Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

giovedì 27 marzo 2014

La Spada della giustizia

In quel giorno il Signore punirà con la spada dura, grande e forte, il Leviatàn serpente guizzante, il Leviatàn serpente tortuoso e ucciderà il drago che sta nel mare ”. ( Is 27:1 ) La spada dura, grande e forte è la Croce mentre il Leviatano è il maligno, il mare è il simbolo del caos, cioè dell’impero delle tenebre che domina il mondo; è il giorno della redenzione in cui la sconfitta di satana sarà definitiva e innumerevoli anime saranno tolte alla sua tirannia per entrare a far parte del Regno di Dio, per diventare figli e figlie di Dio: è il giorno della vittoria finale del bene sul male e l’arma per sconfiggere il drago è la Croce di Cristo, il suo sacrificio che prelude alla Risurrezione; la Croce è lo strumento con cui il Cristo si offre in riscatto delle anime rubate dal maligno, strumento con cui paga il prezzo di ogni anima per riconquistarla al Padre, il maligno senza le sue prede è spogliato del suo potere, è ridotto all’impotenza; il Signore con la sua Croce e Risurrezione ha punito l’arroganza e la superbia di colui che sulle anime umane rivendicava un possesso indiscutibile. Il Leviatano è chiamato serpente guizzante e serpente tortuoso per la straordinarietà della sua forza, ma il Signore con la spada della Croce è invincibile in battaglia e lo uccide, lo rende incapace di espandere ulteriormente il suo potere sulle anime redente, la vittoria di Cristo su satana è assoluta ed è per sempre. La spada dura, grande e forte che è la Croce è l’arma per sconfiggere il maligno, con la Croce di Cristo satana sarà sempre sconfitto; il segno della Croce ha una forza straordinaria se congiunto a una fede ferma, matura e risoluta, con il segno della Croce tutte le opere e i piani del maligno sono distrutti, vanificati e Cristo risorto rinnova la sua vittoria sul principe di questo mondo. Ecco anche perché l’importanza di portare addosso il Crocifisso, proprio per questa sua funzione apotropaica, cioè a difesa della persona che lo indossa contro le forze oscure del male e come segno distintivo di appartenenza a Cristo: la Croce di Gesù è l’arma per sconfiggere satana e tutti i demòni, portiamola sul nostro cuore e segniamoci spesso con la formula trinitaria, nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, con la mano destra dall’alto verso il basso e da sinistra verso destra, tracciamo sul nostro corpo il segno di un’ampia e grande Croce… se il gesto è fatto con grande fede ha la forza di una preghiera di liberazione, direi anche di un esorcismo. La Croce è una forza attiva e operante contro il nemico, la Croce è l’arma contro il male: con il segno della Croce molti credenti hanno liberato corpi di persone possedute da demòni e compiuto guarigioni straordinarie, ma questo potere benefico dipende da quanto la persona vive in comunione con Dio, dalla grandezza della sua fede, dalla sua santità; la Croce è un’arma che possono brandire soltanto coloro che ne sono degni, i figli di Dio perfettamente purificati nella carità, Angeli che camminano sulla terra e obbediscono alla Legge del Signore, in cammino sulla via della salvezza e che esercitano il combattimento spirituale, così come facevano gli antichi monaci.

Preghiera per invocare la virtù protettrice della santa Croce e per debellare le insidie del male:

Croce nostra forza e nostra difesa, nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, respingi satana e i demòni nell’inferno, affinché non possano più nuocere a coloro che sono stati lavati dal Sangue preziosissimo di Cristo; Croce di Gesù liberaci dai nemici della nostra salvezza e salvaci in quest’ora decisiva per il destino dell’umanità; Croce di Gesù sii per noi spada dura, grande e forte per abbattere la superbia dell’antico serpente, sii per noi scudo invalicabile contro gli attacchi incessanti del drago furente; Croce di Gesù proteggici dal maligno e da ogni male. Amen.

mercoledì 26 marzo 2014

Ombre di memoria perduta

“ Questa mia prosa parla della morte alla luce della vita e dei loro significati più nascosti, nell’oltre del realismo esistenziale di ciascuno ”...

