Sintesi
delle differenze e dei punti in comune tra cattolici, protestanti e ortodossi:
cattolici e ortodossi sono profondamente vicini, mentre i protestanti
appartengono a varie realtà separate. La domanda cruciale è: “ Chi possiede
integralmente la Verità rivelata? ”.
Le
Scritture. I cattolici e gli ortodossi accolgono tutti i 46 libri che
compongono il Canone delle Sacre Scritture, i protestanti solo 39.
La
figura di Maria. I protestanti in genere, a differenza dei
cattolici e degli ortodossi non credono alla verginità perpetua di Maria, né
alla sua immacolata concezione né alla sua assunzione in cielo e non recitano
il rosario. Accettano di Maria solo ciò che è espressamente detto nei Vangeli.
I
sacramenti. La Chiesa cattolica concorda con le Chiese ortodosse
nel riconoscere sette sacramenti anche se ci sono però variazioni nel modo di
amministrarli. I protestanti riconoscono il Battesimo e la santa Cena, che
comunque rimane per loro una mera commemorazione simbolica. Inoltre il divorzio
e il risposarsi sono ammessi in caso di fallimento del matrimonio.
La
dottrina della Grazia. Per la Chiesa di Roma le opere sono
necessarie per meritare la salvezza. Per le Chiese protestanti la salvezza è
dono gratuito di Dio che otteniamo per fede.
I
dialoghi ecumenici degli ultimi anni hanno portato alla dichiarazione congiunta
cattolica-luterana nella quale si supera la contrapposizione e si afferma che
le opere non ci garantiscono la salvezza, ma sono il nostro "sì" al
dono della salvezza che Dio ci offre.
Primato
del Papa o Servizio Petrino. Gli ortodossi e i protestanti non
riconoscono il primato del Papa.
Esposizione
e contenuto della teologia ortodossa in rapporto a quella cattolica.
Dio e Trinità
L'esistenza di Dio, nella
teologia ortodossa, è più sentita che dimostrata. Dio per l'ortodosso non è
un'idea astratta, ma una realtà viva, presente e operante. Quanto alla sua
natura, la ragione umana ha difficoltà a dimostrarla. E’ più facile dire ciò
che Dio non è, che ciò che è. Si conoscono però bene le sue perfezioni e i suoi
attributi, in quanto con questi Egli si è rivelato agli uomini. Non è quindi il Dio
ignoto dei filosofi, ma un Dio vivo che si rivela e agisce.
La Trinità delle persone in Dio
è insegnata e creduta esplicitamente sia dalla Chiesa ortodossa che dalla
Chiesa cattolica. Solo nel modo di esporla la teologia ortodossa diversifica
alquanto dalla teologia cattolica.
Creazione
e peccato originale
La dottrina ortodossa sulla
creazione, sia del mondo sia dell'uomo, è perfettamente identica a quella
cattolica. Con la parola mondo s'intende non solo il mondo visibile
(terra, astri, ecc.), ma anche il mondo invisibile (cioè angeli, la cui
dottrina occupa nella Chiesa orientale un posto ancor più grande che nella
Chiesa occidentale).
Alquanto diversa è invece la
dottrina sul peccato originale. In Occidente ha prevalso la dottrina di
Sant'Agostino, che vede la responsabilità di tutti gli uomini nel peccato di
Adamo. In Oriente, invece, si preferisce ammettere che non è la colpa che passa
nei singoli uomini, ma la conseguenza della colpa, la cui imputazione rimane
circoscritta al solo Adamo.
Incarnazione
e redenzione
Mentre la teologia occidentale
vede nella redenzione prevalentemente la liberazione dal peccato, quella
orientale vede invece la divinizzazione della natura umana, mediante
l'assunzione di questa da parte di Cristo nell'incarnazione.
Solo nel sec. XVI e XVII fu
accolta dai teologi ortodossi la dottrina di Sant'Anselmo della soddisfazione
infinita offerta dal sacrificio della croce, ma i teologi più moderni sono
sempre maggiormente propensi a respingere questa dottrina in quanto formula
giuridica e antropomorfica.
