“ Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida
possiede in sé stesso la vita eterna ”. ( Prima lettera di Giovanni 3:15 )
Se soppesi il tuo cuore e trovi in esso odio verso il prossimo, sappi che in te
non vi è presente la grazia di Dio ma è presente il diavolo con la sua nefasta
influenza, e la tua condizione è quella del peccato mortale; l’odio non è un
banale sentimento, ma è la volontà fredda e ponderata di fare del male all’altro,
l’odio è la radice profonda e spirituale dell’omicidio, l’odio conforma l’anima
umana al maligno e la fa simile a lui, la rende preda dell’inferno. “ Voi che avete per padre il diavolo, e volete
compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e
non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il
falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna ”. ( Gv
8:44 ) Chi cerca il male e la vendetta vuole compiere i desideri di suo padre,
e chi è questo padre padrone, questo tiranno oppressore dei cuori umani? E’
nientemeno che satana; chi cerca il male e la vendetta è un satanista
autentico, anche se ipocritamente non esprime in superficie con coerenza queste
sue convinzioni, è un seguace del diavolo il cui desiderio principale consiste
nel rendere l’uomo quanto più empio possibile e simile a sé, alla propria
natura corrotta e infinitamente lontana dalla bellezza di Dio. Il demonio è
omicida fin da principio perché ha voluto uccidere ogni persona umana
separandola dall’amore di Dio, e ciò come è stato possibile? Ma con la menzogna
propinata ai progenitori all’inizio della nostra storia. La menzogna più perversa e antica è proprio quella del
diavolo, che lo ha trasformato in demòne generando in lui l’inferno, tale menzogna consiste
nel dichiarare riguardo a sé stesso di essere dio al posto di Dio, e di
pretendere come atto dovuto dalle altre creature senzienti l’adorazione
riservata solamente al Creatore, è una persona che afferma falsamente di essere il centro di
tutta la creazione al posto dell’Altissimo, quando non è nient’altro che una creatura
uscita dalle mani del Signore, quindi non ha perseverato nella verità, poiché
in lui non abita la verità, in lui non è presente l’amore di Dio. Tutti i demòni sono bugiardi, dal loro cuore
traggono il falso e la loro malizia si riversa a danno di coloro che desiderano
uccidere, perché l’omicidio e la menzogna sono le caratteristiche peculiari
della personalità di un essere malvagio, lontano un’abisso dall’amore di Dio;
il diavolo è menzognero e padre della menzogna, e i suoi figli sono tutti come
lui, dei bugiardi che testimoniano il falso con il recondito desiderio e la
finalità di uccidere il prossimo, gli uomini bugiardi hanno dentro di sé un
inquilino molto scomodo, che è il principe delle tenebre, satana traditore,
omicida e menzognero, il destino di questi uomini è di essere esclusi dalla
vita eterna, è di andare a finire all’inferno con colui a cui hanno aderito in
cuor loro: omicidio e menzogna sono le arti diaboliche per eccellenza. Bisogna
terrorizzarsi del maligno quando tace, quando fa silenzio e sembra averci
lasciato in pace, vuol dire che forse non ha nessuna necessità di vessarci, di
disturbarci, perché ha fatto suo il nostro cuore, perché ci possiede dentro,
perché ci ha radicalmente conquistato e la sua certezza è quella di portarci con lui
nell’inferno eterno: i demòni quando hanno tra gli artigli il nostro cuore,
solitamente tacciono perché hanno già ottenuto la loro agognata vittoria;
possedere il cuore umano tramite il peccato mortale, vuole dire per satana aver
conquistato la nostra anima e la nostra immortalità, oramai ha ottenuto la sua
preda tenendosela ben stretta e non c’è nient’altro che egli desideri, ci ha
fatto diventare a sua immagine e somiglianza, i figli delle tenebre separati
dai figli della luce. Che altro volete che desideri il maligno? Lui vuole le
anime e fa di tutto per appropriarsene, di qualsiasi altra cosa non gliene importa proprio
niente. Omicidio e menzogna sono gli elementi fondanti della dottrina di satana, il suo vile e meschino
insegnamento per coloro che vogliono ascoltare la sua voce rauca e metallica,
diventando i figli della propria rovinosa perdizione, nelle tenebre fitte dell’odio
impenitente.
✠ Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.
venerdì 26 luglio 2013
lunedì 22 luglio 2013
Matrimonio, adulterio o verginità?
Sposarsi è una vocazione, per
formare la cellula fondamentale della società umana: uomo e donna sono
complementari, cioè creati da Dio Creatore l’uno per l’altra; lo scopo del
matrimonio è l’unità della coppia nell’amore e la procreazione dei figli per
formare nuove generazioni allo scopo di dare continuità all’umanità. La Chiesa
fa del matrimonio un sacramento, quindi segno e strumento per la vita di grazia
del cristiano e della cristiana che abbiano raggiunto la maturità, l’adultità. Il
sacramento del matrimonio è indissolubile per volontà di Dio, quindi secondo la
Legge del Creatore: gli sposi che contraggono matrimonio devono sapere che
stanno facendo un patto per la vita, che la loro unione è per la vita, la
reciproca fedeltà per sempre… spezzare la promessa del matrimonio è andare
contro la volontà di Dio, contro la Legge di Dio, è seguire le pulsioni del
proprio egoismo e del proprio capriccio, è peccare gravemente contro la virtù di
Carità per fare quello che si pensa essere il proprio interesse: significa
cadere nell’errore e nel male dell’adulterio. Cristo nel Vangelo afferma l’indissolubilità
del matrimonio sacramento e la gravità dell’adulterio; oggi l’istituzione della
famiglia è a rischio, è minacciata da tutte quelle forme di convivenza che sono
contrarie all’ordine e alla Legge di Dio: coppie che sono soltanto caricature
della vera famiglia, coppie e convivenze che scimmiottano la genuinità della
famiglia fondata sul matrimonio, così come la vuole anche il Diritto
costituzionale italiano. L’esercizio della sessualità va praticata
esclusivamente nel matrimonio, a scopo unitivo per il rinsaldarsi continuo del
rapporto di coppia, e a scopo procreativo per la generazione della prole: la
pratica della sessualità fuori dal matrimonio è adulterio o fornicazione, è un
male che degrada la società in molteplici forme, è un disordine contrario all’ordine
stabilito dal Creatore, significa guastare i rapporti tra membri della medesima
società… Chi va contro il matrimonio va contro il bene della società umana e il
suo giusto ordine, è nemico della solidarietà e del giusto; chi commette
adulterio va contro il bene del matrimonio per volgersi al proprio desiderio:
coloro che sono adulteri si autoescludono dalla comunione con la Chiesa, non
potendo più partecipare alla sua vita sacramentale, che è opera pubblica,
liturgia, come pubblico è stato il loro matrimonio. Hanno negato la Chiesa con
le loro scelte e di conseguenza vengono negati dalla comunità soprannaturale
della Chiesa, dalla Comunione dei santi, da questo mistero di grazia. Comunque
non penso che gli adulteri provino rimorso per essere usciti volontariamente
dalla Chiesa, penso che non siano più neanche credenti… ma le vie del Signore
sono infinite. La Chiesa cerca i suoi figli perduti e li rivuole con sé: “ misericordia
io voglio e non sacrificio ”, dice il Signore; bisogna avere misericordia verso
chi ha sbagliato e non sa di avere sbagliato, lo vuole Dio. I divorziati non
sono comunque del tutto estranei alla vita della Chiesa, essi se lo vogliono
possono rimanere nella Chiesa come credenti e partecipare alla liturgia, alla
preghiera comune ed individuale, conducendosi in una vita retta ed onesta a
gloria di Dio: non possono però partecipare ai sacramenti che sono pubblici,
come pubblico è stato il loro matrimonio. Questo secondo il disegno di Dio e
non secondo l’arbitrio dei ministri della Chiesa o di uomini comuni. Verginità
vuol dire amore e consacrazione a Dio, è un grande valore, per cui vale la pena
votarsi integralmente: i vergini e le vergini scelgono questo stato di vita per
essere totalmente del Signore, al servizio del prossimo, della Carità con cuore
indiviso. E’ una grande virtù che purtroppo oggi, al tempo presente, non è
compresa nella sua vera portata; non è semplicemente qualcosa di fisico, di
carnale, è soprattutto una scelta profondamente spirituale: deve essere
accompagnata dalla castità e dal dominio di sé, delle proprie passioni, dei
propri istinti sensuali, richiede impegno e fatica, quindi è veramente
meritoria.
