C’è
qualcosa nella dottrina di Gesù che emerge da tutto il Vangelo, il
suo interesse rivolto all’interiorità dell’uomo e il suo
detestare la vanità e le apparenze. Gesù libera dal male ma ci dice
anche che la liberazione inizia con la nostra conversione personale,
in cosa consiste la conversione? Semplicemente nel conformare la
propria vita ai Comandamenti o meglio tendendo ad essi, conformando la coscienza ad un ordine morale che viene dall’alto, che supera la natura con la sua componente di corruzione. Una persona che ama Dio necessariamente
ama i suoi Comandamenti e gli riesce facile osservarli, anzi metterli
in pratica ogni giorno in un itinerario di conversione. Chi disprezza
i Comandamenti non riconosce più negli altri coloro ai quali è
dovuta la compassione e la stima, ha perso di vista il valore
dell’altro, non si riconosce nell’ideale cristiano. Gesù ha
perdonato tutte quelle persone che avevano un’apertura di cuore,
non ha potuto perdonare coloro che come gli scribi e i farisei si
ritenevano esenti da qualsiasi colpa pur commettendone di gravi; il
senso del perdono risiede nella contrizione, nel riconoscere di aver
commesso il male o di vivere abitualmente nel male, non può essere
perdonato da Dio colui che non vuole il perdono, e chi è colui che
non vuole il perdono? La persona che si sente apposto, che si sente
al di sopra delle proprie responsabilità nei confronti del prossimo,
quindi chi offende gravemente i Comandamenti. Ai condannati a morte
di certe epoche i monaci e i preti offrivano il Crocifisso da baciare
prima dell’esecuzione, quel semplice gesto a cui si accomunava la
contrizione portava alla salvezza dell’anima, come per il buon
ladrone crocifisso assieme a Gesù. Vivere il Vangelo significa
vivere il mondo interiore, è un rivolgere l’attenzione alle realtà
invisibili, quelle dell’anima, ha inizio da un atto di fiducia e
abbandono; vivere il Vangelo è accorgersi del valore dell’altro
per distogliersi de sé e guardarsi dentro, questo è il cuore del
Vangelo: ama il tuo prossimo e dimostralo coi fatti, il resto è
banale retorica e si sa che molto spesso le parole non sono altro che
una nuvola di fumo che si disperde. Dio conosce ciascuno di noi,
conosce la verità riguardo a ciascuno di noi, per Lui l’ipocrisia
è un vetro trasparente, infatti Dio guarda al cuore e soltanto Lui
giudica e retribuisce, nessuno lo può ingannare per quanto abile sia
ad ingannare gli uomini. Dio ama la verità tanto da identificarsi
con essa e non in una proposizione filosofica, ma bensì in chiave
ontologica: Via, Verità e Vita dice di sé.
✠ Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.