Vedo muoversi ombre dentro la mia memoria e gridano disperate l’angoscia di un passato oramai perduto, un passato lontano senza ritorno e senza la speranza dei fari per le navi nel buio

Ombre angosciose come grigi che gridano rabbia verso coloro che pregano secondo buone mozioni dell’anima e detestano l’ingiustizia, coprono di tedio il presente tendendo agguati e ingannando i semplici

Un’ombra lunga e nodosa come il ramo morto di quell’albero antico che della provvidenza non sa più cosa farsene nel tetro ridente di una notte senza stelle, e senza la stella luminosa del nord

Uomini che sapevano cosa la vita racchiude per i viventi e cioè rispetto e stima nei riguardi di tutti i cuori che pulsano sangue umano, che come bevanda nutre la vita stessa e bagna la carne

Uomini senza più la riconoscenza per ciò che attraversa il mondo e quindi gioia e dolore che come desiderio fremono di ansia nelle viscere dei rancorosi, dei ribelli alla misericordia, dei senza Dio

Uomini che non sanno più la differenza tra il bene e il male, perché nessuno gliel’ha insegnata nella loro vita dove la violenza è la legge per stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato

Sono soltanto ombre che si allungano col sole calante questi uomini senza coscienza e con il livore della vendetta, uomini che bramano sangue e che l’anima l’hanno già data al demonio

Ombre grigie che su un terreno polveroso alzano la loro voce per gridare tutto il loro vuoto, ombre senza una parvenza simile a quella dell’uomo ma come bestie scivolano tra le fiamme dell’inferno

Tra sé dicono che non c’è nulla di cui pentirsi e che il rimorso è per i deboli e gl’incerti, loro sono sicuri delle proprie convinzioni e si gettano come scintille nell’incendio che dentro li consuma senza distruggerli

Del loro passato ricordano d’esser stati schernitori sarcastici e di non aver creduto alle chiacchiere dei preti che esortavano alla conversione, discorsi che affermavano che tra il bene e il male la differenza è grande ed è impossibile non distinguerla

Il loro passato è passato come un neonato che dopo qualche anno è già uomo e si sente fare le stesse provocazioni, ma lui non vuole cambiare perché la via del male è piana, facile e senza apparenti pericoli, la via del male è la più conveniente per condurre una vita bella e comoda

Il passato adesso non lo ricordano quasi più, perché c’è tutta l’eternità che non è come un’ombra passeggera, ma è come la realtà di quando camminavano sulla terra lieti per aver rubato, per aver ucciso, per aver mentito, per aver calunniato, per aver bestemmiato Colui che odiano senza requie, lieti per aver calpestato la vita del loro prossimo, per averlo disprezzato, per avergli portato via la libertà e la dignità, per aver provato sentimenti di gioia maligna e di soddisfazione in tutta questa sozzura, nel fare quello che hanno fatto con la ragione del più forte, con la viltà dei senza onore

La danza macabra dell’inferno che nei sabba si ballava per ingraziarsi i favori del diavolo, è diventata la loro oscena prigione di anime sopra anime e la ruota della tortura continua a girare, gira senza sosta il tempo che mai finirà, gira mentre le conversazioni della gente del fuoco sono tutto un vociferare parolaio e inutile, come quando pregavano l’Eterno senza dirgli di amarlo sinceramente ma chiedendogli la gioia terrena, cogli l’attimo fuggente e sii felice quaggiù dicevano a sé stessi, ma nell’antro oscuro e puzzolente conoscono la verità di ciò che è stata la loro vita rapida e passeggera

