Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

mercoledì 28 dicembre 2022

Il vizio del denaro

La felicità di una persona dipende da ciò che quella persona considera come un valore, forse c’è altro oltre il denaro, oltre l’orgoglio e oltre il benessere, forse c’è qualcosa che il denaro non può comprare o qualcos’altro in opposizione al materialismo becero di tanti che dentro sono vuoti o cinici, privi di amore per il prossimo o con poca sensibilità di coscienza ed empatia. Comunque dove il denaro è il valore assoluto la società è sempre più insana, non c’è alcun dubbio. Il denaro nelle mani di certe persone rimane quello che realmente è, uno strumento per vivere e per poter fare del bene se usato cristianamente... mai un fine o un idolo pagano. L’attaccamento ai beni terreni fa del denaro l’unico scopo della vita e ci radica nell’indifferenza, nell’egoismo: quando tutto diventa lecito per possedere il denaro prevalgono il sopruso, l’ingiustizia e l’immoralità... a pagarne le spese sono sempre i più deboli, coloro che non contano nulla e il mondo diventa per gradi un campo di battaglia dove vige soltanto la legge del più forte, ma occorre sperare che l’umanità non diventi infallibilmente un consesso sociopatico diviso in fazioni colmo di perversi che si sbranano a vicenda, purtroppo a grandi linee è sempre stato così ed è qualcosa di diabolico. Soltanto il Vangelo può salvarci se coerentemente vissuto, la nostra personale conversione all’amore di Dio.

sabato 19 novembre 2022

Selezione di haiku n°087


La veste del monaco
è dentro la somma delle virtù
fiore sempre nascente

 

Acqua gelida sul palmo
buio al di sotto della superficie
parvenza di pesce gatto

 

Il rossastro dei colori
quel calore del cuore che brama
dissipa con lo sguardo


Un tepore lieve
la bella luce dalla finestra
sole sull'origami

 
Come legna asciutta
è il secco del giardino
oramai potato

 
Il vento sull'erba
dal terreno il risveglio
forti graminacee

 
È l'ombra che cresce
il muro della casa prevarica
nei vasi le erbe

 
Nel freddo della notte
il colore del sempreverde è vivace
la luna abbacina


La casa appartata
sulla strada un filo d'erba
rimugino un pensiero


Saltano su quel tronco
una specie di gatto furente
nel litigio incruento


Ghiande di quercia
sono fatte per rotolare
nell'aria fino a terra


Un fiore candido
il lenzuolo sullo stenditoio
luce di sole battente


Un vetro scintillante
le gazze volano basse
ecco si apprestano


Beltà il fiore di loto
come purezza dal fango rancido
sull'acqua si schiude


Chiusa è la porta alla vita
stella caduta dagli spazi alti ed eterei
eterno è l'imperituro morire


Sono i mostri delle legioni
girovagano per un mondo ormai estinto
la cattedrale del crepuscolo


Voci rauche e cupe
nel vuoto di una stanza senza tempo
risuonano come eco di collera


Come ali nere deturpate
si spostano come ombra che incede
è un apparire sinistro


Gli antichi arcani
dalla negazione e dal fuoco divorante
nella sempiterna notte


Non c'è vento
un passero sulla grondaia
orizzonte immoto


Le ombre nascondono i pensieri
dagli alberi della primavera fioriscono nel candore
la vita nasce dalla vita


Laggiù all'orizzonte
sul crinale delle rocce
tra erba gelida


Carcassa di lepre
nel campo desolato
il corvo ansima


La figura del gelso
nell'acqua stagnante
una pozzanghera


Orme nel fango
un passaggio di ore
il giorno trascorre


Le nuvole grigie
bagliori che si stagliano
goccioline sul volto


Un corvo nero
gracchia adagiato
il buio sorride


L'acqua nel canale
lucciole come spettri
quasi immote


La luna è alta
un tenue bagliore
gli sguardi


L'azalea estirpata
la gazza sul terreno
pane secco


Una farfalla gialla
ombra di una nuvola
sembra lontana


Senso di gelo
le erbe sull'acquitrino
alba solerte


Sassi sul greto
il muto pesciolino
si intravede


Foglia sul ramo
mattino luminoso
fruscio lieve


Sulla mano ferma
la coccinella cammina
sguardo perso


Un albero secco
corteccia che cade
vuoto di memoria

Caregiver e senso di umanità

Che orrore, l’assistenza agli anziani fatta da robot quando l’assistenza necessita soprattutto di umanità, di socialità umana, di un cuore comprensivo, paziente e premuroso, di un’altra persona umana che sappia comunicare e abbia tanto formata la coscienza quanto la capacità di riconoscere con empatia il valore del malato, del disabile o dell’anziano. Soltanto il caregiver che rientra nella sfera dell’umano può provare qualcosa e avere tatto nei confronti del suo simile. Perché le macchine e anche delle sofisticate intelligenze artificiali, non hanno pietas cristiana e nemmeno l’indole benevola di una qualsiasi creatura vivente, autenticamente buona come nel caso della pet therapy, gli animali da compagnia come conforto al malato, come via di liberazione dal dolore psicologico, dalla malinconia e dal senso di vuoto. Occuparsi dei deboli non può risolversi in un’attività mercenaria, ci vogliono altre motivazioni, una mentalità quasi rivoluzionaria a misura di Vangelo e di valori trascendentali. Siddhārtha Gautama o il Buddha storico ha insegnato la compassione come unica via per l’illuminazione e la conseguente liberazione della propria anima da questa valle di lacrime per quella consolante superstizione chiamata Nirvana, quanti giusti con la coscienza pura vi sarebbero nel mondo se i sofferenti fossero davvero compatiti e soccorsi, una civiltà finalmente umanizzata e a favore della vita.

Silloge poetica n°046

 

NOTTE

Il respiro di un'ombra
nelle notti buie
cela l'anfiteatro dei commedianti
nelle strade spoglie di vita
è come se il vuoto
avvenire senza presente
volesse parlare di elemosine
povero di prospettive
chi chiede cerca l'anima
l'ha persa nel baratro
in fondo ad un pozzo scuro
qui la luna piange il suo bagliore
gli incubi ricorrenti assalgono
e l'agognata pace è motivo di paura
niente è vero come sembra
soltanto la terra che calpestiamo
lacere orme di passi
e il cammino si ferma
tutto finisce


ESPIAZIONE

Stavo guardando l'acqua che cadeva
una copiosa pioggia di lacrime
e nella mente vedevo ormeggiare
un satiro danzante
rideva della mia inutilità
e dell'essermi reso scarto
non si poteva ferire un cuore già rotto
cercavo comprensione e del perdono ancora
ma il disprezzo mi fece un nulla
sentivo sempre più ridere
era il diavolo al capezzale del letto
la morte nera ghermiva tutto il mio corpo
altri momenti di quiete dovevano arrivare
arrivarono dopo che si fermò il cuore
e i battiti erano spenti da un lugubre silenzio
mi ritrovai lontano nella nebbia
e conobbi il poco amore così labile
con cui vissi ogni giorno
con cui guardavo agli altri al presente
a tutti coloro che incontrai per il cammino
oramai lontano e inospitale
girai le spalle avanzando con decisione
nacque sempre un vuoto profondo tra me e loro
e non potendolo riempire di senso
afferravo l'egoismo come chiave di volta
l'edificio dell'anima crollava
altre lacrime bagnarono il mio viso
e la fiamma di Carità
purificava dalle scorie ereditate da quelle brutture
non sapevo dove andare
ma sentivo l'amore chiamarmi
presso la porta del Paradiso
e oltre ecco la pace
oltre le pie illusioni
oltre l'angoscia dei conflitti
oltre me stesso in questa cupa solitudine
nel grembo di una Madre casta e pura
Vergine del silenzio
che di nuovo mi partorì alla vita
e fu per l'infinitamente sempre
nei secoli dello spirito


THANATOS E EROS

Questa grande città ebbra di solitudini
bevono tutti il vino dell'egoismo
e abbandonano la volontà di cambiare
per prendere per mano le memorie fuggevoli
e volgersi a un sogno incompreso
c'è quanto avvince le virtù e turba che va soppresso
come i bimbi concepiti nel seno delle madri
come i vecchi in lunghe corsie d'ospedale
è il non dio della morte thanatos
che si vendica di eros che cerca la vita
che vuole preservare il corpo
e non darlo alla moltitudine dei vermi
ma thanatos brandisce la falce del mietitore
quando a eros è dato il soffio dell'istinto di vita
nascosto dentro una lampada dal lucignolo fumigante
per ogni nascita Dio benedice l'umanità
per ogni vecchio amato tra le braccia che leniscono
Dio cerca su quel volto lo sguardo di suo Figlio
sono i pilastri del mondo inquieto
dove si edificano le città sulle tombe e sulla storia
ma quella città pessima nel proposito
dove si macina l'angoscia
e la paura incombe
la città marcia con la cenere che discende
soltanto quella città si erge
a monito per il futuro
nell'elisio mitologico la vita è sacra e inviolabile
è scritto con lettere d'oro in ogni cuore di carne pulsante
dove questa Legge eterna si afferma
l'ordine si manterrà saldo ad ogni generazione
la città celeste fiorirà
con il suo profumo di grazia
e l'eclissi non cancellerà la bellezza
dagli occhi incontaminati


