Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

venerdì 31 maggio 2013

La preghiera secondo la volontà di Gesù

Coroncina al Sacro Cuore di Gesù, con la richiesta della grazia particolare che il Signore desidera ardentemente che gli chiediamo: la salvezza eterna di tutte le anime!

Oh mio Gesù, che hai detto: “ In verità vi dico, chiedete ed otterrete, cercate e troverete, picchiate e vi sarà aperto ”, ecco che io picchio, io cerco, io chiedo la grazia della sincera conversione del cuore di tutti i peccatori, in particolare dei miei familiari e di tutti coloro che hanno conoscenza di me, amici e nemici, e la nostra eterna salvezza in Paradiso.

Pater, Ave, Gloria; Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in Te!

Oh mio Gesù, che hai detto: “ In verità vi dico, qualunque cosa chiederete al Padre mio nel mio Nome, Egli ve la concederà ”, ecco che al Padre tuo nel tuo Nome, io chiedo la grazia della sincera conversione del cuore di tutti i peccatori, in particolare dei miei familiari e di tutti coloro che hanno conoscenza di me, amici e nemici, e la nostra eterna salvezza in Paradiso.

Pater, Ave, Gloria; Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in Te!

Oh mio Gesù, che hai detto: “ In verità vi dico, passeranno il cielo e la terra, ma le mie Parole non passeranno ”, ecco che appoggiato all’infallibilità delle tue sante Parole, io chiedo la grazia della sincera conversione del cuore di tutti i peccatori, in particolare dei miei familiari e di tutti coloro che hanno conoscenza di me, amici e nemici, e la nostra eterna salvezza in Paradiso.

Pater, Ave, Gloria; Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in Te!

Oh Sacro Cuore di Gesù, cui è impossibile non avere compassione degli infelici, abbi pietà di noi miseri peccatori e accordaci le grazie che ti domandiamo, per mezzo dell’Immacolato Cuore di Maria, tua e nostra tenera Madre.

San Giuseppe, padre putativo del Sacro Cuore di Gesù, prega per noi!

Salve Regina, Madre di misericordia, vita, dolcezza, speranza nostra, salve! A Te ricorriamo, noi esuli figli di Eva, a Te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime; orsù dunque, Avvocata nostra, volgi a noi il tuo sguardo misericordioso e mostraci dopo questo esilio Gesù, il frutto benedetto del tuo seno, oh clemente, oh pia, oh dolce Vergine Maria. Amen.

giovedì 30 maggio 2013

Quando ci si danna?