domenica 20 agosto 2017
martedì 15 agosto 2017
Che cos'è l'amore tra due persone
Talvolta
le alchimie della mente ingannano la consapevolezza che abbiamo della
realtà, quando sentiamo amore nei confronti di una persona anche gli
aspetti negativi che a poco a poco si rivelano nel tempo risultano al
cuore irrilevanti; c’è un vecchio detto che recita così: “L’amore
è cieco”, ma quando l’amore non è un illudersi apre gli
occhi ad una nuova dimensione, rende capaci di vedere l’invisibile,
questa capacità innata che ognuno può affinare si chiama empatia,
cioè la capacità di vedere dentro le persone, di ascoltare il loro
cuore nel proprio. L’empatia purtroppo porta in sé una grande
capacità di sofferenza, non si può amare il prossimo a cominciare
dalle persone che ci stanno più vicine, senza esperimentare il
dolore dell’anima. Le cronache ci parlano spesso di uomini che
fanno del male alle donne, di donne che hanno amato uomini che si
sono rivelati malvagi, non malati psichici come vorrebbe qualcuno,
bensì malvagi, dei manipolatori perversi, dei violenti. La violenza
nei confronti di una persona, che sia violenza fisica o psicologica,
non è mai amore o affezione amorosa, è senza ombra di dubbio una
forma di odio, è prevaricazione del forte sul debole; l’amore non
fa del male al prossimo, non fa del male a nessuno e quelle donne che
si innamorano di uomini violenti sono state ingannate e meritano
comprensione e aiuto. L’amore non strumentalizza l’altro, e
nemmeno il suo corpo che non è una cosa come si intende nella
pornografia o nella prostituzione, il corpo di una persona è parte
della sua dignità, va trattano con assoluto pudore e deve servire
agli scopi nobili della vita nella castità, è spirituale e
trasmette al prossimo l’anima con i suoi attributi. Il vero amore
manifesta mansuetudine e tenerezza, protezione e la forza di un
sentimento sincero che per sé non domanda nulla. L’amore tra un
uomo e una donna è autentico se tra i due vi è reciprocità benigna
e volontà di amarsi fedelmente, rispetto e abnegazione, inoltre è
autentico se tra i due vi è apertura agli altri, quell’apertura
propria dei cristiani che si chiama carità. Senza amore la civiltà
crolla, come accadeva nelle epoche antiche, senza amore che è
desiderio del bene altrui la civiltà diventa un groviglio di serpi.
Non si può amare a parole, si deve amare con i fatti. La società
degli uomini è così cattiva che questo breve discorso appare come
un assurdo vaneggiamento, come la proposta morale di uno sciocco: l’esperienza
smentisce ogni proposito positivo, ma è bello sperare che le cose
cambino.
domenica 13 agosto 2017
Le tre gemme della luce
Raikoh
era un principe, l’ultimo discendente di una dinastia decaduta;
combatteva con coraggio le ombre nere, delle creature malefiche
intente a mettere gli uni contro gli altri i figli degli uomini. Le
ombre nere vagabondavano dappertutto sul vasto territorio che riuniva in
sé la gloria dei sette regni, cercavano chi ingannare persuadendo i
malcapitati a odiare chi la propria moglie, chi il proprio marito,
chi la madre o il padre, chi i figli, chi gli amici o coloro che si
hanno accanto da una vita per i più disparati motivi e nei cui
confronti da sempre si prova affetto. Raikoh era anche un cacciatore, viaggiava instancabile attraverso i sette regni con un unico scopo, quello di
mandare in frantumi i piani delle ombre nere. Possedeva l’arma con
cui poter combattere e distruggere le ombre nere, quest’arma
risiedeva in tre gemme mistiche: il suo cuore puro, la preghiera del
salterio angelico e l’amore per il prossimo. Le ombre nere avevano
un capo, colmo di odio, invidioso e molto superbo, che prima del
sorgere di ogni alba, ancora immerso nelle tenebre della notte,
chiedeva conto ai succubi di ogni perfido misfatto; un succube del
tenebroso gli domandò: “L’Innominabile ha molte anime che
pregano e c’è troppa luce che ci spaventa e ci scaccia, cosa
dobbiamo fare?”, ed egli rispose: “Fateli disperare della
vita affinché si ripieghino su sé stessi e smettano di pregare”,
“Abbiamo provato ma qualcun altro prega per loro e la speranza
rimane sempre accesa”, allora il tenebroso con voce rauca e
rabbiosa così disse: “E’ la grazia che rimane accesa nel
cuore degli eletti, è la perseveranza, è la buona volontà, tutto
questo bene è qualcosa che mi disgusta!”. “E quel
Raikoh?”, “Fate in modo che lo uccidano, perché costui
conosce la Verità”. E le ombre nere si misero alla ricerca del
principe aureo con la convinzione che gli idolatri amanti del mondo, avendo in
odio ogni cosa spirituale, accorgendosi del benedetto lo avrebbero
perseguitato con odio veemente e lo avrebbero ucciso così da
favorire la loro opera seduttrice. Raikoh era intento a purificare
una vasta area dove sorgevano abitazioni rurali, case in cui
abitava gente semplice ma buona; le ombre nere lo videro da lontano e
scorsero la luce, quindi non si avvicinarono troppo. Non troppo
lontano c’era anche la casa di un uomo solitario che nel passato
commise tanti gravi peccati per il desiderio del denaro e del potere,
andarono da lui. “La luce prevale un po’ ovunque e tu da
sempre sei nostro, noi ti promettiamo grandi tesori se farai morire
quel tale”. Allora l’uomo si alzò e si mise subito in
cammino. Trovato Raikoh il quale come sempre era pacifico,
inoffensivo e indifeso, estrasse uno stiletto acuminato intriso del
veleno letale di una serpe rossastra; avvicinandosi senza timore e
senza alcuna difficoltà lo trafisse al cuore e il giusto che amava
la Verità cadde. Un angelo del Signore lo vide e lo prese tra le sue
braccia per portarlo in Paradiso, l’angelo pianse e si turbò per
la durezza del cuore di quell’uomo solitario, era un uomo cattivo.