L'INVERNO


Nel giardino d'inverno un albero morto
le cui foglie sono come le visioni notturne
secche d'aridità semplice priva di giorni
senza vento cadono al suolo
e la neve dall'alto le ricopre piano
lento il migrare dei sogni in arte perfetta
guardavo dentro e vedevo la paura
come madre di nature macabre
sempre moribonde di quel tabacco dei vecchi
come fumo salire al soffitto
e la stanza riempirsi di acre odore
quei morti che cercano ancora il mondo
dentro un mondo che sembra svanire
quando il camino brucia i nostri corpi
che come fogli di carta scritti
nella cenere delle parole lasciano l'aria pesante
senza quei morti saremmo fantasmi
ma la concretezza del vivere incespica nell'estinguersi
ancora fuori la neve cade
con il suo candore di abito a lutto
la grande festa dell'orrido fragore dei fiocchi di neve
la stella del tradimento
nel fulgore violaceo della sua vergogna
sull'albero della croce dove lacrimante il Cristo muore
e adesso moriamo noi privi di consolazione
cade la neve sul corpo esanime
quel freddo nei muscoli e fin giù nelle ossa
l'inverno muore in quella stella sempre collassante
fatta di nero ottenebrante
nel suo migrare per le notti incorruttibili
perché nei sogni c'è ancora la guarigione
quando all'alba di domani la neve sarà ghiaccio
e le sue forme come pure immagini
nel comprendere la morte alchimia del vivere
sotterranee memorie di fervide impressioni
la neve cade e l'albero è freddo
insolita anatomia di corpi arsi nel dogma
una verità questo respiro che smette
fiocchi di neve su un brullo campo bagnato
quando il bianco della coltre toccherà le profonde radici
con il suo gelido movimento
tutto si addormenterà nel finire dei sensi
il freddo cauterizzerà le membra nude del corpo
e l'inverno sarà veramente dove sono io
dove l'anima riposa
dove l'eternità vigila attenta


IL SACRIFICIO

Quella porta è chiusa da entrambi i lati
l'unica chiave per aprirla è l'emendazione della coscienza
l'esempio dato ai piccoli della bontà fraterna
l'umile accettazione della volontà di Dio
l'ego macinato dai denti delle belve nel martirio
quando per il pastore finisce la misura dell'interesse
e comincia il sacrificio per le pecore
ma anche il lavacro di chi ha vesti nere come pece
per mezzo del sangue innocente
questo dolente patibolo di mente e corpo
nel finire del proprio diritto c'è la vita del prossimo
l'amore che fuori misura chiama misura la redenzione
sensibile consapevolezza dell'unico arbitrio
trovare il colmo per il proprio dono
dare la vita vale più che mille suffragi
è dare la vita che decreta la vita
offrirla senza ipocrisia nella sincerità generosa
fuori di senno è chi rinuncia a se stesso
ma la follia è anteporre l'altro
e il bene della sua anima
a questo può arrivare la misericordia di un cuore spezzato
può soltanto questo e non di più
quel Signore benignissimo chinatosi sul misero
che di virtù riempì l'universo
con la bellezza delle sue sette parole esondanti amore
quel Signore mansueto fattosi sempre più povero
che di significato ridefinì la realtà
con la sincerità del suo interessarsi anche a me e a te
l'immediato delle persone giuste o traviate
il solo nome della Verità
la Via per la beatitudine eterna
la Vita che rinasce e non perisce mai
l'immediato delle persone incorrotte o smarrite
il solo nome della Verità
la Via per la beatitudine eterna
la Vita che rinasce e non perisce mai
quel giorno segnato dall'architrave del patibolo
oramai fuggito dal mondo
incompiuto per il sole calante
velo sul destino che si compie infallibilmente
segno di contraddizione tangibile
fra gli agnelli martiri e i capri carnefici
eufemismo del morire
luogo dove la morte trova il suo estinguersi
risurrezione del creato
e mondo nuovo compiuto nella grazia


L'EMMANUELE

Quest'anno è Natale e la culla è vuota
manca ancora qualcosa al pessimo nostro Natale
qualcosa che desta stupore e ammirazione
se il cuore è puro ed è libero e abitato dalla grazia
qualcosa che turba l'avarizia dei potenti
perché la persona più nobile è l'unica vera ricchezza
dove la greppia ha allontanato la fame del bue e dell'asinello
per accogliere gli affamati di un Dio fatto pane
in Betlemme dall'ebraico
בֵּיִת לֶחֶם‎ Beit Leem la casa del pane
la culla è vuota e la Vergine dorme
il giovane Josef stende una coperta sul corpo della sua sposa
una domanda nasce nel tempo dell'attesa
perché un bambino regge ogni realtà celeste e terrestre
nel grembo della Mamma che medita ogni cosa
mistero del nascondimento
poveri e rifiutati così nasce l'Eterno
fra le braccia di Maria che l'avvolge in un panno pulito
il suo sguardo che lo scruta e vede il mistero
ancora un attimo e sarà l'alba
quel bimbo ebreo è l'aurora del mondo
è colui che porta la vera pace
quella interiore per riscattare dal freddo dell'angoscia
è la pace stessa che sorge per edificare la pace fra gli uomini
per abbattere i muri che dividono e riconciliare i nemici
è la pace che viene dal Cielo
per superare la violenza degli stolti con la mansuetudine
il nuovo altare del Tempio di Gerusalemme
per il mistero dell'incarnazione del Verbo
che ad ogni concepito di donna restituisce la dignità
e l'immortalità in quel Regno dei cieli dentro di voi avveniente
l'alfa e l'omega che ridisegna quel progetto
perduto in antica età
la chiave di volta che regge la porta
che apre alla nuova vita
il canto degli angeli accoglie il Signore
quel bambino è l'Eterno con noi
l'amore che a ciascuno ha dato l'esistenza
l'ha data ad ogni creatura vivente
ad ogni figlio d'uomo il cui volto è in quel bimbo
la Vergine Madre lo depone nei nostri cuori
perché l'amore è apertura e dono
nel sorgere dei giorni fino all'eternità beata
perché la vita così tramutata in quel bimbo innocente
non avrà mai fine e continuerà
forse invisibile ma imperitura in ogni dies natalis solis invicti


IL RISPETTO PER LA VITA

Quando la vita fragile perché accolta si affaccia al mondo
e quando la vita fragile per sua natura diserta il mondo
trova un pauroso travaglio nelle persone di tenebra
catturate dalla convulsione satanica di un mondo dissennato
l'unica via per vincere il male
è la considerazione della vita come valore intrinseco
se la persona soffre la sua sofferenza ha valore
ma soltanto in una prospettiva trascendentale
se la vita ha significato
e non viene vilipesa dai disprezzatori
la sofferenza purifica dalle scorie dell'egoismo
ed è una grande maestra che insegna ad amare
e che rende migliori e propensi alle virtù
la persona che soffre abita da subito
entro il Cuore di Dio
accolta con rassegnazione la sofferenza
introduce nel cuore dell'uomo una pace profonda
è la buona medicina degli innocenti
e dei cuori tanto puri
ti toglie il peso di un mondo
dove la vita umana è usa e getta
e la sua dignità negata dall'ideologia
l'ateismo e la cultura di morte
si radicano nelle società post moderne
ma il Vangelo della vita insegna davvero cos'è l'amore
cosa vuol dire amare sul serio le persone
cos'è la persona e la verità che porta nel suo genoma
sono coloro che promuovono la vita nata agli albori della storia
e sostenuta nel tempo dall'elemento dell'acqua
essi rispettano ogni creatura vivente che appare nella grande iride
circonfusa di bellezza in questa mesta realtà materiale
come l'ombra terrena di quel tale san Francesco
che in Cielo ha preso il posto del rinnegato angelo caduto
ogni ombra di vita è il riflesso del divino
e per chi non crede in nessun dio rimane il mistero
non sapere da dove viene e come appare e si diversifica
e qual è il suo scopo
ma la vita è vittoriosa soltanto con l'amore
perché nell'amore per gli altri è il senso stesso della vita
nell'amore oblativo e nella rinuncia del proprio ego
a cui non sono chiamati soltanto i monaci o i predestinati
ma tutti coloro che possiedono una benigna coscienza
tutte le persone di buona volontà
così da conoscere senza infingimenti che l'uomo vivente
è il fulcro e il culmine dell'universo
con la sua anima immortale capace di Dio
fatta per innestarsi nella perfetta Carità soprannaturale
fuori dal tempo e per sempre nell'eternità
non un accidente della natura
sempre un po' bizzarra e ingannatrice
natura dal veleno mortifero
dalla legge nichilista a cui soggiace ogni vivente


LA NOTTE ETICA

Quando l'aratro del pensiero
traccia solchi nel campo della mente
c'è una porta che rimane chiusa
ma dagli stipiti trasudano le tenebre
è il verbo della morte
che arde di vendetta in questo mondo lacrimoso
un antico reliquiario
dove si nascondono le memorie
la storia vive e si ripete nella malvagità
e il sangue dei piccoli scorre nel torrente del fato
c'è un abisso dentro l'uomo
e dei mostri in quell'abisso profondo e oscuro
si muovono negli incubi profani
fanno chiasso con lo sferragliare di divinità pagane
l'antico emerge dal caos
e fagocita il creato nell'amplesso della perdizione
la notte eterna nella vastità dell'universo
segreto dell'anima quell'universo geme di forme oscene
ma la sua sostanza è sempre il nulla chiassoso
che chiama a battaglia i tetri fantasmi
cospiratori di paura
nel ventre silente della realtà
ciò che esiste è incomprensibile
e macina il mulino del tempo
il grano per la farina del presente
questo lavoro è utile ai giusti
che fanno del compatire la legge perpetua
ma ai reprobi chiusi nell'egoismo
il cuore spietato riempie l'anima di amarezza
la violenza nelle mani del mondo
e ancora sangue innocente nella via del peccato
il demonio ghigna
con la sua veste nera di odio
la luna rossa attraversa la notte delle vanità
e il sole muore

martedì 18 ottobre 2022

Halloween e il fantasma della civiltà

Secondo il mio parere la festa di Halloween ha a che fare con l’occidente scristianizzato, consumistico e pagano, con il solito divertirsi per non pensare; qualcuno l’ha definita la festa di compleanno del diavolo e su questo tanti satanisti della frangia estrema non scherzano, quindi attenti ai gatti neri e mi rivolgo a coloro che li amano, perché in questo periodo dell’anno puntualmente scompaiono. È la vigilia o la notte della festa cristiana di Ognissanti e poi della memoria dei defunti, così come il carnevale lo è per le Ceneri e la Quaresima; è come se Halloween ad ogni autunno ci stesse dicendo che la morte trionfa, che è l’ultima parola e dopo più niente, mentre Ognissanti e i defunti ci dicono che i nostri morti vivono in Dio anche se non sono più insieme a noi quaggiù, ma ci aspettano e ci amano in Dio, hanno raggiunto la beatitudine eterna, i morti sono vivi in un modo diverso, in un mondo diverso dal nostro, non più nel tempo perché l’anima è immortale. Potevamo benissimo fare a meno della superstizione, dell’horror e dell’idiozia, ma a qualcuno qui da noi piace fare i soldi... e siccome la mamma degli imbecilli è sempre incinta l’evento Halloween ha un grande seguito, soprattutto di miscredenti che disprezzano la fede cattolica con la voglia di trasgredire: la definirei una festa massonica sotto tutti i punti di vista, perché a loro il disprezzo per Cristo e il suo Vangelo va più che bene anche se sostituito dal culto del macabro e dalla paura dell’ignoto, l’occultismo infatti vive di questo e di poveri ignari che cadono vittime degli spiriti del male.