La loro vita nel tempo è stata una parodia di giullari vestiti con abiti sgargianti, la loro vita nel tempo è stata un palcoscenico dove recitavano da ipocriti, degli istrioni convinti di possedere una grande dignità, mentre i figli di Dio soffrivano a causa loro e loro se ne disinteressavano, come avveniva nella parabola del povero Lazzaro e del ricco epulone di cui conosciamo l’esito

L’ombra della fine ci perseguita e a nulla c’è rimedio oltre che al meditare con coscienziosa moralità la morte, la cui falce è invincibile, la cui falce mieterà ogni vivente

L’ombra della morte porterà i beati alla Luce eterna e i dannati alle tenebre del fuoco inestinguibile, sulla terra dopo la mietitura non rimarrà più nessuno per scrivere una cronaca ai posteri

Meditare la morte è pericoloso perché porta gli empi a radicalizzarsi nel male, un empio che pensa alla morte è preso dalle convulsioni del peccato, desidera il peccato e lo compie, mentre i buoni che meditano la morte diventano ancora più buoni e saggi, sanno che con la morte entreranno nella pace eterna del loro Signore e con tutto il cuore amano la vita e la proteggono, perché sanno che è bene

C’è il filosofo che ama la morte e la persegue, e c’è il filosofo che nonostante la prospettiva della morte ama la vita, è questione di scelta, non c’è nulla di predeterminato, soltanto la differenza tra persone buone e persone cattive, e questa differenza è realtà inconfondibile e tra il nero e il bianco non ci sono tonalità di grigio, il grigio è mediocrità, essere persone grigie significa comunque essere nella cattiveria della morte, il grigio è già sporcizia di morte

Se qualcuno ha capito la vita e la morte ha capito il pensiero di Dio, e ha smesso di avere paura dell’ignoto, quel passaggio lo attraverseremo tutti inevitabilmente: è come un treno che fa numerose fermate, a ogni fermata scende qualcuno e noi lo perdiamo, ma la speranza è di ritrovarlo, un giorno ci ritroveremo tutti insieme in quello che Gesù ha chiamato il Regno dei cieli o la casa del Padre; coloro che hanno speranza soltanto in questo mondo sono dei miserabili, nascondono sotto la loro falsa gioia una sconfinata disperazione e li attende una rovina sempiterna

Molti santi e sante hanno consigliato di pregare il santo Rosario tutti i giorni, in quanto al momento della morte incontreremo così la felicità tanto desiderata, sarà la Madonna infatti a venirci a prendere per portarci in Cielo… ma occorre il coraggio della fede, per i miscredenti rimane consolidata la rassegnazione disperante dell’annientamento. Ricordiamoci che nemmeno nella scienza fisica esiste il concetto di nulla, il nulla non esiste, è soltanto un errore di giudizio o un criterio metafisico: l’unico a conoscere il nulla come realtà esistente può essere solamente il Creatore, in quanto ontologicamente sussistente, l’Essere in sé stesso

domenica 16 marzo 2014

Perché la Fede con l'Amore?

Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi, ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in sé stessa. Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede. Tu credi che c’è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano! Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza valore? Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull’altare? Vedi che la fede cooperava con le opere di lui, e che per le opere quella fede divenne perfetta e si compì la Scrittura che dice: E Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia, e fu chiamato amico di Dio. Vedete che l’uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede. Così anche Raab, la meretrice, non venne forse giustificata in base alle opere per aver dato ospitalità agli esploratori e averli rimandati per altra via? Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta ”. ( Giac 2,14:26 ) Per qualche sedicente chiesa cristiana e per qualche parrocchia accomodante, la fede è sufficiente a essere graditi e giustificati da Dio, e a essere quindi tra i prescelti che debbono ereditare la salvezza eterna, niente di più fanatico e anticristiano, è un atteggiamento da scribi e farisei ipocriti; san Giacomo ci dice che la fede senza le opere è morta, quindi non serve proprio a niente e poi chi ci garantisce che coloro che affermano di avere la fede ma poi si comportano in contrasto alla carità, alla Legge dell’Amore di Dio, abbiano per davvero la fede, siano veramente dei credenti? Qualche dubbio è più che legittimo. Se una persona ha davvero fede in Dio si comporta di conseguenza, soprattutto nella sfera interiore, è una persona che perdona sinceramente, che prega per coloro che la odiano, che cerca di fare del bene ai suoi persecutori e ai suoi delatori, che è capace di vedere in ogni anima e anche nella più miserabile, un’anima amata da quel Dio che in Gesù di Nazaret ci ha insegnato cos’è l’amore. Avere fede significa credere nella Verità rivelata che il Magistero della Chiesa ci insegna dall’età apostolica primitiva, da oltre due millenni di storia ad oggi, significa credere alla buona Novella del Regno che gli Apostoli del Signore ci hanno trasmesso senza la minima esitazione, fedeli al Maestro con la testimonianza del martirio, significa credere in tutto il deposito della fede, in tutti i dogmi che santa Madre Chiesa ci propone a credere, significa credere nella Sacra Scrittura e nella Tradizione: se non credo nella fede e la rifiuto coscientemente sono un apostata, se non credo anche in un solo dogma della fede o ne stravolgo il contenuto e il significato, sono un eretico; la fede non si può sezionare a piacimento prendendo ciò che è gradito e scartando ciò che mi sembra scomodo, gli Apostoli di Cristo non insegnarono così, insegnarono che la Verità rivelata è da accettare per intero senza negarne alcuna parte che sia in essa contenuta, la fede è come una grande architettura eseguita con una perfetta ingegnerizzazione, toglierne un elemento o modificarlo distorcendolo significa il crollo di tutta la struttura, secondo me le cattedrali gotiche sono una metafora della fede apostolica, sono come Vangeli di pietra in cui la persona di Gesù sostiene tutto l’edificio sacro, sono case di Dio che parlano con una struggente eloquenza della fede in Cristo. La fede senza le opere che testimoniano la nostra adesione all’amore di Dio, è qualcosa di pressoché inesistente, una persona se ha realmente fede agisce di conseguenza in tutte le scelte che deve affrontare nella vita, ogni scelta sarà una scelta di carità, compassione e misericordia; la persona di fede prende molto sul serio i Comandamenti e la Legge di Dio, senza trascurare alcun segnale che provenga dalla sua coscienza, la coscienza è la voce di Dio in noi e se la soffochiamo o addirittura la uccidiamo, con essa muore anche quel piccolo barlume di fede che coltivavamo, forse soltanto per un