La
spiritualità cristiana lo chiama esame di coscienza, la modernità ha conferito a questo esercizio il nome di analisi psicologica o autoanalisi,
introspezione, guardarsi dentro, conoscersi; sono convinto che più
una persona si conosce più diventa consapevole del suo lato oscuro,
delle sue tante negatività, smettendo di ritenersi buona a paragone
dei suoi simili. La via per liberarsi dalle negatività è dire
sempre no a quel che nella mente riconosciamo come sbagliato, se
messo a confronto con la morale naturale e non con la morale
relativa. La differenza tra la morale naturale e la morale relativa è
che la prima si trova scritta dentro di noi, ci rende capaci di
distinguere autenticamente il bene dal male, la seconda è una
caricatura che noi ci facciamo del bene e del male applicando criteri
egoistici o ideologici; la colpa è una nostra volontaria adesione a
ciò che è male e il radicamento in esso, con la conseguente perdita
di sensibilità e di pentimento: per la salute dell’anima è un
veleno mortifero, a somministrarcelo sono i demoni che in noi trovano
collaborazione e abbandono. Cadere nella colpa significa separarsi da
Dio che è la vita delle anime, cadere nella colpa significa
essenzialmente morire, anche se biologicamente rimaniamo desti. Le
lacrime del pentimento, la contrizione, la conversione, il cambiare
mentalità e comportamento ci restituiscono la vita e la preghiera
che manifesta la nostra fede ci ottiene il perdono e la salvezza.
Quante confessioni sacrileghe fatte con insincerità e senza un vero
dolore per non aver amato, per non aver voluto perdonare chi ci ha
fatto del male: ma quanto è importante il Sacramento della
riconciliazione e del perdono, è il sangue di Cristo che ci lava dai
peccati e ci restituisce la vita di grazia, la vita in comunione con
Dio, è il sangue di Cristo sparso per noi sulla Croce che ci libera
dalla schiavitù del diavolo. San Giovanni ha scritto che chi ama
passa dalla morte alla vita, ottiene da Dio, dalla sua misericordia,
la salvezza della propria anima. Per radicarsi nel bene occorre una
profonda vita di preghiera, occorre pregare e chiedere al Signore di
perdonarci, ma ancor prima di concederci la grazia del pentimento,
che vale in misura della nostra conversione a Lui, alla sua Legge: è
così che si passa dalla morte alla vita, che si viene salvati. Sono
realtà invisibili ma concrete, perché riguardano la natura
dell’essere umano e il suo destino. Dio ci ha creati per Lui,
separarsi da Dio con il peccato equivale a consegnarsi al demonio e a
morire spiritualmente, soltanto la contrizione riaccende in noi la
carità e ci restituisce la vita, quella soprannaturale, soltanto le
lacrime del pentimento così come l’acqua del Battesimo all’inizio,
entrambe attingono a quella sorgente pura che è la Croce attraverso
cui siamo stati redenti e introdotti nella perpetua felicità. Chi si
rifiuta ostinatamente di credere e di convertirsi, si estranea da Dio
e dalle sue promesse, chi non crede neppure prega e non sente
l’esigenza di cambiare e di rinunciare al male, che non sente
neppure come tale, vive quaggiù senza la consapevolezza che dovrà
rendere conto di tutto, che dovrà essere giudicato e che potrebbe
essere condannato, è una condizione di schiavitù perché il cuore è
avvinto dalle catene con cui il diavolo ci ha fatti suoi, siamo le
sue prede. Amare è la medicina che guarisce facendoci figli di Dio,
dobbiamo riconoscerlo perché in questa verità si trova tutto il
nostro bene, la nostra salvezza e quella del prossimo.