Il sentimento più forte e più antico dell’animo umano è la paura, e la paura più grande è quella dell’ignoto.

(Howard Phillips Lovecraft)

mercoledì 12 ottobre 2022

Condiscendere l'ego o condividere il cuore

Ci vorrebbe maggiore attenzione nei confronti dei poveri, degli ultimi e dei deboli perché in essi abita Dio, come nel bambino appena battezzato risiede realmente la Santissima Trinità – l’Amore trinitario del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo – in ognuna di queste persone vi è presente Gesù solo, bisognoso e sofferente tanto è il grado di immedesimazione che il Signore ha nei loro confronti, anzi l’eterna salvezza è commisurata al bene che facciamo loro o al bene che omettiamo di fare a queste persone più piccole, proprio come è scritto nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Le persone emarginate, abbandonate e sole non hanno bisogno di pietismo ed elemosina, di gente dal ‘buon cuore’ che si faccia loro accanto umiliandole, hanno bisogno che qualcuno le riconosca come persone umane, come fratelli e sorelle, come il prossimo e sostenga con il proprio apporto le istituzioni della società civile nel fare rispettare i loro diritti, come il diritto alla casa, al lavoro e alla salute, a ricevere protezione, ad appartenere alla vita attiva di una comunità solidale e affinché abbiano la possibilità di esercitare i loro doveri di cittadini e contribuiscano al bene comune. La Legge – in un ordinamento democratico – dovrebbe garantire il rispetto per la vita umana e per la dignità di ciascuno a prescindere da qualsiasi altra cosa e non favorire la diseguaglianza o peggio ancora il delitto. Il Signore dice a noi (Sant’Agostino, Sermo 18, 4, 4) che ancora attraversiamo le tribolazioni di questa valle di lacrime che se non avremo dato nulla a questi poverelli non possederemo nulla presso di Lui, e non avremo parte alla sua felicità, alla sua pace. Occorre rendersi conto che non è possibile eliminare dal mondo la povertà, la malattia e la solitudine ma con la buona volontà di molti si possono lenire le sofferenze di tante persone e di tante famiglie.

giovedì 6 ottobre 2022

Mysterium iniquitatis

Dai disordini spirituali e psicologici dell’umanità, dal peccato personale e collettivo ha origine il disordine nelle società, le guerre, le ingiustizie e la violenza, la porneia, l’avidità di denaro e l’indifferenza; se le anime sono morte alla grazia le società sono decadenti, se la preghiera è poca e il male morale dilaga è il mondo incantato del diavolo, ogni civiltà decadente ha sempre abiurato le virtù specie quelle cristiane non soltanto quelle umanitarie. Per molti non c’è relazione tra il peccato e la vita umana e il suo equilibrio con la realtà contingente, perché il peccato è una fantasia deleteria della religione, un inganno dovuto alle convenzioni etiche, al fanatismo, invece è vero che un mondo corrotto è la conseguenza della somma dei peccati degli uomini, della loro libertà esercitata in modo deviato e contorto, delle loro scelte contro il Creatore e la sua Legge eterna, della loro separazione da Dio: il mondo materiale degenera se la sfera spirituale degli uomini lascia il posto a ciò che è iniquo, al ‘mysterium iniquitatis’ di cui parla San Paolo (2Ts 2,7) affermando come la corruzione abbia radici soprannaturali.

mercoledì 21 settembre 2022

Estratto dagli scritti di Maria Valtorta

Il futuro dell’umanità nelle profezie di Maria Valtorta (1897-1961), mistica e terziaria dell’Ordine dei Servi di Maria


(I testi sono dell’edizione 1985)


“Maria: è l’ora delle tenebre. Le cose si compiono come in sogno te le ho mostrate. Non è arrivato fin troppo presto il momento della sicura conoscenza? Prega con tutta te stessa, perché il momento è tremendo per se stesso e per le conseguenze. Se le persone sapessero riflettere, si sforzerebbero ad essere buone per piegare la Bontà in loro favore. Invece e sempre la stessa parola che devo dire: l’egoismo le domina. Perciò preghiere, sacramenti e sacramentali, resi impuri dall’egoismo, non hanno potere contro Lucifero che sconvolge il mondo”.


“I Quaderni del 1943”, pag. 218


“Dice Gesù: Se si osservasse per bene quanto da qualche tempo avviene, e specie dagli inizi di questo secolo che precede il secondo mille, si dovrebbe pensare che i sette sigilli sono stati aperti.
Mai come ora Io mi sono agitato per tornare fra voi con la mia Parola a radunare le schiere dei miei eletti per partire con essi e coi miei angeli a dare battaglia alle forze occulte che lavorano per scavare all’umanità le porte dell’abisso. Guerra, fame, pestilenze, strumenti di omicidio bellico – che sono più che le bestie feroci menzionate dal Prediletto – terremoti, segni del cielo, eruzioni dalle viscere del suolo e chiamate miracolose a vie mistiche di piccole anime mosse dall’Amore, persecuzioni contro i miei seguaci, altezze d’anime e bassezze di corpi, nulla manca dei segni per cui può parervi prossimo il momento della mia Ira e della mia Giustizia. Nell’orrore che provate, esclamate: ‘Il tempo è giunto; e più tremendo di così non può divenire!’. E chiamate a gran voce la fine che ve ne liberi. La chiamano i colpevoli, irridendo e maledicendo come sempre; la chiamano i buoni che non possono più oltre vedere il Male trionfare sul Bene. Pace miei eletti! Ancora un poco e poi verrò. La somma di sacrificio necessaria a giustificare la creazione dell’uomo e il Sacrificio del Figlio di Dio non è ancora compiuta.
Ancora non è terminato lo schieramento delle mie coorti e gli Angeli del Segno non hanno ancora posto il sigillo glorioso su tutte le fronti di coloro che hanno meritato d’essere eletti alla gloria.
L’obbrobrio della terra è tale che il suo fumo, di poco dissimile da quello che scaturisce dalla dimora di Satana, sale sino ai piedi del trono di Dio con sacrilego impeto. Prima della apparizione della mia Gloria occorre che oriente e occidente siano purificati per essere degni dell’apparire del mio Volto. Incenso che purifica e olio che consacra il grande, sconfinato altare - dove l’ultima Messa sarà celebrata da Me, Pontefice eterno, servito all’altare da tutti i santi che cielo e terra avranno in quell’ora - sono le preghiere dei miei santi, dei diletti al mio Cuore, dei già segnati del mio Segno: della Croce benedetta, prima che gli angeli del Segno li abbiano contrassegnati. E’ sulla terra che il segno si incide ed è la vostra volontà che lo incide. Poi gli angeli lo empiono di un oro incandescente che non si cancella e che fa splendere come sole la vostra fronte nel mio Paradiso. Grande è l’orrore di ora, diletti miei; ma quanto, quanto, quanto ha ancora da aumentare per essere l’Orrore dei Tempi ultimi! E se veramente pare che assenzio sia mescolato al pane, al vino, al sonno dell’uomo, molto, molto, molto altro assenzio deve ancora gocciare nelle vostre acque, sulle vostre tavole, sui vostri giacigli prima che abbiate raggiunto l’amarezza totale che sarà la compagnia degli ultimi giorni di questa razza creata dall’Amore, salvata dall’Amore e che si è venduta all’Odio. Che se Caino andò ramigando sulla terra per avere ucciso un sangue, innocente, ma sempre sangue inquinato dalla colpa d’origine, e non trovò chi lo levasse dal tormento del ricordo perché il segno di Dio era su di lui per suo castigo – e generò nell’amarezza e nell’amarezza visse e vide vivere e nell’amarezza morì – che non deve soffrire la razza dell’uomo che uccise di fatto e uccide, col desiderio, il Sangue innocentissimo che lo ha salvato? Dunque pensate pure che questi sono i prodromi, ma non è ancora l’ora.