Passa la figura di questo mondo ”, “ vanità delle vanità, tutto è vanità ”, così la Sacra Scrittura esprime la transitorietà di tutte le cose che esistono, tutto è impersistente e perituro e più di tutto la vita umana che è come “ erba che al mattino verdeggia e alla sera è falciata e dissecca ”; se ci si affeziona troppo al mondo si finisce per essere profondamente frustrati al momento di abbandonare tutto, perché quel momento prima o poi viene per tutti, è inutile farsi delle illusioni, la vita funziona così: “ certa è la morte, incerta è la vita, soltanto Dio resta e il futuro è un’incognita, l’inferno una possibilità tragica ”. Se siamo vuoti sentiamo il bisogno della compagnia degli altri che ci riempiono della loro presenza, se abbiamo nel nostro cuore l’amore di Dio non possiamo sentirci soli e in ogni occasione di accostarci al prossimo, diventiamo calici colmi di vino sapiente nei confronti di spugne ben disposte a ricevere dalla nostra ricchezza; dimenticarci degli altri pensando che non fanno parte del nostro ambito relazionale è un peccato grave contro la virtù regina della Carità, se conosciamo delle persone diventiamo responsabili nei loro confronti, abbiamo il sacro dovere di preoccuparci per il loro bene, a maggior ragione se ci definiamo cristiani e sbandieriamo il Vangelo come norma della nostra vita, se non siamo così allora siamo semplicemente degli ipocriti e dei cialtroni e l’amore di Dio non è nei nostri cuori: l’uomo deve essere custode dell’uomo per piacere al Signore e non come fece l’omicida Caino con il fratello Abele, il giusto e l’innocente allo sguardo dell’Altissimo; occorre farsi un serio esame di coscienza per valutare quanto ci occupiamo degli altri e quanto facciamo per aiutarli nelle loro necessità, o quanto siamo indifferenti ed egoisti, pensando soltanto a noi stessi e al nostro gruppo esclusivo, pensando soltanto al nostro interesse; c’è chi riflette sul fatto che nessuno si occupa di lui e quindi perché ci si deve occupare degli altri? Che gli altri si arrangino! Ma questo modo di ragionare è da persone ignobili che non conoscono l’amore di Dio e non si accorgono che la vita umana è una vita sociale e di relazione, che i deboli vanno soccorsi perché è questione di giustizia e gli altri vanno amati perché uomini e donne come noi, perché sono altri noi stessi e per piacere a Dio è necessario preoccuparsi della vita altrui e non fregarsene con disprezzo, distacco e sufficienza: se l’amore non è universale e quindi rivolto a tutti, non è amore, forse è qualcos’altro ma non amore, forse è soltanto un surrogato di egocentrismo e strumentalizzazione meschina, forse è una cosa da adolescenti romantici, ma non è vero amore. “ Il mondo passa e solo chi ama resta ”, se si vuole sopravvivere a sé stessi e al mondo è necessario cominciare ad amare, “ chi non ama, rimane nella morte ”, perché senza amore c’è l’inferno con i suoi orrori e chi ne fa esperienza lo comincia a sentire fin da subito dentro di sé; se una persona desidera andare in Paradiso deve amare tutti, oppure non ci andrà mai, se il suo amore non è perfetto, senza macchia e senza finzione il suo posto non è in Paradiso… ma tanto oggigiorno chi ci crede al Paradiso? La gente vuole la vita e la vuole felice, ciascuno a modo suo ed è per questo motivo che l’inferno continua a riempirsi di anime che credevano che non esistesse, anime che non hanno mai pensato in vita a preoccuparsi della propria salute eterna: avete mai visto un cadavere? E’ ovvio, con la morte finisce tutto e il cimitero è l’ultimo approdo, credeteci disperati che è vero! Ma perché al mondo ci sono così poche persone sagge? Povero mondo, è troppo pragmatico mentre io sono uno stupido idealista.

domenica 26 maggio 2013

San Francesco di Assisi, povero per amore