Ma l’angelo ricevette un comando e lo riaccompagnò sulla terra,
l’angelo disse a Raikoh: “Ti è stato concesso del tempo per
portare la luce anche a quell’uomo che ti ha ingiustamente
trafitto”, ed egli sorrise dicendo: “Lo voglio con me in
Paradiso”. Qualche anno dopo l’uomo fu liberato dalle catene
delle ombre nere e pianse per tutto il male che aveva fatto, il suo
cuore trovò la pace e la preghiera rifulse perché luce. Con il
trascorrere del tempo la luce rifulse vittoriosa nei sette regni, perché la
grazia e la preghiera oramai permeavano le menti e i cuori di
numerose persone e la Verità fu conosciuta e amata, non ci fu più
posto per le ombre nere che tornarono nell’abisso da dove erano
venute, tornarono laggiù in quel pozzo immenso, orrido e sinistro
dove ad attenderle sedeva sul suo trono il tenebroso, che non smise
mai di odiare e di maledire.
giovedì 10 agosto 2017
Le comunità del diavolo
C’era
una volta una comunità religiosa dove ciascuno aveva a cuore la
felicità terrena, in gruppo chiedevano a Dio i beni materiali in
cambio di una miserevole lode. La testimonianza di chi si riteneva
benedetto dal Cielo consisteva nel redarre la lista dei benefici che
il Signore aveva concesso nella sua bontà; nel loro pensiero
malinteso, falso e contorto finché Dio gli elargiva ciò che li
rendeva felici andava pregato e amato, appunto perché buono. Accadde
un giorno che la menzogna fu smascherata, appena fecero esperienza
della Croce di Cristo, sì perché Dio è un Dio crocifisso che non
ha mai promesso a nessuno la felicità terrena, i beni materiali, il
successo o la salute del corpo, né tantomeno il piacere che molti
uomini perseguono avidamente. Un antico motto riguardante la Croce recita così : “Se l’accogli ti sostiene, se la rifiuti ti
schiaccia”, e poi tutti dovrebbero sapere che chi ama veramente
Gesù ama la Croce e la porta volentieri e con gioia, e chi ama
veramente il prossimo vede nelle sue sofferenze e nelle sue
umiliazioni il tanto benignissimo Gesù e ne prova compassione e il
desiderio di fare come ha fatto il Cireneo sulla via dolorosa, di
fare come ha fatto la Veronica e di stare accanto alla Madonna in
lacrime come il giovanissimo apostolo Giovanni. Quando sopraggiunse
la sciagura, prima in un modo e poi in un altro, tutti bestemmiarono
Dio in faccia, anzi pervennero alla pervicace convinzione che Dio sia
soltanto un personaggio di fantasia, anzi peggio che Dio sia cattivo;
ciascuno di quei poverini arrivò ad affermare con assoluta
blasfemia: “Un Dio così io non lo voglio!”, e in cuor
loro lo rinnegarono giustificandosi con queste sciocche parole: “Noi
scegliamo la vita”, in realtà commettendo un grave peccato
scelsero satana che tutto contento si prese quel malloppo di anime.
