Oggi al telegiornale è stata
raccontata la storia di una bambina piccola ammalata di una malattia neurodegenerativa che l’ha
portata progressivamente alla paralisi e alla perdita d’uso di parte dei sensi,
in particolare della vista, adesso può farsi capire soltanto da pianti e piccoli
gesti appena accennati; ciò che mi ha più colpito è l’assenza di disperazione
nella mamma che sembra aver accettato la condizione della sua piccola, una
mamma che in quella grave situazione di sofferenza ha saputo mantenere la
serenità e il controllo; questa piccola creatura senza colpa è prigioniera del
suo corpo e crescerà in quello stato permanente senza la possibilità di una regressione della patologia, per non so quanti anni di vita da adesso in avanti, forse vivrà ancora per poco tempo:
soltanto la terapia con cellule staminali poteva sortire qualche miglioramento,
ma gli è stata sospesa per questioni di carattere giudiziario e legale; l’opinione pubblica deve essere informata di queste ingiustizie che accadono in Italia, è una vergogna! ma nonostante tutto molti si stanno muovendo per salvare la vita a questa piccola innocente che attende aiuto, ed anche ad altre persone affette da malattie rare dello stesso genere. Rammento
che nel mio paese di residenza, visse una giovane donna che fin da
bambina si trovava in una condizione analoga, a causa di certe complicazioni
dovute a una vaccinazione sbagliata, era purtroppo una bimba portatrice di un grave deficit immunitario, i giornali locali, i quotidiani, avevano
scritto di Paola morta qualche anno fa all’età di trentasette anni circa, per una banale pertosse che le aveva causato un arresto cardiaco, anche
la biblioteca comunale si è interessata a Paola mettendo recentemente a
disposizione dei lettori un libretto che parla della sua vicenda terrena, se
non ricordo male scritto dai genitori di questa felice ragazza, sì e non mi
vergogno a definirla felice, nonostante le sue condizioni svantaggiate e di
handicap grave; quando Paola morì ci furono al suo funerale molte persone del
paese e anche cittadini lontani da esso che parteciparono alla santa Messa in
suo onore, in suo ricordo; la bara era bianca come quella che si usa per i
bambini, per gli innocenti e i puri, e sopra di essa vi erano molti girasoli, i
fiori che simboleggiano la gioia della vita, fiori che a Paola piacevano molto.
Paola ha passato la sua non lunga esistenza in un giaciglio senza la possibilità di muoversi,
priva della vista e di parte dell’udito, fin dalla più tenera età, circondata
dalle persone della sua famiglia come la mamma, che l’hanno accudita e amata
con dedizione e predilezione, Paola comunicava con dei gesti e chi la amava e
la conosceva sapeva interpretare quel suo linguaggio semplice e diretto, era il
linguaggio dell’amore, un linguaggio fatto non di parole, ma di suoni, di
sguardi e di gesti, un linguaggio intelligente e sensibile che necessitava di
una certa conoscenza, di una certa esperienza, per poter entrare in sintonia
con lei: Paola era viva, senziente e capace di affetto. La sofferenza anche a
questi gradi fa parte della vita ed è un’esperienza che nessuno può evitare,
per Paola e per quella bambina con cui ho aperto la pagina, è stata e sarà
qualcosa con cui convivere l’intera esistenza, per Paola con l’amore della
mamma e della sua famiglia si è pienamente realizzato in lei il progetto di Dio
sulla sua vita, ella è stata la testimone concreta di come l’amore di Dio sia
più forte di ogni difficoltà e di ogni egoismo, lei ha amato ed è stata amata e
ora cammina nei prati del Paradiso, nonostante fosse crocifissa ha realizzato la
sua vita in pienezza, nonostante per tanti squallidi benpensanti portatori di
antivita ed epigoni del diavolo, certe esistenze non sono degne di essere vissute; Paola e la sua
famiglia hanno dimostrato che la vita va amata, e ogni vita in qualunque
condizione essa si trovi, anche di estrema malattia e disagio, va accettata con
coraggio e fiducia in quel Dio che ce l’ha donata, infatti se Dio è amore noi
dobbiamo diventare i suoi strumenti per affermare attorno a noi l’amore, questo
è un grande insegnamento che ci impartisce una persona semplice come Paola, che
ha amato la vita e le persone della sua famiglia e della società in cui ha
vissuto, che l’hanno accolta con generoso rispetto per quella sua stupenda umanità, e
gratitudine al Signore che gliel’ha donata come figlia e sorella, come
ambasciatrice del primato della vita su ogni ideologia, pensiero e formulazione
avversa. Le mani e la voce di Dio per Paola sono state le mani e le voci di
coloro che l’hanno circondata con una dimostrazione d’affetto immensa,
considerandola una persona speciale colma di risorse affettive, di sensibilità
e innocenza: dobbiamo tutti prendere esempio e imparare da queste persone coraggiose
e di cuore, perché non ci insegnano soltanto l’amore di Dio incarnato nelle sue
creature più sante, ma ci danno anche un grandissimo insegnamento di civiltà
cristiana, proprio oggi all’inizio del ventunesimo secolo; auguro alla bambina
del telegiornale di ricevere altrettanto amore, considerazione e accoglienza e
chiedo di pregare il Signore per lei, che non vuole le malattie o il male dei
suoi figli e delle sue figlie, anzi talvolta guarisce gli ammalati quando glielo
chiediamo con fede e comunque sempre ci ama con tenerezza materna, la stessa
tenerezza della mamma di Paola e di questa meravigliosa creatura conosciuta
oggi, di cui purtroppo non ricordo il nome, ma la cui storia, come la storia di
molti altri, chiunque ha un minimo di carità dovrebbe portare nel proprio cuore
sensibile, testimoniando con la medesima forza l’amore di Dio, la fiducia nel
suo amore salvifico che si manifesta attraverso certe anime elette, attraverso
la loro vita donata al prossimo.
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