Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

venerdì 26 luglio 2013

I due cardini della dottrina di satana

Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in sé stesso la vita eterna ”. ( Prima lettera di Giovanni 3:15 ) Se soppesi il tuo cuore e trovi in esso odio verso il prossimo, sappi che in te non vi è presente la grazia di Dio ma è presente il diavolo con la sua nefasta influenza, e la tua condizione è quella del peccato mortale; l’odio non è un banale sentimento, ma è la volontà fredda e ponderata di fare del male all’altro, l’odio è la radice profonda e spirituale dell’omicidio, l’odio conforma l’anima umana al maligno e la fa simile a lui, la rende preda dell’inferno. “ Voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna ”. ( Gv 8:44 ) Chi cerca il male e la vendetta vuole compiere i desideri di suo padre, e chi è questo padre padrone, questo tiranno oppressore dei cuori umani? E’ nientemeno che satana; chi cerca il male e la vendetta è un satanista autentico, anche se ipocritamente non esprime in superficie con coerenza queste sue convinzioni, è un seguace del diavolo il cui desiderio principale consiste nel rendere l’uomo quanto più empio possibile e simile a sé, alla propria natura corrotta e infinitamente lontana dalla bellezza di Dio. Il demonio è omicida fin da principio perché ha voluto uccidere ogni persona umana separandola dall’amore di Dio, e ciò come è stato possibile? Ma con la menzogna propinata ai progenitori all’inizio della nostra storia. La menzogna più perversa e antica è proprio quella del diavolo, che lo ha trasformato in demòne generando in lui l’inferno, tale menzogna consiste nel dichiarare riguardo a sé stesso di essere dio al posto di Dio, e di pretendere come atto dovuto dalle altre creature senzienti l’adorazione riservata solamente al Creatore, è una persona che afferma falsamente di essere il centro di tutta la creazione al posto dell’Altissimo, quando non è nient’altro che una creatura uscita dalle mani del Signore, quindi non ha perseverato nella verità, poiché in lui non abita la verità, in lui non è presente lamore di Dio. Tutti i demòni sono bugiardi, dal loro cuore traggono il falso e la loro malizia si riversa a danno di coloro che desiderano uccidere, perché l’omicidio e la menzogna sono le caratteristiche peculiari della personalità di un essere malvagio, lontano un’abisso dall’amore di Dio; il diavolo è menzognero e padre della menzogna, e i suoi figli sono tutti come lui, dei bugiardi che testimoniano il falso con il recondito desiderio e la finalità di uccidere il prossimo, gli uomini bugiardi hanno dentro di sé un inquilino molto scomodo, che è il principe delle tenebre, satana traditore, omicida e menzognero, il destino di questi uomini è di essere esclusi dalla vita eterna, è di andare a finire all’inferno con colui a cui hanno aderito in cuor loro: omicidio e menzogna sono le arti diaboliche per eccellenza. Bisogna terrorizzarsi del maligno quando tace, quando fa silenzio e sembra averci lasciato in pace, vuol dire che forse non ha nessuna necessità di vessarci, di disturbarci, perché ha fatto suo il nostro cuore, perché ci possiede dentro, perché ci ha radicalmente conquistato e la sua certezza è quella di portarci con lui nell’inferno eterno: i demòni quando hanno tra gli artigli il nostro cuore, solitamente tacciono perché hanno già ottenuto la loro agognata vittoria; possedere il cuore umano tramite il peccato mortale, vuole dire per satana aver conquistato la nostra anima e la nostra immortalità, oramai ha ottenuto la sua preda tenendosela ben stretta e non c’è nient’altro che egli desideri, ci ha fatto diventare a sua immagine e somiglianza, i figli delle tenebre separati dai figli della luce. Che altro volete che desideri il maligno? Lui vuole le anime e fa di tutto per appropriarsene, di qualsiasi altra cosa non gliene importa proprio niente. Omicidio e menzogna sono gli elementi fondanti della dottrina di satana, il suo vile e meschino insegnamento per coloro che vogliono ascoltare la sua voce rauca e metallica, diventando i figli della propria rovinosa perdizione, nelle tenebre fitte dell’odio impenitente.

lunedì 22 luglio 2013

Matrimonio, adulterio o verginità?

Sposarsi è una vocazione, per formare la cellula fondamentale della società umana: uomo e donna sono complementari, cioè creati da Dio Creatore l’uno per l’altra; lo scopo del matrimonio è l’unità della coppia nell’amore e la procreazione dei figli per formare nuove generazioni allo scopo di dare continuità all’umanità. La Chiesa fa del matrimonio un sacramento, quindi segno e strumento per la vita di grazia del cristiano e della cristiana che abbiano raggiunto la maturità, l’adultità. Il sacramento del matrimonio è indissolubile per volontà di Dio, quindi secondo la Legge del Creatore: gli sposi che contraggono matrimonio devono sapere che stanno facendo un patto per la vita, che la loro unione è per la vita, la reciproca fedeltà per sempre… spezzare la promessa del matrimonio è andare contro la volontà di Dio, contro la Legge di Dio, è seguire le pulsioni del proprio egoismo e del proprio capriccio, è peccare gravemente contro la virtù di Carità per fare quello che si pensa essere il proprio interesse: significa cadere nell’errore e nel male dell’adulterio. Cristo nel Vangelo afferma l’indissolubilità del matrimonio sacramento e la gravità dell’adulterio; oggi l’istituzione della famiglia è a rischio, è minacciata da tutte quelle forme di convivenza che sono contrarie all’ordine e alla Legge di Dio: coppie che sono soltanto caricature della vera famiglia, coppie e convivenze che scimmiottano la genuinità della famiglia fondata sul matrimonio, così come la vuole anche il Diritto costituzionale italiano. L’esercizio della sessualità va praticata esclusivamente nel matrimonio, a scopo unitivo per il rinsaldarsi continuo del rapporto di coppia, e a scopo procreativo per la generazione della prole: la pratica della sessualità fuori dal matrimonio è adulterio o fornicazione, è un male che degrada la società in molteplici forme, è un disordine contrario all’ordine stabilito dal Creatore, significa guastare i rapporti tra membri della medesima società… Chi va contro il matrimonio va contro il bene della società umana e il suo giusto ordine, è nemico della solidarietà e del giusto; chi commette adulterio va contro il bene del matrimonio per volgersi al proprio desiderio: coloro che sono adulteri si autoescludono dalla comunione con la Chiesa, non potendo più partecipare alla sua vita sacramentale, che è opera pubblica, liturgia, come pubblico è stato il loro matrimonio. Hanno negato la Chiesa con le loro scelte e di conseguenza vengono negati dalla comunità soprannaturale della Chiesa, dalla Comunione dei santi, da questo mistero di grazia. Comunque non penso che gli adulteri provino rimorso per essere usciti volontariamente dalla Chiesa, penso che non siano più neanche credenti… ma le vie del Signore sono infinite. La Chiesa cerca i suoi figli perduti e li rivuole con sé: “ misericordia io voglio e non sacrificio ”, dice il Signore; bisogna avere misericordia verso chi ha sbagliato e non sa di avere sbagliato, lo vuole Dio. I divorziati non sono comunque del tutto estranei alla vita della Chiesa, essi se lo vogliono possono rimanere nella Chiesa come credenti e partecipare alla liturgia, alla preghiera comune ed individuale, conducendosi in una vita retta ed onesta a gloria di Dio: non possono però partecipare ai sacramenti che sono pubblici, come pubblico è stato il loro matrimonio. Questo secondo il disegno di Dio e non secondo l’arbitrio dei ministri della Chiesa o di uomini comuni. Verginità vuol dire amore e consacrazione a Dio, è un grande valore, per cui vale la pena votarsi integralmente: i vergini e le vergini scelgono questo stato di vita per essere totalmente del Signore, al servizio del prossimo, della Carità con cuore indiviso. E’ una grande virtù che purtroppo oggi, al tempo presente, non è compresa nella sua vera portata; non è semplicemente qualcosa di fisico, di carnale, è soprattutto una scelta profondamente spirituale: deve essere accompagnata dalla castità e dal dominio di sé, delle proprie passioni, dei propri istinti sensuali, richiede impegno e fatica, quindi è veramente meritoria.