San Francesco d’Assisi era sposato a madonna povertà, ed era definito, così come è definito anche oggi, il poverello di Assisi; san Francesco però non ha scoperto i poveri nella sua conversione, come nell’abbraccio con il lebbroso, ha scoperto invece Dio nei poveri, ha scoperto i poveri come i prediletti di Dio, e per questo si è fatto il più povero di tutti per servire Dio nei poveri; nel cantico delle creature san Francesco chiama le opere delle creazione, compresi gli esseri viventi, fratelli e sorelle e dice che in loro c’è l’immagine del Dio invisibile, portano il significato del Dio trascendente che nella sua essenza è Amore, il riverbero di questo amore mistico e soprannaturale san Francesco lo scruta nella bellezza di tutto il creato. E’ molto conosciuta la leggenda del lupo che faceva strage nei territori delle vicende narrate sul Santo e che Francesco ammansisce, un lupo che si aggirava solitario per boschi e campagne e faceva del male a tutti coloro che incontrava, uomini e animali: san Francesco lo chiama fratello lupo e imponendogli le mani lo rende docile e mansueto, quasi liberandolo da una violenta possessione diabolica; non si sa se questo lupo fosse caratterialmente malato o realmente posseduto da spiriti maligni, fatto sta che l’umile Francesco lo rende buono da cattivo che era e lo pacifica con tutte le altre creature, con quel carisma che gli permetteva di predicare il Vangelo di Gesù anche agli animali estranei alla salvezza, ma facenti parte della creazione interamente redenta dalla Croce di Cristo: cambiare le anime e farle diventare buone da cattive che erano, faceva parte della missione di Francesco, forse questa è la morale della storiella che riguarda il feroce lupo. L’abito di sacco che san Francesco si scelse non era in quella foggia rudimentale per un caso di necessità, ma somigliava a una croce di legno con l’albero verticale e le braccia orizzontali, proprio per volontà del Santo, per esprimere la propria adesione alla Croce che il Signore ha portato e su cui è morto; san Francesco ebbe dal Signore il compito di riedificare la Chiesa ed è quello che fece in un tempo di corruzione per la società e il clero cattolico, in un tempo dove imperversavano le eresie: la fede cattolica per opera sua e dei suoi primi frati si conservò integra nella sostanza dottrinale ed è stata tramandata nei secoli successivi così come la insegnarono gli Apostoli, perfettamente ortodossa; dinanzi al Crocifisso di san Damiano ebbe questa ispirazione profonda che cambiò per sempre la sua vita e il corso della storia, è lo stesso Crocifisso che gli parlò, Crocifisso di cui portò le stigmate nel suo corpo; nella tradizione arrivata sino a noi, l’immagine del Crocifisso di san Damiano ha sempre avuto fama di avere proprietà taumaturgiche e liberatrici, è lo stesso Crocifisso dipinto su legno davanti al quale pregò molto san Francesco. San Francesco è il Santo della perfezione evangelica, imitatore di Cristo, povero come Cristo povero, crocifisso e morto al mondo come il Cristo crocifisso, umile e pacifico come dev’essere ogni vero figlio di Dio, vero devoto della Madonna che egli chiama, nostra buona Madre e amico dell’umanità e del creato, profondamente rispettoso della vita di tutti gli esseri animati, espressioni dell’amore infinito del Creatore, del Vivente per eccellenza. San Francesco prima della sua conversione ha avuto una vita pressoché identica a quella della maggior parte dei giovani del nostro tempo, una vita tra ambizioni di carriera e divertimenti mondani, una vita da persona ricca e superba, immerso nei piaceri e nella compagnia dei gaudenti, ma poi ci fu la svolta perché incontrò Gesù Cristo, incontrò il Crocifisso nazareno e il suo cuore cambiò repentinamente. Sapete cosa chiese in punto di morte a una cara sorella amica e benefattrice? Di mangiare per l’ultima volta i biscotti alle mandorle che gli piacevano tanto, nonostante fosse provato da molteplici sofferenze, tra cui le stigmate… anche quello fu un modo straordinario nella sua semplicità, di rendere lode a Dio per ogni suo beneficio: volle spirare nudo sulla nuda terra, come si addice a chi è sposato a madonna povertà, e così rese la sua bell’anima al Signore con il bacio della morte e gli Angeli santi gli fecero corona per condurlo in Paradiso.