mercoledì 17 luglio 2013
La compassione è un attributo sensibile
“ Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: "Maestro,
che devo fare per ereditare la vita eterna?". Gesù gli disse:
"Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?". Costui
rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la
tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il
prossimo tuo come te stesso". E Gesù: "Hai risposto bene; fa'
questo e vivrai". Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E
chi è il mio prossimo?". Gesù riprese: "Un uomo scendeva da
Gerusalemme a Gèrico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e
poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote
scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra
parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece
un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe
compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e
vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese
cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede
all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo
rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il
prossimo di colui che è incappato nei briganti?". Quegli rispose:
"Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Va' e anche
tu fa' lo stesso" ”. (Lc 10,25-37) La parabola che Gesù presenta al
dottore della legge che conosce il nocciolo di tutta la Legge antica degli
ebrei e cioè amare Dio e amare il prossimo, vuole spiegare agli ascoltatori chi
sia in realtà questo nostro prossimo che abbiamo il dovere morale di amare come
noi stessi; la parabola esprime due atteggiamenti fondamentali che riguardano il
comportamento umano nelle relazioni con il prossimo, il primo atteggiamento è l’indifferenza
verso gli altri come nel caso del sacerdote e del levita, e il secondo atteggiamento
è l’empatia del buon samaritano che prova compassione verso l’altro, un
interesse benevolo e amicale per gli altri che sfocia nella compassione operosa nei
riguardi di un bisognoso che incontra sul suo cammino, nella vita reale; ci
sono due tendenze contrapposte nella vita di ciascuno di noi che caratterizzano
il nostro comportamento con il prossimo, l’indifferenza più spietata e l’interesse
filantropico: l’indifferenza è un male spirituale e morale, e come dice
implicitamente Gesù al dottore della legge, porta chi ne è portatore a commettere
un grave peccato contro la carità che lede la nostra comunione con Dio, che ci
toglie a Dio, ci separa da Lui e ci preclude la possibilità della vita eterna,
della salvezza dell’anima; la compassione invece ci avvicina al prossimo e ci
mette nella condizione di agire a suo favore, chi fa questo ottiene il dono della
grazia da Dio, vive in comunione con Lui, è abitato dallo Spirito del Signore
ed è degno di ereditare la vita eterna. Non si può amare Dio e non amare il
prossimo, né amare il prossimo in modo autentico senza prima amare Dio, l’amore
di Dio e l’amore verso il prossimo sono attitudini complementari che si
intersecano tra loro e si mantengono vive a vicenda, chi ama Dio ama anche il
prossimo e viceversa, questa è una regola aurea imprescindibile, è la natura
stessa dell’amore che non si dirige in senso egocentrico nell’ambito di una
chiusura ma in senso diffusivo, aprentesi all’esterno, che trascende l’ambito
del proprio io, della propria persona e si rivolge a coloro che non sono noi,
quindi Dio e gli altri, è la volontà al bene che si traduce in azione e si
concentra sull’altro diverso da noi. La compassione di cui parla Gesù è la
manifestazione più dolce e nobile dell’amore cristiano, non significa affatto
pietismo, cioè il mettersi in rapporto condiscendente con l’altro, quasi che l’altro
sia inferiore a noi e noi ci sentissimo in obbligo di aiutarlo, questa tendenza
pietistica è alquanto meschina, la compassione vera invece è tutt’altra cosa, è
diversa dalla pietà con una venatura di disprezzo e sufficienza comunemente
intesa o dal pietismo, la compassione è sentire l’altro in noi stessi, è vivere
la vita dell’altro, è mettersi al suo posto cercando di comprendere la sua
vita, è un modo sincero di interessarsene e di parteciparne concretamente. Chi
non ha compassione verso gli altri, chi non possiede questa intima sensibilità,
non è un uomo o una donna riusciti, ma è una persona che nella sua evoluzione
ha perduto inesorabilmente la parte migliore di sé, ha perduto l’accezione più
bella della sua umanità. Se non si ha compassione di chi soffre come il buon
samaritano della parabola, si è incompleti sul piano umano, si è miseramente
insensibili, insomma duri di cuore e coloro che hanno il cuore di pietra non
possono ereditare la vita eterna, poi il tutto si traduce nella vita quotidiana
con le proprie scelte, la prima delle quali è essere disinteressati agli altri
e alle loro sofferenze e diventare sempre più apatici: all’inferno è come un
cimitero, nessuno guarda agli altri, si esiste totalmente ripiegati su sé
stessi a piangere i propri peccati sommersi dai rimorsi e impregnati di quel
sentimento contrario all’amore che è l’odio, odio che arde come le fiamme di
una fornace e ci tormenta senza consumarci mai. Occorre educarsi alla
compassione, è necessario “ soffrire con ”, farsi vicini a chi è nel dolore
senza paura o ripugnanza, perché è giusto ed è quello che ci rende veramente
umani: la sensibilità del cuore è un tratto caratteristico della persona umana,
una persona è tanto umana quanto più è sensibile, empatica e compatisce il
prossimo; chi non sente l’altro e vive nell’altro, è un diavolo dalle sembianze
umane, i diavoli nella loro società inferina sono separati tra di essi, gli
Angeli del Cielo vivono la comunione della Carità nel Signore, e le persone
umane in carne ed ossa che amano e compatiscono, possiedono già in questa vita
una porzione di Paradiso: le persone così buone esistono, anche se il chiasso
del mondo le tiene nascoste ai molti che non conoscono ancora l’Amore di Dio,
speriamo di incontrarle sul nostro cammino come l’uomo sfortunato ha incontrato
il buon samaritano in viaggio sulla strada verso Gèrico, è il miglior augurio
che si può fare a un amico che si vuole sano e salvo, anche se è a tutti gli
effetti il nostro peggior nemico: se veniva da Gerusalemme era un ebreo e il
samaritano un suo nemico, ma la compassione umana supera anche la più veemente
inimicizia tra due uomini, questo è l’esempio da seguire che Gesù ci ha dato
con questo racconto, la parabola ci insegna l’amore incondizionato, l’amore perfetto
del superamento di sé, delle proprie legittime contrarietà o addirittura del
desiderio di vendetta. Gesù è molto esigente, ma non ci chiede l’impossibile.