Vi sono i precursori di colui che ho detto potersi chiamare: ‘Negazione’, ‘Male fatto carne’, ‘Orrore’, ‘Sacrilegio’, ‘Figlio di Satana’, ‘Vendetta’, ‘Distruzione’, e potrei continuare a dargli nomi di chiara e paurosa indicazione. Ma egli non vi è ancora. Sarà persona molto in alto, in alto come un astro umano che brilli in un cielo umano. Ma un astro di sfera soprannaturale, il quale, cedendo alla lusinga del Nemico, conoscerà la superbia dopo l’umiltà, l’ateismo dopo la fede, la lussuria dopo la castità, la fame dell’oro dopo l’evangelica povertà, la sete degli onori dopo il nascondimento. Meno pauroso il vedere piombare una stella dal firmamento che non vedere precipitare nelle spire di Satana questa creatura già eletta, la quale del suo padre di elezione copierà il peccato. Lucifero, per superbia, divenne il Maledetto e l’Oscuro. L’Anticristo, per superbia di un’ora, diverrà il maledetto e l’oscuro dopo essere stato un astro del mio esercito. A premio della sua abiura, che scrollerà i cieli sotto un brivido di orrore e farà tremare le colonne della mia Chiesa nello sgomento che susciterà il suo precipitare, otterrà l’aiuto completo di Satana, il quale darà ad esso le chiavi del pozzo dell’abisso perché lo apra. Ma lo spalanchi del tutto perché ne escano gli strumenti d’orrore che nei millenni Satana ha fabbricato per portare gli uomini alla totale disperazione, di modo che da loro stessi invochino Satana Re, e corrano al seguito dell’Anticristo, l’unico che potrà spalancare le porte d’abisso per farne uscire il Re dell’abisso, così come il Cristo ha aperto le porte dei Cieli per farne uscire la grazia e il perdono, che fanno degli uomini dei simili a Dio e re di un Regno eterno in cui il Re dei re sono Io.
Come il Padre ha dato a Me ogni potere, così Satana ha dato ad esso ogni potere, e specie ogni potere di seduzione, per trascinare al suo seguito i deboli e i corrosi dalle febbri delle ambizioni come lo è esso, loro capo. Ma nella sua sfrenata ambizione troverà ancora troppo scarsi gli aiuti soprannaturali di Satana e cercherà altri aiuti nei nemici del Cristo, i quali, armati di armi sempre più micidiali, quali la loro libidine verso il Male li poteva indurre a creare per seminare disperazione nelle folle, lo aiuteranno sinché Dio non dirà il suo ‘Basta’ e li incenerirà col fulgore del suo aspetto.
Molto, troppo – e non per sete buona e per onesto desiderio di porre riparo al male incalzante, ma sibbene soltanto per curiosità inutile – molto, troppo si è arzigogolato, nei secoli, su quanto Giovanni dice nel Cap. 10 dell’Apocalisse. Ma sappi, Maria, che Io permetto si sappia quanto può essere utile sapere e velo quanto trovo utile che voi non sappiate. Troppo deboli siete, poveri figli miei, per conoscere il nome d’onore dei ‘sette tuoni’ apocalittici. Il mio Angelo ha detto a Giovanni: “Sigilla quello che han detto i sette tuoni e non lo scrivere”. Io dico che ciò che è sigillato non è ancora ora che sia aperto e se Giovanni non lo ha scritto Io non lo dirò. Del resto non tocca a voi gustare quell’orrore e perciò… Non vi resta che pregare per coloro che lo dovranno subire, perché la forza non naufraghi in essi e non passino a far parte della turba di coloro che sotto la sferza del flagello non conosceranno penitenza e bestemmieranno Iddio in luogo di chiamarlo in loro aiuto. Molti di questi sono già sulla terra e il loro seme sarà sette volte sette più demoniaco di essi. Io, non il mio angelo, Io stesso giuro che quando sarà finito il tuono della settima tromba e compito l’orrore del settimo flagello, senza che la razza di Adamo riconosca il Cristo Re, Signore, Redentore e Dio, e invocata la sua Misericordia, il suo Nome nel quale è la salvezza, Io, per il mio Nome e per la mia Natura, giuro che fermerò l’attimo dell’eternità. Cesserà il tempo e comincerà il Giudizio. Il Giudizio che divide in eterno il Bene dal Male dopo millenni di convivenza sulla terra. Il Bene tornerà alla sorgente da cui è venuto. Il Male precipiterà dove è già stato precipitato dal momento della ribellione di Lucifero e da dove è uscito per turbare la debolezza di Adamo nella seduzione del senso e dell’orgoglio. Allora il Mistero di Dio si compirà. Allora conoscerete Iddio. Tutti, tutti gli uomini della terra, da Adamo all’ultimo nato, radunati come granelli di rena sulla duna del lido eterno, vedranno Iddio Signore, Creatore, Giudice, Re”.

“I Quaderni del 1943” 20.8.43. Pagine da 145 a 149


“Ti ho già detto che quanto è detto negli antichi libri ha un riferimento nel presente. È come se una serie di specchi ripetesse, portandolo sempre più avanti, uno spettacolo visto più addietro. Il mondo ripete se stesso negli errori e nei ravvedimenti, con questa differenza però: che gli errori si sono sempre più perfezionati con l’evoluzione della razza verso la cosiddetta civiltà, mentre i ravvedimenti sono divenuti sempre più embrionali. Perché?
Perché, col passare del mondo dall’età fanciulla ad età più completa, sono cresciute la malizia e la superbia del mondo. Ora siete nel culmine dell’età del mondo e avete raggiunto anche il culmine della malizia e della superbia. Non pensare però che avete ancora tanto da vivere quanto siete vissuti. Siete al culmine, e ciò dovrebbe dire: avete altrettanto da vivere. Ma non sarà. La parabola discendente del mondo verso la fine non sarà lunga come quella ascendente. Sara un precipitare nella fine. [La fine dei tempi, la fine del tempo delle nazioni; poi verrà il Regno di Dio sulla Terra, un’unica Nazione, un unico popolo, un’unica Fede]. Vi fanno precipitare appunto malizia e superbia. Due pesi che vi trascinano nel baratro della fine, al tremendo giudizio. Superbia e malizia, oltreché trascinarvi nella parabola discendente, vi ottundono talmente lo spirito da rendervi sempre più incapaci di fermare, col ravvedimento sincero, la discesa”.


“I Quaderni del 1943”, pagg. 226 – 227


“La battaglia fra Me e lui non avrà fine altro che quando l’uomo sarà giudicato in tutti i suoi esemplari. E la vittoria finale sarà mia ed eterna. Ora la Belva infernale, sempre vinta e sempre più feroce per esser vinta, mi odia di odio infinito e sconvolge la Terra per ferire il mio Cuore. Ma Io sono il Vincitore di Satana. Là dove egli insozza, Io passo col fuoco dell’amore a mondare. E se con inesausta pazienza non avessi continuato la mia opera di Maestro e Redentore, ormai sareste tutti dei demoni”.


“I Quaderni del 1943”, pag. 615


“E in verità vi dico che ora è un momento in cui, per ordine del padre della menzogna, i suoi figli mietono fra le anime, che erano create per Me e che inutilmente ho fertilizzate col mio Sangue. Messe abbondante più che ogni diabolica speranza concepisse, e i Cieli fremono per il pianto del Redentore che vede la rovina dei due terzi del mondo dei cristiani. E dire due terzi è ancora poco”.


“I Quaderni del 1943”, pag. 395


“Se il mondo fosse misericordioso!... Il mondo possederebbe Iddio, e ciò che vi tortura cadrebbe come foglia morta. Ma il mondo, e nel mondo specie i cristiani, hanno sostituito l’Amore con l’Odio, la Verità con l’Ipocrisia, la Luce con le Tenebre, Dio con Satana. E Satana, là dove lo seminai Misericordia e la crebbi col mio Sangue, sparge i suoi triboli e li fa prosperare col suo soffio d’inferno. Verrà la sua ora di sconfitta. Ma per ora viene Lui perché voi lo aiutate. Beati però coloro che sanno rimanere nella Verità e lavorare per la Verità. La loro misericordia avrà il premio in Cielo”.


“I Quaderni del 1943”, pag. 213


“Le guerre vengono” da Satana che sa che i tempi stringono e che questa. [II guerra mondiale] è una delle lotte decisive che anticipano la mia venuta. Sì. Dietro il paravento delle razze, delle egemonie, dei diritti, dietro il movente delle necessità politiche, si celano, in realtà, Cielo e Inferno che combattono fra loro. E basterebbe che metà dei credenti nel Dio vero, ma che dico? meno di questo, meno di un quarto dei credenti, fosse realmente credente nel mio Nome perché le armi di Satana venissero domate. Ma dove è la Fede?”


“I Quaderni del 1943”, pagg. 24 – 25


“Considera il mio Fulgore e la mia Bellezza rispetto alla nera mostruosità della Bestia. Non avere paura di guardare anche se è spettacolo repellente. Sei fra le mie braccia. Esso non può accostarsi e nuocerti. Lo vedi? Non ti guarda neppure. Ha già tante prede da seguire. Ora ti pare che meriti lasciare Me per seguire lui?.
Eppure il mondo lo segue e lascia Me per lui. Guarda come è satollo e palpitante. É la sua ora di festa. Ma guarda anche come cerca l’ombra per agire. Odia la Luce, e si chiamava Lucifero! Lo vedi come ipnotizza coloro che non sono segnati dal mio Sangue?! Accumula i suoi sforzi perché sa che è la sua ora e che si avvicina l’ora mia in cui sarà vinto in eterno. La sua infernale astuzia e intelligenza satanica sono un continuo operare di Male, in contrapposto al nostro uno e trino operare di Bene, per aumentare la sua preda. Ma astuzia e intelligenza non prevarrebbero se negli uomini fossero il mio Sangue e la loro onesta volontà. Troppe cose mancano all’uomo per avere armi da opporre alla Bestia, ed essa lo sa e apertamente agisce, senza neppure più velarsi di apparenze bugiarde. La sua schifosa bruttezza ti spinga ad una sempre maggiore diligenza e a una sempre maggiore penitenza. Per te e per i tuoi disgraziati fratelli che hanno l’anima orba o sedotta e non vedono, o vedendolo, corrono incontro al Maligno, pur di averne l’aiuto di un’ora da pagare con una eternità di dannazione”.


“I Quaderni del l943”, pag. 224


“Guai alla terra se venisse un giorno in cui l’occhio di Dio non potesse più scegliere fra i figli dell’uomo gli esseri predestinati ad essere i miei portatori di Luce e di Voce! Guai! Vorrebbe dire che fra i miliardi di uomini non vi e più un giusto e un generoso, poiché i predestinati sono fra i giusti che mai offesero Giustizia, e i generosi che hanno superato tutto, se stessi per primi, per servire Me”.


“I Quaderni del 1943”, pag. 409


La Gerusalemme di cui parla Isaia è quaggiù la mia Chiesa, anticamera della celeste Gerusalemme. In essa è abbondanza non di ricchezze umane, ma di tesori divini di Perdono e di Scienza, come nella celeste Gerusalemme sono tesori divini di beatitudini. Nessuna forza umana potrà, come turbine, devastare la mia Chiesa al punto di distruggerla. Io sarò con lei, a far da piolo e da corda.
Quando l’ora sarà, in cui la terra cesserà d’essere, dagli angeli sarà trasportata in Cielo la mia Chiesa, che non può perire perché cementata dal Sangue di un Dio e dei suoi santi.


“I Quaderni del 1943”, pag. 330 (vedi il capitolo “l’Anticristo”).