meschino egoistico interesse e non per vero amore di Dio, forse in questa esperienza pseudoreligiosa dell’idea di Dio non ce n’è mai importato nulla, eravamo solamente degli illusi ed esteriormente degli ipocriti, persone doppie amanti delle apparenze e del rispetto umano. Lo Spirito Santo guida la Chiesa quindi la fede che ci è stata insegnata viene da Dio, ha un’origine soprannaturale, un’origine celeste, è una fede infallibile che non ha necessità di nessuna confutazione, per questo motivo la definiamo come Rivelazione o Verità rivelata, e il tramite di questa Rivelazione è Gesù, la Parola di Dio che si è fatta uomo, la Sapienza di Dio, il Figlio di Dio: la nostra fede cattolica, apostolica e romana viene direttamente da Dio, dalla santissima Trinità, è Lui che ce l’ha consegnata ed è la Verità assoluta che numerosi filosofi e pensatori della nostra grande epopea umana hanno cercato invano, quella a cui anelano ancora oggi tanti uomini e tante donne di buona volontà. Credere non è un obbligo ma è una chiamata, una vocazione, non è nostra l’iniziativa. Dimostrare amore a Dio e al prossimo significa testimoniare la propria fede, senza un cammino di conversione dove il cuore si volge all’amore la fede è un’impostura; non c’è fede senza opere di carità, senza vivere coerentemente la carità, se la fede è l’edificio la carità sono le fondamenta. I demòni hanno fede perché credono che esiste un solo Dio e tremano di soggezione, ma dov’è la loro carità? In loro dove risiede l’Amore di Dio? Temono il Signore ma non lo amano, a cosa serve la loro fede se non ad odiare Colui di cui sono certi dell’esistenza e da cui si sono separati per sempre? Satana non ha perso la fede, ha perso l’Amore di Dio. Se anche noi perdiamo l’amore, la nostra presunta fede a cosa ci potrà mai servire? Ce ne dimenticheremo molto presto senza troppa nostalgia, saremo sommersi dall’aridità spirituale con l’amore oramai estinto e l’anima morta e in putrefazione. Fede e amore devono convivere come due anime sinergiche in un unico corpo, con la speranza sono le tre virtù teologali; fede e amore sono i due fuochi spirituali che non debbono mai estinguersi per non lasciarci nel tedio di una vita in cui Dio è morto, in cui l’Amore di Dio è stato dimenticato, una vita dove abbiamo lasciato fuori dal nostro cuore il viandante Gesù che bussava chiedendo un alloggio dove risiedere, lo chiedeva con mitezza, umiltà e mansuetudine ma noi non abbiamo voluto ascoltarlo, ci siamo fatti sordi e l’abbiamo estromesso: questo è quello che succede quando si perde la fede e l’amore inaridisce, finiamo con il rifiutare Dio nella nostra anima, finiamo con il non ascoltare più la nostra coscienza, Dio che parla al nostro cuore. L’esito di queste scelte tragiche è che gli inquilini del nostro cuore diventano i demòni, perché il cuore umano non rimane mai disabitato, c’è sempre qualcuno che ne prende il possesso e quando il cuore umano è abitato dal diavolo è facile per chiunque accorgersene, soprattutto per i più sensibili che manifestano una certa empatia: satana cercherà sempre di sfrattare Dio dal nostro cuore, sta a noi non permetterglielo con la nostra fede e il nostro amore. Per qualcuno questi discorsi possono sembrare campati per aria, senza una realtà esistenziale, ma invece una realtà esistenziale ce l’hanno e ne facciamo tutti esperienza, è impossibile non accorgersene: chi si ricorda della massima filosofica “ conosci te stesso ”? Provate a farci caso e scoprirete che la realtà è molto più profonda di ciò che sembra, e io non mi riferisco alla psicologia ma all’anima, l’anima è contesa tra inferno e Paradiso e i giochi si fanno quaggiù, sulla terra: un’anima vale sia per Dio che per satana più di tutta la creazione, cerchiamo di comprenderlo e facciamo la scelta giusta… non esistono persone ignare della propria scelta, ognuno lo sa cosa vuole e che cosa ha deciso della sua eternità.