mercoledì 10 luglio 2013
La preghiera cristiana
Qual è il presupposto per
conoscere l’Amore di Dio? E’ decidere liberamente di pregare, chi prega crede e
chi crede prega, le persone che non pregano mai, non comprendono il valore
della loro anima e di tutto ciò che ad essa è riferito, innanzitutto Dio stesso
che è il nostro sommo bene, quindi non vogliono pregare, gli sembra di
rivolgersi al nulla e di sollevare una gran nuvola di polvere per niente, sono
persone con uno spessore spirituale mediocre, il ché significa mancanza di
virtù, di coscienza e di etica; queste cose di cui accenno sono molto concrete
anche se certuni potrebbero sorridere commiserandomi, pensando che sono uno
stupido illuso e che a pregare non ci si guadagna nulla, anzi si perde
solamente del tempo; pregare non è una perdita di tempo, alcuni hanno chiamato
la preghiera “ il respiro dell’anima ”, sottintendendo con questa espressione
che pregare è l’esigenza vitale più nobile, qualcosa di insopprimibile che fa
parte della natura umana; l’umanità ha sempre pregato anche in tempi dove il
paganesimo proliferava, perché rivolgersi a qualche elemento trascendente, a
qualcosa che si trova oltre il mondo fisico e le apparenze, è un’esigenza del
cuore umano, un’esigenza insopprimibile che tutti sentiamo. La religione
cristiana ci ha fatto conoscere Dio come Amore e ci ha insegnato a pregare
convincendoci che Dio ci ama e si occupa di ciascuno di noi, individualmente, che
ciascuno di noi è prezioso ai suoi occhi e che siamo tutti custoditi dalla sua
amorevole provvidenza; il cristianesimo ci insegna a pregare un Dio non lontano
o addirittura estraneo dalle nostre vite, ma molto vicino all’uomo, anzi uno di
noi come Gesù, che ha sofferto ed è morto su una Croce per l’Amore sconfinato
che porta nei confronti di ognuno di noi, un Dio che si è fatto uomo, per
condividere con ogni persona umana il suo comune destino e prometterci la
felicità al di là di questa esistenza che passa e finisce, inevitabilmente per
tutti. La preghiera è davvero preghiera se in essa sono presenti le virtù
cristiane, e in primo luogo le tre virtù dette teologali, la Fede, la Speranza
e la Carità, senza le virtù la preghiera personale è sterile e mediocre, non è
altro che una preghiera parolaia che non tocca il Cuore del Signore e il Cuore della
Madonna; per pregare occorre anche tanta umiltà davanti a Dio, è necessario
riconoscere chi è Dio e chi siamo noi, cioè semplicemente delle creature
bisognose di tutto alla presenza di chi può veramente tutto per Amore. La
preghiera è un intimo e dolce colloquio con il Signore, significa stare alla
sua presenza, anzi a tu per tu, come con il proprio migliore amico. Pregare è
nutrirsi di Dio accrescendo la nostra Fede in Lui, è sentire Dio facendo
esperienza di Lui, nella preghiera autentica ci si conforma all’Amore di Dio e
si diventa suoi imitatori, quasi come se venissimo a trovarci davanti a uno
specchio che riflette la nostra immagine in una Luce nuova e che accresce in
noi la bellezza interiore, che ci eleva al bello, conformandoci alla divinità
invocata, alla Persona che richiamiamo presente; pregare è il modo più efficace
di migliorarci come persone, di maturare psicologicamente e moralmente, pregare
è la vera medicina che guarisce, un balsamo guaritore che sana tutte le ferite
e che ci estrania dal male. Senza la preghiera incessante si cade nella
mediocrità spirituale, pregare con il cuore è assolutamente necessario, ci si
guadagna il Paradiso, ecco cosa otteniamo pregando, ma è indispensabile una
visione di Fede, occorre credere fermamente nelle parole che pronunciamo
pregando, occorre sentire e vivere con coerenza quelle parole, farci
compenetrare l’anima da esse, per poter cambiare trasformandoci in persone
nuove, in persone rinnovate, purificate dall’empietas. Nessuno può rinunciare
alla preghiera senza la tragica conseguenza di un grave danno per la sua
persona, senza la preghiera è come la morte più disperante e oltretutto ricordiamoci
che le bestemmie sono le giaculatorie del diavolo, le bestemmie sono la sua
preghiera che esprime l’odio implacabile nei confronti di Dio, non scegliamo
satana come nostro maestro, non diventiamo vuoti come lui rinunciando alla
preghiera, un preludio alla morte eterna, la nostra infelicità in questo mondo
e nell’altro.
