Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

giovedì 19 luglio 2018

Alla radice della società la famiglia

La cosa più bella e che riempie di senso la vita è amare qualcuno, per una mamma i propri figli sono i suoi più cari tesori, ci sono mamme che dimenticano quanto sia importante avere accanto le persone che Dio ci ha affidato nella sua provvidenza, loro non sono una nostra proprietà, sono un frammento importantissimo del nostro cuore; i figli si debbono amare non perché speriamo che realizzino tutte le nostre aspettative, si devono amare così come sono, così come ci sono stati donati, non li abbiamo fatti noi, li ha creati il Signore della vita attraverso la nostra partecipazione, la partecipazione di entrambi i genitori, un papà e una mamma che si sono amati e si sono promessi la fedeltà. E’ molto difficile educare, è il mestiere più complicato, si ha a che fare con una persona e una persona è davvero preziosa. Quando i bambini ci ascoltano vogliono sentirsi amati e questo attraverso i gesti, gli sguardi e le parole. Tanti bambini purtroppo fanno esperienze negative nelle proprie famiglie, il ruolo del genitore è importante e di come forma il carattere del figlio o della figlia dovrà risponderne prima alla propria coscienza e poi a Dio. Secondo me un buon insegnamento che si può dare ai bambini è imparare a rispettare gli animali, ad essere sensibili nei loro confronti, è un primo passo che porta alla libertà di amare e un modo per coltivare la compassione e la solidarietà verso gli altri. Non si deve mai in nessun caso fare uso della violenza fisica o verbale, è sempre un grave errore, non si deve nemmeno mai dare un ceffone, si deve invece biasimare e lodare veicolando i sentimenti con la parola. I bambini hanno una mente aperta senza pregiudizi e comprendono subito il messaggio della verità, qualsiasi sincera e benevola attenzione nei loro confronti. Un dramma dei nostri giorni sono le numerose separazioni e i figli contesi, tutto ciò che riguarda la famiglia e le problematiche che la portano a dividersi sono il vero problema della famiglia come fondamento della società. Le famiglie devono restare unite e devono aprirsi al contesto sociale in cui vivono, devono accogliere e non chiudersi alla maniera di piccole comunità sociopatiche. La famiglia deve pregare insieme, stare insieme per pregare è determinante per il consolidamento delle relazioni e si deve dialogare, si deve saper ascoltare, ci si deve sempre interessare a vicenda. Per crescere insieme occorre comunicare e convincersi che l’altro va amato così com’è, noi non abbiamo il diritto di cambiarlo ma dobbiamo cercare il confronto in modo da risolvere i suoi conflitti e le problematiche, il cambiamento viene sempre dal cuore, dobbiamo pregare per l’altro affinché il Signore tocchi il cuore, una buona parola può essere l’inizio, può anche diventare risolutiva. Amiamo tanto le nostre famiglie ma non dimentichiamoci del nostro prossimo, anche soltanto del vicino della porta accanto. La famiglia cristiana deve diventare il focolare del Vangelo, la fiamma del Vangelo deve ardere nei cuori per consigliarci sul come fare e su cosa dire, in riferimento a tutto quello che fa parte della nostra vita. Non trascuriamo mai il santo Rosario comunitario, prendiamo l’abitudine di recitarlo quotidianamente insieme e matureremo insieme nella fede. La famiglia ha bisogno della preghiera del santo Rosario come dell’aria che respiriamo, non è affatto un’esagerazione. Pregare in casa e in famiglia è importante, sono tanti i benefici che si ottengono, forse non subito ma sicuramente nel tempo. Il legame matrimoniale è indissolubile e una famiglia si costruisce soltanto con l’amore tra un uomo e una donna liberi e con un patto di fedeltà indissolubile, è il progetto di Dio sull’uomo affinché ci sia una piena realizzazione di quel disegno che vede la sponsalità a immagine di Dio e la coppia aperta alla vita e al futuro. L’uomo non separi ciò che Dio ha unito ed è giusto, altrimenti ne derivano mali e disordine. L’amore è autentico quando c’è la volontà di seguire insieme un itinerario che ci migliora umanamente, che ci fa maturare nel bene e che si esprime nell’amore ai figli considerati dono di Dio e non qualcosa di cui disporre per ricercare il nostro egoismo e perseguire i nostri progetti. La famiglia non è una piccola società di persone ripiegata su sé stessa, deve invece diventare il cenacolo dell’amore nelle sue differenti dinamiche, amare vuol dire volere il bene dell’altro; tutti apparteniamo a una famiglia, la nostra è importante ma lo sono anche tutte le altre, non dimentichiamo i nostri doveri di giustizia e solidarietà.