Mariologia
La dottrina ortodossa sulla
Madonna si trova enunciata nel Catechismo greco ortodosso, pubblicato nel
1928 da Callinico, arcivescovo di Tiatira, dove si legge: "La nostra
Chiesa chiama la benedetta Maria "Madre di Dio", perché veramente essa
ha generato Dio; "Immacolata" perché essa fu purificata da ogni
macchia dalla discesa dello Spirito Santo in seguito alla visita dell’Angelo;
"sempre vergine", perché essa ha conservato la verginità prima,
durante e dopo il parto".
Come si vede, a parte la
singolare dottrina che sostiene l'immacolatezza della Madonna solo a partire
dall'Annunciazione, per tutto il resto concorda con la dottrina cattolica.
Circa l'Assunzione corporea in
cielo della Madonna, anche se essa non viene trattata esplicitamente dai
teologi ortodossi, rimane il fatto che la liturgia bizantina ne celebra il
ricordo fin dal V secolo. E siccome in Oriente la liturgia è veramente
considerata regola di fede, non c'è dubbio che anche questa verità
mariologica faccia parte del deposito comune delle verità di fede professate
dagli ortodossi e dai cattolici.
Escatologia
e novissimi
Sulla sorte delle anime dopo la
morte, vi sono molte divergenze con la dottrina cattolica. Generalmente i
teologi ortodossi negano che alla morte segua subito un giudizio definitivo sul
destino eterno dell’anima e sono invece inclini ad ammettere che il giudizio,
cosiddetto particolare dai cattolici, sia solo un giudizio
provvisorio, per il quale l'anima si limita a prendere conoscenza del premio, o
della pena che ha meritato.
In attesa del giudizio finale.
le anime dei morti rimarrebbero in uno stato intermedio detto ade, in cui
non possono né meritare né espiare: possono però essere aiutate a cambiare la
loro situazione e a essere liberate, anche dal peccato mortale, dalle preghiere
e dai suffragi dei vivi. Unica condizione, che non siano morte in stato di
disperazione.
La dottrina ortodossa sulla
condizione intermedia dell’anima esclude perciò l’idea di un purgatorio, così
come è concepito dalla teologia occidentale. Diffusa è pure l’opinione che non
si possa parlare di pene eterne di peccato esterno. Pochi tra gli ortodossi
sono disposti ad ammettere tranquillamente e in senso assoluto, che vi siano
anime dannate in eterno: ciò sarebbe contrario all’immenso amore di Dio.
La gente semplice prega per
tutti i morti, credendo che Dio possa strappare dalle pene dell’inferno anche
il più grande peccatore.
I
SACRAMENTI
Come la Chiesa cattolica anche
l'ortodossa ha una teologia sacramentaria che ammette l'esistenza di riti
particolari, detti in greco misteri e in latino sacramenti, i quali,
secondo una definizione abbastanza comune, sono azioni sacre istituite da
Cristo e compiute dai suoi ministri, le quali contengono la grazia invisibile
di Dio e la comunicano mediante un segno visibile. Per quanto riguarda il
numero dei sacramenti, tutta la tradizione ortodossa concorda con quella
cattolica nell'ammetterne sette. Quanto al carattere indelebile di alcuni, esso
viene universalmente ammesso per il Battesimo, non da tutti per la
Confermazione e l'Ordine sacro.
A) Battesimo
Anche per gli ortodossi il
Battesimo è il primo dei sacramenti e di tutti il più necessario, perché per
esso si viene introdotti nella Chiesa. Ministro del Battesimo è sempre il
sacerdote; il laico ortodosso solo in caso di necessità.
A differenza dei cattolici,
presso gli ortodossi il sacramento viene amministrato per immersione. (1)
Quanto alla validità del
Battesimo dei cattolici romani, oggi essa è universalmente accettata; non così
in passato. Tuttavia non mancano qui e là casi di ribattezzazione. Come la
chiesa cattolica, così anche quella ortodossa ammette la possibilità di sostituire
al Battesimo di acqua il Battesimo di sangue, cioè il martirio.
