Il riposo della mente è la
morte dello spirito: l’uomo ha necessità di muoversi costantemente per sentirsi
vivo ed è salutare per esso ogni genere di attività intellettuale, riflessiva,
meditativa, orante, razionale e di pensiero, l’uomo è un essere pensante e la
sua vita non è riconducibile solamente alle funzioni biologiche, egli è mente e
cuore, spirito libero e immanente, ogni persona umana è anima a sé e per sé; il
moto del pensiero è la vera vita, l’inattività è morte, questo lo si deduce
molto bene soprattutto in quelle persone che hanno saputo invecchiare meglio,
tenendo ben sveglia la loro attività mentale, le funzionalità del cervello: per
la scienza atea il cervello produce la mente, quindi la mente è un prodotto
derivante dalla materia, nulla che si esprime attraverso le facoltà mentali ha
un’origine diversa dalla chimica del cervello e dalla sua fisiologia, questa è semplicemente una
teoria aberrante nonché falsa e impostora, una teoria dell’arroganza e dell’ignoranza, che ha portato a commettere crimini come quelli perpetrati nel passato in ambito psichiatrico, crimini come la pratica psicochirurgica della leucotomia, consistente
nell’interruzione delle fibre bianche dei lobi prefrontali, oggi pressoché abbandonata per ovvie ragioni, che secondo i suoi sostenitori più fanatici, era una tra le migliori terapie per sanare la mente malata degli psicotici gravi e degli schizofrenici, producendo l’effetto permanente di estirpare i sintomi come le allucinazioni, l’interpretatività delirante, o le ossessioni maniacali... insomma la pretesa di curare i disturbi mutilando il cervello, invalidandolo ulteriormente, intervenendo in modo invasivo sulla presunta causa originaria del male, qualcosa che il buon senso condiviso da tutte le persone di buona volontà ha potuto esprimere solamente con il vocabolo orrore, qualcosa che è paragonabile per gravità all’omicidio di un innocente;
l’uomo è ben oltre la natura del corpo e coloro che non lo comprendono sono
soggetti pericolosi, perché non riconoscono il valore della persona umana come
anima e cadono sovente in gravi errori di giudizio morale, si può benissimo
affermare che questi esponenti della scienza preconcetta e indiscutibile siano
senza senso dell’umano e senza legge morale, o meglio la legge morale se la
disegnano a propria utilità e piacimento, andando oltre la soglia del bene e
del male, sprofondando nell’errore e nel peccato, e costruendo i presupposti
della loro rovina eterna: il male non è senza conseguenze per chi lo commette
aderendovi per scelta, ma lasciamo pure che gli stolti si illudano. Per essere
felici e fare il bene proprio e del prossimo, occorre riconoscere l’esistenza
di una Legge morale oggettiva scritta nella natura spirituale umana, occorre
riconoscere come irrinunciabile e indiscutibile la Legge di Dio, occorre
osservare i Comandamenti, questa è la sola via per la libertà e la piena
realizzazione della creatura umana. Certi atti sono implicitamente immorali,
sono male di per sé stessi, perché contrari alla Legge di Dio e fanno male all’uomo
che li commette e li fa subire agli altri, fanno male agli altri che li subiscono, sono atti che favoriscono la diffusione dell’empietà, quindi l’empietas non è una fantasticheria misticheggiante o religiosa, dell’empietas si possono osservare le
conseguenze deleterie e maligne nella società degli individui e nei singoli, l’empietas porta al disordine, alla
sofferenza e alla morte: l’empietas è
reale quanto quello che si può vedere con gli occhi e toccare con mano! Ma nel
mondo tutti vogliono far finta di niente, perché l’indifferenza secondo una
certa concezione filosofica in parte stoicista ed in parte epicurea, o meglio secondo
l’affermata mentalità mondana libertaria ed edonistica, è un presupposto prettamente
egoistico alla propria felicità, e a quella del proprio piccolo gruppo sociale,
in quanto nella vita per essere felici bisogna ignorare coloro che non sono
noi: in questo modo il male morale imperversa e a rimetterci siamo tutti,
indistintamente; è il diavolo tentatore che cerca il male per il male, per
provocare al genere umano il peggiore danno possibile, senza rendercene del
tutto consapevoli lo seguiamo, e precipitiamo in un baratro infernale. La
natura dell’uomo è malata e tutti partecipiamo alla medesima malattia, se non
riconosciamo questa verità che ci accomuna, viviamo l’illusione di una vita
esente da qualsiasi possibilità di disfacimento, di deterioramento, comunque
quando giungiamo alle soglie della morte ci accorgiamo della nostra labilità
naturale, perché l’anelito del nostro cuore, il nostro inespresso desiderio, è
quello dell’immortalità. Chi si affida alla vita terrena è già morto, e non lo
sa, perché la realtà vera è estranea alla natura, è oltre la natura, la sua
conoscenza è inevitabile per ciascuno di noi.
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