Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

lunedì 11 marzo 2013

Accogliere la vita, anche se è nel disagio


Oggi al telegiornale è stata raccontata la storia di una bambina piccola ammalata di una malattia neurodegenerativa che l’ha portata progressivamente alla paralisi e alla perdita d’uso di parte dei sensi, in particolare della vista, adesso può farsi capire soltanto da pianti e piccoli gesti appena accennati; ciò che mi ha più colpito è l’assenza di disperazione nella mamma che sembra aver accettato la condizione della sua piccola, una mamma che in quella grave situazione di sofferenza ha saputo mantenere la serenità e il controllo; questa piccola creatura senza colpa è prigioniera del suo corpo e crescerà in quello stato permanente senza la possibilità di una regressione della patologia, per non so quanti anni di vita da adesso in avanti, forse vivrà ancora per poco tempo: soltanto la terapia con cellule staminali poteva sortire qualche miglioramento, ma gli è stata sospesa per questioni di carattere giudiziario e legale; lopinione pubblica deve essere informata di queste ingiustizie che accadono in Italia, è una vergogna! ma nonostante tutto molti si stanno muovendo per salvare la vita a questa piccola innocente che attende aiuto, ed anche ad altre persone affette da malattie rare dello stesso genere. Rammento che nel mio paese di residenza, visse una giovane donna che fin da bambina si trovava in una condizione analoga, a causa di certe complicazioni dovute a una vaccinazione sbagliata, era purtroppo una bimba portatrice di un grave deficit immunitario, i giornali locali, i quotidiani, avevano scritto di Paola morta qualche anno fa all’età di trentasette anni circa, per una banale pertosse che le aveva causato un arresto cardiaco, anche la biblioteca comunale si è interessata a Paola mettendo recentemente a disposizione dei lettori un libretto che parla della sua vicenda terrena, se non ricordo male scritto dai genitori di questa felice ragazza, sì e non mi vergogno a definirla felice, nonostante le sue condizioni svantaggiate e di handicap grave; quando Paola morì ci furono al suo funerale molte persone del paese e anche cittadini lontani da esso che parteciparono alla santa Messa in suo onore, in suo ricordo; la bara era bianca come quella che si usa per i bambini, per gli innocenti e i puri, e sopra di essa vi erano molti girasoli, i fiori che simboleggiano la gioia della vita, fiori che a Paola piacevano molto. Paola ha passato la sua non lunga esistenza in un giaciglio senza la possibilità di muoversi, priva della vista e di parte dell’udito, fin dalla più tenera età, circondata dalle persone della sua famiglia come la mamma, che l’hanno accudita e amata con dedizione e predilezione, Paola comunicava con dei gesti e chi la amava e la conosceva sapeva interpretare quel suo linguaggio semplice e diretto, era il linguaggio dell’amore, un linguaggio fatto non di parole, ma di suoni, di sguardi e di gesti, un linguaggio intelligente e sensibile che necessitava di una certa conoscenza, di una certa esperienza, per poter entrare in sintonia con lei: Paola era viva, senziente e capace di affetto. La sofferenza anche a questi gradi fa parte della vita ed è un’esperienza che nessuno può evitare, per Paola e per quella bambina con cui ho aperto la pagina, è stata e sarà qualcosa con cui convivere l’intera esistenza, per Paola con l’amore della mamma e della sua famiglia si è pienamente realizzato in lei il progetto di Dio sulla sua vita, ella è stata la testimone concreta di come l’amore di Dio sia più forte di ogni difficoltà e di ogni egoismo, lei ha amato ed è stata amata e ora cammina nei prati del Paradiso, nonostante fosse crocifissa ha realizzato la sua vita in pienezza, nonostante per tanti squallidi benpensanti portatori di antivita ed epigoni del diavolo, certe esistenze non sono degne di essere vissute; Paola e la sua famiglia hanno dimostrato che la vita va amata, e ogni vita in qualunque condizione essa si trovi, anche di estrema malattia e disagio, va accettata con coraggio e fiducia in quel Dio che ce l’ha donata, infatti se Dio è amore noi dobbiamo diventare i suoi strumenti per affermare attorno a noi l’amore, questo è un grande insegnamento che ci impartisce una persona semplice come Paola, che ha amato la vita e le persone della sua famiglia e della società in cui ha vissuto, che l’hanno accolta con generoso rispetto per quella sua stupenda umanità, e gratitudine al Signore che gliel’ha donata come figlia e sorella, come ambasciatrice del primato della vita su ogni ideologia, pensiero e formulazione avversa. Le mani e la voce di Dio per Paola sono state le mani e le voci di coloro che l’hanno circondata con una dimostrazione d’affetto immensa, considerandola una persona speciale colma di risorse affettive, di sensibilità e innocenza: dobbiamo tutti prendere esempio e imparare da queste persone coraggiose e di cuore, perché non ci insegnano soltanto l’amore di Dio incarnato nelle sue creature più sante, ma ci danno anche un grandissimo insegnamento di civiltà cristiana, proprio oggi all’inizio del ventunesimo secolo; auguro alla bambina del telegiornale di ricevere altrettanto amore, considerazione e accoglienza e chiedo di pregare il Signore per lei, che non vuole le malattie o il male dei suoi figli e delle sue figlie, anzi talvolta guarisce gli ammalati quando glielo chiediamo con fede e comunque sempre ci ama con tenerezza materna, la stessa tenerezza della mamma di Paola e di questa meravigliosa creatura conosciuta oggi, di cui purtroppo non ricordo il nome, ma la cui storia, come la storia di molti altri, chiunque ha un minimo di carità dovrebbe portare nel proprio cuore sensibile, testimoniando con la medesima forza l’amore di Dio, la fiducia nel suo amore salvifico che si manifesta attraverso certe anime elette, attraverso la loro vita donata al prossimo.

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