Riporto di seguito “ Il Cantico delle Creature ” (Laudes Creaturarum), anche conosciuto come “ Cantico di Frate Sole ”, è una composizione in versi  scritta da San Francesco di Assisi intorno al 1224 e ritenuta il più antico testo poetico della letteratura italiana.

Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.
Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si', mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.
Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano
per lo Tuo amore et sostengono infrmitate et tribulatione.
Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato s' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.
Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.

venerdì 24 maggio 2013

La virtù del comprendere e dello scegliere


Le persone che sanno cambiare nel tempo adattandosi alle diverse situazioni della vita dimostrano una discreta intelligenza, così come le persone che in ogni circostanza della vita sanno fare sempre la scelta giusta, sanno scegliere per il bene proprio e altrui; essere intelligenti significa sostanzialmente guardare dentro alla realtà e agire in conformità di una scelta vantaggiosa; secondo me la migliore intelligenza è quella morale, ovviamente ce ne sono di vario tipo, anche quella intuitiva per esempio, oppure quella emozionale, ma io dico che la migliore forma di intelligenza è quella morale; che cosa significa “ intelligenza morale ”? Significa possedere la capacità di un perfetto discernimento, riguardo alle questioni sulla distinzione tra il bene e il male, per operare la scelta migliore in ogni singola situazione che ci si pone dinanzi. E’ condivisibile l’affermazione che scegliere sempre il bene è da persone savie e intelligenti, mentre il contrario è da persone stupide. Una persona dotata di intelligenza morale possiede uno strumento utile al discernimento e alla scelta, questo strumento è la coscienza: che cos’è la “ coscienza morale ”? La coscienza è quella voce interiore che possiamo ascoltare nel silenzio del nostro cuore, una voce che ci preavvisa sull’entità di una scelta e sulle sue conseguenze, per noi stessi e per il prossimo; la coscienza ci segnala preventivamente se un’azione che vogliamo compiere è bene o è male, sulla natura stessa del bene o del male, la coscienza parla anche dopo aver agito attraverso quello che viene comunemente chiamato il rimorso; la coscienza è la prima vicaria di Dio in noi, è la voce di Dio. Con la voce della coscienza che può manifestarsi sentimentalmente nel pensiero, ma soprattutto nella nostra profondità umana, nel nostro cuore lieto o amareggiato, consolato o desolato, il Signore ci parla personalmente e ci educa su ciò che è giusto e su ciò che è sbagliato, sulla distinzione tra le due cose; se una persona dopo aver fatto del male non prova alcun rimorso di coscienza, vuol dire che è morta alla grazia e che si trova in uno stato di impenitenza, vuol dire che ha ucciso dentro di sé la sua parte più umana e migliore, è una condizione terribile, è una condizione di morte per l’anima e se non ci si desta a nuova vita con una ritrovata coscienza sensibile e attenta, si rischia la dannazione eterna: convertirsi significa questo, far risorgere la coscienza nel proprio intimo, coscienza senza la quale non si può distinguere la differenza tra il bene e il male, e conseguentemente si cade nella perversione morale. Tutto questo è l’intelligenza morale, una persona che non sa cos’è il bene e nemmeno cos’è il male, è una persona disgraziata e pericolosa, di questi individui ne circolano tanti purtroppo e tanti senza avvedercene ne incontriamo sul nostro cammino; essere persone intelligenti secondo me significa semplicemente essere persone buone, io non ritengo che una persona cattiva possa essere intelligente, le persone cattive non possiedono la coscienza e non vivono nessun rapporto intimo di dialogo con il Signore, sono persone vuote, superficiali e stupide, il mondo è fatto quasi solamente da gente così, purtroppo: il mondo è il territorio del diavolo e la sua gente in esso si trova a suo agio, la gente meravigliosa e sporca che segue il sibilo della serpe, piuttosto che la voce gentile e sincera del buon pastore. A volte si devono fare delle scelte controproducenti per seguire la voce della coscienza, scelte che vertono sull’onestà del comportamento, che ai più ci fanno apparire come eroi del quotidiano e ai benpensanti del mondo come degli imbecilli, a volte scegliere il bene ci porta a perdere qualcosa di importante, addirittura la vita e Dio ci ritiene giusti, mentre gli altri degli stupidi o dei pazzi: conta solamente quello che Dio pensa di noi, non quello che pensa la gente; voglio considerare ciò che scrive l’Apostolo san Paolo in una sua epistola, e cioè che la Croce di Cristo è sapienza e intelligenza presso Dio, ed invece presso i giudei è stoltezza e presso i pagani follia: con la sua Croce, quindi perdendo tutto con una scelta a proprio sfavore, Cristo ha redento le anime, le ha salvate dalla morte e dall’inferno, per vedere questa verità occorre necessariamente il dono della fede; molto spesso l’intelligenza morale per i canoni dell’intelligenza mondana, è stupidità, quindi scegliere sempre il bene è da stupidi perché magari ci fa perdere qualcosa, come ad esempio il dio denaro, ma non è così nel pensiero e nel concetto di Dio, perché scegliere il bene è sempre vantaggioso: il Signore è lungimirante e guarda soprattutto al nostro bene eterno, guarda avanti e non tanto al presente. Chi ha scelto il mondo ha già la sua ricompensa e mangia il mondo, chi ha scelto Dio come bene più grande al presente soffre la fame, ma nel Regno in cui entreranno gli eletti sarà saziato di pace e di beatitudine, con il dono della vita eterna, ovviamente il mondo cammina per altre strade che non sono quelle del santo Vangelo della salvezza, il mondo è ostile ai figli di Dio, il mondo è per il male e odia il bene. Essere intelligenti significa essere persone buone, le più grandi personalità della storia ritenute intelligenze somme, erano persone profondamente morali dalla coscienza sensibilissima, incontrare una persona buona è come incontrare una copia di Dio, il Signore ha bisogno di tante sue copie che camminino per il mondo e portino agli altri i suoi doni, per prima cosa la carità, la compassione e la misericordia: Dio sta dalla parte dei buoni e la sua intelligenza è con loro, li accompagna nella vita in ogni loro scelta, è Lui la mente che dirige le loro azioni, quindi la vera intelligenza è la bontà.

martedì 14 maggio 2013

Le beatitudini evangeliche


Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi ”. ( Mt 5:1,12 )