Un popolo, dice Isaia, sarà colpito dalla spada di Giustizia. Ma saranno molti di più, poiché il mondo ha fornicato col demonio in molte sue parti. Ed altre ancora sono in procinto di peccare, nonostante tutto quanto Io ho operato per tenerle nella via della Vita. Pregare, pregare, pregare molto per impedire nuove condanne, originate da nuove fornicazioni. I demoni... oh! i demoni sono già là dove Io punirò. Sono i demoni, insediati da padroni nei cuori, quelli che portano a morte le nazioni. E vi sono popoli in cui pochi cuori non siano dimora dei demoni: legioni e legioni demoniache muovono, come fantocci, intere nazioni. E come posso Io regnare là dove i cuori si sono fatti dimora dei figli di Lucifero? Altre applicazioni ha la parola profetica, ma Io ho voluto fartela vedere con riferimenti all’ora che vivete. Né dirti di più per non accasciarti di più. Prega. Il tuo Dio ti aprirà le porte prima che tu conosca il massimo orrore [infatti Maria Valtorta mori nel 1961]”.


“I Quaderni del 1943”, pag. 330


“... questa non è guerra di uomini ma di Satana contro gli spiriti. Né ne sono vittime unicamente chi perisce in battaglia o sotto le macerie di una casa. Sono vittime della lotta di Satana agli spiriti anche, e soprattutto, coloro che perdono fede e speranza e carità, e non la vita di un’ora mortale perdono, ma la Vita eterna, morendo alla Grazia di Dio”.


“I Quaderni del l944”, pag. 353


“Vorreste che Io venissi e mi mostrassi per terrorizzare e incenerire i colpevoli. O miseri! Non sapete quello che chiedete! Purtroppo verrò. Dico: “Purtroppo”, perché la mia sarà venuta di Giudizio e giudizio tremendo. Avessi a venire per salvarvi non direi così e non cercherei di allontanare i tempi della mia venuta, ma anzi mi precipiterei con ansia per salvarvi ancora. Ma il mio secondo avvento sarà avvento di Giudizio severo, inesorabile, generale, e per la maggior parte di voi sarà giudizio di condanna. Non sapete quello che chiedete. Ma se anche Io mi mostrassi, dove è nei cuori, e specie in quelli maggiormente colpevoli delle sciagure di ora, quel tanto residuo di fede e di rispetto che li farebbe curvare col volto a terra per chiedermi pietà e perdono? No, figli che chiedete al Padre vendetta mentre Egli è Padre di perdono! Se anche il mio Volto balenasse nei vostri cieli e la mia Voce, che ha fatto i mondi, tuonasse da oriente ad occidente, le cose non muterebbero. Ma soltanto un nuovo coro blasfemo di insulti, ma soltanto una nuova ridda di ingiurie sarebbero lanciati contro la mia Persona. Ripeto: potrei fare un miracolo e lo farei se sapessi che poi voi vi pentite e divenite migliori. Voi, grandi colpevoli che portate i piccoli a disperare e a chiedere vendetta, e voi, piccoli colpevoli che chiedete vendetta. Ma né voi, grandi colpevoli, né voi, piccoli colpevoli, vi pentireste e non diverreste migliori dopo il miracolo. Calpestereste anzi, in una furia di gioia colpevole, i corpi dei puniti, demeritando subito al mio cospetto, e vi montereste sopra per opprimere, a vostra volta, da quel trono fondato su una punizione. Questo vorreste. Che Io colpissi per potere colpire a vostra volta.
Io sono Dio e vedo nel cuore degli uomini e perciò non vi ascolto in questo. Non voglio che vi danniate tutti. I grandi colpevoli sono già giudicati, Ma voi tento di salvarvi. E quest’ora, per voi, è vaglio di salvezza. Cadranno in potere del Principe dei demoni coloro che già hanno in loro la zizzania del demoni, mentre coloro che hanno in cuore il grano di frumento germinante l’eterno Pane, germoglieranno in Me in vita eterna”.


“I Quaderni del 1943”, pagg. 26 – 27


“Pensatelo bene: la colpa è radice alla colpa. Una nasce sull’altra. E la marea del male cresce. E Dio non può piegarsi là dove vede affezione alla colpa. E se è penoso che gli innocenti soffrano per una espiazione generale, è giusto che coloro che non sanno svellere dal loro cuore la colpa provino l’abbandono di Dio con tutto il suo tossico che morde le viscere e fa urlare di spasimo, così come Io ho urlato.

Io che non ho gridato per essere torturato dai flagelli, dalle spine, dai chiodi. E ancora e sempre vi dico: “State uniti a Me. Io ero solo a pregare il Padre. Ma voi soli non siete. Voi avete con voi il Salvatore, il Figlio dell’Altissimo. Pregate il Padre con Me, nel mio Nome”. E a te, piccolo Giovanni, dico che tu mi vedi così perché realmente Io grido per voi, facendo mie le vostre presenti lordure per vincere la Giustizia del Padre, che è talmente offesa che non si vuole piegare a misericordia.

L’amore che ho per voi e la pietà che provo per voi mi danno dolore di mistica crocifissione e grido, grido in nome vostro, per persuadere il Padre a non lasciarvi più oltre nell’abbandono. È l’ora di Satana. Ma voi che siete la mia corte della Terra, voi, anime vittime, portate al culmine il vostro sacrificio, portatelo al tormento dell’ora di nona e rimanete fedeli anche in quell’oceano di desolazione che è quell’ora e dite con Me: “Dio mio, Dio mio”. Empiamo del nostro pregare il Cielo, o anime che mi imitate nel farvi salvatori dei fratelli attraverso il sacrificio vostro. Che il Padre senta fondersi in pietà il suo sdegno, e la sua Giustizia si plachi. Una volta ancora”.


“I Quaderni del 1944”, pagg. 217 – 218


Ma che credete? Che Io, che ero così alieno dai discorsi, abbia aggiunto parole per il gusto di dire delle parole? No. Io ho detto il puro necessario per portarvi alla perfezione. E se nel grande insegnamento evangelico vi è di che dare salvezza alla vostra anima, nei tocchi più minuti vi è di che darvi la perfezione. I primi sono i comandi.
Disubbidire a quelli vuol dire morire alla Vita. I secondi sono i consigli. Ubbidire a questi vuol dire avere sempre più sollecita santità e accostarsi sempre più alla Perfezione del Padre. Ora nel Vangelo di Matteo è detto: “Per il moltiplicarsi dell’iniquità si raffredderà la carità in molti” [Mt 24,12]. Ecco, figli, una grande verità che è poco meditata. Di che soffrite ora? Della mancanza di amore.
Cosa sono le guerre, in fondo? Odio. Cosa è l’odio? L’antitesi dell’amore. Le ragioni politiche. Lo spazio vitale? Una frontiera ingiusta? Un affronto politico? Scuse, scuse. Non vi amate, Non vi sentite fratelli. Non vi ricordate che siete tutti venuti da un sangue, che nascete tutti a un modo, che morite tutti ad un mondo, che avete tutti fame, sete, freddo, sonno ad un modo e bisogno di pane, di vesti, di casa, di fuoco ad un modo. Non vi ricordate che Io ho detto: “Amatevi. Dal come vi amerete si capirà se siete miei discepoli. Amate il prossimo vostro come voi stessi”.
Le credete parole di fola queste verità. La credete dottrina di un pazzo questa dottrina mia. La sostituite con molte povere dottrine umane. Povere o malvagie a seconda del loro creatore. Ma anche le più perfette fra esse, se sono diverse dalla mia sono imperfette. Come la mitica statua, avranno molta parte di esse di metallo pregiato. Ma la base sarà di fango e provocherà infine il crollo di tutta la dottrina. E nel crollo la rovina di coloro che ad esse si erano appoggiati, la mia non crolla. Chi si appoggia ad essa non si rovina, ma sale a sempre maggior sicurezza: sale al Cielo, all’alleanza con Dio sulla terra, al possesso di Dio oltre la terra. Ma la carità non può esistere dove vive l’iniquità. Perché la carità è Dio e Dio non convive col Male. Perciò chi ama il Male odia Dio. Odiando Dio aumenta le sue iniquità e sempre più si separa da Dio-Carità. Ecco un cerchio dal quale non si esce e che si stringe per torturarvi. Potenti od umili, avete aumentato le vostre colpe. Trascurate il Vangelo, deriso i Comandamenti, dimenticato Iddio, poiché non può dire di ricordarlo chi vive secondo la carne, chi vive secondo la superbia della mente, chi vive secondo i consigli di Satana, avete calpestato la famiglia, avete rubato, bestemmiato, ammazzato, testimoniato il falso, mentito, fornicato, vi siete fatti dell’illecito lecito.
Qui rubando un posto, una moglie, una sostanza; là, più in alto, rubando un potere o una libertà nazionale, aumentando il vostro ladrocinio con la colpa di menzogna per giustificare ai popoli il vostro operato che li manda a morte. I poveri popoli che non chiedono che di vivere tranquilli! E che voi aizzate con velenose menzogne scagliandoli l’uno contro l’altro per garantirvi un benessere che non vi è lecito conseguire al prezzo del sangue, delle lacrime, del sacrificio di intere nazioni. Ma i singoli, quanta colpa hanno nella grande colpa dei grandi! É la catasta delle piccole colpe singole quella che crea la base alla Colpa. Se ognuno vivesse santamente senza avidità di carne, di denaro, di potere, come potrebbe crearsi la Colpa? I delinquenti ci sarebbero ancora. Ma sarebbero resi innocui perché nessuno li servirebbe. Come pazzi ben isolati, essi continuerebbero a farneticare dietro ai loro sogni osceni di sopraffazioni. Ma i sogni non diverrebbero mai realtà. Per quanto Satana li aiutasse, il suo aiuto sarebbe reso nullo dalla unità contraria di tutta l’umanità fatta santa dal vivere secondo Dio. E l’umanità avrebbe inoltre Dio con sé. Dio benigno verso i suoi figli ubbidienti e buoni. La carità sarebbe dunque nei cuori. Viva e santificante. E l’iniquità cadrebbe. Vedete, o figli, la necessità di amare per non esser iniqui, e la necessità di non esser iniqui per possedere l’amore? Sforzatevi ad amare. Se amaste... Un pochino solo! Se cominciaste ad amare. Basterebbe l’inizio e poi tutto progredirebbe da sé”.