martedì 9 luglio 2013
Psi e le sue nascoste verità
Le evidenze scientifiche basate
su studi approfonditi e di lungo corso nella storia della medicina, dicono che
le malattie mentali sono causate da degli scompensi chimici nei tracciati neurali
dell’encefalo, è abbastanza chiaro che la parte del cervello coinvolta nelle
varie patologie psichiatriche è la corteccia, alcuni ricercatori sostengono ad
esempio che la schizofrenia è causata da una disfunzione nell’ambito emisferico
della corteccia cerebrale, una mancata dialettica tra gli emisferi che comporterebbe
la perdita del contatto con la realtà: alcuni trovano questa posizione ambigua, in quanto l’emisferectomia, l’asportazione neurochirurgica di uno degli
emisferi del cervello, dovrebbe provocare disturbi come quelli schizofrenici,
ma non è così allo stato dei fatti, perché l’emisfero della corteccia non rimosso
assume in sé per le sue proprietà plastiche, con la riabilitazione progressiva del paziente, le funzionalità
dell’emisfero asportato; l’emisferectomia è un intervento neurochirurgico che
si effettua solamente in situazioni estreme, come nel caso di malformazioni
congenite o di tumori particolarmente ostici, al solo scopo di salvare la vita
al paziente. L’errore di giudizio di una certa psi materialista è insito nell’assioma psiche/cervello, è l’identificazione della psiche umana esclusivamente con un organo del corpo, per quanto determinante. Quindi, cosa sono in realtà le malattie mentali? Esistono o sono una mistificazione? I farmaci neurolettici o psicofarmaci normalizzerebbero lo stato
alterato del cervello che sarebbe la causa delle malattie mentali, e farebbero
rientrare il quadro sintomatologico tramite un processo di regressione; ma perché se i farmaci normalizzano gli
stati patologici cronici del cervello, dopo un certo periodo di compensazione
psichica, avvengono ricadute anche gravi nelle crisi, che portano il paziente a
stare di nuovo male? Non dovrebbero risolvere definitivamente la malattia, assumendoli
costantemente durante il corso di tutta una vita, in quanto facenti parte di
una terapia di mantenimento? Allora si può desumere che i farmaci per uso
psichiatrico, le tantissime molecole di sintesi sul mercato internazionale, con
nomi commerciali differenti, ma appartenenti alle stesse categorie farmacologiche, non
servano ad altro che a dare un beneficio di carattere temporaneo. Qual è la
verità in merito? Di sicuro gli psichiatri più eminenti, le industrie
farmaceutiche produttrici e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, non ve la
diranno mai. Le statistiche a riguardo sono alterate nei loro dati più significativi, e molto di quello che ci viene comunicato dai Ministeri della
Sanità degli Stati occidentali è un inganno: i farmaci hanno proprietà
terapeutiche, ma fino ad una certa soglia fisiologica, oltre la quale diventano
tossici e pressoché inefficaci, lo sanno quasi tutti coloro che sono coinvolti
con la diffusione e la somministrazione di molecole psicotrope e ci sono i
riscontri scientifici che lo dimostrano, allora perché continuare con questo
grande inganno? In parte perché ci sono in gioco dei grossi interessi
economici, è evidente a chiunque sappia ragionare con un pò di schietta malizia,
e in parte perché per certe malattie cosiddette della mente, che vengono
codificate nei più importanti manuali diagnostici per i disturbi mentali, non
senza una certa enfasi fanatica di chi lavora in questa scienza così difficile,
non esiste nessun’altra terapia benefica efficace, che non siano i farmaci neurolettici
o psicofarmaci, non esiste attualmente nient’altro per dare sollievo alle
sofferenze dei pazienti. Le prime molecole sono state sintetizzate negli anni
cinquanta del Novecento, e poi negli anni sessanta e settanta, alcune di esse sono usate tuttora per curare sindromi gravi e invalidanti come la
schizofrenia, le psicosi, la depressione endogena e non sono esenti da pesanti
effetti collaterali, anch’essi alquanto invalidanti, uno tra i peggiori è la
SNM e cioè la sindrome neurolettica maligna… senza dimenticare la seria possibilità
del suicidio, nella fase di una ricaduta successiva nei sintomi maggiormente
critici. Nei manicomi ex sovietici in cui venivano internati gli oppositori politici con diagnosi improbabili venivano somministrati antipsicotici allo scopo di spezzare la volontà del paziente ritenuto scomodo, antipsicotici che tuttora sono in commercio e che vengono prescritti ordinariamente come cura efficace. Quali saranno le future acquisizioni della medicina psichiatrica? Come
si procederà per realizzare una terapia adeguata ad ogni singolo paziente?
Quali saranno i futuri sviluppi conoscitivi? Proprio delle belle domande a cui
nessuno sa rispondere, ma è necessario prendere in considerazione anche la
cosiddetta riabilitazione psicosociale, il recupero ad una vita normale dei
pazienti, ma esiste il paradigma della vita “ normale ”? Chi lo decide quando
una vita è normale? Forse tutti quando affermiamo che una convenzione sociale è
la norma assoluta a cui adeguarsi, infatti nella sua struttura basale la
società umana è fatta prevalentemente da convenzioni, e la diversità non è ritenuta
sempre una risorsa, talvolta per qualcuno è un handicap pericoloso da cui
difendersi, di cui avere paura, proprio come nello stigma psichiatrico, ma
nessuno dovrebbe aver paura dell’ignoto, perché in esso si nascondono le più
alte risposte, alle più importanti domande della vita. Personalmente credo che
la scienza medica del Ventiduesimo secolo, vedrà la psichiatria di oggi come la
propria preistoria dai connotati più barbari e discutibili, come l’esempio più
evidente dell’ignoranza dell’uomo riguardo a se stesso.
sabato 6 luglio 2013
Ateismo, la malattia che spegne il pensiero
Il riposo della mente è la
morte dello spirito: l’uomo ha necessità di muoversi costantemente per sentirsi
vivo ed è salutare per esso ogni genere di attività intellettuale, riflessiva,
meditativa, orante, razionale e di pensiero, l’uomo è un essere pensante e la
sua vita non è riconducibile solamente alle funzioni biologiche, egli è mente e
cuore, spirito libero e immanente, ogni persona umana è anima a sé e per sé; il
moto del pensiero è la vera vita, l’inattività è morte, questo lo si deduce
molto bene soprattutto in quelle persone che hanno saputo invecchiare meglio,
tenendo ben sveglia la loro attività mentale, le funzionalità del cervello: per
la scienza atea il cervello produce la mente, quindi la mente è un prodotto
derivante dalla materia, nulla che si esprime attraverso le facoltà mentali ha
un’origine diversa dalla chimica del cervello e dalla sua fisiologia, questa è semplicemente una
teoria aberrante nonché falsa e impostora, una teoria dell’arroganza e dell’ignoranza, che ha portato a commettere crimini come quelli perpetrati nel passato in ambito psichiatrico, crimini come la pratica psicochirurgica della leucotomia, consistente
nell’interruzione delle fibre bianche dei lobi prefrontali, oggi pressoché abbandonata per ovvie ragioni, che secondo i suoi sostenitori più fanatici, era una tra le migliori terapie per sanare la mente malata degli psicotici gravi e degli schizofrenici, producendo l’effetto permanente di estirpare i sintomi come le allucinazioni, l’interpretatività delirante, o le ossessioni maniacali... insomma la pretesa di curare i disturbi mutilando il cervello, invalidandolo ulteriormente, intervenendo in modo invasivo sulla presunta causa originaria del male, qualcosa che il buon senso condiviso da tutte le persone di buona volontà ha potuto esprimere solamente con il vocabolo orrore, qualcosa che è paragonabile per gravità all’omicidio di un innocente;
l’uomo è ben oltre la natura del corpo e coloro che non lo comprendono sono
soggetti pericolosi, perché non riconoscono il valore della persona umana come
anima e cadono sovente in gravi errori di giudizio morale, si può benissimo
affermare che questi esponenti della scienza preconcetta e indiscutibile siano
senza senso dell’umano e senza legge morale, o meglio la legge morale se la
disegnano a propria utilità e piacimento, andando oltre la soglia del bene e
del male, sprofondando nell’errore e nel peccato, e costruendo i presupposti
della loro rovina eterna: il male non è senza conseguenze per chi lo commette
aderendovi per scelta, ma lasciamo pure che gli stolti si illudano. Per essere
felici e fare il bene proprio e del prossimo, occorre riconoscere l’esistenza
di una Legge morale oggettiva scritta nella natura spirituale umana, occorre
riconoscere come irrinunciabile e indiscutibile la Legge di Dio, occorre
osservare i Comandamenti, questa è la sola via per la libertà e la piena
realizzazione della creatura umana. Certi atti sono implicitamente immorali,
sono male di per sé stessi, perché contrari alla Legge di Dio e fanno male all’uomo
che li commette e li fa subire agli altri, fanno male agli altri che li subiscono, sono atti che favoriscono la diffusione dell’empietà, quindi l’empietas non è una fantasticheria misticheggiante o religiosa, dell’empietas si possono osservare le
conseguenze deleterie e maligne nella società degli individui e nei singoli, l’empietas porta al disordine, alla
sofferenza e alla morte: l’empietas è
reale quanto quello che si può vedere con gli occhi e toccare con mano! Ma nel
mondo tutti vogliono far finta di niente, perché l’indifferenza secondo una
certa concezione filosofica in parte stoicista ed in parte epicurea, o meglio secondo
l’affermata mentalità mondana libertaria ed edonistica, è un presupposto prettamente
egoistico alla propria felicità, e a quella del proprio piccolo gruppo sociale,
in quanto nella vita per essere felici bisogna ignorare coloro che non sono
noi: in questo modo il male morale imperversa e a rimetterci siamo tutti,
indistintamente; è il diavolo tentatore che cerca il male per il male, per
provocare al genere umano il peggiore danno possibile, senza rendercene del
tutto consapevoli lo seguiamo, e precipitiamo in un baratro infernale. La
natura dell’uomo è malata e tutti partecipiamo alla medesima malattia, se non
riconosciamo questa verità che ci accomuna, viviamo l’illusione di una vita
esente da qualsiasi possibilità di disfacimento, di deterioramento, comunque
quando giungiamo alle soglie della morte ci accorgiamo della nostra labilità
naturale, perché l’anelito del nostro cuore, il nostro inespresso desiderio, è
quello dell’immortalità. Chi si affida alla vita terrena è già morto, e non lo
sa, perché la realtà vera è estranea alla natura, è oltre la natura, la sua
conoscenza è inevitabile per ciascuno di noi.
