Ci sono due modi filosofici per intendere l’anima, uno immanente e l’altro trascendente, il primo è che l’anima
definisce la vita umana, quella senza prosecuzione oltre la morte, secondo la concezione antico testamentaria, la vita è il bene più prezioso per l’uomo, il
secondo è che l’anima costituisce l’elemento o quella parte della natura umana in contrapposizione al
corpo, il corpo è caduco e mortale, invecchia, si ammala e degenera, mentre
l’anima è spirituale e immortale, il corpo muore mentre l’anima sopravvive in
una nuova dimensione ultraterrena, quella dell’eternità; per la filosofia classica
e dell’antichità esistevano tre gradi di separazione per l’anima, e cioè
l’anima vegetativa, l’anima sensitiva e l’anima spirituale, l’anima vegetativa
appartiene alla creazione inanimata o con una soglia di vita semplice, l’anima
sensitiva appartiene sia al mondo animale che all’essere umano, l’anima
spirituale è propria soltanto della persona umana ed è immortale, perché le anime sono fatte a immagine e somiglianza della divinità,
sono capaci di Dio e possono entrare in comunione con Lui. L’anima è
qualcosa che si trova dentro l’essere animato, come il nocciolo all’interno di
un frutto, è qualcosa di nascosto e di poco appariscente nella sua essenza, ma
trasfigura tutta la persona attorno a sé, manifestando esteriormente i suoi
attributi specifici, manifestandoli in relazione con il mondo e con le altre
creature, nonché in rapporto ai propri simili: il corpo e il volto umani sono i
veicoli di quella luce soprannaturale e immortale che è l’anima, sono un corpo
e un volto spiritualizzati, quale stolto potrebbe confonderli con l’animalità?
Ad ogni concepimento umano Dio crea direttamente l’anima e la infonde nel
corpo, questo è un dogma della fede cattolica, l’istante del concepimento è
l’istante stesso della creazione di una nuova anima, spirituale e immortale,
che si informerà progressivamente con lo sviluppo cerebrale e nervoso,
attraverso il corpo costituito da materia vivente, assumendo quelle
caratteristiche peculiari proprie della personalità individuale: ogni anima è
unica, è soggetto, è un io personale. E’ più che evidente la verità tangibile
di una natura umana che è sostanzialmente una natura deviata e corrotta, perché
decaduta da uno stato di perfezione originario, altrimenti non avremmo la
medicina che cerca in ogni modo di guarirci dalle malattie e di salvarci dalla
morte precoce, con il tentativo disperato di allungarci la vita il più
possibile, è la dimostrazione chiara del teorema esistenziale di ciascuno di
noi: noi non progrediamo verso la perfezione, ma deriviamo da essa per
continuità di generazione, non siamo in viaggio verso il meglio, ma tendiamo
tutti alla morte, alla dissoluzione di ogni nostra aspettativa, ambizione o
speranza; dal nichilismo può salvarci soltanto l’anima e l’anima è un attributo
divino della natura umana, è per questo che ogni vera religione deve dirsi
salvifica, perché l’uomo ha necessità assoluta di essere salvato, la condizione
dell’uomo di ogni tempo è una condizione di perdizione, per questo motivo
l’unica salvezza possibile è racchiusa nell’esistenza dell’anima, tutto il
resto è una banale illusione che con il tempo svanisce: vanità delle vanità, tutto è vanità! Così si esprime la Sacra
Scrittura, in un suo Libro sapienziale. Le virtù morali rendono un’anima bella
e pulita; Socrate insegnava circa cinquecento anni prima di Cristo nella città
di Atene, che dobbiamo cercare di far diventare la nostra anima il più bella
possibile, per rendere il nostro destino dopo la morte un destino di felicità,
questo era il suo insegnamento ai giovani del suo tempo e fu condannato a morte
con la falsa accusa di corruzione della gioventù, rivoltagli da individui
invidiosi della sua grandezza intellettuale e morì per ubbidire alla Legge,
dando testimonianza di una coscienza retta: il suo esempio ci conferma che il
bene dell’anima è più importante della conservazione della vita terrena, ma occorre
coraggio per essere d’accordo con Socrate. Non dobbiamo salvarci dalla morte
perché questa è per tutti inevitabile, dobbiamo salvare la nostra anima!
Dobbiamo avere paura del peccato che può uccidere eternamente la nostra anima,
consegnandola al demonio che ci porterà all’inferno, di questo dobbiamo avere
veramente paura, invece la gente ha paura di morire e vuole in tutti i modi
allungarsi la vita e del destino eterno della propria anima si disinteressa,
perché purtroppo non ci crede: la perdita della fede e di Dio è la più grande
tragedia del mondo contemporaneo, è come se le porte dell’inferno si siano
spalancate sul mondo, prepariamoci al peggio perché forse dinanzi a noi
nell’avvenire, troveremo la storia che si ripeterà con orrori simili a quelli
dello scorso ventesimo secolo, un secolo di guerre e di genocidi, un secolo in
cui la negazione di Dio divenne scientifica e in cui il maligno ebbe purtroppo
il suo macabro trionfo: se vogliamo debellare questo spettro diabolico,
dobbiamo ritrovare l’anima e il senso di Dio.
✠ Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.
domenica 29 dicembre 2013
mercoledì 25 dicembre 2013
Canto di benedizione nel giorno di Natale
Dedico
questa prosa poetica a tutte quelle persone dimenticate, uomini e donne, che
passeranno in solitudine questo giorno di Natale del Signore… Lui vi è vicino e vi vuole bene.
Natale o nascita di un Bambino
che porta nel mondo l’umiltà arcana che dall’eternità attendeva di essere tra
le braccia di una donna prescelta, Vergine unica che accosta dolcemente il suo
volto sul volto del figlioletto venuto alla luce, con il bacio dell’amore
materno
Natale o nascita dell’Autore
della vita che porta nel mondo la speranza in una umanità più giusta dove i
poveri riceveranno la salvezza, i malati la guarigione, i prigionieri la
libertà, i peccatori la redenzione, i morti la vita
Natale o nascita del Benedetto,
figlio di una madre che lo guarda con la tenerezza propria di chi ha conosciuto
la preziosità di una piccola creatura che si affaccia sull’esistenza, tanto
bella quanto difficile per ciascuno
Natale o nascita del proprio
unico figlio, armonia silente che canta lieta la vita di un neonato che porta
su di sé le sorti dell’umano genere, destino di nascondimento, sofferenza e
gloria
Natale o nascita che si compie
nella povertà di un giaciglio di paglia e tessuti semplici nel freddo di una
notte d’inverno, dove la neve con il suo biancore saluta cadendo e adagiandosi
piano sulla terra stupefatta e ammirata, alimenta emozioni e aspettative
Natale o nascita in una
Betlemme che accoglie il re dei re nella privazione, quando la sua gente senza
troppi pensieri lo rifiuta dicendo che per Lui non c’è posto al tepore del
fuoco domestico, tra le mura di una casa accogliente e illuminata
Natale o nascita in cui degli
animali con il calore del loro corpo scaldano l’ambiente e danno sollievo alla
madre e al figlio, al padre che rispettoso del Mistero annunciato dall’Angelo santo
in un sogno serbato nella memoria, contempla con fiduciosa interrogazione quelle
candide membra di pargoletto
Natale, in cui il Dio dei Cieli
che l’universo non può contenere con la sua immensità, si chiuse nel corpicino
di un piccolo appena nato, sangue del sangue del popolo eletto Israele, che il
Signore s’è preso nei tempi passati per i suoi progetti salvifici, segreto
scrigno dell’incarnazione dell’Eterno
Questo è il Natale delle gente
che soffre, che piange, che chiede giustizia, della gente che prega, che crede
e che spera, il Natale dei poveri e dei miseri, il Natale di coloro che non
hanno nulla e sono disprezzati e rifiutati, un Natale dove non ci sono pastori
e Angeli celesti con l’osanna e la lode, ma lacrime e sangue che intridono la
terra che urla di disperazione
Questo è il nostro Natale, in
un mondo dove regna l’odio e nessuno conosce la pace portata dal Bambino di
Betlemme, in un mondo privo di compassione e di attenzione interessata agli
ultimi, in un mondo dominato dagli antichi avversari della vita e del suo Creatore,
Natale che oggi porta il suo annuncio bello che nessuno vuole più ascoltare,
Natale sordo all’invocazione della purezza beata
Questo è un Natale come un
altro, un Natale che non vuole cambiare, un Natale privo di novità, ciò che lo
rinnova dentro è il sentimento di coloro che accolgono Gesù bambino nel proprio
cuore, con la fede sincera dell’accesa volontà aperta al perdono, che ci
comunica da sempre la Misericordia fatta carne, fatta umanità fragile e
mortale, reciproca accoglienza tra persone il cui Natale è nella vita quotidiana,
una coscienza rigenerata nel bene e ricercata per il bene
Perché a Natale tutti pensano
alle vanità mondane, ma nessuno pensa a Gesù e alla sua mamma? Fermiamoci a
pensare al momento della Natività come quell’attimo eterno d’infinito amore,
questa dolcezza di carità è il valore più nobile che si possa davvero considerare,
questa dolcezza nell’amarezza della vita che portò il profeta a dire: “ Ecco
l’Agnello di Dio, ecco Colui che toglie il peccato del mondo! ”
Ti salutiamo così nel giorno
della Tua venuta nel mondo, nel Tuo santo Natale: “ Ave benignissime Iesu, salvator mundi, Domine, miserere nobis! ”.
lunedì 23 dicembre 2013
La storicità dei Vangeli canonici
“ Gli apostoli dissero al Signore: "Aumenta la nostra fede!".