sabato 8 marzo 2014

Il santo Rosario invitto e vittorioso

I Misteri del santo Rosario sono venti, sono i Gaudiosi, i Dolorosi, i Gloriosi e i Luminosi; la Madonna nelle sue rappresentazioni artistiche come statue e ritratti, e anche nelle apparizioni approvate dalla Chiesa, si presenta sempre con la Corona tra le mani giunte in atteggiamento di preghiera, così da invitare noi suoi figli a recitare assiduamente il Rosario, la sua preghiera prediletta: quando recitiamo il santo Rosario la Madonna è presente vicino a ciascuno di noi e in questo modo assumiamo l’atteggiamento di veri oranti che hanno ricevuto da Gesù in Croce l’adozione a figli nella persona del giovane Apostolo Giovanni, tutti figli e figlie di una Madre che è innanzitutto la sua, la mamma di Gesù; pregando il santo Rosario la Madonna è proprio lì accanto a noi, Lei ci guarda e ci ascolta ma soprattutto ci ama immensamente e intercede a nostro favore, prega insieme a noi il Signore; dobbiamo anche ricordarci che l’Immacolata è la mediatrice di tutte le grazie, l’aiuto e la protezione vengono da Lei, pregare la Madonna con il santo Rosario è segno di predestinazione. I Misteri Gaudiosi sono cinque: l’annuncio dell’arcangelo Gabriele a Maria Vergine – con il Tuo sì oh Maria hai riparato tutta la disobbedienza del genere umano e dell’antico serpente, sei diventata la Madre di Dio, la corredentrice della nostra stirpe decaduta; la visita di Maria santissima alla cugina santa Elisabetta – in questo incontro tra due madri ha pronunciato il cantico del Magnificat, benedetta la Madre del Signore e benedetto il frutto del suo grembo; la nascita di Gesù a Betlemme – e il Verbo si è fatto uomo e venne ad abitare in mezzo a noi, la Sapienza di Dio tra le braccia della Vergine Madre, lEterno è un bimbo piccino; la presentazione di Gesù al Tempio e l’imposizione del suo santo Nome – Gesù discendente del re condottiero e profeta Davide, entra a far parte legalmente del popolo d’Israele; la disputa di Gesù coi dottori della legge e il suo ritrovamento dodicenne nel Tempio – Gesù dice ai genitori: “ Perché mi cercavate, non sapete che devo occuparmi delle cose del Padre mio? ”, e poi tornando a  Nazaret stava loro sottomesso, sua Madre custodiva tutte queste cose in cuor suo, nel segreto. I Misteri dolorosi sono cinque: l’agonia di Gesù nell’orto del Getsemani e il suo sudore di sangue – Gesù conosce quello che gli deve accadere e lo accetta, prova paura e angoscia e dice che sia fatta la volontà del Padre suo piuttosto che la propria, è necessario per la salvezza di molte anime; la flagellazione di Gesù alla colonna – Gesù è flagellato a causa della giustizia umana, che per l’ennesima volta manifesta la più spietata ingiustizia contro un innocente: cosa vale la sofferenza degli ultimi?; la coronazione di spine di Gesù – la regalità di Gesù è attestata da un casco di pungentissime spine premuto sulla testa, la superbia dei potenti della terra a confronto con l’umiltà del Signore dei secoli; Gesù porta il patibolo della Croce al Calvario – è la via del dolore tra le strade di Gerusalemme su cui si incammina Colui che toglie il peccato del mondo, è la metafora della vita della maggior parte di noi; la Crocifissione, l’agonia e la morte di Gesù in Croce – Gesù accetta la Croce, Lui che ha detto: “ Chi vuol venire dietro a me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua ”, Gesù benignissimo soffre