martedì 2 luglio 2013
La Legge sul testamento biologico
Il testamento biologico è una dichiarazione di volontà del cittadino,
che esprime le proprie decisioni riguardo ai trattamenti sanitari e agli
interventi terapeutici, da effettuarsi in condizioni di patologia gravemente disabilitante e nell’ambito
del fine vita, è precisamente un documento con una specifica validità giuridica,
sottoscritto dal paziente titolare e autenticato dall’autorità legislativa
dello Stato: il testamento biologico va redatto, compilato e firmato dalla
persona intestataria e va rispettato da qualsiasi ente o individuo preposti
alla cura e all’assistenza medica del paziente, quindi le volontà espresse nel
documento vanno eseguite da qualsiasi istituzione sanitaria e se vengono
trasgredite si configura uno specifico reato penale, anche di una particolare gravità; oggi in Italia non esiste
una Legge positiva in ambito di testamento biologico, il Parlamento deve ancora
trattare questa delicata materia e realizzare una Legge appropriata su questo argomento,
anche se è possibile attualmente compilare e firmare un proprio testamento
biologico e far sì che abbia validità giuridica, per esempio recandosi presso
un notaio affinché il documento sia autenticato e depositato; per l’ordinamento
giurisdizionale italiano un’autocertificazione firmata dal cittadino
interessato, che esprime le proprie volontà in caso di malattia grave e
invalidante o nel caso di una possibilità di decesso o di mantenimento dei
parametri vitali in stato vegetativo persistente, di terapia del dolore o di
cessazione di un eventuale accanimento terapeutico, ha una specifica validità giuridica
di testamento biologico, perché quelle sono le volontà insindacabili del
paziente in questione, da rispettarsi ed eseguire secondo il Diritto italiano e
la Legge dello Stato in vigore, con tutte le garanzia a tutela della salute e
della vita di ogni singolo cittadino, che la Costituzione della Repubblica
esprime nei suoi articoli così civili e nel medesimo tempo intelligenti, a
favore dei valori umanitari universalmente riconosciuti. Il testamento
biologico è assolutamente necessario perché sia garantita a tutti la libertà di
scelta, il Parlamento italiano deve assolutamente occuparsi di questo tema così
importante per la salute pubblica e la vita delle persone, è indispensabile al
più presto l’approvazione di una Legge che permetta a tutti i cittadini di
sottoscrivere la propria dichiarazione di volontà, riguardo la malattia e il
fine vita, riguardo la propria salute e il proprio destino biologico: non si
può trattare una questione importante come questa semplicemente con una
giurisprudenza fatta di affermazioni implicite che coinvolgono il Diritto
civile, occorre una Legge positiva che dia un valore giuridico incontestabile
alla propria dichiarazione di volontà, che le dia validità autorevole in ogni
ambito istituzionale e sanitario, è indispensabile il testamento biologico e i
nostri legislatori devono realizzare presto una Legge sensata e moralmente
giusta per contribuire al progresso della civiltà nel nostro Paese e per
favorire l’autodeterminazione di coloro che sono ammalati e nella prospettiva
della morte, al termine naturale della vita; ricordiamoci che tutti passeremo
per quella esperienza, malattia e morte, non possiamo evitarlo, è il comune
destino dell’umanità e riguarda anche noi, non solamente gli altri, pensiamoci
adesso con una seria e scrupolosa riflessione, non permettiamo a qualche cinico
estraneo di scegliere per noi, di decidere al nostro posto, non rinunciamo alla
nostra libertà e alla nostra dignità per ignoranza e superficialità di
giudizio, quella per il testamento biologico è una battaglia giusta e va
combattuta.