domenica 1 luglio 2018

Un diavolo modesto

L’astuto Raineth era un demone minore, uno di quelli delle legioni e delle moltitudini, aveva poco potere e poca influenza sui capi e i principi e sui loro affari; Lucifero lo chiamò al suo trono scellerato per affidargli un incarico, qualcosa che lo facesse distinguere dalle bestie da soma con le corna e la coda e dalle ali spelacchiate, molto spesso incaricate delle medesime e consuete tentazioni sulle marmotte, le creature umane inclini ai vizi e all’egoismo. Lucifero affidò questo incarico a Raineth, tentare di superbia un semplice contadino che lavorava la terra e fargli uccidere per invidia un pastore di greggi da tempo suo amico e affettuoso confidente nelle serate conviviali del paese. Il piccolo diavolo andò subito a fare visita al contadino e mostrò alla sua mente la dura vita laboriosa che da sempre trascinava con sé, alla vista di tanta fatica e di così magro guadagno si sentì umiliato e sciocco e così sentendo digrignò i suoi denti dalla rabbia. Gli venne in mente l’amico e il suo gregge, che a detta di tutta la gente del paese procurava al buon uomo un certo profitto, tanto da avergli permesso di comprare un carro con due cavalli e un fucile per la caccia alla selvaggina, la cercava nei boschi quando veniva la stagione e la carne delle lepri sulla brace era davvero saporita per lui e la famigliola. Raineth aveva inoculato nel cuore del contadino il veleno della superbia e infine quello dell’invidia, un gioco da novellini pensò lui tutto soddisfatto, mancava soltanto la grave colpa per conquistarlo alla causa dell’inferno. Il contadino si svegliò preda degli incubi nel buio della notte e pensò ancora al pastore, quello che provava dopo settimane di gestazione era veramente un odio velenoso, un odio veemente che nascondeva ai suoi cari ma che talvolta trapelava dallo sguardo quando il pensiero si faceva lugubre e ossessivo, aveva persino cominciato a bestemmiare sottovoce. Si stava consumando dentro dove il diavolo tentatore aveva preso a dimorare, il diavolo si nutriva di lui. Ed ecco l’ennesima notte con i soliti incubi e non facendocela più si vestì, corse alla porta e uscì dalla sua casa incamminandosi per le viuzze del paese. Stava recandosi dal pastore, nemmeno riusciva a capire il perché, aveva perso la capacità di razionalizzare. Dietro quella curva c’era la casa di colui che per settimane aveva odiato con tanta veemenza e senza una vera spiegazione, ma tutto a un tratto si fermò e voltatosi a sinistra vide una pittura rappresentante la Madonna nell’atto di benedire, con un cero votivo per terra alla colonna, un cero acceso che emanava una luce tenue e bianca. Guardò l’immagine e rientrò in sé stesso domandandosi cosa stesse per fare, anzi perché era uscito a quell’ora tarda della notte. Disse semplicemente queste parole: “O Madre buona, perdonami…”, e ritornò a casa sua con la mente calma, si rimise a letto e si riaddormentò. Il giorno seguente incontrò il pastore nelle campagne attorno al paese, il grano era maturo e il cielo sereno. Gli strinse la mano e gli disse: “Sono contento per la tua fortuna, per il tuo lavoro, a me senz’altro andrà meglio il prossimo anno”. “Pregherò per te”, gli disse sorridendo il pastore e lo abbracciò fraternamente. Quando Raineth, oramai cacciato dal contadino, il quale fu liberato dalla sua invocazione alla Vergine, vide la scena montò su tutte le furie e bestemmiò Colei che aveva riconciliato i due amici, semplicemente con il suo sguardo materno, e la sua preghiera al Signore. Al suo ritorno dalla terra, di nuovo all’inferno, il demone pusillanime Raineth ricevette da Lucifero una dura punizione, cosa che faceva al suo solito con gli inadempienti, perché i demoni sono vendicativi e non accettano la sconfitta o il fallimento di un’impresa. Il diavolo compie la sua azione nefasta instancabilmente, sono invece così diverse le ispirazioni che vengono da Dio, dal suo amore: è impossibile fare confusione, è proprio vero che si distingue con facilità quel che è bene da quel che è male.