Il Signore rispose: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa,
potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi
ascolterebbe" ”. (Lc 17:5-6)
C’è un ambito di studio biblico che riguarda la storicità dei Vangeli, il
dilemma che Gesù sia stato o meno un personaggio storico: la questione è stata
affrontata per molti anni in modo scrupoloso e razionale da eminenti ricercatori anche non credenti, e a detta
di questi ha dato risultati contrastanti: il Vangelo è un libro romanzato con
avvenimenti inventati e la risurrezione del Cristo è una impostura orchestrata
magistralmente dopo la sua morte in croce dal fanatismo dei suoi seguaci,
compresi gli Apostoli? Il cristianesimo è basato su falsi presupposti ideologici
che avversano la realtà dei fatti in quell’area geografica del medio oriente?
Gesù è veramente esistito o si tratta di un mito? I miracoli e gli esorcismi narrati
nei Vangeli cosiddetti storici o canonici sono fantasie dei loro autori e non
si sono mai verificati? I Vangeli vanno interpretati semplicemente come un
rivoluzionario insegnamento morale, o i racconti presenti in essi sono vere e proprie
cronache di duemila anni or sono? I Vangeli sono storia o narrativa fantastica?
Ci sono due modi per rispondere a queste domande fondamentali, il primo è lo
scetticismo e il secondo è la fede; lo scetticismo ci dà il convincimento
razionale che le risposte a tutte queste domande siano implicite nella loro
formulazione, quindi il criterio con cui valutiamo la questione è un
pregiudizio erroneamente fondato sulle nostre idee avverse, la nostra
conclusione è che i Vangeli non sono storici, sono soltanto invenzioni
letterarie. E’ vero che i Vangeli sono obiettivamente un’opera letteraria, ma
questo non vuol dire che non dicano la verità, anzi la loro missione, lo scopo
con cui sono stati scritti, è di trasmettere a coloro che la ignorano la verità
su Gesù di Nazaret! I Vangeli risentono della cultura personale dei loro
redattori, passano attraverso il filtro intellettuale degli evangelisti.
Dobbiamo fidarci degli autori dei Vangeli e delle loro fonti? Queste fonti sono
attendibili? Secondo me con queste domande entriamo nel campo della fede, o
meglio della fiducia in coloro che hanno scritto, ma penso che questo sia un
problema che chiama in causa la coscienza personale di ciascuno, di ogni
lettore che voglia conoscere la storia e le parole di Gesù, il Mistero della
sua persona. Fidarci o meno degli evangelisti è una scelta che dipende da noi,
è un atto di fede genuina: i Vangeli non necessitano di una ermeneutica, ma
sono lì presenti nel tempo umano per domandare un’adesione di fede, sono stati
scritti per suscitare la fede e convertire le anime a Dio. Il Vangelo
quadriforme mette al centro di tutto il suo messaggio la persona del Cristo, e
presenta Cristo al lettore perché esso scelga liberamente di aderire alla fede
in Lui, di credere o di non credere, il Vangelo è lo strumento privilegiato di
Dio per vagliare la fede degli uomini, per far emergere dal loro cuore il rifiuto
o l’anelito all’amore per il Signore, affinché tutti ereditino la salvezza che
Dio ci ha promesso secondo il piano imperscrutabile della sua provvidenza; le
vie con cui Dio si fa conoscere all’uomo per redimerlo dal male sono davvero
infinite, e una tra le più importanti passa proprio dal Vangelo. In questa sede
non voglio approfondire il tema scientifico sulla storicità dei Vangeli
canonici, attraverso un’analisi accurata dei dati in nostro possesso, il
Vangelo innanzitutto occorre leggerlo senza preconcetti, occorre ritenerlo e
meditarlo, occorre studiarlo nei suoi contenuti per focalizzare la lieta novella che Gesù di Nazaret ci
comunica attraverso i suoi testimoni oculari, quelli che hanno vissuto accanto
a Lui e che lo hanno visto risorto, per poter decidere se vale la pena di
concedergli la nostra stima e la nostra fiducia, oppure no. Resta inteso che la
vera fede è un dono soprannaturale, un dono che viene dall’alto e non è una
conquista del ragionamento, della riflessione e dello studio, è un dono di Dio
che richiede di essere domandato con l’umiltà della preghiera, proprio come
fecero gli Apostoli con il Signore: “ Aumenta
la nostra fede! ”.
sabato 21 dicembre 2013
Il cuore che ama è libero
“ Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende
immondo l’uomo. Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli
omicidi, gli adultéri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le
bestemmie ”. (Mt 15:18-19) Il cuore è il simbolo della vita di una persona,
il suo pulsare rappresenta l’esistenza, è il centro degli affetti, del pensiero
e dei sentimenti, si può affermare che l’identità spirituale e psicologica di
una persona si identifichi con il suo cuore, per molte culture antiche il cuore
era la sede dell’anima; il cuore fa scorrere il sangue all’interno del corpo di
una persona, quindi trasmette il flusso vitale, il cuore batte il tempo che
trascorre, misura la vita che sussiste e progredisce, il cuore è l’organo corporeo
che ci mantiene in essere, biologicamente il cuore è il nostro motore; tradizionalmente
sia in ambito religioso che in ambito umanistico, si dice di una persona che è
buona o cattiva a seconda della condizione del suo cuore, quindi differenziamo
un cuore buono da un cuore cattivo, per definire le peculiarità morali che un
individuo possiede, considerando le attitudini spirituali come forma del cuore,
la cui sostanza è l’anima: la bontà del cuore è molto diversa dalla sua
malignità, un cuore buono è un cuore con delle qualità che tutti noi siamo
capaci di definire, così come per un cuore cattivo non serbiamo dubbi sulla sua
natura. Il Signore non giudica attraverso la parzialità o le apparenze
esteriori ma guarda al cuore, il Signore mette il nostro cuore sulla bilancia
della Giustizia per soppesare le nostre più intime inclinazioni, un cuore che
ama è un cuore puro, un cuore semplice esente dalla malizia, alieno dal male;
le nostre scelte e le nostre azioni cambiano il nostro cuore, lo trasformano
facendolo buono o cattivo, lo confermano nel bene o nel male. Gesù nel suo
messaggio cerca di comunicarci l’anelito a cambiare il nostro cuore, nella sua
predicazione Lui chiama questo cambiamento conversione
al Vangelo, la conversione al Comandamento nuovo, il Comandamento della
carità: ama Dio con tutto te stesso al di sopra di ogni cosa e il prossimo tuo
come te stesso, una duplice direzionalità dell’amore, verticalmente prima verso
Dio e orizzontalmente poi verso gli altri; con la parabola del buon samaritano Gesù afferma che l’amore deve
essere concreto, si deve tradurre in vita vissuta, in esperienza personale,
altrimenti rimane una sterile teoria, l’amore diventa una parola vuota di
significato. Così dice il Signore nel suo Vangelo in riferimento al proprio Cuore,
a tutti coloro che lo vogliono seguire: “ Prendete
il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e
troverete ristoro per le vostre anime ”. (Mt 11:29) La tradizione plurisecolare
della Chiesa mette all’apice del suo culto devozionale due Cuori particolari
con un privilegio straordinario, questi due Cuori sono il Sacratissimo e divino Cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria: essi sono il simbolo che rappresenta al
meglio l’essenza stessa della persona di Gesù nostro Signore e della persona di
Maria Santissima, sua e nostra madre; l’arte religiosa ha fatto proprie le
rappresentazioni del Cuore di Gesù e del Cuore di Maria, e queste
rappresentazioni sono immagini sacre che ritraggono il Signore e la Madonna
sotto l’aspetto interiore, sono immagini che portano in sé l’ambizione di descrivere il
mondo interiore racchiuso nei Cuori della madre e del figlio: ciò che accomuna
questi due Cuori benignissimi è la sofferenza e l’amore, una sofferenza unica e
un amore sconfinato; nell’iconografia cattolica il Cuore di Gesù è circondato
di spine, trafitto e sormontato da una croce che emerge da delle fiamme, mentre
il Cuore di Maria è trafitto da una spada e sormontato da fiamme, le fiamme per
entrambi i Cuori hanno il significato di un amore puro e ardente, dell’amore infinito
di Dio, il fuoco come a Pentecoste è anche per l’appunto il simbolo dello
Spirito Santo. Sacratissimo e divino
Cuore di Gesù, confido e spero in Te, pensaci Tu! Cuore Immacolato e addolorato
di Maria, sii Tu per me, luce, salvezza e via!