lunedì 1 luglio 2013
Il trascurato Sacramento della Confessione
Cos’è il sacramento della
Penitenza e perché occorre confessarsi? E’ il sacramento più trascurato in seno
alla Chiesa, sia dai fedeli che dai presbiteri, è il sacramento con cui ci si
rimette in grazia di Dio dopo una vita trascorsa in peccato mortale, è il
sacramento della divina Misericordia: Gesù non può perdonarci e salvarci dall’eterna
dannazione se noi non decidiamo liberamente di confessarci, è Gesù stesso,
Giudice eterno e Redentore della anime, che ha stabilito così, quindi la
Penitenza, chiamata anche Confessione, è il sacramento istituito da Gesù Cristo
per rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo, infatti ogni Confessione è
come un nuovo Battesimo: sant’Agostino scriveva che “ c’è
l’acqua del Battesimo e ci sono le lacrime della Penitenza ”; senza la Confessione non si può presuntuosamente
impugnare la convinzione di potersi salvare dall’inferno! E’ volontà di Dio che
si passi dalla Confessione per poter ricevere dal Signore l’assoluzione dai
peccati gravi: il santo Vangelo insegna che il Signore Gesù, essendo Figlio di
Dio, ha il potere di rimettere i peccati su mandato dell’eterno Padre e di conferire
la Grazia santificante, di concedere alle anime la salvezza che Lui desidera
donarci con tutto il suo Amore, la condizione perché ciò avvenga in un’anima penitente
e contrita è la capacità d’amare, più una persona ama Dio e il prossimo, più i
suoi peccati le sono perdonati, quello che è definibile propriamente come un
atto di amore perfetto; Gesù ha voluto comunicare questo potere ai suoi
ministri sacri nella Chiesa cattolica, in virtù della successione apostolica, i
sacerdoti ordinati sono gli amministratori del perdono di Dio; ordinariamente
Dio non perdona i peccati gravi al di fuori del sacramento della Confessione,
perché questo avvenga è necessario un atto di amore perfetto, che non si può
dare per scontato in un’anima lontana da molto tempo dall’amore di Dio, è molto
difficile che ciò si realizzi in qualcuno che vive in peccato mortale nel più
totale disinteresse per l’amore di Dio, ma non è impossibile. Chi dice: “ io mi
confesso direttamente con Dio e sono da Lui perdonato ” sbaglia e si dimostra
un ingenuo, uno sprovveduto e chissà se in buonafede o in malafede, comunque rimane
tale e quale a prima, con tutti i suoi peccati nell’anima che lo deturpano e lo
dannano: la semplice preghiera non rimette i peccati mortali, soltanto la
Confessione sacramentale li rimette e ci fa tornare in grazia di Dio, Gesù ha
voluto così che piaccia o meno, è scritto nel suo Vangelo, la santa Madre
Chiesa ce lo insegna da sempre e unanime è la testimonianza dei Santi e delle
Sante; nel confessionale è presente Gesù, confessarsi è un incontro con la
persona di Gesù che ci chiama e ci accoglie a sé; il sacramento del perdono è realmente
efficace nella modalità ex opere operato,
cioè per il fatto stesso di essere amministrato in virtù della volontà e della potenza
del Signore, anche se non si può transigere sulle disposizioni interiori di
ogni singolo penitente affinché esso sia valido, cioè ex opere operantis; la Confessione, come tutti gli altri sacramenti
della Chiesa, fa parte dell’economia della salvezza ed è una realtà racchiusa
nel Mistero di Dio che ci viene svelato, quindi dobbiamo sapere che tutti i
sacramenti attingono la loro virtù efficace e salvifica dalla Croce di Cristo e
dalla sua Risurrezione, sono l’espressione più nobile e bella del Cuore umano e
divino di Gesù, fornace ardente di Carità, istituiti da Lui per il vero bene
dell’uomo pellegrino sulla terra e in cammino verso la casa del Padre, dove lo
attende la felicità.
Contrizione: è
un atto della volontà, un dolore dell’anima e la detestazione del peccato
commesso unita al proposito di non peccare più in avvenire.
Confessione: consiste
nell’accusa dettagliata di tutti i propri peccati fatta al confessore per
averne l’assoluzione e la penitenza.
Assoluzione: è
la sentenza che il sacerdote pronuncia in nome di Gesù Cristo, per rimettere i
peccati al penitente.
Soddisfazione: o
penitenza sacramentale, è la preghiera o l’opera buona imposta dal confessore a
castigo e a correzione del peccatore e a sconto della pena temporale meritata
peccando.
Il sacramento della Penitenza conferisce la Grazia santificante con la quale sono rimessi i peccati mortali e
anche i veniali confessati e dei quali si ha dolore. Commuta la pena eterna
nella temporale, della quale pure vien rimesso più o meno secondo le
disposizioni. Restituisce i meriti delle buone opere fatte prima di commettere
il peccato mortale. Dà all’anima aiuti opportuni per non ricadere nella colpa e
ridona la pace alla coscienza.
Santissima
Vergine Maria, Madre mia, degnatevi di ottenermi un sincero dolore per aver
offeso Iddio... il fermo proposito di correggermi... e la grazia di fare una
buona Confessione. San Giuseppe, degnatevi di intercedere per me presso Gesù e
Maria. Mio buon Angelo Custode, degnatevi di ricordarmi i miei peccati e
aiutatemi a ben accusarli senza falsa vergogna.
Si può, anche recitare il Veni
Sancte Spiritus. E’ bene, nella misura in cui si rammentano i propri peccati,
pentirsi e domandarne perdono a Dio, implorando la grazia di un fermo proposito
di non più commetterne. Per una buona Confessione generale di tutta la vita,
sarà bene, senza obbligo scrivere i peccati e accusarsene secondo il metodo
cronologico. Si consideri la propria vita di periodo in periodo. L’accusa delle
colpe sarà così molto facilitata.
1) Il peccato mortale suppone sempre tre elementi essenziali: la gravità della materia, la piena avvertenza, il deliberato consenso.
2) L’accusa della specie e del numero è necessaria per i peccati di desiderio.
1) Il peccato mortale suppone sempre tre elementi essenziali: la gravità della materia, la piena avvertenza, il deliberato consenso.
2) L’accusa della specie e del numero è necessaria per i peccati di desiderio.
Questi che seguono sono i Comandamenti di Dio
Io sono il Signore Dio tuo, non
avrai altro Dio all’infuori di me
I° Comandamento (preghiere,
religione):
Ho mancato alle preghiere? Le
ho recitate male? Ho temuto di mostrarmi cristiano per rispetto umano? Ho
trascurato di istruirmi sulle verità della religione? Ho acconsentito a dubbi
volontari?... in pensieri... in parole? Ho letto libri e giornali empi? Ho
parlato e agito contro la religione? Ho mormorato contro Dio e la sua
Provvidenza? Sono appartenuto a società empie (massoneria, satanismo, comunismo, fascismo, mafia, sette
eretiche etc.)? Ho praticato la superstizione... consultato le carte e gli
indovini?... partecipato a pratiche magiche? Ho tentato Dio?
Peccati contro la Fede: ho
rifiutato di ammettere una o più verità rivelate da Dio e insegnate dalla
Chiesa?... o di accettare la Rivelazione una volta conosciuta?... o di
studiarne le prove di credibilità? Ho rinunciato alla vera Fede? Qual’è il mio
rispetto per la Chiesa?
Peccati contro la Speranza: ho
mancato di fiducia nella bontà e Provvidenza di Dio? Ho disperato nella
possibilità di vivere da vero cristiano, quantunque se ne domandi la grazia?
Credo veramente alle promesse di Dio di aiutare chi lo prega umilmente e
confida nella sua Bontà e Onnipotenza? In senso inverso: ho peccato di
presunzione abusando della Bontà di Dio, illudendomi di ricevere comunque il
perdono, confondendo buono con bonaccione?
Peccati contro la Carità: ho
rifiutato di amare Dio al di sopra di ogni cosa? Ho trascorso settimane e mesi
senza mai compiere il minimo atto d’amore verso Dio senza pensare a Lui?
Indifferenza religiosa. Ateismo. Materialismo. Empietà. Laicismo (non
riconoscere i diritti di Dio e di Cristo Re sulla società e sugli individui).
Ho profanato le cose sante? In particolare: confessioni e comunioni sacrileghe?