mercoledì 17 luglio 2013

La compassione è un attributo sensibile

Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?". Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?". Costui rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso". E Gesù: "Hai risposto bene; fa' questo e vivrai". Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è il mio prossimo?". Gesù riprese: "Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?". Quegli rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Va' e anche tu fa' lo stesso" ”. (Lc 10,25-37) La parabola che Gesù presenta al dottore della legge che conosce il nocciolo di tutta la Legge antica degli ebrei e cioè amare Dio e amare il prossimo, vuole spiegare agli ascoltatori chi sia in realtà questo nostro prossimo che abbiamo il dovere morale di amare come noi stessi; la parabola esprime due atteggiamenti fondamentali che riguardano il comportamento umano nelle relazioni con il prossimo, il primo atteggiamento è l’indifferenza verso gli altri come nel caso del sacerdote e del levita, e il secondo atteggiamento è l’empatia del buon samaritano che prova compassione verso l’altro, un interesse benevolo e amicale per gli altri che sfocia nella compassione operosa nei riguardi di un bisognoso che incontra sul suo cammino, nella vita reale; ci sono due tendenze contrapposte nella vita di ciascuno di noi che caratterizzano il nostro comportamento con il prossimo, l’indifferenza più spietata e l’interesse filantropico: l’indifferenza è un male spirituale e morale, e come dice implicitamente Gesù al dottore della legge, porta chi ne è portatore a commettere un grave peccato contro la carità che lede la nostra comunione con Dio, che ci toglie a Dio, ci separa da Lui e ci preclude la possibilità della vita eterna, della salvezza dell’anima; la compassione invece ci avvicina al prossimo e ci mette nella condizione di agire a suo favore, chi fa questo ottiene il dono della grazia da Dio, vive in comunione con Lui, è abitato dallo Spirito del Signore ed è degno di ereditare la vita eterna. Non si può amare Dio e non amare il prossimo, né amare il prossimo in modo autentico senza prima amare Dio, l’amore di Dio e l’amore verso il prossimo sono attitudini complementari che si intersecano tra loro e si mantengono vive a vicenda, chi ama Dio ama anche il prossimo e viceversa, questa è una regola aurea imprescindibile, è la natura stessa dell’amore che non si dirige in senso egocentrico nell’ambito di una chiusura ma in senso diffusivo, aprentesi all’esterno, che trascende l’ambito del proprio io, della propria persona e si rivolge a coloro che non sono noi, quindi Dio e gli altri, è la volontà al bene che si traduce in azione e si concentra sull’altro diverso da noi. La compassione di cui parla Gesù è la manifestazione più dolce e nobile dell’amore cristiano, non significa affatto pietismo, cioè il mettersi in rapporto condiscendente con l’altro, quasi che l’altro sia inferiore a noi e noi ci sentissimo in obbligo di aiutarlo, questa tendenza pietistica è alquanto meschina, la compassione vera invece è tutt’altra cosa, è diversa dalla pietà con una venatura di disprezzo e sufficienza comunemente intesa o dal pietismo, la compassione è sentire l’altro in noi stessi, è vivere la vita dell’altro, è mettersi al suo posto cercando di comprendere la sua vita, è un modo sincero di interessarsene e di parteciparne concretamente. Chi non ha compassione verso gli altri, chi non possiede questa intima sensibilità, non è un uomo o una donna riusciti, ma è una persona che nella sua evoluzione ha perduto inesorabilmente la parte migliore di sé, ha perduto l’accezione più bella della sua umanità. Se non si ha compassione di chi soffre come il buon samaritano della parabola, si è incompleti sul piano umano, si è miseramente insensibili, insomma duri di cuore e coloro che hanno il cuore di pietra non possono ereditare la vita eterna, poi il tutto si traduce nella vita quotidiana con le proprie scelte, la prima delle quali è essere disinteressati agli altri e alle loro sofferenze e diventare sempre più apatici: all’inferno è come un cimitero, nessuno guarda agli altri, si esiste totalmente ripiegati su sé stessi a piangere i propri peccati sommersi dai rimorsi e impregnati di quel sentimento contrario all’amore che è l’odio, odio che arde come le fiamme di una fornace e ci tormenta senza consumarci mai. Occorre educarsi alla compassione, è necessario “ soffrire con ”, farsi vicini a chi è nel dolore senza paura o ripugnanza, perché è giusto ed è quello che ci rende veramente umani: la sensibilità del cuore è un tratto caratteristico della persona umana, una persona è tanto umana quanto più è sensibile, empatica e compatisce il prossimo; chi non sente l’altro e vive nell’altro, è un diavolo dalle sembianze umane, i diavoli nella loro società inferina sono separati tra di essi, gli Angeli del Cielo vivono la comunione della Carità nel Signore, e le persone umane in carne ed ossa che amano e compatiscono, possiedono già in questa vita una porzione di Paradiso: le persone così buone esistono, anche se il chiasso del mondo le tiene nascoste ai molti che non conoscono ancora l’Amore di Dio, speriamo di incontrarle sul nostro cammino come l’uomo sfortunato ha incontrato il buon samaritano in viaggio sulla strada verso Gèrico, è il miglior augurio che si può fare a un amico che si vuole sano e salvo, anche se è a tutti gli effetti il nostro peggior nemico: se veniva da Gerusalemme era un ebreo e il samaritano un suo nemico, ma la compassione umana supera anche la più veemente inimicizia tra due uomini, questo è l’esempio da seguire che Gesù ci ha dato con questo racconto, la parabola ci insegna l’amore incondizionato, l’amore perfetto del superamento di sé, delle proprie legittime contrarietà o addirittura del desiderio di vendetta. Gesù è molto esigente, ma non ci chiede l’impossibile.