(1) Da notare che nel nuovo
Rituale Romano dell'Iniziazione cristiana si richiama: «Si può legittimamente
usare sia il rito di immersione, segno sacramentale che più chiaramente esprime
la partecipazione alla morte e risurrezione di Cristo, sia il rito di
infusione» (Introduzione generale, n. 22; cfr RICA, n. 220).
B) Cresima
Nella Chiesa ortodossa la
Cresima segue immediatamente il Battesimo e generalmente viene conferita nel
corso della stessa celebrazione. Essa viene conferita dallo stesso ministro che
è il sacerdote, e la sua amministrazione non è riservata al Vescovo. La materia
della Cresima è costituita dal sacro crisma che è olio di oliva
purissimo mescolato a una gran quantità di sostanze aromatiche, consacrato
dal vescovo, il Giovedì santo, ogni sette anni.
La formula consiste nelle
parole: "Sigillo del dono dello Spirito Santo" e l'unzione
viene fatta non solo sulla fronte, ma anche su occhi, narici, orecchie, bocca,
petto, mani e piedi. Contrariamente alla Chiesa cattolica, gli ortodossi
ammettono che la Cresima si possa reiterare quando si tratta di apostati che
ritornano alla loro fede.
C) Eucaristia
La dottrina della presenza reale
di Cristo nell'Eucaristia è chiaramente espressa nella lettera che i patriarchi
orientali inviarono nel 1723 ai vescovi anglicani.
"Noi crediamo - essi
scrissero - che in questo sacramento N. S. Gesù Cristo non è presente solo
simbolicamente o figurativamente, ma veramente e realmente, così che dopo la
consacrazione del pane e del vino questi, quanto allo loro sostanza, sono
cambiati e mutati nel vero corpo del Signore".
Quanto al momento della trasformazione
del pane e del vino in Eucaristia, che noi chiamiamo transustanziazione, per
la maggioranza dei teologi ortodossi moderni le parole sacramentali e
l'invocazione dello Spirito Santo, detta epiclesi, formano un tutto
inscindibile.
Circa la materia dell'eucaristia, l'Oriente
propende per il pane fermentato perché lo ritiene più completo, in quanto
considera il lievito come anima del pane stesso e vede in questo meglio
raffigurata la sua dottrina sulla natura umana completa di Cristo, anima e
corpo.
La Chiesa ortodossa non
condivide l'uso della Chiesa latina della comunione sotto una sola specie e
anche qui essa è aderente alla sua dottrina del Cristo totale, secondo la quale
il Signore nell'Eucaristia si forma un corpo di pane e lo anima col suo sangue. (2)
(2) Anche per quanto riguarda
la comunione sotto le due specie i richiami nei libri liturgici della
rinnovata liturgia di Rito romano sono sempre più frequenti: cfr IGMR, nn. 56
h, 118, 240-252; Precisazioni CEI, nn. 10-11).
D) Penitenza
Ministro della Penitenza, anche
per la Chiesa ortodossa, è il sacerdote. Nel medioevo era diffuso l'uso di
confessarsi a monaci non sacerdoti e di ricevere da loro l'assoluzione, ma
questo abuso fu combattuto dai teologi e condannato dalla Chiesa ortodossa.
La penitenza che il sacerdote
impone dopo la confessione, le cosiddette epitimie secondo l'attuale
dottrina teologica ortodossa, non hanno carattere soddisfatorio, ma soltanto
pedagogico, perché il sacramento cancella anche le pene.
Per questo motivo la Chiesa
ortodossa ignora e rifiuta la dottrina cattolica delle indulgenze.
E) Ordine sacro
L'Ordine nella Chiesa ortodossa
comprende tre gradi: diaconato, presbiterato ed episcopato. Anticamente,
la Chiesa ortodossa riteneva che la consacrazione, una volta ricevuta, fosse
incancellabile e quindi l'ordinazione non si potesse reiterare. Oggi i teologi
ortodossi sono inclini ad ammettere che l'Ordine sacro non abbia carattere
indelebile e che lo si possa perdere per degradazione o per rinuncia.
Riguardo alla validità di
ordinazioni fatte da vescovi non ortodossi, compresi i cattolici, la Chiesa
ortodossa non ha tenuto una condotta costante; talvolta le ha respinte,
talvolta le ha accettate.