Le beatitudini sono espressioni benedicenti da parte del Signore per le anime che devono entrare in Paradiso, sono le parole d’amore per gli eletti di Dio: tutti coloro che sono beati sono anche i Santi e le Sante, che abiteranno la nuova Gerusalemme celeste dell’Apocalisse, la città perfetta in cui non c’è tempio, ma la Luce eterna di Dio, del suo Spirito, pervade e illumina i fedeli nella visione beatifica e dà loro la pace e la felicità vera. Beati i poveri in spirito… cioè i piccoli, gli umili, gli ultimi, quelli che per il mondo non contano niente, quelli che non hanno attaccamento alle cose materiali, che conoscono l’autentica libertà, il Regno appartiene a chi è come loro. Beati gli afflitti perché saranno consolati… quelli che soffrono in questa vita troveranno consolazione e le loro lacrime saranno asciugate dall’Eterno, dal suo abbraccio di Padre misericordioso. Beati i miti, perché erediteranno la terra… un’autentica benedizione per coloro che sono miti e cioè non violenti, non odiatori, non vendicativi, non maldicenti, essi erediteranno la terra cioè la Terra promessa dalla Parola di Dio, dal santo Vangelo di Gesù, non un bene di natura materiale, ma un bene di natura spirituale, quindi le promesse del Signore nella vita dei risorti in Cielo. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati… chi desidera la giustizia la otterrà da Dio sommo Giudice, che darà a ciascuno secondo le sue opere e che darà a coloro che meritano giustizia, quanto il loro cuore anela con tutte le forze: quelli che hanno tribolato non rimarranno senza premio e i persecutori nemici di Dio, verranno estromessi dal libro della Vita. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia… è la regola d’oro, “ fate agli altri ciò che volete che gli altri facciano a voi ”, chi avrà avuto misericordia e quindi avrà perdonato di cuore a quanti gli hanno fatto del male, sarà oggetto non di condanna ma di assoluzione da parte della misericordia salvifica di Dio. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio… i puri di cuore, cioè coloro che hanno il cuore esente da malizia, che sono innocenti come i bambini, semplici come le colombe, per usare un’immagine del Vangelo; essi vedranno Dio, perché soltanto chi ha un cuore puro, privo di macchie di peccato, libero dall’iniquità, come nell’immagine dell’abito nuziale bianco al convito del Re eterno, soltanto chi è così può vedere Dio, partecipare alla sua stessa Sostanza, essere con Lui in comunione d’amore. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio… chi contribuisce all’edificazione del Regno sulla terra, la cui prerogativa è la pace, ha in sé la pace che diffonde attorno alla sua persona nelle relazioni e nel mondo, questi sono i veri figli di Dio in antagonismo con i figli del diavolo, che seminano discordia e violenza. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il Regno dei cieli… talvolta la giustizia del mondo perseguita i figli di Dio, anzi più spesso di quanto appare in superficie, ed è nella testimonianza coraggiosa che si esprime la vera fede in Cristo; i perseguitati sono anche i martiri che soffrono e muoiono per il Nome di Gesù, è un segno di predestinazione per coloro che sono stati chiamati alla sequela di Cristo, la loro eterna salvezza è certa. Beati voi quando… mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia… grande è la vostra ricompensa nei cieli… essere calunniati è tipico per coloro che aderiscono con il cuore e la mente al Vangelo di Gesù Cristo, la calunnia è opera del diavolo che si serve dei suoi seguaci, i figli del male, l’erba cattiva, la zizzania nel campo, per tormentare le anime cristiane, le anime di coloro che sono veramente figli di Dio e osservano la sua Legge e i suoi Comandamenti; questo genere di persecuzione non deve scandalizzare, cioè essere di ostacolo ad una fede ferma nell’amore del Signore, se noi fossimo del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo, ma noi siamo i redenti, siamo i cittadini del Cielo e il mondo non ci conosce. Dio è la pienezza della beatitudine, chi vive in Dio è perfettamente beato, i suoi piedi toccano la terra, ma il suo cuore è in Paradiso: è la condizione dell’anima in grazia.