mercoledì 10 luglio 2013

La preghiera cristiana

Qual è il presupposto per conoscere l’Amore di Dio? E’ decidere liberamente di pregare, chi prega crede e chi crede prega, le persone che non pregano mai, non comprendono il valore della loro anima e di tutto ciò che ad essa è riferito, innanzitutto Dio stesso che è il nostro sommo bene, quindi non vogliono pregare, gli sembra di rivolgersi al nulla e di sollevare una gran nuvola di polvere per niente, sono persone con uno spessore spirituale mediocre, il ché significa mancanza di virtù, di coscienza e di etica; queste cose di cui accenno sono molto concrete anche se certuni potrebbero sorridere commiserandomi, pensando che sono uno stupido illuso e che a pregare non ci si guadagna nulla, anzi si perde solamente del tempo; pregare non è una perdita di tempo, alcuni hanno chiamato la preghiera “ il respiro dell’anima ”, sottintendendo con questa espressione che pregare è l’esigenza vitale più nobile, qualcosa di insopprimibile che fa parte della natura umana; l’umanità ha sempre pregato anche in tempi dove il paganesimo proliferava, perché rivolgersi a qualche elemento trascendente, a qualcosa che si trova oltre il mondo fisico e le apparenze, è un’esigenza del cuore umano, un’esigenza insopprimibile che tutti sentiamo. La religione cristiana ci ha fatto conoscere Dio come Amore e ci ha insegnato a pregare convincendoci che Dio ci ama e si occupa di ciascuno di noi, individualmente, che ciascuno di noi è prezioso ai suoi occhi e che siamo tutti custoditi dalla sua amorevole provvidenza; il cristianesimo ci insegna a pregare un Dio non lontano o addirittura estraneo dalle nostre vite, ma molto vicino all’uomo, anzi uno di noi come Gesù, che ha sofferto ed è morto su una Croce per l’Amore sconfinato che porta nei confronti di ognuno di noi, un Dio che si è fatto uomo, per condividere con ogni persona umana il suo comune destino e prometterci la felicità al di là di questa esistenza che passa e finisce, inevitabilmente per tutti. La preghiera è davvero preghiera se in essa sono presenti le virtù cristiane, e in primo luogo le tre virtù dette teologali, la Fede, la Speranza e la Carità, senza le virtù la preghiera personale è sterile e mediocre, non è altro che una preghiera parolaia che non tocca il Cuore del Signore e il Cuore della Madonna; per pregare occorre anche tanta umiltà davanti a Dio, è necessario riconoscere chi è Dio e chi siamo noi, cioè semplicemente delle creature bisognose di tutto alla presenza di chi può veramente tutto per Amore. La preghiera è un intimo e dolce colloquio con il Signore, significa stare alla sua presenza, anzi a tu per tu, come con il proprio migliore amico. Pregare è nutrirsi di Dio accrescendo la nostra Fede in Lui, è sentire Dio facendo esperienza di Lui, nella preghiera autentica ci si conforma all’Amore di Dio e si diventa suoi imitatori, quasi come se venissimo a trovarci davanti a uno specchio che riflette la nostra immagine in una Luce nuova e che accresce in noi la bellezza interiore, che ci eleva al bello, conformandoci alla divinità invocata, alla Persona che richiamiamo presente; pregare è il modo più efficace di migliorarci come persone, di maturare psicologicamente e moralmente, pregare è la vera medicina che guarisce, un balsamo guaritore che sana tutte le ferite e che ci estrania dal male. Senza la preghiera incessante si cade nella mediocrità spirituale, pregare con il cuore è assolutamente necessario, ci si guadagna il Paradiso, ecco cosa otteniamo pregando, ma è indispensabile una visione di Fede, occorre credere fermamente nelle parole che pronunciamo pregando, occorre sentire e vivere con coerenza quelle parole, farci compenetrare l’anima da esse, per poter cambiare trasformandoci in persone nuove, in persone rinnovate, purificate dall’empietas. Nessuno può rinunciare alla preghiera senza la tragica conseguenza di un grave danno per la sua persona, senza la preghiera è come la morte più disperante e oltretutto ricordiamoci che le bestemmie sono le giaculatorie del diavolo, le bestemmie sono la sua preghiera che esprime l’odio implacabile nei confronti di Dio, non scegliamo satana come nostro maestro, non diventiamo vuoti come lui rinunciando alla preghiera, un preludio alla morte eterna, la nostra infelicità in questo mondo e nell’altro.