domenica 15 dicembre 2013
Prologo di san Giovanni evangelista
“ In principio era il
Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l’hanno accolta.
Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l’hanno accolto.
A quanti però l’hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli rende testimonianza
e grida: Ecco l’uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me.
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio nessuno l’ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato ”. (Gv 1:1-18)
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l’hanno accolta.
Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l’hanno accolto.
A quanti però l’hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli rende testimonianza
e grida: Ecco l’uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me.
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio nessuno l’ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato ”. (Gv 1:1-18)
Questo è il prologo del Vangelo
di san Giovanni apostolo in cui viene affermata con assoluta franchezza l’uguaglianza
di Gesù Cristo con il Padre, quindi la divinità di Gesù Cristo, il suo essere
veramente il Signore: lo propongo come lettura e meditazione in questo tempo di
Natale, senza aggiungere alcun commento; chi ama il Signore faccia di questo
prologo un profondo atto di fede nella divinità di Gesù, in Dio che si è fatto
uomo assumendo in sé la nostra natura, divenendo come uno di noi; il Natale è
il Mistero del Verbo che si fa uomo, Dio che si pone sul nostro stesso piano
per elevarci tutti a Lui, è il Mistero
della sua incarnazione per farci conoscere il vero volto dell’Altissimo, un
volto umano attraverso cui si manifesta l’eterno Amore.
venerdì 13 dicembre 2013
Poesia dell'eros e sacralità del corpo
Quaderno
di poesia erotica, breve antologia dell’eros ispirata al Libro Sacro del “Cantico dei cantici”: la passione della
carne per lo spirito invisibile, natura e dicotomia umana tra parti di un
unico. La sessualità buona è parte della natura umana e il disordine nella
sessualità è parte di una natura creaturale bieca e corrotta, la perversità
morale... la sublimazione della libido trasferisce il dinamismo a livello dell’anima
intellettiva.
Sensi
di rapporto
Negli anfratti ancestrali del
tuo fiore ombroso
chiamo a raccolta la dolce
sorpresa
del tuo caldo terreno che
scorrendo
rosso di sangue nell’anfiteatro
della pelle
tenue parodia del freddo gemito
di un piacere antropofago
fatto di cibo carnale e
liberatore
pulsioni di gusto e di tatto
olfatto che profuma di buona
tempesta
e di meriggio che s’alza senza
requie
alla testa della bestia che
apre
le labbra candide del tuo corpo
femmineo
verso la tenue luce
del nostro cruento amplesso
Felice
desiderio
Mentre possedevo l’ambiziosa
felce lamentosa
di antiche memorie passate per
care
nel diario segreto della mia
giovinezza
trovavo squallide membra di
maschio
nel mio giaciglio consunto di
ore
fatte da lesive considerazioni di
orge mattutine
che come sogno al risveglio
trovavano nuove entità
e pingue maglie di sensazioni
nel verace inganno
dei nostri buoni propositi
di un amore mercenario
di un cuore unico in due e ribelle
per sempre
ostacolo indivisibile del seme
nudo
che offende il profondo gemere
di grida compiaciute e
consenzienti
tratto utile della nostra
ragione
utile alla congruenza di ogni
vanità libera e sensata
Limpido
e aspro richiamo
La forte impressione
dell’andante fluttuare
della debole intersecazione
dei nostri corpi alieni da
peccato
considera anfratti di
secrezioni
dolci come miele e favo
stillante
nutrienti sostanze per la
nostra passione
voluttuose ambizioni di gioiosa
azione
calda come il vento del sud
che irrompe impetuoso nei corpi
avvinghiati da legami sinergici
di lealtà reciproca fatta
da reciproca fiducia e
confidenza tra fratelli e sorelle
che senza parentela ignari di
conoscersi
con una incontrollata parentesi
approssimativa
soffio caldo che copre il corpo
bagnato
da verità sentite e considerate
reali nel mondo
ostile di una ostilità beata da
durezza nel morbido
scorrere delle viscere nelle
viscere
che come sfregamento labiale
incontra labbra malleabili
implicite nel fervore del coito
senza requie insane
Amplesso
vivace
Flusso ininterrotto di fluide
acque
che bagnano l’andante sogno
di sguscianti pesci che
saltando
sopra l’acqua stagnante della
tua
meritevole condotta lussuriosa
e ostinata
versano sangue negli atri
angusti
del mio corpo di femmina
tu maschio che tra languida
spuma
mescoli il bianco splendore al
rosso fervore
delle nostre carni blasfeme
e gioiose di una gioia
quanto mai reiterata e ricercata
Entrando
nel tuo sogno
Notte di sogni
che sfiorando ampi spazi nella
mia mente
decresci con una luna andante
che piena di piacere ancestrale
e di luce serotina
volge il suo sguardo a fulgide
ombre di apparizioni mortali
corpi che si muovono con
veemente biancore
nella pallida e lunare apoteosi
del crogiolo in cui le anime
trovano ristoro dal desiderio
di invitto possesso
si posseggono reciprocamente
gli arti e i toraci
i seni e i genitali
di così considerevole incanto
allucinato e mordace
e la commistione raggiunge
l’apice della vendetta
tra amanti che si conducevano
per mano
abbracciati e baciati con
trasporto
da labbra apportatrici di vera
e intensa
apoteosi di rito e di
penetrazione
L’ebbrezza
dei tuoi seni
Tocco il tuo petto nudo e
gravido di neve feconda
rosastro come il soave odore
dei petali di biancospino
profumato come la rosa azzurra
che produce un frutto dolce al
palato
vino inebriante di
circospezione
e di libidine armoniosa
eccitando il nostro senso
alla finalità dell’unitiva
specie
rotondo e morbido seno che
sprigioni linfa
dalla tua bocca sensuale e
prominente
donami il sapore agognato di
tale desiderio
morbo benigno e febbre salutare
Il
sole e la luna
Sole e Luna si illuminano a
vicenda
con una luce forte e tenue ad
un tempo
imperscrutabile genio del basso
sentire
entra nella sua sfera il Sole
e la Luna soggiace nel
giaciglio piumato
di velluto blu e seta bianca
tessuti d’amore lisci e
carezzevoli
che carezzando la superficie
del nostro sentimento
una emozione che dura un
istante
quello della nostra accorata
musica silente
nel mugulare di beatitudine
in un paradiso artificiale
qui nel nostro letto
sotto la doccia di scorrevole
amore
carezzevole doccia di splendide
sensazioni
giovedì 12 dicembre 2013
Tre tipi spirituali
Ci sono nell’umanità in
rapporto alla fede religiosa o alla morale naturale tre tipi spirituali, il
corrotto, l’indifferente e il convertito: il corrotto è colui che si rifiuta di
accettare la Verità rivelata come norma di condotta nella sua vita, è una persona
miscredente che non prega e che antepone il proprio egoismo a qualsiasi
attrattiva all’altrui persona, non ama e non vuole amare, per lui la vita umana
è un bene relativo di cui si può disporre a piacimento secondo i propri scopi o
vantaggi, la distinzione tra il bene e il male se la fa da sé senza nessun
riferimento a una Legge superiore, è appunto un relativista e un agnostico,
quindi se la scienza non può dimostrare Dio il problema del credere non lo
riguarda, la vita per lui è una questione intramondana e ogni riferimento ad un
al di là oltre la morte è un atto di immaginazione, da tutto questo breve discorso
si può comprendere che le persone così sono le più pericolose, quelle che sanno
fare seriamente del male al prossimo senza mai provare il minimo rimorso di
coscienza, sono anime in stato avanzato di putrefazione, perché i peccati non
perdonati marciscono dentro e corrompono tutto; il corrotto diventa
inconsapevolmente strumento del maligno. L’indifferente è colui che ha paura di
prendere l’iniziativa di credere in un Dio di infinita carità, così come ce lo
presenta il Signore nel suo Vangelo, è una persona che soppesa i pro e i
contro, un cinico calcolatore che valuta se la fede gli convenga o meno; l’indifferente
non si interessa a Dio con una seria riforma del suo cuore, una riforma morale