innocente per la salvezza di coloro che ancora sono nella colpa, Lui muore ma il suo Amore non si spegne su quel trono di legno. I Misteri Gloriosi sono cinque: la Risurrezione di Gesù da morte – l’Autore della vita non poteva rimanere prigioniero della morte, con la Risurrezione in virtù del proprio potere Gesù dimostra di essere l’Eterno, il Signore della vita e della morte; l’ascensione di Gesù al Cielo – Gesù ascende al Cielo, porta la sua natura umana risorta e divinizzata nel seno del Padre suo, nell’abbraccio dello Spirito d’Amore, un giorno tornerà per il Giudizio, per dare a ciascuno secondo le proprie azioni; l’effusione dello Spirito Santo, su Maria santissima e gli Apostoli riuniti in preghiera nel cenacolo – la terza Persona della santissima Trinità fonda la Chiesa sugli Apostoli che il Signore si era scelto e li investe di potenza dall’Alto, la Madonna è presente all’evento, ne è partecipe, Lei che è Madre della Chiesa; l’assunzione di Maria santissima al Cielo in anima e corpo – la Madonna non ha subito la corruzione della morte ed è passata dalla terra al Cielo con quel Mistero che la tradizione definisce dormizione, la Madonna non è propriamente morta ma è stata assunta in anima e corpo; l’incoronazione di Maria santissima, regina degli Angeli e dei Santi – la Madonna è il centro del Paradiso, dopo la santissima Trinità per gloria e potenza, per sublime santità c’è Lei che è un’umile creatura, figlia del suo Figlio, superiore a tutti gli Angeli e a tutti i Santi. I Misteri Luminosi sono cinque: il Battesimo di Gesù al fiume Giordano – Giovanni il battista ha qualche perplessità a battezzare Gesù, perché lo riconosce come il vero Messia, lAgnello di Dio che toglie il peccato del mondo, ma poi acconsente e avviene una teofania: “ Tu sei il mio Figlio diletto, in Te mi sono compiaciuto! ”; le nozze di Cana e la conversione dell’acqua in vino – Gesù inizia con quelli che il Vangelo di Giovanni chiama segni, su invito della Madre, che in quell’occasione chiama con l’appellativo solenne Donna, compie un miracolo evidente, per carità agli sposi e ai commensali presenti alle nozze; Gesù annuncia il Regno di Dio e invita alla conversione del cuore per poterne essere partecipi – l’invito di Gesù è rivolto a tutti, soprattutto ai peccatori, per entrare nel Regno il cuore di una persona dev’essere puro e perfetto nella carità, il Regno di Dio non è di quaggiù, non appartiene al mondo presente; la trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor alla presenza degli Apostoli Pietro, Giovanni e Giacomo – con la sua trasfigurazione Gesù compie una teofania e dimostra prima della Passione e della morte in Croce a Gerusalemme di essere Colui che dice di essere, senza possibilità di alcun malinteso, ma solamente a pochi scelti; l’istituzione della Santissima Eucaristia da parte di nostro Signore Gesù Cristo – nell’ultima cena con i suoi Apostoli Gesù che ci ama dona se stesso come cibo e come bevanda, non è un simbolo che porta in sé un significato commemorativo, le Parole del Signore sono chiare, esplicite: “ Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue… ”, il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue del Signore in virtù della sua Parola onnipotente, è il miracolo della transustanziazione: credo alla Parola del Signore perché Lui è Verità e non mentisce, Gesù è realmente presente nell’Ostia, lo era ieri, oggi, e sempre.