28-03-1944 “I Quaderni del 1944”, pagg. 294 – 296


Giorni fa il Padre [Padre Migliorini] ha scritto che rimaneva perplesso circa la vera fonte del flagello attuale “perché un regno diviso in se stesso non è più un regno”. Mostrerò al Padre che ciò può essere, essendo la divisione puramente apparente. Lucifero, nelle sue manifestazioni, ha sempre cercato di imitare Iddio.
Così come Dio ha dato ad ogni Nazione il suo angelo tutelare, Lucifero le ha dato il suo demone. Ma come i diversi angeli delle Nazioni ubbidiscono ad un unico Dio, così i diversi demoni delle Nazioni ubbidiscono ad un unico Lucifero. L’ordine dato da Lucifero nella presente vicenda ai diversi demoni non è diverso a seconda degli Stati. È un ordine unico per tutti. Donde si comprende che il regno di Satana non è diviso e perciò dura. Questo ordine può essere enunciato così: “Seminate orrore, disperazione, errori, perché i popoli si stacchino, maledicendolo, da Dio”. I demoni ubbidiscono e seminano orrore e disperazione, spengono la fede, strozzano la speranza, distruggono la carità. Sulle rovine seminano odio, lussuria, ateismo. Seminano l’inferno. E riescono perché trovano già il terreno propizio. Anche i miei angeli lottano a difesa del Paese che ho loro assegnato. Ma i miei angeli non trovano terreno propizio. Onde rimangono soccombenti rispetto ai nemici infernali. Per vincere, i miei angeli dovrebbero essere aiutati da animi viventi nel e per il Bene. Viventi in Me. Ne trovano. Ma sono troppo pochi rispetto a quelli che non credono, non amano, non perdonano, non sanno soffrire. È il caso di ripetere: “Satana ha chiesto di vagliarvi”. E, dal vaglio, risulta che la corruzione è come nei tempi del diluvio, aggravata dal fatto che voi avete a lato il Cristo e la sua Chiesa, mentre ai tempi di Noè ciò non era. L’ho gai detto e lo ripeto: “Questa è lotta fra Cielo e inferno”. Voi non siete che un bugiardo paravento. Dietro le vostre schiere battagliano angeli e demoni. Dietro i vostri pretesti è la ragione vera: la lotta di Satana contro Cristo. Questa è una delle prime selezioni dell’Umanità, che si avvicina alla sua ora ultima, per separare la messe degli eletti dalla messe dei reprobi. Ma purtroppo la messe degli eletti è piccola rispetto all’altra. Quando Cristo verrà per vincere l’eterno antagonista nel suo Profeta troverà pochi segnati, nello spirito, dalla Croce”.


“I Quaderni del 1943”, pagg. 182 – 183


“Questo linguaggio è troppo duro! Costui vuole fare di noi delle vittime della sua follia” dicono tuttora gli uomini quando lo li esorto a vita giusta e li istruisco sul come va intesa e praticata la Religione per farne forma di vita che dia Vita eterna. E non si accorgono che così dicendo confessano di essere degradati dalla loro condizione di uomini. Parlano di evoluzione, di superuomo. Orbene, mettiamo l’uomo quale Io l’ho trovato portato a questo punto dopo la sua discesa dal Paradiso. Fa il diagramma come Io ti conduco la mano e finito il diagramma vedrai che non vi è superamento ma abbassamento. Evoluzione? Quando i superbi e falsi superbi di ora parlano di evoluzione presuppongono il concetto “ascesa”. Ma evolversi vuole dire procedere da un punto verso l’altro. E allora per spirali si può procedere verso l’alto come verso il basso. Non sai fare la spirale? Fa una parabola.


Vedi? Se faceva la parte di destra evolveva al Cielo. Ha voluto quella di sinistra. Si è evoluto verso l’Inferno. Ecco il “superuomo” attuale, “l’evoluto” attuale! Al quale pare follia vivere almeno da “uomo” se non riesce a divenire “angelo”. E si dice: “vittima”, perché lo esorto a vivere da uomo. E folle mi dice. Sì, molto folle! Per amore! Amami. Amami tu piccolo Giovanni...”.


“I Quaderni dal 1945 al 1950”, pagg. 146 – 148


“Ti ho detto un giorno che l’eterno invidioso cerca di copiare Dio in tutte le manifestazioni di Dio, Dio ha i suoi arcangeli fedeli. Satana ha i suoi. Michele: testimonianza di Dio, ha un emulo infernale; e cosi l’ha Gabriele: forza di Dio. La prima bestia, uscente dal mare, [Ap 13,1-10] che con voce di bestemmia fa proclamare agli illusi: “Chi e simile alla bestia?”, corrisponde a Michele. Vinta e piagata dallo stesso nella battaglia fra le schiere di Dio e di Lucifero, all’inizio del tempo, guarita da Satana, ha odio di morte verso Michele, e amore, se d’amore può parlarsi fra i demoni, ma è meglio dire: soggezione assoluta per Satana. Ministro fedele del suo re maledetto, usa della intelligenza per nuocere alla stirpe dell’uomo, creatura di Dio, e per servire il suo padrone. Forza senza fine e senza misura e usata da essa per persuadere l’uomo a cancellare, da se stesso, il mio segno che fa orrore agli spiriti delle tenebre. Levato quello, col peccato che leva la grazia, crisma luminoso sul vostro essere, la Bestia può accostarsi ed indurre l’uomo ad adorarla come fosse un Dio ed a servirla nel delitto.


Se l’uomo riflettesse a quale soggezione si dona collo sposare la colpa, non peccherebbe. Ma l’uomo non riflette. Guarda il momento e la gioia del momento, e peggio di Esaù baratta la divina genitura per un piatto di lenticchie. Satana, però, non usa soltanto di questo violento seduttore dell’uomo. Per quanto l’uomo poco rifletta, in genere, vi sono ancora troppi uomini che, non per amore, ma per timore del castigo, non vogliono peccare gravemente.
Ed ecco allora l’altro ministro satanico, la seconda bestia. [Ap 3,11-18] Sotto veste d’agnello ha spirito di dragone. È la seconda manifestazione di Satana e corrisponde a Gabriele, perché annuncia la Bestia ed è la sua forza più forte: quella che smantella senza parere e persuade con tanta dolcezza che è giusto seguire le orme della Bestia. É inutile parlare di potenza politica e di terra. No. Se mai potete riferire alla prima il nome di Potenza umana e alla seconda di Scienza umana. E se la Potenza di per sé stessa produce dei ribelli, la Scienza, quando è unicamente umana, corrompe senza produrre ribellione e trae in perdizione un numero infinito di adepti. Quanti si perdono per superbia della mente che fà loro spregiare la Fede e uccidere l’anima con l’orgoglio che separa da Dio! Che se Io mieterò all’ultimo giorno la messe della terra, già un mietitore è fra voi. Ed è questo spirito di Male che vi falcia e non fa di voi spighe di eterno grano, ma paglia per le dimore di Satana”.


“I Quaderni del 1943”, pagg. 152 – 153


29 - 10. Dice Gesù: “Quando faccio dire a Sofonia che io porterò via ogni cosa dalla terra, gli faccio profetare ciò che avverrà nella antivigilia del tempo ultimo, quello che poi io annunciai parlando, adombrato sotto la descrizione della [887] rovina del Tempio e di Gerusalemme, della distruzione del mondo, e ciò che profetò il Prediletto nel suo Apocalisse.

Le voci si susseguono. Anzi posso dire che, come in un edificio sacro elevato a testimoniare la gloria del Signore, le voci salgono da pinnacolo a pinnacolo, da profeta a profeta antecedente a Cristo, sino al culmine maggiore su cui parla il Verbo durante il suo vivere d’uomo, e poi scendono da pinnacolo a pinnacolo, nei secoli, per bocca dei profeti susseguenti al Cristo.


È come un concerto che canta le lodi, le volontà, le glorie del Signore, e durerà sino al momento in cui le trombe angeliche aduneranno i morti dei sepolcri e i morti dello spirito, i viventi della terra e i viventi del Cielo, perché si prostrino davanti alla visibile gloria del Signore e odano la parola della Parola di Dio, quella Parola che infiniti hanno respinta o trascurata, disubbidita, schernita, disprezzata, quella Parola che venne [888]: Luce nel mondo, e che il mondo non volle accogliere preferendo le tenebre”.

“I Quaderni del 1943”, pagg. 506 - 511

Il Vangelo del dubbio

Quando ero adolescente non smisi mai di leggere il Vangelo interrogandomi sulla sua storicità, riflettendo sulla possibilità che i racconti contenuti nei Vangeli potessero essere fatti realmente accaduti o invenzioni letterarie, qualcosa di concreto o una favola ben congeniata, qualcosa con cui illuderci fossimo quasi alienati mentali e così anche l’insegnamento morale che ci viene presentato in quel libro qualcosa di completamente fuori dal mondo e di irrealizzabile per una persona comune. Nei Vangeli le cronache sono ben distinte dalle metafore o da quello che ha una finalità morale, una valenza pedagogica; sono stati scritti per suscitare la fede nella passione, morte e risurrezione di un uomo di nome Gesù, che con le sue opere ha dimostrato ai suoi contemporanei tutto quello che diceva di sé e ciò che come prova della Verità ha confermato nella sua vita in mezzo a noi e nella testimonianza dei primi cristiani. Ci sono due modi di leggere il Vangelo e di interpretarlo, il primo costringe il lettore ad un incontro personale con Gesù, a conoscere Gesù, il secondo ci presenta la storia di un maestro che mette al centro della sua dottrina l’amore per il prossimo. Amare la Parola del Vangelo vuol dire credere nella sua veridicità e storicità, credere che Gesù sia vivo oggi e desideri avere una relazione d’amicizia personale con ciascuno di noi... altrimenti è una favola o un romanzo senza alcun esito, senza una soluzione positiva. ‘Dio è morto; la sua compassione per gli uomini lo ha ucciso’ come scriveva Nietzsche ammalandosi di mente e inaugurando l’inizio del Novecento, quindi niente può avere ancora valore o senso, nessuna risposta alle domande esistenziali. Per coloro che prendono sul serio il Vangelo forse valore e senso ce li suscita nella mente e nel cuore l’Eterna Sapienza racchiusa in quelle pagine - semplici e al contempo profonde - di duemila anni fa, scritte da chi ha conosciuto il Signore.