Carità verso il prossimo: vedo
nel prossimo un’anima fatta ad immagine di Dio? Lo amo per amore di Dio e di
Gesù? Questo amore è naturale o è sovrannaturale, ispirato dalla fede? Ho
disprezzato, detestato, deriso il prossimo?
Non nominare il nome di Dio
invano
II° Comandamento (giuramenti e
bestemmie):
Ho giurato falsamente e
inutilmente? Ho imprecato contro me stesso o contro gli altri? Ho mancato di
rispetto al nome di Dio, della Vergine o dei Santi? Li ho nominati con
irriverenza o per gioco? Ho bestemmiato mormorando contro Dio nelle prove? Ho
osservato i voti?
Ricordati di santificare le
feste
III° Comandamento (Messa,
lavoro):
A questo comandamento si
riferiscono il 1° e il 2° precetto della Chiesa. Ho mancato alla Messa per mia
colpa? Sono giunto in ritardo? Ho assistito senza rispetto? Ho lavorato o fatto
lavorare senza necessità e senza permesso nei giorni festivi? Ho trascurato
l’istruzione religiosa? Ho profanato le feste con riunioni o divertimenti
pericolosi per la fede e i costumi?
Onora il padre e la madre
IV° Comandamento (genitori,
superiori):
Figli: ho mancato di
rispetto? Ho disobbedito?... ho causato dispiaceri ai genitori? Ho trascurato
di assisterli nella loro vita e, soprattutto, al momento della morte? Ho
trascurato di pregare per loro, nelle pene della vita e, soprattutto, dopo la
morte? Ho disprezzato o non tenuto conto dei loro saggi pareri?
Genitori: mi sono sempre preoccupato dell’educazione dei figli? Ho penetro a dare o procurare loro l’istruzione religiosa? Li ho fatti pregare? Mi sono preoccupato di accostarli presto ai sacramenti? Ho scelto per loro le scuole più sicure? Ho diligentemente vigilato su loro?... li ho consigliati, ripresi, corretti? Nelle loro scelte, li ho assistiti e consigliati per il loro vero bene? Ho ispirato loro buone abitudini? Al momento della scelta dello stato, ho fatto prevalere la mia volontà o quella di Dio? Sposi: mancato al sostegno reciproco? L’amore per il coniuge è veramente paziente, longanime, premuroso, pronto a tutto?... Ho mosso critiche al coniuge in presenza dei figli?... L’ho maltrattato?
Inferiori: (impiegati, servitori, operai, soldati). Ho mancato di rispetto d’obbedienza ai superiori? Ho fatto loro torti con critiche ingiuste o in altro modo? Ho mancato nell’adempimento dei miei doveri? Ho abusato della fiducia? Superiori: (padroni, dirigenti, ufficiali). Ho mancato alla giustizia commutativa, non dando loro il dovuto?... alla giustizia sociale (assicurazioni, previdenze etc.)? Ho punito ingiustamente? Ho mancato alla carità non procurando gli aiuti necessari? Ho vigilato con cura sulla moralità? Ho favorito il compimento dei doveri religiosi?... l’istruzione religiosa dei dipendenti? Ho sempre trattato i dipendenti con bontà, equità, carità?
Genitori: mi sono sempre preoccupato dell’educazione dei figli? Ho penetro a dare o procurare loro l’istruzione religiosa? Li ho fatti pregare? Mi sono preoccupato di accostarli presto ai sacramenti? Ho scelto per loro le scuole più sicure? Ho diligentemente vigilato su loro?... li ho consigliati, ripresi, corretti? Nelle loro scelte, li ho assistiti e consigliati per il loro vero bene? Ho ispirato loro buone abitudini? Al momento della scelta dello stato, ho fatto prevalere la mia volontà o quella di Dio? Sposi: mancato al sostegno reciproco? L’amore per il coniuge è veramente paziente, longanime, premuroso, pronto a tutto?... Ho mosso critiche al coniuge in presenza dei figli?... L’ho maltrattato?
Inferiori: (impiegati, servitori, operai, soldati). Ho mancato di rispetto d’obbedienza ai superiori? Ho fatto loro torti con critiche ingiuste o in altro modo? Ho mancato nell’adempimento dei miei doveri? Ho abusato della fiducia? Superiori: (padroni, dirigenti, ufficiali). Ho mancato alla giustizia commutativa, non dando loro il dovuto?... alla giustizia sociale (assicurazioni, previdenze etc.)? Ho punito ingiustamente? Ho mancato alla carità non procurando gli aiuti necessari? Ho vigilato con cura sulla moralità? Ho favorito il compimento dei doveri religiosi?... l’istruzione religiosa dei dipendenti? Ho sempre trattato i dipendenti con bontà, equità, carità?
Non uccidere
V° Comandamento (ira, violenza,
scandalo):
Mi sono abbandonato all’ira? Ho
avuto desideri di vendetta? Ho desiderato il male del mio prossimo? Ho
conservato sentimenti di rancore, di ruggini e di odio? Ho violato la grande
legge del perdono? Ho ingiuriato, percosso, ferito? Pratico la pazienza? Ho
dato cattivi consigli? Ho scandalizzato con parole o atti? Ho trasgredito
gravemente e volontariamente il Codice stradale anche senza conseguenze? Ho disprezzato la vita del prossimo? Sono
responsabile diretto o indiretto della morte di una persona, di infanticidio, aborto (per aborto si intende anche l’espulsione di un
ovulo umano fecondato dal seno materno, prima che abbia capacità di vivere
fuori da questo seno. Pratiche abortive, partecipazione sotto qualsiasi forma a
questo atto omicida con consigli, aiuto, etc.) o eutanasia, l’uccisione volontaria di un debole come malintesa pratica medica? Ho tentato il suicidio o l’ho indotto volontariamente o favorito in altre persone? Ho sadicamente maltrattato degli animali? Ho danneggiato la natura?
Non fornicare. Non desiderare
la donna d’altri
VI° e IX° Comandamento
(impurità: pensieri, parole, azioni):
Mi sono soffermato
volontariamente in pensieri o desideri contrari alla purezza? Sono pronto a
fuggire le occasioni di peccato: conversazioni e divertimenti pericolosi
letture e immagini immodeste? Ho indossato abiti indecenti? Ho commesso azioni
disoneste da solo?... con altri? Mantengo legami o amicizie colpevoli? Sono
responsabile di abusi o frodi nell’uso del matrimonio? Ho rifiutato senza
motivi sufficienti il debito coniugale? La fornicazione (relazione sessuale fra
uomo e donna) al di fuori del matrimonio è sempre peccato mortale (anche fra
fidanzati). Se uno o entrambi sono sposati, il peccato si raddoppia con
l’adulterio (semplice o doppio) che deve essere accusato (frodare nell’uso del
matrimonio ed impedire la procreazione... è immorale e nessuna «indicazione» o
necessità può trasformare un’azione intrinsecamente immorale in un atto morale
e lecito... perché non è un semplice precetto di diritto umano, ma
l’espressione di una legge naturale e divina (Pio XI, enciclica sul
matrimonio). E Pio XII, in un discorso alle ostetriche ha detto: «...Dobbiamo
ancora una volta dichiarare che è assolutamente da escludere, come via lecita
per la regolazione delle nascite, l’interruzione diretta del processo
generativo già iniziato, e soprattutto l’aborto direttamente voluto e
procurato, anche se per ragioni terapeutiche»). Adulterio, divorzio, incesto, pratiche omosessuali, pedofilia, pornografia, bestialità?