Da gregge di pecorelle divennero caproni, e il buon pastore divenne
il lupo rapace. La vita è passeggera e per tutti coloro che vengono
al mondo è un tempo di prova, è il tempo concesso dalla divina
provvidenza per dire di sì al Signore oppure per rifiutarlo, è il
tempo per credere e per convertirsi oppure per cadere sempre più nel
peccato e nell’impenitenza. Di fronte alla libertà dell’uomo
l’onnipotenza di Dio è annichilita, diventa un nulla, tanto è
profondo il rispetto e alta la considerazione che Egli ha nei nostri
confronti: non siamo burattini, siamo creature nobili e l’amore è
davvero autentico se procede da una mozione della nostra volontà,
come recita una preghiera ebraica: “Ti siano gradite Signore le
mie parole e le espressioni del mio cuore”; la libertà e la
volontà stanno alla base della nostra dignità di persone, senza
libertà non si può scegliere di amare, senza libertà non ci
sarebbe amore… purtroppo con la libertà c’è anche il male, che
è un grande mistero e che deturpa l’opera del Creatore. Il Signore
permette il male, ma ciò non significa che lo voglia, lo permette
per delle ragioni che all’intelligenza umana resteranno sempre
quasi del tutto ignote.
sabato 5 agosto 2017
Del saggio e del folle
Quando
guardiamo il volto di una persona cara a cui vogliamo bene, che cosa
scorgiamo? Quando un ragazzo si innamora di una ragazza, che cosa
scorge nei suoi occhi? Quando incontriamo una persona che soffre e ci
domanda aiuto, che cosa sentiamo dentro di noi? Le risposte a queste
domande sembrano scontate ma non è così, per ciascuno di noi ad
ogni domanda corrisponde una risposta differente, per ciascuno di noi
è differente il modo di sentire il prossimo e di relazionarci con
gli altri. Spesso entriamo in contatto con chi ci circonda e non
proviamo alcun sentimento: nei confronti di uno sconosciuto che viene
oppresso o vilipeso, noi che cosa proviamo? Qualcuno potrebbe anche
rispondere ‘niente’. Al mondo non c’è quasi nessuno che ama il
suo prossimo, i benefattori che predicano l’amore per il prossimo
sono i primi a vivere in un cinismo spietato, spesso è così.
Dovremmo pensare che l’altro è come noi e provare a stare nei suoi
panni per convincerci a fare qualcosa per aiutarlo, questo
atteggiamento di fondo ci rende veramente umani. La sensibilità che
ci spinge a compatire qualcuno che attraversa una situazione
difficile, una situazione di solitudine e di disagio, quella
sensibilità che talvolta ci fa piangere, è un connotato saliente
dell’amore. Chi ama per davvero non può che essere una persona
sensibile, altruista e generosa, che sa uscire da sé stessa ed è
capace di pensare anche al bene delle persone che incontra attraverso
l’itinerario della propria vita. Quante persone sono fatte così?
Se guardo a me stesso dovrei sperare di essere così, per dimostrare
che le creature umane non sono tutte affette da una malvagità
congenita. Cambiare innanzitutto noi stessi per contribuire a
cambiare il mondo è un’affermazione assurda, perché per cambiare
occorre rinunciare al mondo. Non si può cambiare senza distinguersi
dal mondo e senza farselo nemico. Per cambiare è necessario
rinunciare a quei valori che sono propri della mentalità del mondo e
che sono contrari alle virtù, alla moralità e alla compassione. La
ragionevolezza è dissimile dalla follia, cerca di stare in disparte
mentre il mondo vive di teatralità e apparenza; la ragione cerca dei
significati e delle motivazioni per agire e per agire a fin di bene,
la follia è nociva per sé e per gli altri. La ragione comprende e
sceglie la verità, la riconciliazione e la pace; la follia non
comprende e ostenta conoscenza e buon senso, la follia dice di sé
stessa di possedere la verità mentre quel che possiede è soltanto
il suo orgoglio e la sua presunzione; le persone ragionevoli guardano
a chiunque con benevolenza, sono facili al perdono, sanno piangere
anche per il nemico; le persone folli hanno perso la ragione e la
bussola per distinguere il bene dal male, per agire secondo
coscienza.
