I network televisivi e
radiofonici di ispirazione religiosa, specie quelli cattolici, con le loro
trasmissioni annichilano il senso dell’orazione e il valore intimistico della
spiritualità cristiana, meglio quindi raccogliersi nel silenzio della riflessione,
della preghiera e dello studio, che ascoltare radio e guardare televisione,
perché la radio e la televisione dissipano la mente e il cuore e distolgono l’anima
dal Signore: per trovare il Cielo dobbiamo cercare dentro di noi e non
distrarci con le cose esteriori, con tutto ciò che proviene dagli altri. Per
avvicinarci a Dio dobbiamo andare nel nostro personale deserto, dobbiamo
trovare la nostra Nazaret sull’esempio della santa famiglia: Gesù bambino è
cresciuto in sapienza, età e grazia stando accanto a due persone straordinarie
come il suo papà legale san Giuseppe e la sua mamma Maria santissima, la casa
di Nazaret è la casa del silenzio e della preghiera, senza alcuna distrazione
in cose fatue e mondane, è la casa della divina provvidenza, è la casa in cui
dimora l’amore di Dio e quest’amore deve dimorare nel nostro cuore, deve
diventare parte di noi; non intendo dire con questo che tutti debbano necessariamente
diventare dei mistici o dei contemplativi, ma se una persona cerca sinceramente
Dio deve allontanarsi dalle distrazioni del mondo e coltivare la propria
interiorità con zelo e tenacia, nel suo cuore troverà Dio che l’aspetta, in
questa dinamica del profondo consiste la vera dimensione della preghiera, nel
deserto e nella solitudine, ma non nella rinuncia al prossimo, è un deserto e
una solitudine vissuta dentro di sé in compagnia dello sposo, come descrive
bene l’incontro tra il Signore e l’anima, il Libro sacro del Cantico dei cantici, un rapporto d’amore
poetico, sensuale e romantico tra due giovani che si cercano e si trovano. Si
può vivere il deserto anche stando in mezzo agli altri, e vivendo con gli altri
in spirito di fratellanza, perché ciò avvenga bisogna pregare con perseveranza
e, come dice il Signore nel Vangelo, senza mai stancarsi: costruendo nel
proprio mondo interiore, che coinvolge anche la mente e tutte le altre facoltà
nascoste di una persona, una dimensione orante, l’assiduità alla preghiera, al
dialogo diretto con il Signore, pensare a Dio come Lui realmente è, un soggetto
distinto da noi che ci ascolta e ci risponde, una persona buona e recettiva,
profondamente empatica, che può relazionarsi con ciascuno di noi, se noi lo
vogliamo, basta un poco di buona volontà e di accoglienza. I bambini nella loro
semplicità credono nell’esistenza di Dio e pregano, senza farsi troppi
interrogativi cervellotici, sono semplici e spontanei nella loro fede e si
fidano degli adulti come il papà e la mamma che gli parlano di Dio e gli
insegnano le preghiere: nell’esercizio della preghiera occorre rassomigliare ai
bambini, diventare come loro, avere la loro stessa spontaneità a credere a
quanto i grandi gli suggeriscono, perché la preghiera dei bambini per quanto
essenziale, è una preghiera piena di fede, una fede sincera che con il
trascorrere degli anni verso l’adultità, diventa il buon seme che nella vita futura
germoglia per maturare in noi il dialogo con il Signore e la fiducia in Lui,
per questo motivo è importante educare i piccoli alla preghiera e al senso di
Dio; i bambini imparano dai grandi, il miglior atto educativo nei confronti dei
bambini è il nostro esempio, far pregare i bambini è qualcosa di molto gradito
al Signore, è qualcosa che in avvenire li renderà adulti migliori, per questo
motivo se non si prega in famiglia con il tempo l’educazione dei fanciulli sarà
in parte compromessa, educare alla preghiera significa educare alla civiltà e
all’umanesimo cristiano, tutti i giovani e i giovanissimi ne hanno un bisogno
immenso: i genitori che ai propri bambini non insegnano la preghiera e non parlano
loro della bontà di Dio, sono dei dissennati che li consegnano al diavolo e che
gli negano quel dono prezioso che è la fede e con la fede il senso della vita,
la sua vera bellezza; i bambini ci ascoltano e ci guardano e comprendono molto
più di quanto noi possiamo immaginare, cerchiamo di non tradirli e nemmeno di
ingannarli, sarebbe una tragedia imperdonabile agli occhi del Dio divenuto bambino
per condividere la nostra carne, la nostra natura umana. Per tornare al
discorso sui media, per non distrarci dalla preghiera distraiamoci da
televisione, radio e computer, ritagliamoci nella giornata dei momenti sacri
soltanto per noi e parliamo a tu per tu con il Signore, insegniamo ai nostri
bambini a fare lo stesso e a coltivare il senso di Dio, li beneficheremo
immensamente e li faremo persone migliori, sempre che loro lo vogliano, ma è di
norma difficile trovare opposizione al bene nell’innocenza: il linguaggio umano
possiede un grande potere e cioè dare del Tu al proprio Signore ed entrare in
relazione intima con Lui, soltanto gli esseri umani possono questo e le altre
creature no; per valorizzare ogni giorno che Dio ci dà da vivere abbiamo la
possibilità di pregare, non sprechiamo questo potenziale dissipandoci in tante
stupidaggini che non hanno nessun valore, valorizziamo la nostra giornata con
la preghiera, dedicando al Signore qualche ora del nostro tempo, una giornata
in cui si prega è una giornata piena di valore, una giornata in cui si compiono
atti di carità, che è la forma attiva della preghiera, è una giornata spesa
bene, una giornata che non abbiamo sprecato inutilmente: alcuni sostengono da
sempre, cioè da quando sono diventati adulti emancipati dalla cosiddetta puerilità,
che il tempo è denaro e quindi vale in funzione del guadagno economico, ma il
tempo della vita è una grazia che viene da Dio e vale in misura di quanto lo
dedichiamo a Lui e non viceversa, di quanto a Lui lo togliamo per usarlo
individualisticamente seguendo la seduzione dei nostri idoli. Nazaret è il
simbolo del nascondimento e dell’umile povertà, Gesù è il Dio nascosto, che
vive una vita semplice e ordinaria con gli affetti della sua famiglia, la
Madonna e san Giuseppe, Gesù conosce la fatica del lavoro quotidiano, conosce
il lutto nella perdita del proprio padre putativo, vede la condizione della
propria madre divenuta vedova, le vedove erano persone deboli ed esposte nella
società di quel tempo, non avevano tutele; Gesù conosce le difficoltà di una
vita trascorsa in un villaggio abitato da persone sufficientemente abbienti ma
non ricche, persone che vivevano del proprio lavoro: Nazaret è lo stereotipo sociale
dell’esistenza della maggior parte dei cittadini del mondo, di quelli che non
contano nulla, ma che agli occhi di Dio sono preziosi e amati con predilezione,
i piccoli del Signore. Cerchiamo Nazaret e lì troveremo la santità di Dio, il
suo amore per noi: nel nascondimento e nell’umiltà si nasconde l’Emmanuele, il
Dio con noi.
Nessun commento:
Posta un commento