’unica famiglia con un solo Padre, e questo Padre è
Dio! un Padre che perdona e che non smette mai di chiamare alla conversione
quanti sono lontani da Lui, per il bene di ciascuno di noi, perché desidera la
salvezza eterna di tutti, nessuno escluso: Gesù è entrato nel mondo per
distruggere le opere del diavolo e per liberarci dalla sua tirannia, questa
verità di fede è da molti credenti del tutto ignorata e manca di una seria e
approfondita riflessione teologica, soprattutto tra i fedeli contemporanei; la
fede non è una mera speculazione filosofica o moralistica, con accenti
soprannaturalistici, basata sui testi evangelici, ma è la stessa Persona santa
di Gesù, Egli è il Maestro di tutti i fedeli che hanno aderito al suo messaggio
di salvezza, e il suo insegnamento la sana dottrina di Verità per ottenere la
comunione ai Beni eterni. Di seguito riporto il Credo niceno-costantinopolitano
che recitiamo a ogni santa Messa festiva, ogni Domenica, è un compendio
eccellente di quanto i cristiani di ogni tempo hanno creduto e credono oggi,
l’essenza del Depositum fidei, cioè
quell’apparato di proposizioni che riassumono la fede cristiana, così come gli
Apostoli del Signore ce l’hanno trasmessa e il Magistero della Chiesa ce l’ha
tramandata.
Credo
di Nicea-Costantinopoli
325-381 d.C.
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore Gesù Cristo,
Unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre prima di tutti i secoli:
Dio da Dio, Luce da Luce,
Dio vero da Dio vero,
generato e non creato,
della stessa sostanza del Padre;
per mezzo di Lui tutte le cose
sono state create.
Per noi uomini e per la nostra salvezza
discese dal cielo,
e per opera dello Spirito Santo
si è incarnato nel seno della Vergine Maria
e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato,
morì e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato,
secondo le Scritture,
è salito al cielo, siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria
per giudicare i vivi e i morti,
e il suo regno non avrà fine.
Credo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita,
e procede dal Padre e dal Figlio.
Con il Padre e il Figlio
è adorato e glorificato,
e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa,
una santa cattolica e apostolica.
Professo un solo Battesimo
per il perdono dei peccati.
Aspetto la risurrezione dei morti
e la vita del mondo che verrà.
Amen.
325-381 d.C.
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore Gesù Cristo,
Unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre prima di tutti i secoli:
Dio da Dio, Luce da Luce,
Dio vero da Dio vero,
generato e non creato,
della stessa sostanza del Padre;
per mezzo di Lui tutte le cose
sono state create.
Per noi uomini e per la nostra salvezza
discese dal cielo,
e per opera dello Spirito Santo
si è incarnato nel seno della Vergine Maria
e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato,
morì e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato,
secondo le Scritture,
è salito al cielo, siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria
per giudicare i vivi e i morti,
e il suo regno non avrà fine.
Credo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita,
e procede dal Padre e dal Figlio.
Con il Padre e il Figlio
è adorato e glorificato,
e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa,
una santa cattolica e apostolica.
Professo un solo Battesimo
per il perdono dei peccati.
Aspetto la risurrezione dei morti
e la vita del mondo che verrà.
Amen.
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