Baruch Spinoza 1632-1677
Testo tratto dall’Opera filosofica “ Etica ”
Prop. 11.
Dio, ovvero una Sostanza che consta di infiniti attributi, ognuno dei
quali esprime un’essenza eterna ed infinita, esiste necessariamente.
Dimostrazione: Chi nega questa proposizione provi, se è possibile,
a pensare che Dio non esista. La sua essenza, in questo caso, non implicherà
l’esistenza (Ass. 7). Ma questo è assurdo (Prop. 7). Dunque Dio esiste
necessariamente.
Altra dimostrazione: Di ogni cosa si deve - se si voglia osservare
il mondo in una prospettiva razionale - individuare la causa, o ragione, tanto
dell’esistenza, quanto della non esistenza. P.es., se un triangolo esiste ci
dev’essere una ragione, o causa, per cui esso esiste; e se non esiste deve
parimente esserci una ragione, o causa, che impedisce che quel triangolo esista
o che elimina la sua esistenza. Questa ragione o causa deve trovarsi o nella
natura della cosa considerata o fuori di essa. P.es., la ragione per cui non
esiste un circolo quadrato è indicata dalla stessa natura della cosa in esame:
che, ovviamente, implica una contraddizione. Così ancora, sebbene all’inverso,
la ragione dell’esistenza della Sostanza procede dalla sola sua natura, la
quale appunto implica l’esistenza (Prop. 7). Ma la ragione per cui un certo
circolo, o un certo triangolo, esiste, o non esiste, deriva non dalla natura di questi oggetti, ma dall’ordine di tutta quanta la natura materiale:
dal quale infatti dipende che quella determinata forma triangolare o circolare
o esista necessariamente, o non possa esistere. Queste cose sono evidenti di
per sé. E da esse si deduce che ciò, a cui non ci siano ragioni o cause che
impediscano di esistere, esiste necessariamente. Se perciò non può darsi alcuna
causa o ragione che impedisca a Dio di esistere, o che sopprima la sua
esistenza, si è costretti a concludere che egli esiste necessariamente. Ma se
una tale ragione o causa ci fosse, essa dovrebbe trovarsi o nella stessa natura
di Dio, o fuori di essa, cioè in un’altra sostanza di natura diversa (se
infatti l’altra sostanza avesse la stessa natura, per ciò stesso si ammetterebbe
che un Dio c’è): però una sostanza che fosse di natura diversa non potrebbe aver
nulla in comune con Dio (Prop. 2), e quindi nemmeno potrebbe porre in alto o
sopprimere la sua esistenza. Poiché dunque una ragione o causa che sopprima l’esistenza
di Dio non può trovarsi al difuori della natura divina, essa dovrà necessariamente
trovarsi, se Dio davvero non esiste, nella sua stessa natura, la quale di
conseguenza implicherebbe contraddizione. Ma è assurdo affermare una tal cosa
dell’Ente assolutamente infinito e sommamente perfetto: e dunque non si dà
alcuna causa o ragione, in Dio o al difuori di Dio, che possa sopprimere la sua
esistenza; ragion per cui Dio esiste necessariamente.
Altra dimostrazione: Poter non-esistere è un’impotenza (o un
difetto), e al contrario poter esistere è una potenza (o una forza, o un
vigore, o un dato positivo): la cosa è nota di per sé. Se quindi ciò che già
esiste necessariamente non consiste in altro che in cose finite, si dovrà dire
che degli enti finiti hanno maggiore potenza dell’Ente assolutamente infinito: cosa
evidentemente assurda. Dunque: o non esiste alcunché; o l’Ente assolutamente
infinito esiste, anch’egli, necessariamente. Ma noi,
se non altro, esistiamo, o per nostro potere (cosa che conosciamo impossibile), o grazie all’esistenza di un’altra
realtà che esiste necessariamente (Ass. 1; Prop. 7): e dunque un Ente
assolutamente infinito, cioè Dio (Def. 6), esiste necessariamente.
Chiarimento: Nel passo precedente ho voluto dimostrare
l’esistenza di Dio a posteriori, cioè utilizzando i dati dell’esperienza, al
fine di rendere la dimostrazione meglio comprensibile: non già perché, sullo
stesso fondamento, l’esistenza di Dio non possa dimostrarsi a priori, cioè utilizzando princìpi logici generali. Infatti, se
poter-esistere è un potere, ne segue che quanto più di realtà compete alla natura di una cosa tanto più di capacità di esistere quella cosa ha in sé; e quindi ne segue che
l’Ente assolutamente infinito, cioè Dio, possiede da sé un’assolutamente
infinita capacità di esistere, e perciò esiste assolutamente. Molti forse,
tuttavia, non riusciranno a vedere cosi facilmente la chiarezza di questa
dimostrazione, perché sono abituati a considerare soltanto le cose che sono
prodotte da cause esterne: e, fra queste cose, sembra a loro che quelle che si
producono in breve tempo, ossia che esistono
facilmente, altrettanto facilmente
periscano, mentre, al contrario, essi giudicano difficili a prodursi, ossia non
capaci di esistere così facilmente, le cose che a loro sembrano più complesse.
Invero, per liberarli da questi pregiudizi, non ho bisogno di spiegare in
questa sede sotto quale aspetto è vero il detto ciò che si fa presto, presto anche si
disfa, e nemmeno di decidere se,
considerando la totalità della natura, tutte le cose siano, o no, egualmente
facili: mi basta soltanto notare che io qui parlo non delle cose che sono
prodotte da cause esterne, ma delle sole sostanze, le quali (Prop. 6) non
possono essere prodotte da nessuna causa esterna. Le cose ordinarie, cioè
quelle che sono prodotte da cause esterne, constino esse di molte parti o di
poche, debbono alla forza e al potere della causa esterna tutto ciò che hanno
di perfezione e di realtà: e perciò la loro esistenza deriva non da una loro
perfezione, ma dalla sola perfezione della causa esterna. Una sostanza, invece, non deve ad alcuna causa esterna la qualsiasi perfezione che
essa possieda: per la qual cosa anche la sua esistenza - che quindi non è altro
che la sua essenza - deve procedere dalla sola sua natura. La perfezione di una
cosa, quindi, non si oppone alla sua esistenza, ma anzi ne è la condizione;
mentre al contrario l’imperfezione di una cosa ne rende incerta l’esistenza: e pertanto
non possiamo essere sicuri dell’esistenza di alcuna cosa più di quanto siamo sicuri
dell’esistenza dell’Ente assolutamente infinito ovvero assolutamente perfetto,
che è Dio. Dato infatti che l’essenza di Dio esclude ogni imperfezione ed implica
la perfezione assoluta, questo stesso fatto
elimina ogni ragione di dubitare della Sua
esistenza e ne dà anzi la certezza suprema: come sono sicuro che apparirà
evidente a chiunque vi rifletta un poco.