per una vita all’insegna della conversione ai Comandamenti, è una persona a cui
non importa veramente della dimensione soprannaturale dell’uomo, non che non ci
creda come il corrotto, ma preferisce per amore del quieto vivere e per non
mettersi in discussione, lasciare la cosa nel dimenticatoio, semplicemente non
pensarci, non interrogarsi, è fondamentalmente un ignavo che non vuole prendere
posizione facendo un vero atto di coraggio, per stare dalla parte di Dio o
contro di Lui, in maniera apertamente dichiarata; gli indifferenti sono tiepidi
e non amano con tutto il cuore né Dio né il prossimo, anche loro sono egoisti proprio
come i corrotti, ma non in maniera così radicale poiché ogni tanto la coscienza
ridiventa sensibile e si fa sentire per dirgli che stanno sbagliando, ogni
tanto sono capaci di atti altruistici, comunque preferiscono la mediocrità al
coraggio di una scelta per sempre. Il convertito è colui che ha dato ascolto
alla propria coscienza, che non l’ha uccisa o soffocata come il corrotto o l’indifferente,
il convertito ad un certo momento del suo percorso di vita ha compreso che
stava sbagliando, che certe sue azioni e certi suoi comportamenti erano
inequivocabilmente malvagi, è rientrato in sé stesso e ha pianto le lacrime del
pentimento, ha compreso che la sua vita doveva cambiare in rapporto al Signore
e al prossimo, altrimenti si sarebbe rovinato da sé stesso pagandone poi le
conseguenze nell’eternità della sua anima: è una persona che ha avuto il
coraggio di fare un sincero atto di fede nella Verità che ha conosciuto, di
credere nel bene e nei suoi valori e di avere fiducia in esso, come direbbe il
filosofo francese Pascal ha avuto il
coraggio di fare la sua scommessa, quindi se Dio esiste tutto cambia e
allora ci si deve adeguare per ottenere il proprio vero bene e il vero bene del
prossimo; è ovvio che nella dimensione della fede la prospettiva della propria
vita cambia inevitabilmente, il convertito ha scelto con intelligenza e libertà
di credere, e poiché crede tutto nella sua vita cambia di conseguenza: la
conversione è cambiamento, è una nuova vita che inizia, soprattutto
interiormente; la preghiera è un aspetto caratteristico e molto importante di
questa nuova vita, poiché credere significa pregare e molti Santi ci dicono che
Dio è medico e medicina, nella conversione al suo amore Dio ha guarito la
nostra anima dal peccato, perché noi gli abbiamo detto di sì, abbiamo accettato
la salvezza dalla sua eterna Misericordia. Un altro aspetto caratteristico
della conversione è l’amore nella vita di grazia, come per la fede l’amore è
una scelta, si sceglie liberamente di amare, nessuno può costringerci, quindi l’amore
è anche un atto meritorio davanti a Dio, ad esempio perdonare è un atto d’amore
e chi si converte deve necessariamente perdonare per cominciare una nuova vita.
Il convertito è colui che ha preferito Dio a satana, il bene al male, l’amore
all’odio, il perdono alla vendetta, la vita alla morte: il cammino della sua
vita è proiettato al futuro del Regno annunciato da Cristo, egli non appartiene
più al mondo ma è un cittadino della città di Dio, la sua speranza è una
speranza escatologica, i suoi desideri sono gli stessi di Colui che lo ha
chiamato alla salvezza e nessuno può togliergli la sua pace, perché essa viene
dall’alto. Ciascuno di noi ha una parte di torto e una parte di ragione, ma se
giudichiamo negativamente gli altri cadiamo interamente nel torto, ricordiamoci
che il primo dovere di un cristiano è di amare e che l’amore copre una
moltitudine di peccati.
lunedì 9 dicembre 2013
La maschera del diavolo e il volto dell'Angelo
“ Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce
”. (2 Cor 11:14)
“ Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi
perciò come i figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà,
giustizia e verità ”. (Ef 5:8-9)
Questi versetti del Nuovo
Testamento ovviamente non parlano del buio e della luce in senso materiale,
fisico ma si riferiscono alla dimensione spirituale delle creature: satana si
maschera da angelo di luce per nascondere a coloro che vuole ingannare le sue
reali intenzioni, la luce in un ambito come questo diventa un inganno, una
semplice apparenza esteriore; se si vuole trarre in inganno una persona le si
presenta un bene apparente, illusorio e le si nasconde quello che c’è dentro,
il veleno mortifero che la ucciderà, la si affabula con la menzogna e le si fa
credere il falso come vero, difatti satana è molto eloquente come predicatore
ed è capace di convincere anche i più scaltri che quello che dice è la verità
sacrosanta! Come difendersi? Semplicemente imparando a pensare con la propria
testa e conoscendo il più possibile, insomma coltivando un profondo senso
critico, la capacità del discernimento. Ad esempio gli Angeli di luce non
dicono cose contrarie all’amore e non affermano mai mezze verità, non insinuano
il dubbio nella mente degli interlocutori nascondendo certi contenuti nei loro
discorsi, come se ci fossero zone remote dove è meglio non addentrarsi per una
questione di falsa prudenza, e la sincerità non porta mai in sé un’accusa verso
qualcuno, non insinua l’incertezza e la diffidenza, perché sono tutte cose
contrarie alla carità nei confronti altrui: coloro che seminano zizzania non
sono Angeli di luce e occorre imparare a distinguere tra chi ci vuole veramente
bene e chi ci vuole soltanto strumentalizzare per i suoi scopi. Al male piace
mascherarsi per impadronirsi più facilmente di noi, vediamo un bene dove in
realtà non c’è e cadiamo nella trappola, il male è vile perché se ne approfitta
dei più deboli, dei più sprovveduti; il male porta addosso una maschera
bellissima e seducente, per togliergli la maschera dobbiamo imparare a vedere
oltre le apparenze, dobbiamo imparare a osservare con attenzione, che significa
scrutare con l’intelletto e riflettere con la ragione, ma soprattutto applicare
all’osservazione la forza delle virtù spirituali, dobbiamo domandare con la
preghiera questa forza trascendente: satana ha una repulsione naturale per la
preghiera, per questo con essa la sua maschera cade rivelando il suo vero
volto, siamo noi che allora comprendiamo chi abbiamo veramente davanti e ci
possiamo così difendere, possiamo dire di no al male, lo possiamo evitare, in
quanto il male quando è rivelato alla conoscenza dell’anima è già sconfitto, è
forte solamente quando si nasconde e diventa debole quando si è manifestato,
quando il suo gioco è stato scoperto: se sai dov’è il pericolo, sai anche come
evitarlo. La conversione è un continuo adeguamento al bene morale, bontà,
giustizia e verità sono le virtù che nascono dalla luce, il Signore è luce e
noi come figli della luce dobbiamo comportarci di conseguenza, le tenebre
appartengono al passato, per il convertito è sorta l’alba definitiva, quella
della sua salvezza, la notte del male è stata superata, tornare a quella notte
buia significa rinnegare Dio che ha avuto misericordia di noi, portavamo delle
maschere grottesche e invece adesso mostriamo il nostro vero volto illuminato
dallo splendore di Cristo, non rimettiamoci quelle maschere scegliendo
nuovamente il male e inoltrandoci nelle tenebre della notte di satana, per
perderci inesorabilmente nella cattiveria, nell’ingiustizia e nella menzogna:
ricordiamoci spesso che il Signore ci ama e questa memoria ci consoli e ci
terga le lacrime, ci dia coraggio a proseguire il cammino della vita nella luce
diurna.
venerdì 6 dicembre 2013
Preghiera per la festa dell'8 dicembre
Pubblico
questa preghiera all’Immacolata Concezione di cui sono autore per celebrare l’8
dicembre, la sua festa liturgica e per coloro che sentono di essere
indifferenti alla Madonna, perché sia amata anche da quelli che attualmente la
ignorano nella miscredenza, comprendendo l’importanza fondamentale del suo
ruolo nell’economia della salvezza di Cristo, con l’augurio che Dio doni a
tanti che non vogliono credere il grande tesoro della fede.