martedì 2 agosto 2022

Appunti di demonologia

Ovunque nel mondo si aggirano i demoni e il loro scopo è sempre quello di portare anime all’inferno, ma c’è qualcosa che ci suggerisce il buon senso o la saggezza, ciò che ci difende dal peccato ci difende dal diavolo e dai suoi gregari; talvolta alla televisione vengono trasmesse le gesta degli investigatori del paranormale o di sedicenti medium, queste persone dicono di avere a che fare con fantasmi di trapassati o altri fenomeni paurosi e sinistri, in realtà hanno sempre a che fare con fenomeni di infestazione diabolica dei luoghi, con delle presenze malefiche, hanno a che fare con dei demoni che possono toccarli, oppure li mordono o li graffiano e in quanto lontani dalla preghiera e dai sacramenti si espongono a vessazioni diaboliche di ogni genere che possono protrarsi per anni o per tutta la durata della vita, persino alla possessione diabolica, come accade quando si usa la tavola ouija per evocare i morti o delle presenze non meglio identificate. Ci sono casi di cronaca accertati in cui i demoni che risiedevano in un luogo hanno commesso degli omicidi perpetrandoli per anni o hanno indotto delle persone a commetterne influenzandone la mente e manipolandole, ossessionandole; in Francia in un palazzo sono morte decine di persone nell’arco di quasi un secolo per cause non accertate, sono state tutte rinvenute prive di vita all’interno dell’ascensore, sono tutte vittime di un demone che infestava quell’edificio; alcuni demoni provocano malattie come addirittura il tumore maligno, con gli esorcismi il tumore svanisce rivelando le cause reali della malattia che non sono naturali, ma che invece dipendono da un’attività diabolica, hanno origine dalla volontà dei demoni che intervengono sul corpo del malcapitato o della vittima di un maleficio. Anche l’occultismo è una porta per fare entrare il demonio nelle nostre vite, ci sono operatori dell’occulto legati a satana che su commissione e a pagamento fanno del male alla maniera di un killer ingaggiato per commettere un delitto, ritornare ad una vita autenticamente cristiana è fondamentale come stare alla larga da certi individui. Ogni demone conserva il grado e il potere che aveva quando era un angelo, non sono tutti uguali, non possono agire tutti allo stesso modo e fare tutti le stesse cose, dipende anche dalla permissione di Dio, la loro azione arriva solamente fino a dove arrivano le catene. Ci sono luoghi infestati in cui non è servito a niente fare esorcismi e nemmeno celebrarvi la Santa Messa, sono luoghi che i residenti hanno dovuto abbandonare e in certi casi sono stati apposti dei sigilli per dissuadere le persone ad abitarvi o l’edificio è stato demolito e sul terreno non si è edificato più nulla, perché purtroppo il male era massivamente radicato. Quando non abbiamo esperienze sensibili ed è il caso della maggior parte di noi, non crediamo affatto a tutte queste cose invisibili e indimostrabili, tantomeno alla preghiera e quindi non preghiamo o viviamo nel peccato esponendoci colpevolmente a certi pericoli non soltanto per l’anima ma anche per il nostro benessere e le nostre vite di quaggiù, per di più se qualcuno testimonia queste realtà e parla delle sue esperienze molti non ci credono finché non gli capita qualcosa, ma certi fenomeni o certi fatti non sono ordinari, accadono poco frequentemente, sono rari e ciascuno è sempre pronto a fare la persona razionale e con i piedi per terra, a cercare altre spiegazioni che lo lasceranno comunque illuso o incerto, sempre scettico sul soprannaturale.

Dal Vangelo di Luca 11,15-26

15Ma alcuni dissero: «E’ in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». 16Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. 17Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. 18Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. 19Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. 20Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. 21Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. 22Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l’armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. 23Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. 24Quando lo spirito immondo esce dall’uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito. 25Venuto, la trova spazzata e adorna. 26Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell’uomo diventa peggiore della prima».

venerdì 15 luglio 2022

Silloge poetica n°047


LA LINEA NERA

Questo deserto del mondo
in cui spiriti disincarnati vagano senza orizzonte
e gli altri spettri del presagio si mischiano
al fumo delle fornaci abbandonate
un mondo dove l'ordine è infranto da un caos freddo
fabbricatori del tessuto grezzo della vita
fuori nelle strade delle città marce
nella stanza confinata dal buio
di un marionettista muto
che per ogni pupazzo vede attraverso gli occhi vitrei
del materiale inerte di cui è fatto
manovra i fili e muove oltre il tempo
le anime dei corpi spenti
che fuggono laggiù lontane dal dolore
morti oramai a un passato
estraneo al punto fermo di ogni senso
non più schiave dell'attaccamento al benessere
e del collasso dell'ego
anime come di corvo che vola oltre il muro
senza sentire la pena del distacco
sopra alberi alti e solenni
le cui cime sono mosse dal vento della compassione
quel vento così carico di nostalgia
mentre lascia la cattiveria ai perduti di sempre
nel mezzo di un sentiero scritto con inchiostro rosso
che sembra sangue vergine
dentro quel fuoco nobile dell'amore sponsale
nel legame di coloro che non hanno ancora trovato nulla
guardando dentro i cuori dei desolati
che rinunciarono al perdono
per perseguire l'amaro calice della vendetta
lugubre anfiteatro dell'odio
forse la rinuncia può guarire le ferite interiori
farle cicatrizzare liberandole dall'oscura maledizione
dalla matrice cupa della linea esistenziale
che mangia ogni sentimento di assennata pace
forse questo mondo è una trappola
alleva i suoi figli già segnati dal destino
senza che la vita possa salvarli
per farli sedere ancora su troni di ossa e teschi
in quella voragine fatale
che senza requie
ci conduce fuori dalle apparenze
ridicola contumacia
del falso giacere nelle pagine
di un Vangelo oramai tradito dal disprezzo e dal disinteresse
di cuori come la pietra
insensibili e ottusi come dura pietra
grottesche marionette
in prigioni di vetro
che manovrate da orridi diavoli
giocano al nulla in una nuova civiltà pagana
di un mondo senza l'invitta carità

 

NELLA PANCIA DEL CLOWN

Questa giostra gira e ancora e ancora
ci sono i clown che ridono con le loro maschere fatte di gesso
sulla giostra molti personaggi fantastici e strani animali
che nel girare che ritorna sul suo centro
trovano alcune persone distratte
a cui i benpensanti hanno tolto il buon nome
senza il rispetto per la canizie
è un movimento perenne
senza tempo
si ferma e cade un clown
inciampa sulla sua idiozia mista a violenza
è il linguaggio dell'odio
cuori di zucchero filato che nel circo
sentono portarsi via
l'unico bene accettato in condivisione
la vanità di una vita verso il fatuo compiersi
sempre dimenticata
ma sempre guardata con sospetto
quando la memoria riporta a galla i pensieri fatti di sale
dove l'esistenza insipida trova un po' di sapore
quell'odio è sempre accerchiante
e desta dal sonno
quei clown mortiferi trasudanti incubi
che scherzano con il diavolo
del perché il nulla
ha l'apparenza di un fantoccio
che come relitto delle proprie angosce
si ritrova nel cerchio della giostra
che gira senza fermarsi
e ancora la notte
chiederà alla morte quando il suo nero afflato
smetterà di pulsare di inquietudine
quella giostra gira
e il mio cuore batte come le campane della chiesa
la mezzanotte suona zero rintocchi
e il clown tanto pazzo cade un'altra volta
mentre il viaggio è a metà
un viaggio di lacrime come fiele dove l'odio dei codardi
ancora si compiace nel pensiero disturbato
delle ore che passano sorde
mentre le campane
suonano il requiem degli stupidi
che non sono capaci di accorgersi dell'orrendo
a parte il presente senza scopo

 

LA MALATTIA

C'era una ragazza ai tempi della scuola
trovò la sua vocazione nell'ammansire i sentimenti
nello stordire la coscienza
ogni volta che alla sua attenzione
affioravano i ricordi
un tormento interiore l'afferrava dentro
per quel padre che non aveva mai conosciuto
per un amato fratello morto di eroina
sul ciglio di una strada dove la scimmia sulla schiena
faceva vedere sinistre immagini e volti d'anima
e il viaggio ogni volta intrapreso sembrava
un ansimare insieme agli angeli
la mamma cercava di persuaderla a studiare
ma la malattia era incombente
la realtà divisa tra quel mondo estraneo e disatteso
e le allucinazioni di una mente
che come nave sballottata dalla tempesta
portavano in un mondo separato
ma benevolo e più accogliente quasi fosse un sogno
la schizofrenia muoveva i pezzi complicati
di quella scacchiera che era la sua vita
tutta disorganizzata e fallace
e tutto fu abbandonato fin dagli affetti e poi anche la formazione
il tentativo maldestro di diventare parte inclusa
di una socialità o società malintesa
di quella dimensione esterna
il rifiuto della diversità nell'incomprensione
lo stigma e così sempre vittima dei perfidi imbecilli
e la segregazione come una pesante pietra
che schiaccia dentro senza scampo
quel mondo personale nel mondo disattento
un comportamento autistico
che limitava l'orizzonte alla propria stanza di pareti bianche
vuota di pensiero e sempre disordinata
sui fogli di carta sparsi ovunque la disgrafia
e le idee deliranti
dove ogni persona assumeva le sembianze
di un nemico da osteggiare
un animale cattivo in preda al panico
e quell'incubo della solitudine sempre più inarrestabile
la guardavano i mostri
la distraevano i fantasmi
la inorridivano quei cadaveri
le ombre della notte dissipavano lente
l'amore era invivibile e coatto
e le lacrime di Dio scendevano dai suoi occhi stanchi

 