giovedì 3 agosto 2017
Gli incubi della notte
Negli
incubi notturni si palesano gli orrori, che non sono le paurose
figure fantastiche della mitologia onirica, bensì i mostri che
abitano quello spazio sottile e labile tra questo mondo e quello
sconosciuto; ogni orrore ha una sua specificità e un suo aspetto,
somigliano a creature grottesche che dai tratti somatici esprimono
odio, hanno una somiglianza vagamente antropomorfa e vogliono sempre
il male, è il loro chiodo fisso. Per allontanare gli orrori si porta
indosso il Crocifisso o una medaglietta raffigurante la Madonna o san
Michele, il Crocifisso è il simbolo della nostra salvezza, è il
Signore che ha sacrificato la sua vita per amore, che ha dato la sua
vita per noi; con questi oggetti benedetti e la preghiera cristiana
che li sacralizza si allontanano gli orrori o perlomeno non li si
asseconda e non si viene sopraffatti dalla loro seduzione. Per
consegnarsi a loro occorre commettere il peccato, e dev’essere un
peccato grave che spegne in noi la carità e ci separa da Dio. Gli
orrori sono molto furbi, conoscono tutte le vulnerabilità della
creatura umana, la sua fragilità e le sue tendenze cattive e se ne
approfittano ad ogni occasione propizia. Gli orrori sono anche molto
forti, nel senso che le loro arti malefiche vanno ben al di là del
mondo di quaggiù che soggiace alle leggi fisiche, come quelle dello
spazio e del tempo, e non c’è un luogo al mondo dove non possano
intrufolarsi abilmente. Li si combatte con le armi della luce, che
sono la preghiera, il sacrificio e l’amore; occorre vigilare sempre
e stare in guardia poiché loro non dormono come noi, non dormono mai
e talvolta entrano nei nostri sogni e cercano di prenderci, ci
desiderano come se fossimo delle prelibatezze culinarie. Quando siamo
svegli non li si può vedere in giro tanto facilmente perché sono
invisibili e si tengono ben nascosti, ma loro sono sempre attorno a noi e ci
guardano con quegli occhiacci perfidi, invidiosi e malevoli. Ricordiamoci perciò
del nostro caro angelo custode, tanto buono e pieno di amore, che ci
sta accanto, che cerca di aiutarci e desidera essere invocato con
la preghiera, non trascuriamolo perché l’angelo del Signore vuole
il nostro bene e la nostra salvezza; se i demoni ci attorniano
chiamiamo lui o gli altri angeli come san Michele affinché non
manchino di aiutarci, difendendoci e liberandoci dalle loro trame
oscure talvolta intessute con la complicità di uomini empi. Gli
angeli sono poco invocati con la preghiera cristiana, oggigiorno sono
poche le persone che trovano buona e confortante la preghiera,
occorre sapere che qualsiasi preghiera è ascoltata e chi ascolta le
nostre preghiere ci ama molto, pregare non costa tanta fatica ed è
la risposta giusta al male che ci circonda o che subiamo, è
indifferente che siano demoni oppure uomini i responsabili; noi
preghiamo ritagliandoci tanti momenti preziosi durante il tempo che
Dio ci dona da vivere, preghiamo esercitando le tre grandi virtù cristiane che
sono la fede, la speranza e la carità, inoltre domandiamo nel
combattimento tanta pazienza e anche la virtù della fortezza. Dio ci
ama e ci pensa sempre, amarlo e pensarlo è da persone savie.
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