Immacolata, hai dischiuso nella
gratitudine e nell’ammirazione il cuore del Padre benignissimo, portando nella
tua carne l’innocenza della prima donna generatrice dell’umana stirpe agli
albori della storia, nuova Donna di una nuova umanità
Senza peccato sei oh Madre carissima
e il maligno nemico su di Te non ha alcun potere, vivi immortale nel Regno del
Tuo Figlio, prega, prega per noi miseri peccatori!
Immacolata, contemplata fin dal
principio come aurora d’Amore dell’eterno Padre nel grembo della madre sua Anna,
che senza causa di ribellione la sentì pulsare di sconfinata purezza, giglio
fragrante di bene senza macchia, fiore bianco incontaminato
Senza peccato sei oh Madre carissima
e il maligno nemico su di Te non ha alcun potere, vivi immortale nel Regno del
Tuo Figlio, prega, prega per noi miseri peccatori!
Immacolata, l’universo intero
non ha potuto dirsi esente dalla malizia del serpente antico, mentre Tu la più
benedetta tra le donne hai l’anima candida come lino puro e il cuore terso come
un diamante, sei senza eguali prima e per l’eternità dei secoli futuri
Senza peccato sei oh Madre carissima
e il maligno nemico su di Te non ha alcun potere, vivi immortale nel Regno del
Tuo Figlio, prega, prega per noi miseri peccatori!
Immacolata, concepita perfetta
e libera senza le conseguenze della decaduta natura, fosti piena di grazia
ancor prima che l’Angelo dell’annunciazione venisse da Te per domandare il Tuo
sì, quel saluto interrogò la Tua umiltà che non si scosse nell’incertezza
Senza peccato sei oh Madre carissima
e il maligno nemico su di Te non ha alcun potere, vivi immortale nel Regno del
Tuo Figlio, prega, prega per noi miseri peccatori!
Immacolata, singolare bellezza
tra tutte le figlie dell’uomo, onore dell’umano genere, fin dal primo Libro
fosti consigliera di premonizione nella Tua chiamata alla sconfitta del maligno,
e così gli schiaccerai la testa e sarai vittoriosa con la Risurrezione del
primogenito tra i risorti
Senza peccato sei oh Madre carissima
e il maligno nemico su di Te non ha alcun potere, vivi immortale nel Regno del
Tuo Figlio, prega, prega per noi miseri peccatori!
Immacolata, senza macchia di
male, senza mai essere soggiaciuta ai desideri del nemico della nostra
salvezza, piccola creatura concepita tutta Santa nel segreto di un popolo
scelto dall’Altissimo, Israele delle genti da cui sarebbe germogliato il
virgulto della Vita
Senza peccato sei oh Madre carissima
e il maligno nemico su di Te non ha alcun potere, vivi immortale nel Regno del
Tuo Figlio, prega, prega per noi miseri peccatori!
Immacolata, sarai bambina
consacrata al Signore delle schiere, nel Tempio di Gerusalemme, la città santa
che vedrà la Tua presenza di fanciulla e da lontano verso Nazaret e Betlemme il
Tuo grembo di donna essere vero Tempio dell’Onnipotente e generare la natura
umana del Figlio di Dio, redentore nostro crocifisso
Senza peccato sei oh Madre carissima
e il maligno nemico su di Te non ha alcun potere, vivi immortale nel Regno del
Tuo Figlio, prega, prega per noi miseri peccatori!
Cuore Immacolato di Maria,
liberaci, guariscici e proteggici, Tu che qui in terra sei la nostra unica speranza
in un avvenire senza dolore e morte, Tu che hai compreso pienamente e compiuto
fedelmente la volontà dell’eterno Padre, Tu che sei la nostra luce, la nostra
via, la nostra salvezza, noi Ti supplichiamo portaci a Gesù, Figlio Tuo e nostro
Signore, nostra eterna felicità nella vita senza tramonto, oltre l’inganno
delle apparenze e delle vanità di questo mondo; per le Tue dolcissime preci
ottienici il perdono per sempre, dalla Misericordia divina fattasi Bambino nel
Tuo seno verginale. Amen.
venerdì 22 novembre 2013
Il deserto del cuore come a Nazaret
I network televisivi e
radiofonici di ispirazione religiosa, specie quelli cattolici, con le loro
trasmissioni annichilano il senso dell’orazione e il valore intimistico della
spiritualità cristiana, meglio quindi raccogliersi nel silenzio della riflessione,
della preghiera e dello studio, che ascoltare radio e guardare televisione,
perché la radio e la televisione dissipano la mente e il cuore e distolgono l’anima
dal Signore: per trovare il Cielo dobbiamo cercare dentro di noi e non
distrarci con le cose esteriori, con tutto ciò che proviene dagli altri. Per
avvicinarci a Dio dobbiamo andare nel nostro personale deserto, dobbiamo
trovare la nostra Nazaret sull’esempio della santa famiglia: Gesù bambino è
cresciuto in sapienza, età e grazia stando accanto a due persone straordinarie
come il suo papà legale san Giuseppe e la sua mamma Maria santissima, la casa
di Nazaret è la casa del silenzio e della preghiera, senza alcuna distrazione
in cose fatue e mondane, è la casa della divina provvidenza, è la casa in cui
dimora l’amore di Dio e quest’amore deve dimorare nel nostro cuore, deve
diventare parte di noi; non intendo dire con questo che tutti debbano necessariamente
diventare dei mistici o dei contemplativi, ma se una persona cerca sinceramente
Dio deve allontanarsi dalle distrazioni del mondo e coltivare la propria
interiorità con zelo e tenacia, nel suo cuore troverà Dio che l’aspetta, in
questa dinamica del profondo consiste la vera dimensione della preghiera, nel
deserto e nella solitudine, ma non nella rinuncia al prossimo, è un deserto e
una solitudine vissuta dentro di sé in compagnia dello sposo, come descrive
bene l’incontro tra il Signore e l’anima, il Libro sacro del Cantico dei cantici, un rapporto d’amore
poetico, sensuale e romantico tra due giovani che si cercano e si trovano. Si
può vivere il deserto anche stando in mezzo agli altri, e vivendo con gli altri
in spirito di fratellanza, perché ciò avvenga bisogna pregare con perseveranza
e, come dice il Signore nel Vangelo, senza mai stancarsi: costruendo nel
proprio mondo interiore, che coinvolge anche la mente e tutte le altre facoltà
nascoste di una persona, una dimensione orante, l’assiduità alla preghiera, al
dialogo diretto con il Signore, pensare a Dio come Lui realmente è, un soggetto
distinto da noi che ci ascolta e ci risponde, una persona buona e recettiva,
profondamente empatica, che può relazionarsi con ciascuno di noi, se noi lo
vogliamo, basta un poco di buona volontà e di accoglienza. I bambini nella loro
semplicità credono nell’esistenza di Dio e pregano, senza farsi troppi
interrogativi cervellotici, sono semplici e spontanei nella loro fede e si
fidano degli adulti come il papà e la mamma che gli parlano di Dio e gli
insegnano le preghiere: nell’esercizio della preghiera occorre rassomigliare ai
bambini, diventare come loro, avere la loro stessa spontaneità a credere a
quanto i grandi gli suggeriscono, perché la preghiera dei bambini per quanto
essenziale, è una preghiera piena di fede, una fede sincera che con il
trascorrere degli anni verso l’adultità, diventa il buon seme che nella vita futura
germoglia per maturare in noi il dialogo con il Signore e la fiducia in Lui,
per questo motivo è importante educare i piccoli alla preghiera e al senso di
Dio; i bambini imparano dai grandi, il miglior atto educativo nei confronti dei
bambini è il nostro esempio, far pregare i bambini è qualcosa di molto gradito
al Signore, è qualcosa che in avvenire li renderà adulti migliori, per questo
motivo se non si prega in famiglia con il tempo l’educazione dei fanciulli sarà
in parte compromessa, educare alla preghiera significa educare alla civiltà e
all’umanesimo cristiano, tutti i giovani e i giovanissimi ne hanno un bisogno
immenso: i genitori che ai propri bambini non insegnano la preghiera e non parlano
loro della bontà di Dio, sono dei dissennati che li consegnano al diavolo e che
gli negano quel dono prezioso che è la fede e con la fede il senso della vita,
la sua vera bellezza; i bambini ci ascoltano e ci guardano e comprendono molto
più di quanto noi possiamo immaginare, cerchiamo di non tradirli e nemmeno di
ingannarli, sarebbe una tragedia imperdonabile agli occhi del Dio divenuto bambino
per condividere la nostra carne, la nostra natura umana. Per tornare al
discorso sui media, per non distrarci dalla preghiera distraiamoci da
televisione, radio e computer, ritagliamoci nella giornata dei momenti sacri
soltanto per noi e parliamo a tu per tu con il Signore, insegniamo ai nostri
bambini a fare lo stesso e a coltivare il senso di Dio, li beneficheremo
immensamente e li faremo persone migliori, sempre che loro lo vogliano, ma è di
