Tanta mancanza che affievolisce
il desiderio di trovare negli altri la compassione e l’attenzione; durata
incomprensibile di ore che non terminano, come se il tempo si fosse fermato per
attendere il passaggio di chi lo possa considerare ancora come qualcosa di suo,
di proprio. Esproprio di momenti che cercavano l’assoluto ma che invece hanno
trovato il nulla, un nulla morbido come la seta avvolgente di solitudine:
solipsismo espropriante che tutto togli a chi nel destino ti trovò con gli
occhi aperti; guardavi ma senza la grande compassione del samaritano chinatosi
sulla sofferenza per lenire, per confortare o più semplicemente per esserci,
per essere vicino al dolore. Non c’è creatura esente dal dolore di sentire il
dolore, ma rare sono le creature che sentono il dolore dei prossimi viventi, di
coloro nel cui petto batte un cuore fatto di carne come il cuore proprio…
mandare avanti a sé buone azioni, costruendosi un tesoro in Cielo, un tesoro
incorruttibile che durerà per la vita eterna, vita in cui un cuore di carne non
batterà più: il dolore vuole essere la buona azione, un’azione come il dolore è
accettata, ma non preghiera, poiché a cosa serve se uno manca di profonda e
vera compassione. Digiuno e preghiera senza compassione sono azioni vuote e
sterili, non servono a niente; la compassione verso il tuo simile, salverà dall’inferno
te e il tuo simile, ma è da te che deve venire la volontà. Cerca dentro di te e
troverai… troverai te e la tua compassione. Dio è la Compassione, se lo trovi e
se la trovi, avrai trovato tutto, ogni bene; grande è il merito per la
compassione, per colui che si china sui sofferenti: la salvezza viene dalla
compassione.
✠ Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.
sabato 20 settembre 2014
giovedì 18 settembre 2014
Ti ho amato di Amore eterno
“ Da lontano gli è apparso il Signore: « Ti ho amato di amore eterno, per
questo ti conservo ancora pietà » ”. ( Ger 31:3 ) Prima di sussistere nella
vita temporale esistevamo da sempre nel pensiero di Dio, che la vita nasce per
caso è un grave malinteso; noi esistiamo perché Dio ci ama, non per le
contingenze della natura. Credere che il Signore ci ama è innanzitutto un atto
ragionevole e una espressione di saggezza, le tenebre che avvolgono il mondo
terreno sono le tenebre dell’assenza di Dio. L’amore altro non è che
riconoscere il proprio valore e il valore altrui alla luce della Verità
rivelata, l’amore è il motore che muove tutto l’universo, è la sua bellezza e
la sua perfetta sinfonia. Essere innamorati significa vedere la bellezza fuori
dalla propria persona ed esserne irresistibilmente affascinati e attratti,
tanto da rinunciare a tutto per poterla fare propria, per conquistarla e
diventarne partecipi. L’innamoramento è
uno stato estatico per cui il soggetto viene totalmente assorbito e incantato,
rapito nel profondo del cuore dall’amato o dall’amata; l’innamoramento
autentico non è chimica o meccanica della sensibilità o dell’affezione, ma una
mistica trascendente che porta ad estraniarsi da sé stessi per cadere
nell’oceano dell’infinito gaudio, nella beatitudine estatica, nella visione
dell’amore puro. Amare sul serio significa uscire da sé stessi per incontrare
l’altro, è esattamente come l’atto creativo di Dio nei confronti di ogni
singola anima, da Lui siamo usciti e a Lui dobbiamo ritornare. La realtà non
esiste sul fondamento del nulla, ma sul solido fondamento dell’Amore di Dio.
Tutti sentono l’anelito alla felicità e tutti la ricercano nella vita di
quaggiù, chi in un modo e chi in un altro, ma è Dio che chiama alla felicità
perfetta, una verità che purtroppo è ignorata dalla maggior parte delle anime,
le quali ricercano il bene nelle cose terrene dove si rimane sempre
insoddisfatti, dove l’appagamento è soltanto temporaneo e inconsistente; per
essere felici l’Amore di Dio ci insegna che dobbiamo amare e per amare è
necessario volerlo, senza la volontà di amare non si comincia mai ad amare e ci
si chiude nella solitudine e nell’autosufficienza, per poi cadere in un senso
di vuoto. Dio ci ama dall’eternità perché ci ama nel suo eterno presente senza
alba né tramonto dove noi siamo già, nel giorno beato dell’immortalità, nel suo
Paradiso. Se non amiamo gli altri, come possiamo dire di amare il Signore? Se
non amiamo il prossimo che abbiamo dinanzi, non amiamo Dio che con i sensi non
è percepibile, ma che possiamo conoscere soltanto con il lume della vera fede;
la vera religione ha come suo nucleo vitale l’amore, senza amore non c’è
religione e non c’è sapienza, è qualcosa che diventa soltanto apparenza e
vanità, diventiamo così i più abili ingannatori di noi stessi e ci allontaniamo
dal nostro Creatore, dalla nostra prima cagione, dalla causa del nostro stesso
essere, come lucifero che senza amore conserva la fede, ma che è certamente la
creatura più lontana da Dio, la più distante perché separata, la più sola
perché egocentrica.
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