martedì 9 luglio 2013

Psi e le sue nascoste verità

Le evidenze scientifiche basate su studi approfonditi e di lungo corso nella storia della medicina, dicono che le malattie mentali sono causate da degli scompensi chimici nei tracciati neurali dell’encefalo, è abbastanza chiaro che la parte del cervello coinvolta nelle varie patologie psichiatriche è la corteccia, alcuni ricercatori sostengono ad esempio che la schizofrenia è causata da una disfunzione nell’ambito emisferico della corteccia cerebrale, una mancata dialettica tra gli emisferi che comporterebbe la perdita del contatto con la realtà: alcuni trovano questa posizione ambigua, in quanto l’emisferectomia, l’asportazione neurochirurgica di uno degli emisferi del cervello, dovrebbe provocare disturbi come quelli schizofrenici, ma non è così allo stato dei fatti, perché l’emisfero della corteccia non rimosso assume in sé per le sue proprietà plastiche, con la riabilitazione progressiva del paziente, le funzionalità dell’emisfero asportato; l’emisferectomia è un intervento neurochirurgico che si effettua solamente in situazioni estreme, come nel caso di malformazioni congenite o di tumori particolarmente ostici, al solo scopo di salvare la vita al paziente. L’errore di giudizio di una certa psi materialista è insito nell’assioma psiche/cervello, è l’identificazione della psiche umana esclusivamente con un organo del corpo, per quanto determinante. Quindi, cosa sono in realtà le malattie mentali? Esistono o sono una mistificazione? I farmaci neurolettici o psicofarmaci normalizzerebbero lo stato alterato del cervello che sarebbe la causa delle malattie mentali, e farebbero rientrare il quadro sintomatologico tramite un processo di regressione; ma perché se i farmaci normalizzano gli stati patologici cronici del cervello, dopo un certo periodo di compensazione psichica, avvengono ricadute anche gravi nelle crisi, che portano il paziente a stare di nuovo male? Non dovrebbero risolvere definitivamente la malattia, assumendoli costantemente durante il corso di tutta una vita, in quanto facenti parte di una terapia di mantenimento? Allora si può desumere che i farmaci per uso psichiatrico, le tantissime molecole di sintesi sul mercato internazionale, con nomi commerciali differenti, ma appartenenti alle stesse categorie farmacologiche, non servano ad altro che a dare un beneficio di carattere temporaneo. Qual è la verità in merito? Di sicuro gli psichiatri più eminenti, le industrie farmaceutiche produttrici e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, non ve la diranno mai. Le statistiche a riguardo sono alterate nei loro dati più significativi, e molto di quello che ci viene comunicato dai Ministeri della Sanità degli Stati occidentali è un inganno: i farmaci hanno proprietà terapeutiche, ma fino ad una certa soglia fisiologica, oltre la quale diventano tossici e pressoché inefficaci, lo sanno quasi tutti coloro che sono coinvolti con la diffusione e la somministrazione di molecole psicotrope e ci sono i riscontri scientifici che lo dimostrano, allora perché continuare con questo grande inganno? In parte perché ci sono in gioco dei grossi interessi economici, è evidente a chiunque sappia ragionare con un pò di schietta malizia, e in parte perché per certe malattie cosiddette della mente, che vengono codificate nei più importanti manuali diagnostici per i disturbi mentali, non senza una certa enfasi fanatica di chi lavora in questa scienza così difficile, non esiste nessun’altra terapia benefica efficace, che non siano i farmaci neurolettici o psicofarmaci, non esiste attualmente nient’altro per dare sollievo alle sofferenze dei pazienti. Le prime molecole sono state sintetizzate negli anni cinquanta del Novecento, e poi negli anni sessanta e settanta, alcune di esse sono usate tuttora per curare sindromi gravi e invalidanti come la schizofrenia, le psicosi, la depressione endogena e non sono esenti da pesanti effetti collaterali, anch’essi alquanto invalidanti, uno tra i peggiori è la SNM e cioè la sindrome neurolettica maligna… senza dimenticare la seria possibilità del suicidio, nella fase di una ricaduta successiva nei sintomi maggiormente critici. Nei manicomi ex sovietici in cui venivano internati gli oppositori politici con diagnosi improbabili venivano somministrati antipsicotici allo scopo di spezzare la volontà del paziente ritenuto scomodo, antipsicotici che tuttora sono in commercio e che vengono prescritti ordinariamente come cura efficace. Quali saranno le future acquisizioni della medicina psichiatrica? Come si procederà per realizzare una terapia adeguata ad ogni singolo paziente? Quali saranno i futuri sviluppi conoscitivi? Proprio delle belle domande a cui nessuno sa rispondere, ma è necessario prendere in considerazione anche la cosiddetta riabilitazione psicosociale, il recupero ad una vita normale dei pazienti, ma esiste il paradigma della vita “ normale ”? Chi lo decide quando una vita è normale? Forse tutti quando affermiamo che una convenzione sociale è la norma assoluta a cui adeguarsi, infatti nella sua struttura basale la società umana è fatta prevalentemente da convenzioni, e la diversità non è ritenuta sempre una risorsa, talvolta per qualcuno è un handicap pericoloso da cui difendersi, di cui avere paura, proprio come nello stigma psichiatrico, ma nessuno dovrebbe aver paura dell’ignoto, perché in esso si nascondono le più alte risposte, alle più importanti domande della vita. Personalmente credo che la scienza medica del Ventiduesimo secolo, vedrà la psichiatria di oggi come la propria preistoria dai connotati più barbari e discutibili, come l’esempio più evidente dell’ignoranza dell’uomo riguardo a se stesso.

