“ Atto di speranza - Mio Dio, spero dalla bontà vostra, per le
vostre promesse e per i meriti di Gesù Cristo, nostro Salvatore, la vita eterna
e le grazie necessarie per meritarla con le buone opere, che io debbo e voglio
fare. Signore, che io non resti confuso in eterno ”. La speranza è una
delle tre virtù teologali, che ci coinvolgono nell’aspettativa della
realizzazione delle promesse di Dio; il patriarca Abramo non vide il grande popolo eletto
che sarebbe sorto dalle sue viscere come generazione di innumerevoli credenti,
e oggi tutti considerano i credenti delle tre grandi religioni monoteistiche
come discendenza di Abramo, difatti il Signore disse ad Abramo che la sua
discendenza avrebbe eguagliato per numero l’incalcolabilità delle stelle del
cielo, e così è avvenuto: cristianesimo, ebraismo e islam hanno Abramo come
padre della fede, ma Abramo fu anche l’uomo nuovo della speranza, perché nutrì
nei confronti dell’Altissimo una adesione e una fiducia ferma nelle sue
straordinarie promesse, ancor prima di dirigersi verso la Terra promessa
uscendo dalla sua patria natia, Ur dei Caldei. Abramo è padre di tutti i
credenti in un unico Padre sommamente buono, che è Dio, ma è anche il
capostipite della virtù della speranza che si è concretizzata nel tempo, fino
alla pienezza dei tempi, con l’avvento del Messia, Gesù di Nazaret: Abramo vide
il suo giorno e ne gioì grandemente, Gesù figlio di Davide, figlio di Abramo. Tutte
le speranze di restaurazione del popolo di Dio, Israele, sono state compiute da
Gesù con la fondazione della Chiesa, nuovo popolo universale di Dio nella nuova
Alleanza, sancita con il sangue del Signore sulla Croce redentrice, ciò che si
può intendere teologicamente come l’instaurazione dell’economia della salvezza;
la Chiesa di Dio infatti compie la sua missione nella speranza del Regno, cui
apparterranno tutti i battezzati e i giusti, sotto il dominio di un unico Re
pastore, che è il Cristo risorto, un Regno che non è di questo mondo ma che si
realizzerà nel mondo futuro, un Regno fuori dal vecchio ordine di cose, un
Regno che avrà come cittadini le anime redente e immortali di tutti coloro che
avranno accettato la salvezza: la nostra speranza è rivolta al futuro e non si
chiude nel presente, come se le questioni della terra fossero le più importanti
e definitive, le uniche che valessero qualcosa; come dice san Paolo Apostolo se
pensassimo soltanto alle cose della terra saremmo nemici della Croce di Cristo,
amanti del nostro ventre e i più miserabili tra gli uomini, secondo la Parola
di Dio avere speranza in Cristo soltanto in questo mondo, è da rinnegati del
santo Vangelo, della Verità rivelata. La speranza è uno slancio del cuore al
futuro, a quanto ci attende oltre il muro del visibile, nella speranza si
dischiude il significato stesso della escatologia cristiana, con quelle che la
fede chiama Verità ultime o Novissimi, cioè la morte, il giudizio, l’inferno,
il purgatorio, il Paradiso; la speranza di un fedele che crede sinceramente è
di andare in Paradiso dopo la sua morte, questa virtù della speranza, come
tutte le virtù, va coltivata accompagnandola con la preghiera, anzi
alimentandola con la preghiera, nella fede in ciò che ci è stato insegnato da
catecumeni che si disponevano a ricevere i sacramenti della Chiesa, per una
carità verso Dio e verso il prossimo che non conoscerà mai tramonto, la luce
diurna della beatitudine nel giorno senza fine: sperare significa affidarsi a
Dio, aver fiducia nel suo Amore, è essenzialmente un atto di affidamento
filiale.
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