F) Matrimonio
Il Matrimonio viene definito
nella teologia ortodossa: "il sacramento per il quale, mentre il sacerdote
pone l'uno nell'altra la mano degli sposi e implora su di loro lo benedizione
di Dio, la grazia divina scende su di loro e li unisce indissolubilmente per
tutta la loro vita, per il mutuo aiuto e per la generazione dei figli in
Cristo". In questo modo, secondo la concezione ortodossa, il ministro del
sacramento è il sacerdote e non, come nella Chiesa cattolica, gli sposi. Tale
concezione però è solo della teologia ortodossa recente, perché in passato si
intendeva che i ministri del sacramento fossero gli sposi stessi.
Esiste invece un profondo
contrasto tra la dottrina cattolica e quella ortodossa per ciò che riguarda
l'indissolubilità del matrimonio. Secondo la teologia ortodossa, infatti, il
matrimonio può essere sciolto ove intercorrano alcune ragioni. Quante e quali
siano queste ragioni è difficile poterlo dire, in quanto la prassi ortodossa
varia da Chiesa a Chiesa e talvolta da regione a regione all'interno di una
stessa Chiesa.
G) Olio santo
Dalla teologia ortodossa l'Olio
santo viene definito il sacramento per il quale il sacerdote unge con olio
l'infermo e implora la grazia di Dio per la guarigione dalla malattia corporale
che l'affligge e, insieme, dai mali spirituali che spesso sono la causa di quelli
materiali. L'olio necessario per le unzioni deve essere consacrato ogni volta e
questo rito comporta la presenza di sette sacerdoti, i quali poi procedono
all'unzione dell'infermo. Da notare che spesso l'amministrazione di questo
sacramento viene fatta anche fuori dei casi di malattia e talvolta è un rito
che si compie il Giovedì santo su tutti i presenti, oppure in altre particolari
circostanze.
DOTTRINA
SULLA CHIESA
La Chiesa, nella dottrina
ortodossa, più che una società è concepita come una comunità di credenti, alla
quale appartengono di diritto quanti sono battezzati in Cristo. Capo di questa
comunità non può essere un uomo, ma solo il Signore Gesù Cristo. Suoi vicari,
nelle singole Chiese particolari, sono i vescovi eletti dallo Spirito Santo
come successori degli apostoli.
Le Chiese locali, presiedute
dai propri vescovi, sono unite dall'identità della loro fede e della loro
testimonianza. L'unità della Chiesa si ha quindi, secondo gli ortodossi,
dall'unità dì fede e non dall'unità di amministrazione gerarchica.
PRINCIPALI
PUNTI DI DIVERGENZA
Secondo quello che può
ritenersi l'insegnamento comune dei teologi ortodossi, i punti di divergenza
fra la dottrina ortodossa e quella cattolica sarebbero attualmente i seguenti:
1) La Processione dello Spirito
Santo, che dai cattolici viene attribuita congiuntamente al Padre e
al Figlio, mentre dagli ortodossi viene attribuita solo al Padre. La storia di
questa controversia è molto antica. La tesi della Processione dello
Spirito Santo dal Padre e dal Figlio ("Filioque", in latino, da
cui il nome della questione) venne fatta propria da Sant'Agostino e da altri
Padri occidentali, mentre la formula"a Patre per Filium" venne
invece seguita dai bizantini. Per molto tempo essa non diede luogo a
particolari dispute. Durante il medioevo questa controversia continuò ad
agitare i teologi, sia greci che latini, e a nulla valsero gli accordi
raggiunti nei Concili di Lione (1274) e di Ravenna - Firenze (1438-39). Oggi la
questione ha perduto molto della sua acredine polemica.
2) L'aggiunta della parola
"Filioque" al Credo, venne fatta dai latini, ma non ritenuta
legittima dagli ortodossi. La storia di questa aggiunta non è ben chiara. Non
esiste, infatti, né un concilio, né un documento pontificio che ne abbia
autorizzato l'inserzione. La sentenza più comune indica la Spagna come il luogo
dove, per primo, si sarebbe verificata questa aggiunta verso la fine del sec.