norma difficile trovare opposizione al bene nell’innocenza: il linguaggio umano
possiede un grande potere e cioè dare del Tu al proprio Signore ed entrare in
relazione intima con Lui, soltanto gli esseri umani possono questo e le altre
creature no; per valorizzare ogni giorno che Dio ci dà da vivere abbiamo la
possibilità di pregare, non sprechiamo questo potenziale dissipandoci in tante
stupidaggini che non hanno nessun valore, valorizziamo la nostra giornata con
la preghiera, dedicando al Signore qualche ora del nostro tempo, una giornata
in cui si prega è una giornata piena di valore, una giornata in cui si compiono
atti di carità, che è la forma attiva della preghiera, è una giornata spesa
bene, una giornata che non abbiamo sprecato inutilmente: alcuni sostengono da
sempre, cioè da quando sono diventati adulti emancipati dalla cosiddetta puerilità,
che il tempo è denaro e quindi vale in funzione del guadagno economico, ma il
tempo della vita è una grazia che viene da Dio e vale in misura di quanto lo
dedichiamo a Lui e non viceversa, di quanto a Lui lo togliamo per usarlo
individualisticamente seguendo la seduzione dei nostri idoli. Nazaret è il
simbolo del nascondimento e dell’umile povertà, Gesù è il Dio nascosto, che
vive una vita semplice e ordinaria con gli affetti della sua famiglia, la
Madonna e san Giuseppe, Gesù conosce la fatica del lavoro quotidiano, conosce
il lutto nella perdita del proprio padre putativo, vede la condizione della
propria madre divenuta vedova, le vedove erano persone deboli ed esposte nella
società di quel tempo, non avevano tutele; Gesù conosce le difficoltà di una
vita trascorsa in un villaggio abitato da persone sufficientemente abbienti ma
non ricche, persone che vivevano del proprio lavoro: Nazaret è lo stereotipo sociale
dell’esistenza della maggior parte dei cittadini del mondo, di quelli che non
contano nulla, ma che agli occhi di Dio sono preziosi e amati con predilezione,
i piccoli del Signore. Cerchiamo Nazaret e lì troveremo la santità di Dio, il
suo amore per noi: nel nascondimento e nell’umiltà si nasconde l’Emmanuele, il
Dio con noi.
martedì 19 novembre 2013
La vita esige Dio, la morte lo nega
Ci sono molte persone convinte
che Dio non esista, e che la vita sia soltanto qui al presente, in questo
mondo, persone che credono nelle capacità dell’uomo di costruire qualcosa di
meglio per sé e per le generazioni future, persone che vedono nella morte il
peggiore dei mali e che hanno scommesso tutto sulla soddisfazione del proprio
egoismo, come se si trattasse di un valore assoluto sul quale non poter
transigere: anche questa è una buona filosofia, perché di Dio cosa ce ne
facciamo se ad esempio con molto denaro possiamo diventare “autenticamente”
felici e vivere senza pensieri e preoccupazioni, magari circondati da coloro
che continuano a soffrire e a morire, nella nostra più totale indifferenza; non
crediamo in Dio e non ce ne importa proprio nulla di cercarlo, perché tanto
cosa ce ne facciamo di una fantasia alienante? E’ per questo che ci si suicida
sempre di più e in gran numero, perché se perdiamo quello che per noi ha
veramente importanza nella vita, la vita non è più meritevole di essere
vissuta, allora meglio morire perché tanto dopo non c’è niente, quindi la morte
è una buona soluzione, una via di fuga per risolvere definitivamente ogni
difficoltà e problema, quindi con la crisi economica le statistiche ci dicono
che in Italia il numero dei suicidi è salito alle stelle, negli ultimi anni
fino ad oggi: se si perde l’idolo della ricchezza e del benessere, che
sostituisce Dio per gli illusi senza moralità, allora meglio uccidersi e magari
portarsi con sé nella morte anche i propri cari e qualcun altro… chi me lo fa
fare di vivere, se non posso essere felice come voglio io, secondo i criteri
valoriali della società postmoderna? Allora disertare la vita diventa la
soluzione, meglio scappare in quel tunnel buio e sconosciuto che è la morte,
che affrontare con coraggio il disagio della miseria, le privazioni e la
sofferenza morale, quello che per qualcuno è una malintesa perdita di dignità,
in quanto la dignità è creduta come l’opinione che gli altri nella società
hanno di noi, lo status e il successo, ma la vera dignità della persona umana
non è questa, la dignità è il nostro valore intrinseco agli occhi di Dio che ci
ama perché ci ha fatti come sue creature buone, ma per chi non crede
nell’esistenza di Dio cosa volete che sia la dignità di una persona, forse la
sua anima immortale, visto che l’anima al pari di Dio non esiste? La dignità è
un valore relativo per qualche benpensante ateo, c’è chi l’ha e chi non l’ha, a
seconda delle valutazioni “cliniche” di coloro che detengono il potere
diabolico di giudicare i propri simili e di decidere se una vita non valga più
la pena di essere vissuta, sia quindi immeritevole di sopravvivenza e di
continuità: questa è una ideologia senza scrupoli, e sono in molti che
attualmente la professano calpestando l’esistenza del loro prossimo, dei loro
fratelli e delle loro sorelle in umanità, è l’ideologia della società
dell’anticristo e dell’antivangelo, dove il peccato personale e collettivo
diventa un irrinunciabile diritto e Legge dello Stato che è necessario
rispettare per essere liberi di esprimere la propria volontà, dinanzi all’idolo
tirannico dell’ego esaltato sopra l’idea illusoria di un Dio di carità e
compassione. Se non si adora Dio nel proprio cuore e fuori di sé, si adora l’io
con tutti i suoi idoli blasfemi al seguito e la morte diventa la soluzione ad
ogni problema apparentemente irrisolvibile: la democrazia esige il rispetto
delle libertà personali, ma la libertà non è poter fare quello che si vuole
estraniandosi da qualsiasi ordine etico, perché vi sia libertà occorrono delle
regole condivise e l’osservanza da parte di tutti i cittadini di queste regole,
il contrario è l’anarchia o addirittura la tirannide. Le regole condivise in
democrazia si chiamano Legge e le Leggi patrie devono rispecchiare la morale
naturale scritta nel cuore di ogni essere umano, fuori da quest’ordine c’è il
crimine, quello che con un termine religioso poco conosciuto e poco compreso si
chiama peccato: non ci sono soltanto peccati personali, ma ci sono anche
peccati collettivi, colpe sociali, e questi peccati consistono nelle molteplici
violazioni dell’ordine naturale della coscienza a favore del relativismo etico,
della confusione tra il bene e il male che porta gli individui che si
relazionano in una società, ad una vera e propria deriva etica. Noi sappiamo
che uccidere è male, se ad un certo punto della storia diventa condivisibile
l’idea che uccidere sia un bene, abbiamo in tal caso una colpa sociale, in
questo modo è chiaro che noi non costruiamo una civiltà migliore, ma ci
avviciniamo a degli aspetti infernali di una società nemica dell’uomo e della
sua dignità. Se una persona è convinta che Dio è pura immaginazione e non lo
cerca, cadendo successivamente, o in concomitanza, in un grave disordine morale
e nella colpa contro la Legge di amore del Dio cristiano potrà essere perdonato
da codesto Dio? La risposta è no, non può esserci perdono per coloro che
persistono nel crimine contro la propria coscienza, senza autentica conversione
non si può essere perdonati da Dio e si va incontro a un giudizio di condanna:
il Signore è buono, ma è anche giusto ed è per questo motivo che esiste
l’inferno per le anime impenitenti. Alcune rivelazioni private sostengono che
la maggior parte di anime che si trovano all’inferno, non credevano nella sua
esistenza e in quei tormenti così acerbi, mentre erano nella vita temporale e
passeggera, come non credevano nell’esistenza di Dio e nella sua natura
sommamente benigna ed è vero anche, bisogna aggiungere, che senza fede non si
può piacere a Dio: un metro di valutazione che sancisce o meno la salvezza di
un’anima, è la grandezza e la maturità della propria fede in rapporto a Dio, ma
esiste anche una ignoranza incolpevole, comunque a noi basta convincerci che il
Signore è buono e vede tutto, proprio tutto fin nel profondo dei cuori e che il
suo Giudizio non fa torto a nessuno. Aggiungo queste due brevi giaculatorie che
prego ogni giorno, sperando che in molti le facciano proprie: “Mio Dio, Ti amo, abbi pietà di noi e del
mondo intero”; “Signore Gesù, Cristo,
Figlio del Dio Altissimo, abbi pietà di noi che siamo peccatori!”.