sabato 6 luglio 2013

Ateismo, la malattia che spegne il pensiero

Il riposo della mente è la morte dello spirito: l’uomo ha necessità di muoversi costantemente per sentirsi vivo ed è salutare per esso ogni genere di attività intellettuale, riflessiva, meditativa, orante, razionale e di pensiero, l’uomo è un essere pensante e la sua vita non è riconducibile solamente alle funzioni biologiche, egli è mente e cuore, spirito libero e immanente, ogni persona umana è anima a sé e per sé; il moto del pensiero è la vera vita, l’inattività è morte, questo lo si deduce molto bene soprattutto in quelle persone che hanno saputo invecchiare meglio, tenendo ben sveglia la loro attività mentale, le funzionalità del cervello: per la scienza atea il cervello produce la mente, quindi la mente è un prodotto derivante dalla materia, nulla che si esprime attraverso le facoltà mentali ha un’origine diversa dalla chimica del cervello e dalla sua fisiologia, questa è semplicemente una teoria aberrante nonché falsa e impostora, una teoria dell’arroganza e dell’ignoranza, che ha portato a commettere crimini come quelli perpetrati nel passato in ambito psichiatrico, crimini come la pratica psicochirurgica della leucotomia, consistente nell’interruzione delle fibre bianche dei lobi prefrontali, oggi pressoché abbandonata per ovvie ragioni, che secondo i suoi sostenitori più fanatici, era una tra le migliori terapie per sanare la mente malata degli psicotici gravi e degli schizofrenici, producendo leffetto permanente di estirpare i sintomi come le allucinazioni, linterpretatività delirante, o le ossessioni maniacali... insomma la pretesa di curare i disturbi mutilando il cervello, invalidandolo ulteriormente, intervenendo in modo invasivo sulla presunta causa originaria del male, qualcosa che il buon senso condiviso da tutte le persone di buona volontà ha potuto esprimere solamente con il vocabolo orrore, qualcosa che è paragonabile per gravità allomicidio di un innocente; l’uomo è ben oltre la natura del corpo e coloro che non lo comprendono sono soggetti pericolosi, perché non riconoscono il valore della persona umana come anima e cadono sovente in gravi errori di giudizio morale, si può benissimo affermare che questi esponenti della scienza preconcetta e indiscutibile siano senza senso dell’umano e senza legge morale, o meglio la legge morale se la disegnano a propria utilità e piacimento, andando oltre la soglia del bene e del male, sprofondando nell’errore e nel peccato, e costruendo i presupposti della loro rovina eterna: il male non è senza conseguenze per chi lo commette aderendovi per scelta, ma lasciamo pure che gli stolti si illudano. Per essere felici e fare il bene proprio e del prossimo, occorre riconoscere l’esistenza di una Legge morale oggettiva scritta nella natura spirituale umana, occorre riconoscere come irrinunciabile e indiscutibile la Legge di Dio, occorre osservare i Comandamenti, questa è la sola via per la libertà e la piena realizzazione della creatura umana. Certi atti sono implicitamente immorali, sono male di per sé stessi, perché contrari alla Legge di Dio e fanno male all’uomo che li commette e li fa subire agli altri, fanno male agli altri che li subiscono, sono atti che favoriscono la diffusione dell’empietà, quindi l’empietas non è una fantasticheria misticheggiante o religiosa, dell’empietas si possono osservare le conseguenze deleterie e maligne nella società degli individui e nei singoli, l’empietas porta al disordine, alla sofferenza e alla morte: l’empietas è reale quanto quello che si può vedere con gli occhi e toccare con mano! Ma nel mondo tutti vogliono far finta di niente, perché l’indifferenza secondo una certa concezione filosofica in parte stoicista ed in parte epicurea, o meglio secondo l’affermata mentalità mondana libertaria ed edonistica, è un presupposto prettamente egoistico alla propria felicità, e a quella del proprio piccolo gruppo sociale, in quanto nella vita per essere felici bisogna ignorare coloro che non sono noi: in questo modo il male morale imperversa e a rimetterci siamo tutti, indistintamente; è il diavolo tentatore che cerca il male per il male, per provocare al genere umano il peggiore danno possibile, senza rendercene del tutto consapevoli lo seguiamo, e precipitiamo in un baratro infernale. La natura dell’uomo è malata e tutti partecipiamo alla medesima malattia, se non riconosciamo questa verità che ci accomuna, viviamo l’illusione di una vita esente da qualsiasi possibilità di disfacimento, di deterioramento, comunque quando giungiamo alle soglie della morte ci accorgiamo della nostra labilità naturale, perché l’anelito del nostro cuore, il nostro inespresso desiderio, è quello dell’immortalità. Chi si affida alla vita terrena è già morto, e non lo sa, perché la realtà vera è estranea alla natura, è oltre la natura, la sua conoscenza è inevitabile per ciascuno di noi.

martedì 2 luglio 2013

La Legge sul testamento biologico

Il testamento biologico è una dichiarazione di volontà del cittadino, che esprime le proprie decisioni riguardo ai trattamenti sanitari e agli interventi terapeutici, da effettuarsi in condizioni di patologia gravemente disabilitante e nell’ambito del fine vita, è precisamente un documento con una specifica validità giuridica, sottoscritto dal paziente titolare e autenticato dall’autorità legislativa dello Stato: il testamento biologico va redatto, compilato e firmato dalla persona intestataria e va rispettato da qualsiasi ente o individuo preposti alla cura e all’assistenza medica del paziente, quindi le volontà espresse nel documento vanno eseguite da qualsiasi istituzione sanitaria e se vengono trasgredite si configura uno specifico reato penale, anche di una particolare gravità; oggi in Italia non esiste una Legge positiva in ambito di testamento biologico, il Parlamento deve ancora trattare questa delicata materia e realizzare una Legge appropriata su questo argomento, anche se è possibile attualmente compilare e firmare un proprio testamento biologico e far sì che abbia validità giuridica, per esempio recandosi presso un notaio affinché il documento sia autenticato e depositato; per l’ordinamento giurisdizionale italiano un’autocertificazione firmata dal cittadino interessato, che esprime le proprie volontà in caso di malattia grave e invalidante o nel caso di una possibilità di decesso o di mantenimento dei parametri vitali in stato vegetativo persistente, di terapia del dolore o di cessazione di un eventuale accanimento terapeutico, ha una specifica validità giuridica di testamento biologico, perché quelle sono le volontà insindacabili del paziente in questione, da rispettarsi ed eseguire secondo il Diritto italiano e la Legge dello Stato in vigore, con tutte le garanzia a tutela della salute e della vita di ogni singolo cittadino, che la Costituzione della Repubblica esprime nei suoi articoli così civili e nel medesimo tempo intelligenti, a favore dei valori umanitari universalmente riconosciuti. Il testamento biologico è assolutamente necessario perché sia garantita a tutti la libertà di scelta, il Parlamento italiano deve assolutamente occuparsi di questo tema così importante per la salute pubblica e la vita delle persone, è indispensabile al più presto l’approvazione di una Legge che permetta a tutti i cittadini di sottoscrivere la propria dichiarazione di volontà, riguardo la malattia e il fine vita, riguardo la propria salute e il proprio destino biologico: non si può trattare una questione importante come questa semplicemente con una giurisprudenza fatta di affermazioni implicite che coinvolgono il Diritto civile, occorre una Legge positiva che dia un valore giuridico incontestabile alla propria dichiarazione di volontà, che le dia validità autorevole in ogni ambito istituzionale e sanitario, è indispensabile il testamento biologico e i nostri legislatori devono realizzare presto una Legge sensata e moralmente giusta per contribuire al progresso della civiltà nel nostro Paese e per favorire l’autodeterminazione di coloro che sono ammalati e nella prospettiva della morte, al termine naturale della vita; ricordiamoci che tutti passeremo per quella esperienza, malattia e morte, non possiamo evitarlo, è il comune destino dell’umanità e riguarda anche noi, non solamente gli altri, pensiamoci adesso con una seria e scrupolosa riflessione, non permettiamo a qualche cinico estraneo di scegliere per noi, di decidere al nostro posto, non rinunciamo alla nostra libertà e alla nostra dignità per ignoranza e superficialità di giudizio, quella per il testamento biologico è una battaglia giusta e va combattuta.