Non rubare. Non desiderare la
roba d’altri
VII° e X° Comandamento (furti,
desiderio di rubare):
Ho desiderato di appropriarmi
del bene altrui? Ho commesso o aiutato a commettere ingiustizie frodi, furti?
Ho pagato i debiti? Ho ingannato o danneggiato il prossimo nella roba?... l’ho
desiderato? Ho commesso abusi nelle vendite o nei contratti etc.?
Non dire falsa testimonianza
VIII° Comandamento (menzogne,
maldicenze, calunnie):
Ho mentito? Ho fatto o diffuso
sospetti e giudizi temerari?... ho mormorato, calunniato? Ho reso false
testimonianze? Ho violato segreti (corrispondenza etc.)?
1° Richiama il III°
Comandamento: Ricordati di santificare le feste. 2° Santificare i giorni di
penitenza secondo le disposizioni della Chiesa. 3° Confessarsi una volta
all’anno e comunicarsi almeno a Pasqua. 4° Soccorrere alle necessità della
Chiesa, contribuendo secondo le leggi e le usanze. 5° Non celebrare
solennemente le nozze nei tempi proibiti.
- Orgoglio: Quale stima ho
di me? Agisco per orgoglio? sciupo denari nella ricerca del lusso? Ho
disprezzato gli altri ? Mi sono compiaciuto in pensieri di vanità? Sono
suscettibile? Sono schiavo del cosa dirà la gente?... e della moda? - Avarizia: Sono
troppo attaccato ai beni terreni? Ho sempre fatto l’elemosina secondo le mie
possibilità? Per avere, non ho mai leso le leggi di giustizia? Ho praticato il
gioco d’azzardo (vedi VII° e X° Comandamento). - Lussuria: (vedi VI° e IX°
Comandamento) - Invidia: Ho conservato sentimenti di gelosia? Ho cercato
di nuocere agli altri per invidia? Mi sono compiaciuto del male, o rattristato
del bene altrui? - Gola: Ho ecceduto nel mangiare e nel bere? Mi sono
ubriacato?... quante volte? (se è un’abitudine, sai che esistono cure mediche
per guarire?). - Ira: (vedi V° Comandamento). - Pigrizia: Sono pigro
nell’alzarmi la mattina?... nello studio e nel lavoro?... nell’adempiere ai
doveri religiosi?
Ho mancato agli obblighi
speciali di stato? Ho trascurato gli obblighi professionali (di professore,
scolaro o studente, medico, avvocato, notaio, etc. )?
- Per la Confessione generale: esaminare
anno per anno. - Per la Confessione annuale: esaminare settimana per
settimana. - Per la Confessione settimanale: esaminare giorno per giorno. -
Per l’esame quotidiano: esaminare ora per ora. Mentre si rivedono i propri
errori, ci si umili si domandi perdono e la grazia di correggervi.
Dopo l’esame di coscienza, per
eccitare la contrizione, si leggano lentamente i seguenti pensieri: i miei
peccati sono una rivolta contro Dio, mio Creatore, Sovrano e Padre. Infangano
la mia anima, la feriscono e, se gravi, le danno la morte.
Mi ricorderò ancora: 1) il Cielo, che sarà perso per me, se muoio in stato di peccato grave; 2) l’inferno, ove cadrò per l’eternità; 3) il purgatorio, ove la divina giustizia dovrà completare la mia purificazione da ogni peccato veniale e debito; 4) nostro Signore Gesù Cristo, morente sulla croce per espiare i miei peccati; 5) la bontà di Dio, che è tutto amore, bontà infinita, sempre pronta al perdono di fronte al pentimento. Questi motivi di contrizione possono essere anche soggetto di meditazione. Ma, soprattutto, si mediti il Crocifisso, la presenza e l’attesa di Gesù nel Tabernacolo, l’Addolorata. Maria piange sui tuoi peccati e tu resti indifferente? Se la Confessione ti costa un pò, recita una preghiera alla Santissima Vergine. Il suo aiuto non ti mancherà. Ultimata la preparazione, entra nel confessionale con umiltà e raccoglimento, considerando che il sacerdote occupa il posto di Gesù Cristo nostro Signore, e accusa tutti i peccati con sincerità.
Nel fare il segno della Croce
si dice: 1) Padre mi confesso perché‚ ho peccato. 2) Mi sono confessato da...
ho ricevuto l’assoluzione, ho fatto la penitenza e mi sono accostato alla
comunione... (indicare le volte). Da allora mi accuso... Chi ha soli peccati
veniali, basta si accusi di tre fra i più gravi, per lasciare maggior tempo al
confessore di dare gli avvisi necessari. Terminata l’accusa, si dice: Mi accuso
ancora di tutti i peccati che non ricordo e di quelli della vita passata, specialmente
di quelli contro il... Comandamento e la... virtù, e di tutti chiedo umilmente
perdono a Dio e a lei, padre, la penitenza e l’assoluzione, se la merito. 3) Al
momento dell’assoluzione, recitare con fede l’atto di dolore: Mio Dio, mi pento
e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i
vostri castighi, e molto più perché ho offeso Voi infinitamente buono e degno
di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col vostro santo aiuto di non
offenderVi mai più e di fuggire le occasioni prossime del peccato. Signore,
misericordia, perdonatemi. 4) Eseguire senza ritardo la penitenza imposta.
Non dimenticate di ringraziare
Dio della grande grazia del perdono ricevuto. Soprattutto, non lasciarsi
prendere dagli scrupoli. Se il demonio tenta di disturbare non discutere con
lui, Gesù non ha istituito il sacramento della Penitenza per torturarci, ma per
liberarci. Domanda però una grande lealtà nel ritorno al suo amore, nell’accusa
delle nostre mancanze (specie se mortali) e nella promessa di non tralasciare
alcun mezzo per fuggire il peccato, è ciò che hai fatto. Ringrazia Gesù e la
sua santa Madre. «Vai in pace e non peccare più».
«Signore! Abbandono il mio
passato alla vostra Misericordia, il mio presente al vostro Amore, il mio
avvenire alla vostra Provvidenza!».
(Padre Pio).
(Padre Pio).
«Con la Confessione frequente
si accresce la retta conoscenza di sé stesso, si sviluppa la Cristiana umiltà,
si sradica la perversità dei costumi, si resiste alla negligenza e al torpore
spirituale, si purifica la coscienza, si rinvigorisce la volontà, si procura la
salutare direzione delle coscienze e si aumenta la grazia in forza dello stesso
sacramento».
(Pio XII, enciclica «Mystici Corporis», 1943).
(Pio XII, enciclica «Mystici Corporis», 1943).
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