CAINO

Sotto la maschera della giustizia
il volto beffardo del sopruso
finito il diritto
nelle strade è legge di vendetta
quel mostro sempiterno che ha generato il potere umano
nell'equidistanza fra ridicolo e blasfemo
quell'arte affine alle desolanti frustrazioni dei potenti
che pur avendo tutto cercano ancora
nei grandi beni di un mondo oramai devastato
oscurantismo consumistico che svuota di ogni valore
dove per contare qualcosa
devi avere il denaro
e con il denaro comprare non l'utile
ma il superfluo e il tuo male
e aggiungere ai conti aperti in banca il tuo cuore
e quanto rubato agli onesti
ai deboli che vilmente raggirati
lasciano anche l'anima nelle mani dei sedicenti benefattori
sono quelli che desiderano con seducente inganno
essi con falsità e tranelli promettono
un fulgido mondo quiescente
l'ordine nell'insanabile caos senza inibizioni
ma ecco l'orgoglio umano fatto di soddisfazione carnale
e di arroganza che vuole sempre di più
è il benessere il nuovo vangelo dei rinnegati
scritto con l'odio cieco che infligge morte al fratello
dove la Croce giudica i superbi
nei chiodi e nelle spine che abbattono i disprezzatori
quella Croce che ha vinto il mondo
e che giudicherà le coscienze
simili ad acqua pura o macchiate o incancrenite
attraverso questa palese discriminazione
che se l'accogli ti sorregge
e se la rifiuti ti schiaccia
schernitori sarcastici dell'uomo dei dolori
senza cuore penitente
un abisso di cruda stoltezza
per cantare la laude al demonio
che con il divenire del tempo
se li porta via
e il mondo non c'è più
rimane soltanto l'economia infernale
che ha divorato molte anime
e il denaro corroso dalla tignola e dalla ruggine
un nulla il cui depauperare
è ancora nulla


SENTIRE LE ANIME

Quando i cancelli del cimitero sono aperti,
entro facendomi il segno della croce, recito i requiem;
poi mi incammino per i viali sassosi
e guardo le opere d'arte, le statue, i bronzi,
le cappelle scolpite nel marmo;
anche qui nel paese della morte c'è bellezza.

Osservando le tombe cerco di scrutare qualcosa
dalle fotografie dei defunti e penso:
"Loro sono persone come me,
sono persone adesso e non nella cenere,
quello che fa la differenza
è che ora non sono più qui, se ne sono andate".

Arrivo al grande ossario
e guardando quei resti e quei teschi, medito:
"Sono parte di me, è anche il mio corpo, sangue, ossa,
sono fratelli e sorelle della mia stessa umanità,
respiravano l'aria come la respiro io".
Non è un deserto della memoria,
queste persone vivranno forse da un'altra parte?

Guardo la foto sbiadita di un bimbo
che sembra addormentato in una pace profonda
e l'epigrafe sulla sua tomba che dice:
"Non ti domandiamo Signore perché ce l'hai tolto,
ma Ti ringraziamo di avercelo dato".

E su diverse lastre fissate ai muri,
presenti un po' ovunque nel campo santo c'è scritto:
"O anime voi non moriste
ma libere dai legami con il corpo
vi ricongiungeste alla Prima Cagione".

Oltre ai tanti segni cristiani
c'è un serpente di pietra che si morde la coda
formando un cerchio simbolo dell'infinità dei secoli,
sembra un simbolo pagano o del mito...
è il tempo che si perde in una dimensione senza tempo,
anche per gli acattolici e gli ebrei, una premonizione.

Le piante odorose di resina e sempreverdi
ordinate in quei filari sono alberi che mai perdono le foglie,
figura dell'immortalità,
speranza delle anime caste
e quei muti testimoni ritratti in innumerevoli foto,
o le loro figure ferme nelle pose delle sculture
come guardiani di un mondo di cui nessuno sa niente.

Quella soglia ancora da varcare
e la preghiera per chi oramai è lontano
e non tornerà mai più...
la nostalgia, la malinconia
ma anche un senso di appartenenza...
siete noi, il passato non muore.

In quel meriggio che non conosce il buio della notte
ci sono gli immortali,
siamo noi che abbiamo varcato la soglia,
loro così vicini così lontani.
Sono gli altri, persone e non pensieri fuggevoli...
uomini, donne, vecchi e bambini
a cui oramai ogni lacrima è stata asciugata
e che ascoltano ogni nostro battito.

 

L'AMORE

Quel tocco sulla pelle
sembrava un suono che riproduceva la notte
riprovai a sentire la grande perdita
nell'eremo dei ricordi
fecero grandi viaggi i pensieri
nell'intricata selva delle pervasive emozioni
arrecava un senso di minacciosa insidia
la luce che traeva origine
dagli antichi numi di ere lontane
ancora qualche istante di invidia per gli amanti
e troverò la smarrita chiave dei loro cuori
nel suo cuore insolito che vibra di desolazione
un cuore nero come il carbone
duro come una pietra di selce tagliente
lacero di rimorsi come le vesti di un misero
l'amore è un tetro antagonista
dell'individuo rimasto sempre fanciullo
coltivato come una pianta in terra senz'acqua
sterile nell'immergersi del vano desiderio
l'amore non è altro che il richiamo
del più sottile tra gli accusatori
una mistificazione del sentirsi appagati
nel cercare illusorio che qualcuno sente per noi
l'amore non è la fiamma perpetua
in cui arde il nobile affetto
e dove si alimenta la benevolenza
ma un lucignolo fumigante
che spentosi finisce tutto in esile fumo
è soltanto l'amore che crea disse qualcuno
e l'odio non può proprio nulla
principio della vita è l'amore
nell'uomo come nelle altre creature
quando non c'è amore
è come per il cristiano che martire
dimentica il suo Signore
e tradisce l'attesa per l'incontro
ma quando l'amore è davvero vivo
la bellezza di quel solo martirio
supera i cieli fino al cuore dell'Eterno
è con Lui che rimane per sempre
nell'amplesso dell'anima
e nel dissolversi della propria carne
soffio di uno Spirito che fuori dal tempo
riempie l'universo
e lo sostiene nella sua interezza


L'ABBRACCIO

Nell'incontro tra quelle mani
piangeva il cuore ad ogni respiro
sentivo tanto vuoto
quanto fu l'amore per te
e allora sull'altare della desolazione
alzerò idealmente l'arsa Ostia della compassione
e per ogni ricordo insieme a te
ci sarà sempre qualcosa che diverrà silenzio
l'amore è stare zitti tra grida fallaci di egoismo
e sempre con questo amore
prossimo all'anima che ha pianto la perdita
e ha asciugato le sue lacrime
con il lino della tua veste adesso candida
come redento da un ottuso peccato
che voleva ergersi a padrone
ma trovò soltanto il dolore
un cuore rotto in mille pezzi come di terracotta
e la via per giungere al porto della salvezza
oramai percorsa da entrambi
in quel lembo di luce diurna
l'inafferrabile esito della devota preghiera
e tu papà sei ancora qui
ad abbracciare un figlio stanco
oppresso da una vita
che non ci ha dato che il battito dei nostri cuori
un battito che il tempo estingue
e che l'eternità accoglie molto in fretta
forse ancora per poco avrò modo di guardarti
di scrutare il tuo sguardo
ma tu sarai sempre qui a stringermi la mano
per il nostro bene agognato
e non per questa distanza che ci tradisce
quel battito si poserà sulla terra nuda
calerà sopra il tuo volto
un compianto sudario di quel sipario
sul palcoscenico del mondo in questo teatrino dalle false luci
e dall'arrogante ipocrisia
infine la verità invitta si alzerà come il Sole all'alba
perché conosco il tuo affetto
finalmente ho conosciuto il tuo segreto

 

L'EMPIETA'

Molto rimorso è il fuoco per uno spirito ebbro di vuoto
inattivo modo di fare la vita senza misura
cercando in nere caverne sotto il corpo nefando
artefice di colpe abominevoli
senza la volontà del diavolo che tenta al male
quando la posizione nella gerarchia riesce scomoda
il suo ruolo decade a miscredente idiota
nulla è sempre quel caso che sopporta la morte del prossimo
ogni morte è il decreto da cieca imperfezione
contro l'empireo di angeli stanchi
fossero anche le caduche divinità orientali
o l'uomo infelice considerato con sommo disprezzo
la dignità dei deboli calpestata dalla superbia
quando la melma del vizio sporca il cuore pulito
non c'è lavacro dal sangue reale
e la coscienza è sorda alla voce del Cielo
dove l'innocenza ansima il suo riscatto
gli occhi sono il prisma attraverso cui scorgere la verità
un karma riseminante la luce dell'anima
sempre lento nel suo trascorrere oltre il tempo
morente nel tempo che fugge
di quel morire dentro
fuori da ogni capacitazione
implacabile nel perdersi
in questo strano mondo impenitente


LA RICERCA DEL VERO

Quella montagna era alta e impervia
come l'orgoglio di chi commette un sopruso
ma più alta era l'insipienza di quelli che sanno
di quelli che dicono di sapere
o che trattano la loro scienza come moneta falsa
molto più vasto il limite dal conoscibile
e senza malintesi l'ignoto
apre il suo cuore nero alle ombre vaganti sulla terra
nel cadere dell'ottusità sui teoremi dei nozionistici
sulla matematica che descrive la realtà tangibile
il perché della vita resta imperscrutabile
come animali cercano di soddisfare la loro fame
bramano la carne dei fratelli e delle sorelle
quella carne cardine della salvezza
in quanto le opere vengono compiute attraverso la carne
sono le mani che leniscono il dolore
e quelle che come scorpioni velenosi danno la morte
la parola che corrode la sensibilità è rauca e stridente
c'è l'odio con i suoi miasmi soffocanti
ma quante parole dette inutilmente o per ferire
valgono più i silenzi e le parole non dette
forse un po' di amore vede più lontano della ceca fantasia
forse dove nasce la compassione
si insinua la vita e attecchisce con le sue radici profonde
il nutrimento e l'acqua sono il Dio vivo sempre assente
lo invochiamo e non risponde mai
ma al termine del viaggio ci può accogliere
fra le righe di un'anima solitaria e triste c'è l'amore
è quel desiderio di bene
quella volontà di vita
quella bellezza nel dare e nel condividere
così anche il tormento
come inchiodati al legno della Croce del Cristo
è l'amore accolto e l'amore corrisposto
forse tutto nei minimi dettagli