lunedì 1 luglio 2013

Il trascurato Sacramento della Confessione

Cos’è il sacramento della Penitenza e perché occorre confessarsi? E’ il sacramento più trascurato in seno alla Chiesa, sia dai fedeli che dai presbiteri, è il sacramento con cui ci si rimette in grazia di Dio dopo una vita trascorsa in peccato mortale, è il sacramento della divina Misericordia: Gesù non può perdonarci e salvarci dall’eterna dannazione se noi non decidiamo liberamente di confessarci, è Gesù stesso, Giudice eterno e Redentore della anime, che ha stabilito così, quindi la Penitenza, chiamata anche Confessione, è il sacramento istituito da Gesù Cristo per rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo, infatti ogni Confessione è come un nuovo Battesimo: sant’Agostino scriveva che “ c’è l’acqua del Battesimo e ci sono le lacrime della Penitenza; senza la Confessione non si può presuntuosamente impugnare la convinzione di potersi salvare dall’inferno! E’ volontà di Dio che si passi dalla Confessione per poter ricevere dal Signore l’assoluzione dai peccati gravi: il santo Vangelo insegna che il Signore Gesù, essendo Figlio di Dio, ha il potere di rimettere i peccati su mandato dell’eterno Padre e di conferire la Grazia santificante, di concedere alle anime la salvezza che Lui desidera donarci con tutto il suo Amore, la condizione perché ciò avvenga in un’anima penitente e contrita è la capacità d’amare, più una persona ama Dio e il prossimo, più i suoi peccati le sono perdonati, quello che è definibile propriamente come un atto di amore perfetto; Gesù ha voluto comunicare questo potere ai suoi ministri sacri nella Chiesa cattolica, in virtù della successione apostolica, i sacerdoti ordinati sono gli amministratori del perdono di Dio; ordinariamente Dio non perdona i peccati gravi al di fuori del sacramento della Confessione, perché questo avvenga è necessario un atto di amore perfetto, che non si può dare per scontato in un’anima lontana da molto tempo dall’amore di Dio, è molto difficile che ciò si realizzi in qualcuno che vive in peccato mortale nel più totale disinteresse per l’amore di Dio, ma non è impossibile. Chi dice: “ io mi confesso direttamente con Dio e sono da Lui perdonato ” sbaglia e si dimostra un ingenuo, uno sprovveduto e chissà se in buonafede o in malafede, comunque rimane tale e quale a prima, con tutti i suoi peccati nell’anima che lo deturpano e lo dannano: la semplice preghiera non rimette i peccati mortali, soltanto la Confessione sacramentale li rimette e ci fa tornare in grazia di Dio, Gesù ha voluto così che piaccia o meno, è scritto nel suo Vangelo, la santa Madre Chiesa ce lo insegna da sempre e unanime è la testimonianza dei Santi e delle Sante; nel confessionale è presente Gesù, confessarsi è un incontro con la persona di Gesù che ci chiama e ci accoglie a sé; il sacramento del perdono è realmente efficace nella modalità ex opere operato, cioè per il fatto stesso di essere amministrato in virtù della volontà e della potenza del Signore, anche se non si può transigere sulle disposizioni interiori di ogni singolo penitente affinché esso sia valido, cioè ex opere operantis; la Confessione, come tutti gli altri sacramenti della Chiesa, fa parte dell’economia della salvezza ed è una realtà racchiusa nel Mistero di Dio che ci viene svelato, quindi dobbiamo sapere che tutti i sacramenti attingono la loro virtù efficace e salvifica dalla Croce di Cristo e dalla sua Risurrezione, sono l’espressione più nobile e bella del Cuore umano e divino di Gesù, fornace ardente di Carità, istituiti da Lui per il vero bene dell’uomo pellegrino sulla terra e in cammino verso la casa del Padre, dove lo attende la felicità.

Le parti del sacramento della Penitenza, senza le quali la Confessione è sacrilega:
Contrizione: è un atto della volontà, un dolore dell’anima e la detestazione del peccato commesso unita al proposito di non peccare più in avvenire.
Confessione: consiste nell’accusa dettagliata di tutti i propri peccati fatta al confessore per averne l’assoluzione e la penitenza.
Assoluzione: è la sentenza che il sacerdote pronuncia in nome di Gesù Cristo, per rimettere i peccati al penitente.
Soddisfazione: o penitenza sacramentale, è la preghiera o l’opera buona imposta dal confessore a castigo e a correzione del peccatore e a sconto della pena temporale meritata peccando.

Effetti della Confessione ben fatta
Il sacramento della Penitenza conferisce la Grazia santificante con la quale sono rimessi i peccati mortali e anche i veniali confessati e dei quali si ha dolore. Commuta la pena eterna nella temporale, della quale pure vien rimesso più o meno secondo le disposizioni. Restituisce i meriti delle buone opere fatte prima di commettere il peccato mortale. Dà all’anima aiuti opportuni per non ricadere nella colpa e ridona la pace alla coscienza.

Preghiera per un buon esame di coscienza
Santissima Vergine Maria, Madre mia, degnatevi di ottenermi un sincero dolore per aver offeso Iddio... il fermo proposito di correggermi... e la grazia di fare una buona Confessione. San Giuseppe, degnatevi di intercedere per me presso Gesù e Maria. Mio buon Angelo Custode, degnatevi di ricordarmi i miei peccati e aiutatemi a ben accusarli senza falsa vergogna.
Si può, anche recitare il Veni Sancte Spiritus. E’ bene, nella misura in cui si rammentano i propri peccati, pentirsi e domandarne perdono a Dio, implorando la grazia di un fermo proposito di non più commetterne. Per una buona Confessione generale di tutta la vita, sarà bene, senza obbligo scrivere i peccati e accusarsene secondo il metodo cronologico. Si consideri la propria vita di periodo in periodo. L’accusa delle colpe sarà così molto facilitata.

1) Il peccato mortale suppone sempre tre elementi essenziali: la gravità della materia, la piena avvertenza, il deliberato consenso.
2) L’accusa della specie e del numero è necessaria per i peccati di desiderio.