venerdì 1 novembre 2013
Ognissanti, dies natalis delle anime elette
Oggi è il primo novembre,
festività di Ognissanti in cui si commemora il ricordo di tutti i santi e le
sante della Chiesa; chi sono i santi? sono gli amici di Dio, coloro che nella
vita sono stati fedeli alla sua Legge e ai suoi Comandamenti, coloro che hanno
saputo amare con cuore libero e sereno, coloro che hanno testimoniato la fede
in Cristo fino al sacrificio della vita, con coraggio e abnegazione, coloro che
hanno fatto del bene senza chiedere nulla in cambio, sono coloro che la Chiesa
dichiara tali perché hanno praticato con fatica e impegno le virtù cristiane in
grado eroico; Ognissanti è la festa di chi nell’ordinario della propria vita ha
saputo, anzi voluto con tutto il cuore, amare Dio e il suo prossimo,
comprendendo che il significato dell’esistenza umana è nascosto entro un
segreto accessibile a tutti, e cioè che la vita è grazia che viene dal Signore
e dev’essere dono per gli altri che incontriamo sul cammino, dev’essere
qualcosa di partecipato nell’amore; i santi e le sante sanno cosa significa
piangere per chi soffre ed è solo, povero, emarginato, abbandonato, dimenticato
da tutti e loro sono lì, sono presenti agli ultimi, vicino a loro, per
condividere tutto, per dare sé stessi in un atto di autentica compassione che
non si ferma al sentimento e alle lacrime, ma va oltre, fino a fondersi con il
cuore del sofferente, fino a sentire l’altro come se si fosse nella sua
persona, in una profonda empatia, in una comunione che è l’essenza stessa dell’amore
divino; i santi e le sante sono l’onore dell’umano genere, le persone migliori
che la nostra storia abbia avuto e avrà in futuro, sono persone normali come
noi ma con una particolarità: hanno scelto di amare, e di amare quel Dio che li
ha amati prima di ogni tempo, di amarlo nel prossimo, di amarlo con tutto il cuore
e con assoluto disinteresse. Ci sono santi e sante che la Chiesa proclama tali
solennemente perché siano esempi da seguire per tutti gli altri fedeli, ma sono
molti di più i santi e le sante sconosciuti, persone che si sono santificate
nel nascondimento, persone che nessuno conosce e che nessuno conoscerà, che il
tempo si è portati via come tutti i nati da donna che magari non hanno fatto la
storia, ma hanno vissuto una vita umile e all’insegna del quotidiano, proprio
come noi, ma che il Signore ha riconosciuto per suoi figli e sue figlie e ha
accolto nel suo Paradiso, anime innumerevoli di beati nella comunione dei
santi, ma cosa significa comunione dei santi? Significa che tutte le persone
che si trovano in stato di grazia di Dio, condividono i beni eterni, per coloro
che sono morti è la visione beatifica nell’aldilà e sono felici e libere,
impossibilitate a peccare e a separarsi dal sommo bene che è Dio stesso,
Trinità beatissima nella comunione e nella partecipazione della Carità, Dio
stesso; coloro che attualmente vivono quaggiù e si trovano in grazia di Dio,
partecipano in modo indiretto e insensibile alla beatitudine celeste, quando
passeranno la soglia della morte entreranno in Paradiso; la grazia di Dio è la
condizione dell’anima in comunione con Dio ed è in stretto legame con la
comunione dei santi, chi è in grazia di Dio partecipa fin da subito alla
comunione dei santi; tutto questo collima con il Mistero della nostra salvezza
compiuta da Gesù sulla Croce, è Gesù che ci dona il Paradiso, è Lui il nostro
Cielo. Per essere degni di andare in Paradiso è necessario vivere in grazia di
Dio, escludendo da noi il peccato, il male, l’egoismo, la menzogna, la
cattiveria, quindi tutto quello che potrebbe separarci dall’amore di Dio, per
entrare in Paradiso occorre affidarsi alla divina Misericordia ed essere in
grazia: il Signore tramite la sua Chiesa ci ha donato tutti i mezzi che sono
necessari per mantenersi in grazia, questi mezzi sono i Sacramenti della
Confessione e dell’Eucaristia, sono i mezzi soprannaturali con cui il cristiano
vive della stessa vita di Dio, vive in comunione con Lui, anche i santi e le
sante hanno dovuto ricorrere a questi mezzi per poter avanzare e crescere nel proprio viaggio personale verso l’eterna salvezza, un continuo cammino di conversione a
Dio e di separazione dal peccato, hanno dovuto combattere il male che si
annidava in loro e scegliere sempre per il bene, sono loro a insegnarci che la
vera vita cristiana è la vita di un soldato in battaglia, è un combattimento
instancabile contro le forze del male, contro l’impero delle tenebre le cui
colonne portanti sono la carne, il mondo e il maligno. I santi e le sante sono grandi
combattenti, non si sono mai arresi e sono coloro che veramente hanno
realizzato in pienezza la propria vita, l’hanno realizzata scegliendo Dio e
rinunciando a sé stessi, è come se in loro il Santo Vangelo sia divenuto
persona a imitazione del Maestro Gesù Cristo, i progetti che il Signore aveva
su queste creature buone si sono compiuti perché hanno ascoltato la sua Parola di verità
e gli hanno dato la massima fiducia. In questo giorno ricordiamoci del Cielo in
cui tutti i nostri santi e le nostre sante vivono eternamente, loro ci vogliono
felici per sempre e noi cerchiamo con il nostro impegno di cristiani di diventare
conformi alle beatitudini evangeliche, per essere degni di partecipare al
medesimo destino di gioia e di pace senza tramonto. L’ultima parola non è della
morte, l’ultima parola è la Risurrezione di Cristo, fissiamo lo sguardo a Gesù
risorto, quello è il nostro vero destino e il senso autentico della virtù
teologale della Speranza. La festa di Ognissanti è una festa con una valenza prettamente pasquale ma anche universale, il dies natalis di ogni anima umana creata
da Dio-Amore per il Paradiso, il Dio amante della vita.
domenica 27 ottobre 2013
La Madonna è nostra Madre e ci insegna a pregare
Le
grazie giungono all’uomo attraverso Maria, piena di grazia, Lei è la mediatrice tra Cristo e i cristiani, tra il Cielo e la terra
Ogni grazia che gli uomini
ricevono, con bellissimo ordine da Dio vien concessa a Cristo, da Cristo alla
Vergine, dalla Vergine a noi. Infatti il donatore di ogni grazia è
primariamente Dio, come scrive l’Apostolo Giacomo: “ Ogni buon dato e ogni perfetto dono viene di sopra, scendendo dal Padre
dei lumi ”. Le grazie procedono secondariamente dal Signore Gesù Cristo in
quanto uomo, poiché Egli mentre visse nel mondo ci meritò tutti quei favori che
Dio fino dall’eternità aveva disposto di concedere al mondo, siccome è scritto
nel Vangelo di san Giovanni: “ E dalla
pienezza di Lui noi tutti abbiamo ricevuto e una grazia in cambio d’un’altra
”. Le grazie procedono in terzo luogo dalla Vergine benedetta, poiché, fin dal
tempo nel quale essa concepì Dio nel suo seno, ebbe, direi quasi, padronanza ed
autorità su di ogni temporale concessione fatta dallo Spirito Santo, dimodoché
nessuna creatura riceve alcuna grazia se non per mezzo di Lei. Pertanto, essendo
Cristo il nostro capo dal quale ogni benefico influsso deriva nel corpo
mistico, la beata Vergine è come il collo, per cui questo influsso passa per le
varie membra, siccome Salomone parlando di Cristo attesta: “ Il Tuo collo, cioè la Vergine Santissima, è
come torre d’avorio ”. Di che san Bernardo esclama: “ Nessuna grazia scenda dal Cielo in terra, se non passa per le mani di
Maria ”. A buon diritto adunque può salutarsi piena di grazia Colei dalla
quale tutte le grazie derivano nella Chiesa.