Se preghi il santo Rosario, schiacci al maligno la testa assieme alla Madonna, non esiste preghiera più potente contro il male, soltanto il santo Rosario può sconfiggere tutto l’inferno. Non dimentichiamoci di queste parole, sono per il nostro bene.

sabato 1 marzo 2014

La parola è l'essenza della preghiera

La parola è il veicolo dell’anima, le parole trasformano il nostro cuore; la preghiera è fatta di parole all’unisono con il pensiero, le parole della preghiera ci permettono di entrare in relazione con Dio, con le realtà celesti; la parola ha il potere mistico di portarci a Dio, di farci entrare in comunione con Lui, ogni formula di preghiera ha in sé questo potere trascendentale, con le parole della preghiera noi dalla sfera della mente scendiamo nel nostro cuore e portiamo ad esso lo Spirito di Dio, quindi dalla mente attraverso il linguaggio a Dio, fino alle profondità della nostra anima, del nostro cuore, la parola è un canale aperto in cui scorre non soltanto il nostro pensiero ma anche lo Spirito di Dio, la sua grazia, è come una strada a due corsie dove transitano per direzioni opposte la nostra parola e la grazia di Dio, è uno scambio virtuoso tra l’anima amata dal Signore e il Signore amato dall’anima; la preghiera deve essere fatta necessariamente di parole, perché è con le parole che comunichiamo agli altri e Dio è un’altra persona che entra in comunicazione con noi, questa dinamica costruisce una relazione reciproca tra soggetti, pregare parlando a Dio significa aprirsi al suo Mistero per ricevere da Lui il suo amore, per ricevere Lui stesso; esistono molte formule di preghiera con cui rivolgere al Signore, alla Madonna, agli Angeli santi la nostra parola, che essenzialmente è un frammento del nostro piccolo cuore umano, la parola ha il potere della comunione tra persone, se prego o parlo a un’altra persona entro in una certa misura a far parte del suo Mistero, divento parte di lei e lei può donarmi ciò di cui io ho bisogno nell’immediato o in un futuro prossimo. La dimensione più nobile della parola o della preghiera è l’amore, pregare significa amare Colui che si prega, questo è il segreto della preghiera del cuore, amare sapendo di essere immensamente amati, in questo consiste la chiave della preghiera autentica, è anche un aspetto molto importante della mistica; la parola ha un grande potere e il Signore stesso nel santo Vangelo afferma che la preghiera fatta con fede ottiene tutto, la preghiera è un’azione verbale con un gradino più in su della semplice parola o del pensiero rivolto ad altri oggetti di interesse, soltanto la creatura umana può rivolgersi a tu per tu nei confronti del Creatore, soltanto la persona è un io che può rivolgere le proprie parole, la propria preghiera a quel Tu che è il suo Signore: sono convinto che l’uomo sia capace di parola non soltanto per relazionarsi con i propri simili, ma soprattutto per avere un rapporto diretto con Dio. La preghiera è l’atto più nobile che un’anima umana possa compiere per manifestare la sua dignità di interlocutrice con Dio, gli animali non pregano mai perché non ne hanno necessità, loro non vivono una dimensione soprannaturale, l’uomo invece sì, l’uomo ha bisogno di pregare, la preghiera è il respiro dell’anima. La preghiera è fatta di parole, rivolgiamo le nostre parole a Colui che le desidera e che le può ascoltare, siano esse formule prestabilite da una tradizione o provenienti dalla nostra creatività, o siano parole dirette e spontanee che vengono dal cuore, non neghiamo al Signore, alla Madonna, agli Angeli santi un nostro atto di amore che sia il più possibile perfetto ed esente da egoismo o da qualsiasi altra forma di sporcizia spirituale; Dio vuole il nostro amore, Dio vuole la nostra preghiera e per un motivo molto semplice, per farci del bene, per aiutarci dimostrando il suo amore disinteressato per ciascuno di noi: il primo frutto della preghiera è la pace interiore, poi ci sono le virtù e i doni spirituali, ma se uno prega veramente per accorgersene occorre considerare quanto sia somigliante all’ideale evangelico, quanto sia osservante dei Comandamenti e della Legge di Dio, perché con la preghiera autentica si vive in comunione con Dio e non ci si separa mai da Lui: chi prega è amico di Dio e lo conosce intimamente, la parola orante è la forza del credente, istruirsi nella fede e alimentarla significa essenzialmente pregare assiduamente, pregare vuol dire instaurare un dialogo con Dio, una sorta di amichevole complicità e non dimentichiamoci che Dio è innanzitutto nostro Padre, benignissimo, misericordioso e che aiuta e perdona sempre, sempre disponibile ad accoglierci tra le sua braccia… anche se noi lo dovessimo dimenticare, Egli di noi non si dimenticherà mai.

Preghiera di abbandono filiale alla volontà del Signore:

Eterno Padre, per ogni Tuo beneficio noi Ti ringraziamo e se anche dovessi perdere la fiducia in Te, aiutami a credere che mi ami ascoltando il battito del cuore che porto nel mio petto, questo cuore me l’hai donato Tu, ogni pulsazione è una breve preghiera che dice: Ti amo e non abbandonarmi mai, e anche quando il suono cesserà... Tu rimani accanto a me, non so per portarmi dove, ma rimanimi vicino perché sono povero e misero. Amen.