Metodo logico: considerare i Comandamenti e la Legge di Dio
Questi che seguono sono i Comandamenti di Dio
Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all’infuori di me
I° Comandamento (preghiere, religione):
Ho mancato alle preghiere? Le ho recitate male? Ho temuto di mostrarmi cristiano per rispetto umano? Ho trascurato di istruirmi sulle verità della religione? Ho acconsentito a dubbi volontari?... in pensieri... in parole? Ho letto libri e giornali empi? Ho parlato e agito contro la religione? Ho mormorato contro Dio e la sua Provvidenza? Sono appartenuto a società empie (massoneria, satanismo, comunismo, fascismo, mafia, sette eretiche etc.)? Ho praticato la superstizione... consultato le carte e gli indovini?... partecipato a pratiche magiche? Ho tentato Dio?
Peccati contro la Fede: ho rifiutato di ammettere una o più verità rivelate da Dio e insegnate dalla Chiesa?... o di accettare la Rivelazione una volta conosciuta?... o di studiarne le prove di credibilità? Ho rinunciato alla vera Fede? Qual’è il mio rispetto per la Chiesa?
Peccati contro la Speranza: ho mancato di fiducia nella bontà e Provvidenza di Dio? Ho disperato nella possibilità di vivere da vero cristiano, quantunque se ne domandi la grazia? Credo veramente alle promesse di Dio di aiutare chi lo prega umilmente e confida nella sua Bontà e Onnipotenza? In senso inverso: ho peccato di presunzione abusando della Bontà di Dio, illudendomi di ricevere comunque il perdono, confondendo buono con bonaccione?
Peccati contro la Carità: ho rifiutato di amare Dio al di sopra di ogni cosa? Ho trascorso settimane e mesi senza mai compiere il minimo atto d’amore verso Dio senza pensare a Lui? Indifferenza religiosa. Ateismo. Materialismo. Empietà. Laicismo (non riconoscere i diritti di Dio e di Cristo Re sulla società e sugli individui). Ho profanato le cose sante? In particolare: confessioni e comunioni sacrileghe?
Carità verso il prossimo: vedo nel prossimo un’anima fatta ad immagine di Dio? Lo amo per amore di Dio e di Gesù? Questo amore è naturale o è sovrannaturale, ispirato dalla fede? Ho disprezzato, detestato, deriso il prossimo?
Non nominare il nome di Dio invano
II° Comandamento (giuramenti e bestemmie):
Ho giurato falsamente e inutilmente? Ho imprecato contro me stesso o contro gli altri? Ho mancato di rispetto al nome di Dio, della Vergine o dei Santi? Li ho nominati con irriverenza o per gioco? Ho bestemmiato mormorando contro Dio nelle prove? Ho osservato i voti?
Ricordati di santificare le feste
III° Comandamento (Messa, lavoro):
A questo comandamento si riferiscono il 1° e il 2° precetto della Chiesa. Ho mancato alla Messa per mia colpa? Sono giunto in ritardo? Ho assistito senza rispetto? Ho lavorato o fatto lavorare senza necessità e senza permesso nei giorni festivi? Ho trascurato l’istruzione religiosa? Ho profanato le feste con riunioni o divertimenti pericolosi per la fede e i costumi?
Onora il padre e la madre
IV° Comandamento (genitori, superiori):
Figli: ho mancato di rispetto? Ho disobbedito?... ho causato dispiaceri ai genitori? Ho trascurato di assisterli nella loro vita e, soprattutto, al momento della morte? Ho trascurato di pregare per loro, nelle pene della vita e, soprattutto, dopo la morte? Ho disprezzato o non tenuto conto dei loro saggi pareri?
Genitori: mi sono sempre preoccupato dell’educazione dei figli? Ho penetro a dare o procurare loro l’istruzione religiosa? Li ho fatti pregare? Mi sono preoccupato di accostarli presto ai sacramenti? Ho scelto per loro le scuole più sicure? Ho diligentemente vigilato su loro?... li ho consigliati, ripresi, corretti? Nelle loro scelte, li ho assistiti e consigliati per il loro vero bene? Ho ispirato loro buone abitudini? Al momento della scelta dello stato, ho fatto prevalere la mia volontà o quella di Dio? Sposi: mancato al sostegno reciproco? L’amore per il coniuge è veramente paziente, longanime, premuroso, pronto a tutto?... Ho mosso critiche al coniuge in presenza dei figli?... L’ho maltrattato?
Inferiori: (impiegati, servitori, operai, soldati). Ho mancato di rispetto d’obbedienza ai superiori? Ho fatto loro torti con critiche ingiuste o in altro modo? Ho mancato nell’adempimento dei miei doveri? Ho abusato della fiducia? Superiori: (padroni, dirigenti, ufficiali). Ho mancato alla giustizia commutativa, non dando loro il dovuto?... alla giustizia sociale (assicurazioni, previdenze etc.)? Ho punito ingiustamente? Ho mancato alla carità non procurando gli aiuti necessari? Ho vigilato con cura sulla moralità? Ho favorito il compimento dei doveri religiosi?... l’istruzione religiosa dei dipendenti? Ho sempre trattato i dipendenti con bontà, equità, carità?
Non uccidere
V° Comandamento (ira, violenza, scandalo):
Mi sono abbandonato all’ira? Ho avuto desideri di vendetta? Ho desiderato il male del mio prossimo? Ho conservato sentimenti di rancore, di ruggini e di odio? Ho violato la grande legge del perdono? Ho ingiuriato, percosso, ferito? Pratico la pazienza? Ho dato cattivi consigli? Ho scandalizzato con parole o atti? Ho trasgredito gravemente e volontariamente il Codice stradale anche senza conseguenze? Ho disprezzato la vita del prossimo? Sono responsabile diretto o indiretto della morte di una persona, di infanticidio, aborto (per aborto si intende anche l’espulsione di un ovulo umano fecondato dal seno materno, prima che abbia capacità di vivere fuori da questo seno. Pratiche abortive, partecipazione sotto qualsiasi forma a questo atto omicida con consigli, aiuto, etc.) o eutanasia, luccisione volontaria di un debole come malintesa pratica medica? Ho tentato il suicidio o lho indotto volontariamente o favorito in altre persone? Ho sadicamente maltrattato degli animali? Ho danneggiato la natura?
Non fornicare. Non desiderare la donna d’altri
VI° e IX° Comandamento (impurità: pensieri, parole, azioni):
Mi sono soffermato volontariamente in pensieri o desideri contrari alla purezza? Sono pronto a fuggire le occasioni di peccato: conversazioni e divertimenti pericolosi letture e immagini immodeste? Ho indossato abiti indecenti? Ho commesso azioni disoneste da solo?... con altri? Mantengo legami o amicizie colpevoli? Sono responsabile di abusi o frodi nelluso del matrimonio? Ho rifiutato senza motivi sufficienti il debito coniugale? La fornicazione (relazione sessuale fra uomo e donna) al di fuori del matrimonio è sempre peccato mortale (anche fra fidanzati). Se uno o entrambi sono sposati, il peccato si raddoppia con l’adulterio (semplice o doppio) che deve essere accusato (frodare nelluso del matrimonio ed impedire la procreazione... è immorale e nessuna «indicazione» o necessità può trasformare un’azione intrinsecamente immorale in un atto morale e lecito... perché non è un semplice precetto di diritto umano, ma l’espressione di una legge naturale e divina (Pio XI, enciclica sul matrimonio). E Pio XII, in un discorso alle ostetriche ha detto: «...Dobbiamo ancora una volta dichiarare che è assolutamente da escludere, come via lecita per la regolazione delle nascite, l’interruzione diretta del processo generativo già iniziato, e soprattutto l’aborto direttamente voluto e procurato, anche se per ragioni terapeutiche»). Adulterio, divorzio, incesto, pratiche omosessuali, pedofilia, pornografia, bestialità?
Non rubare. Non desiderare la roba d’altri
VII° e X° Comandamento (furti, desiderio di rubare):
Ho desiderato di appropriarmi del bene altrui? Ho commesso o aiutato a commettere ingiustizie frodi, furti? Ho pagato i debiti? Ho ingannato o danneggiato il prossimo nella roba?... l’ho desiderato? Ho commesso abusi nelle vendite o nei contratti etc.?
Non dire falsa testimonianza
VIII° Comandamento (menzogne, maldicenze, calunnie):
Ho mentito? Ho fatto o diffuso sospetti e giudizi temerari?... ho mormorato, calunniato? Ho reso false testimonianze? Ho violato segreti (corrispondenza etc.)?