mercoledì 1 maggio 2013

Il lavoro unge di dignità


1° Maggio, festa del lavoro e inizio del mese tradizionalmente dedicato alla Madonna; oggi è san Giuseppe lavoratore, sposo di Maria Santissima e padre legale di Gesù. I disoccupati in Italia sono circa tre milioni e la questione del lavoro è prioritaria, occorre rilanciare l’occupazione per uscire dalla crisi economica in atto, il nuovo Governo politico di larghe intese ha giurato, ha ricevuto la fiducia dalle Camere ed è operativo, deve quindi agire innanzitutto per mettere il lavoro al primo posto nei suoi doveri e risolvere il problema di dare un’occupazione a chi ne è sprovvisto, oppure la società finirà per sprofondare sempre più in questa seria emergenza, senza lavoro si è disperati perché non si sa come vivere, come acquistare i beni primari di sussistenza: nel 2012  ci sono stati più di cinquecento suicidi di cittadini italiani che hanno accusato problemi economici dovuti alla precarietà del lavoro, persone disperate che non sapendo come andare avanti hanno deciso di togliersi la vita! E’ un’emergenza sociale di grave entità, la principale emergenza sociale della nazione, a cui bisogna in qualche modo far fronte per dare una risposta esaustiva anche alle giovani generazioni, che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro e sono i precari maggiormente esposti. Rilanciare l’economia e uscire dalla crisi per avanzare nello sviluppo e nella crescita, è il primo punto in agenda del nostro nuovo Governo: il lavoro deve avere la precedenza su tutto il programma inerente alle riforme! Voglio doverosamente ricordare le prime parole della nostra bellissima Costituzione della Repubblica italiana: “ Principi fondamentali Art. 1. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione ”. Il nostro Paese è fondato sul lavoro, le sue colonne portanti affondano fortemente nel lavoro del popolo, nel lavoro di tutti i cittadini; tutti hanno diritto al lavoro, perché il lavoro unge la persona di dignità e fa si che ciascuno contribuisca nei limiti del suo ruolo e della sua professione, alla edificazione della Patria, al benessere collettivo e alle esigenze di solidarietà e convivenza, nonché di condivisione del patrimonio pubblico; il lavoro è anche un dovere a cui tutti sono chiamati non soltanto per il proprio bene, ma anche per il bene collettivo, affinché questo dovere sia espletabile occorrono le giuste condizioni e il contributo sociale di tutti i cittadini, con il loro impegno e la loro creatività, quindi l’interesse stesso della politica che deve agire saggiamente e concretamente affinché l’economia e il mercato favoriscano l’ingresso e la permanenza nel mondo del lavoro, l’inclusione nel tessuto produttivo, di tutti i cittadini onesti di buona volontà. Ricordiamo in questo 1° Maggio i morti sul lavoro dall’inizio di quest’anno 2013, le vittime che hanno dato la vita per contribuire allo sviluppo del Paese e al benessere collettivo; ricordiamoci anche di chi è sfruttato e lavora in condizioni estreme e di pericolo, poiché l’uomo non è per il lavoro uno strumento, non è funzionale al lavoro, quasi un ingranaggio di un sistema che lo avvilisce e che calpesta la sua libertà e la sua dignità, ma il lavoro deve essere per l’uomo un mezzo per favorire la sua vita e il suo benessere, il progresso sociale, al centro deve esserci la persona, il lavoro deve essere funzionale al bene utile delle persone, delle famiglie e delle società, piccole o grandi che siano e non semplicemente al profitto di alcuni enti o individui, alla ricchezza di pochi… sono proprio un socialista che crede nell’ideale comunitario e non me ne vergogno: uguaglianza, libertà e fraternità. Il lavoro è parte della dignità della persona umana, il lavoro, come ha detto nell’udienza generale di oggi Papa Francesco a Roma, unge di dignità! Dobbiamo essere ligi al senso del dovere che ci partecipa il lavoro e dobbiamo far sì che i giovani si preparino al lavoro fin da subito, con l’impegno negli studi, perché i giovani costruiscano adesso un futuro di pace per tutti. Maggio è il mese mariano per eccellenza, è il mese primaverile dedicato alla Madonna, il Papa ha chiesto ai fedeli di pregare il Rosario, di riscoprire la sua bellezza e il suo valore soprattutto nella recita comunitaria e in famiglia… questo Papa scrive da sé i suoi discorsi e le sue omelie, e nei suoi scritti c’è un tratto della sua personalità che traspare, non è un dotto teologo che presuntuosamente vuole insegnare, un professore in cattedra, è una persona che vuole stare vicino al popolo, vicino alla gente, e questo lo si percepisce dal suo atteggiamento e dalle sue parole: io questo modo di fare lo apprezzo molto, è un comportamento umile e sincero, il ché mi riempie di stima. Termino la pagina di quest’oggi dedicando un grande grazie a tutte le lavoratrici e i lavoratori, in particolare a mio nonno materno che non c’è più, nonno che mi ha insegnato da bambino come il lavoro nobiliti il cuore dell’uomo, lo renda migliore e solidale e lo avvicini alle sofferenze del prossimo.