San Bernardino da Siena, Cinque sermoni, pp. 71-72
Come
si prega il Santo Rosario
« Ave oh Maria, piena di grazia, il Signore è con Te, Tu sei benedetta
tra le donne e benedetto è il frutto del Tuo seno Gesù; santa Maria, Madre di
Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen ».
La preghiera più potente ed
efficace per chiedere e ottenere le grazie da Dio è il Santo Rosario della
Beata Vergine Maria, ed è anche la preghiera con il più grande potenziale
apotropaico e di liberazione dal male, che secoli di tradizione orante nella
Chiesa ci hanno consegnato, è una preghiera semplice che tutti possono
recitare, è la preghiera dei piccoli e degli umili, la preghiera dei poveri in
spirito secondo le beatitudini evangeliche, così come sono i veri figli e le
vere figlie della Madonna; il Santo Rosario è una preghiera contemplativa e
litanica, costituita da quattro Corone e da venti Misteri da meditare in
concomitanza con la recita delle Ave Maria, tutti i Misteri del Rosario sono attinti
dal Santo Vangelo, dalla vita del Cristo e della sua Santissima Madre, dalla
loro vita descritta nelle pagine della Sacra Scrittura, dagli episodi più
importanti e significativi della loro esistenza tra noi e per noi, vera
sorgente della nostra redenzione dal peccato, dalla morte e dal maligno, perché
nel Santo Rosario c’è tutta la storia della nostra salvezza: per ognuno dei
Misteri si pregano a voce un Padre nostro, dieci Ave Maria e un Gloria e si
medita interiormente il Mistero corrispondente alle Parole del Santo Vangelo,
si concludono i cinque Misteri di una Corona con la recita della Salve Regina e
si aggiungono come intermezzo ai Misteri altre preghiere, di diverso carattere,
si incomincia e si conclude il Santo Rosario con il segno della Croce. Anche la
postura e l’atteggiamento che assumiamo con il nostro corpo è importante, ma di
più le disposizioni interiori, in primo luogo la fede e la carità, è lecito
affermare che occorra metterci il cuore per pregare bene, ma non il
sentimentalismo romantico bensì un sincero sentimento filiale d’affetto alla propria
Madre. Una preghiera che si recita alla fine di ogni Decina è stata insegnata
dall’Angelo ai tre pastorelli di Fatima ed è la seguente: “ Oh mio Gesù, perdona le nostre colpe,
preservaci dal fuoco dell’inferno, porta in Cielo tutte le anime, specialmente
le più bisognose della Tua misericordia! ”.
Breve
storia del Santo Rosario
All’origine del Rosario vi sono
i 150 Salmi di Davide che si recitavano nei monasteri.
Per ovviare alla difficoltà, al
di fuori dei centri religiosi, di imparare a memoria tutti i Salmi, verso l’850
un monaco irlandese suggerì di recitare al posto dei Salmi 150 Padre Nostro.
Per contare le preghiere i
fedeli avevano vari metodi, tra cui quello di portare con sé 150 sassolini, ma
ben presto si passò all’uso delle cordicelle con 50 o 150 nodi.
Poco tempo dopo, come forma
ripetitiva, si iniziò ad utilizzare anche il Saluto dell’Angelo a Maria, che
costituiva allora la prima parte dell’Ave Maria.
Nel XIII secolo i monaci
cistercensi svilupparono una nuova forma di preghiera che chiamarono rosario,
perché la comparavano ad una corona di rose mistiche donate alla Madonna.
Questa devozione fu resa popolare da san Domenico, che nel 1214 ricevette il
primo rosario della Vergine Maria come strumento per l’aiuto dei cristiani
contro le eresie.
Nel XIII secolo si svilupparono
i Misteri del Rosario: numerosi teologi avevano già da tempo considerato che i
150 Salmi erano velate profezie sulla vita di Gesù. Dallo studio dei Salmi si
arrivò ben presto alla elaborazione dei Salteri di Nostro Signore Gesù Cristo,
nonché alle lodi dedicate a Maria. Così durante il XIII secolo si erano
sviluppati quattro diversi salteri: i 150 Padre Nostro, i 150 Saluti Angelici,
le 150 lodi a Gesù, le 150 lodi a Maria.
Verso il 1350 si arriva alla
compiutezza dell’Ave Maria come la conosciamo oggi. Questo avviene ad opera
dell’Ordine dei certosini, che uniscono il saluto dell’Angelo con quello di
Elisabetta, fino all'inserimento di «adesso e nell’ora della nostra morte.
Amen».
All'inizio del XIV secolo i
cistercensi, in particolare quelli della regione francese di Trèves,
inseriscono le clausole dopo il nome di Gesù, per abbracciare all’interno della
preghiera l’intera vita di Cristo.
Verso la metà del XIV secolo,
un monaco della certosa di Colonia, Enrico Kalkar, introdusse prima di ogni
decina alla Madonna, il Padre Nostro. Questo metodo si diffuse rapidamente in
tutta Europa.
Sempre nella certosa di Trèves,
all’inizio del 1400, Domenico Hélion (chiamato anche Domenico il Prussiano o
Domenico di Trèves), sviluppa un rosario in cui fa seguire il nome di Gesù da
50 clausole che ripercorrono la vita di Gesù. E come aveva introdotto Enrico
Kalkar, i pensieri di Domenico il Prussiano erano divisi in gruppi di 10 con un
Padre Nostro all’inizio di ogni gruppo.
Tra il 1435 e il 1445, Domenico
compone per i fratelli certosini fiamminghi, che recitano il Salterio di Maria,
150 clausole divise in tre sezioni corrispondenti ai Vangeli dell’infanzia di
Cristo, della vita pubblica, e della Passione-Risurrezione.
Nel 1470 il domenicano Alain de
la Roche, in contatto con i certosini, da cui apprende la recita del Rosario,
crea la prima Confraternita del Rosario facendo diffondere rapidamente questa
forma di preghiera: chiama Rosario «nuovo» quello con un pensiero all’interno
di ogni Ave Maria, e Rosario «vecchio» quello senza meditazione, con solo le
Ave Maria. Alain de la Roche riduce a 15 i Misteri (suddivisi in gaudiosi,
dolorosi, gloriosi), e sarà solamente con Papa Giovanni Paolo II (un grande
apostolo del Rosario), con la lettera apostolica «Rosarium Virginis Mariae»
(2002), che verranno reintrodotti i misteri luminosi sulla vita pubblica di
Gesù.
I domenicani sono stati grandi
promotori del Rosario nel mondo. Hanno creato diverse associazioni rosariane,
tra cui la Confraternita del Rosario (fondata nel 1470), la Confraternita del
Rosario Perpetuo (chiamata anche Ora di Guardia, fondata nel 1630 dal padre
Timoteo de’ Ricci, si impegnava ad occupare tutte le ore del giorno e della
notte, di tutti i giorni dell’anno, con la recita del Rosario), la
Confraternita del Rosario Vivente (fondata nel 1826 dalla terziaria domenicana
Pauline-Marie Jaricot).
La struttura medievale del
Rosario fu abbandonata gradualmente con il Rinascimento, e la forma definitiva
del Rosario si ha nel 1521 ad opera del domenicano Alberto di Castello.
San Pio V, di formazione
domenicana, fu il primo «Papa del Rosario». Nel 1569 descrisse i grandi frutti
che san Domenico raccolse con questa preghiera, ed invitò tutti i cristiani ad
utilizzarla.
Leone XIII, con le sue 12
Encicliche sul Rosario, fu il secondo «Papa del Rosario».
Dal 1478 ad oggi si contano
oltre 200 documenti pontifici sul Rosario.
In più apparizioni la Madonna
stessa ha indicato il Rosario come la preghiera più necessaria per il bene dell’umanità.
Nell’apparizione a Lourdes del 1858, la Vergine aveva una lunga corona del
Rosario al braccio. Nel 1917 a Fatima come negli ultimi anni a Medjugorje, la
Madonna ha invitato e ha esortato a recitare il Rosario tutti i giorni.
Dal libro: Le Litanie
Iscriviti a:
Post (Atom)