Precetti della Chiesa
1° Richiama il III° Comandamento: Ricordati di santificare le feste. 2° Santificare i giorni di penitenza secondo le disposizioni della Chiesa. 3° Confessarsi una volta all’anno e comunicarsi almeno a Pasqua. 4° Soccorrere alle necessità della Chiesa, contribuendo secondo le leggi e le usanze. 5° Non celebrare solennemente le nozze nei tempi proibiti.

Peccati capitali
- Orgoglio: Quale stima ho di me? Agisco per orgoglio? sciupo denari nella ricerca del lusso? Ho disprezzato gli altri ? Mi sono compiaciuto in pensieri di vanità? Sono suscettibile? Sono schiavo del cosa dirà la gente?... e della moda? - Avarizia: Sono troppo attaccato ai beni terreni? Ho sempre fatto l’elemosina secondo le mie possibilità? Per avere, non ho mai leso le leggi di giustizia? Ho praticato il gioco d’azzardo (vedi VII° e X° Comandamento). - Lussuria: (vedi VI° e IX° Comandamento) - Invidia: Ho conservato sentimenti di gelosia? Ho cercato di nuocere agli altri per invidia? Mi sono compiaciuto del male, o rattristato del bene altrui? - Gola: Ho ecceduto nel mangiare e nel bere? Mi sono ubriacato?... quante volte? (se è un’abitudine, sai che esistono cure mediche per guarire?). - Ira: (vedi V° Comandamento). - Pigrizia: Sono pigro nell’alzarmi la mattina?... nello studio e nel lavoro?... nell’adempiere ai doveri religiosi?

Doveri di stato
Ho mancato agli obblighi speciali di stato? Ho trascurato gli obblighi professionali (di professore, scolaro o studente, medico, avvocato, notaio, etc. )?

Metodo cronologico
- Per la Confessione generale: esaminare anno per anno. - Per la Confessione annuale: esaminare settimana per settimana. - Per la Confessione settimanale: esaminare giorno per giorno. - Per l’esame quotidiano: esaminare ora per ora. Mentre si rivedono i propri errori, ci si umili si domandi perdono e la grazia di correggervi.

Preparazione immediata
Dopo l’esame di coscienza, per eccitare la contrizione, si leggano lentamente i seguenti pensieri: i miei peccati sono una rivolta contro Dio, mio Creatore, Sovrano e Padre. Infangano la mia anima, la feriscono e, se gravi, le danno la morte.

Mi ricorderò ancora: 1) il Cielo, che sarà perso per me, se muoio in stato di peccato grave; 2) l’inferno, ove cadrò per l’eternità; 3) il purgatorio, ove la divina giustizia dovrà completare la mia purificazione da ogni peccato veniale e debito; 4) nostro Signore Gesù Cristo, morente sulla croce per espiare i miei peccati; 5) la bontà di Dio, che è tutto amore, bontà infinita, sempre pronta al perdono di fronte al pentimento. Questi motivi di contrizione possono essere anche soggetto di meditazione. Ma, soprattutto, si mediti il Crocifisso, la presenza e l’attesa di Gesù nel Tabernacolo, l’Addolorata. Maria piange sui tuoi peccati e tu resti indifferente? Se la Confessione ti costa un pò, recita una preghiera alla Santissima Vergine. Il suo aiuto non ti mancherà. Ultimata la preparazione, entra nel confessionale con umiltà e raccoglimento, considerando che il sacerdote occupa il posto di Gesù Cristo nostro Signore, e accusa tutti i peccati con sincerità.

Metodo di Confessione (ad uso di tutti i fedeli)
Nel fare il segno della Croce si dice: 1) Padre mi confesso perché‚ ho peccato. 2) Mi sono confessato da... ho ricevuto l’assoluzione, ho fatto la penitenza e mi sono accostato alla comunione... (indicare le volte). Da allora mi accuso... Chi ha soli peccati veniali, basta si accusi di tre fra i più gravi, per lasciare maggior tempo al confessore di dare gli avvisi necessari. Terminata l’accusa, si dice: Mi accuso ancora di tutti i peccati che non ricordo e di quelli della vita passata, specialmente di quelli contro il... Comandamento e la... virtù, e di tutti chiedo umilmente perdono a Dio e a lei, padre, la penitenza e l’assoluzione, se la merito. 3) Al momento dell’assoluzione, recitare con fede l’atto di dolore: Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i vostri castighi, e molto più perché ho offeso Voi infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col vostro santo aiuto di non offenderVi mai più e di fuggire le occasioni prossime del peccato. Signore, misericordia, perdonatemi. 4) Eseguire senza ritardo la penitenza imposta.

Dopo la Confessione
Non dimenticate di ringraziare Dio della grande grazia del perdono ricevuto. Soprattutto, non lasciarsi prendere dagli scrupoli. Se il demonio tenta di disturbare non discutere con lui, Gesù non ha istituito il sacramento della Penitenza per torturarci, ma per liberarci. Domanda però una grande lealtà nel ritorno al suo amore, nell’accusa delle nostre mancanze (specie se mortali) e nella promessa di non tralasciare alcun mezzo per fuggire il peccato, è ciò che hai fatto. Ringrazia Gesù e la sua santa Madre. «Vai in pace e non peccare più».

«Signore! Abbandono il mio passato alla vostra Misericordia, il mio presente al vostro Amore, il mio avvenire alla vostra Provvidenza!».
(Padre Pio).


«Con la Confessione frequente si accresce la retta conoscenza di sé stesso, si sviluppa la Cristiana umiltà, si sradica la perversità dei costumi, si resiste alla negligenza e al torpore spirituale, si purifica la coscienza, si rinvigorisce la volontà, si procura la salutare direzione delle coscienze e si aumenta la grazia in forza dello stesso sacramento».
(Pio XII, enciclica «Mystici Corporis», 1943).