VII. Dalla Spagna questo uso sarebbe passato in tutto il mondo latino, con
l'apporto di Carlo Magno, dopo la sua incoronazione a imperatore del Sacro
Romano Impero, e dove dalla Chiesa romana sarebbe stato fatto proprio verso la
fine del sec. VIII.
3) La controversia delle parole
consacratorie o epiclesi. Secondo i cattolici occidentali la consacrazione
eucaristica avviene con le sole parole: "Questo è il mio corpo [...]
Questo è il mio sangue...". Secondo gli orientali a queste parole
bisogna aggiungere la speciale invocazione allo Spirito Santo, detta epiclesi.
La questione dell'epiclesi ebbe
come sostenitori acerrimi i greci, i quali però, più che su argomenti teologici,
basavano la loro spiegazione su argomenti liturgici. I latini si rifacevano, e
insistono ancora oggi, sull'antichità della loro dottrina, che è di molto
anteriore alla controversia sollevata dai greci.
4) La dottrina del
purgatorio e dell'escatologia. La controversia su questo argomento sorse
molto tardi, verosimilmente agli inizi del sec. XII e venne molto dibattuta
durante il Concilio di Firenze (1438). Fin da allora si erano formate due
correnti tra i teologi greci: alcuni negavano recisamente l'esistenza del
purgatorio e ne respingevano perfino il nome; altri, sotto la guida del
cardinale Bessarione, si limitavano invece a dissentire dai latini solo per
quanto riguarda la reale pena del purgatorio, se cioè essa consistesse nel
fuoco o in qualche altra privazione.
5) il dogma dell’Immacolata
Concezione di Maria. Anticamente la teologia bizantina non aveva mai posto in
dubbio questo particolare privilegio di Maria, anche dopo la separazione delle
Chiese. Tuttavia non sono mancati teologi, specialmente russi, che a partire
dal sec. XVI, sotto l'influsso della teologia protestante, hanno cominciato a
esprimere certe riserve. In realtà esiste su questo punto un certo divario
anche fra i teologi ortodossi.
6) La dottrina sul primato
romano e sull'infallibilità pontificia. Questo punto, che i teologi
ortodossi unanimemente non vogliono riconoscere e che in definitiva costituisce
la ragione della loro separazione dalla Chiesa romana, è l'unico grande
ostacolo alla riunione.
A proposito del primato romano,
alcuni anni fa il patriarca dì Mosca, Pimen, affermava: "La questione
del primato di Roma resta sempre lo scoglio sullo via dello riunificazione
organica delle nostre Chiese..." e, nel 1992, in un'intervista
rilasciata a Jesus, anche il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo,
ha dichiarato: "E’ sempre questa questione che maggiormente ci
separa".
La storia di questa
controversia ha inizio praticamente con il patriarca Fozio (sec. IX). Prima di
lui non erano mancati dissidi fra la Chiesa bizantina e la Chiesa romana, ma
nessuno mai aveva posto in dubbio l'autorità del Vescovo dì Roma su tutta la
Chiesa.
Conseguenza prima della
negazione del primato del Papa è il non riconoscimento dell'infallibilità
pontificia, che venne proclamata come dogma di fede nel Concilio Vaticano I,
del 1870. E a proposito dell'infallibilità pontificia, alcuni anni fa, ancora
il patriarca Pimen ebbe a dire: "Effettivamente questo dogma
costituisce l'ostacolo principale per il dialogo attuale tra le Chiese
ortodossa e cattolica romana, poiché qui noi vediamo due concezioni differenti
del 'ecclesiologia".
Concludendo...
Dopo aver studiato per lunghi
anni le differenze tra cattolici e ortodossi, quelle stesse di cui abbiamo parlato,
il filosofo russo Vladimir Solov'ev giunse a questa consolante conclusione: "Cattolici
e ortodossi continuano immutabilmente a essere membri dello stessa Chiesa di
Cristo, una e indivisibile. Benché separati non hanno cambiato il loro rapporto
con Cristo e con la sua Grazia misteriosa. Da questo punto di vista, non
dobbiamo nemmeno preoccuparci della riunione, perché siamo già una cosa
sola".