Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

venerdì 25 dicembre 2015

Selezione di haiku n°002

Haiku (del medesimo autore e apologeta)
II° Antologia di metafore tra la natura e il mondo interiore

Alza la cresta il gallo
il mattino sereno concilia il suo canto
le lacrime del pentimento lavano

Guardo gli amici senza accusarli
la gratitudine di chi si sente perdonato
il suo cuore è libero

Gli olmi si stagliano alti
sono forti contro il vento che avversa
le radici non scricchiolano paurosamente

Fuoco e acqua si annichilano
elementi nel paradosso di una mente instabile
l’equilibrio è dato dal carisma

La luce dell’alba si eleva
orizzonte sconfinato di un cielo molto accogliente
la tranquillità è dono prezioso

La primavera ha fiori profumati
nell’animo il profumo proviene da nobili virtù
la persona e la dignità

Contro l’altitudine della montagna granitica
niente di piccino può competere in fortezza
soltanto la quiete interiore trascende

L’uomo è quel che esprime
niente dice meglio di lui dal didentro
la chioccia e i pulcini

Far caso agli altri sparlanti
chi parla con benevolenza è come miele
le api lavorano la dolcezza

La luna è molto rossa
sacrificio è dare la vita agli amici
quando ancora non lo sono

Il canto delle balene affascina
nell’oceano la loro sinfonia allieta i marinai
musica che sospende la crudeltà

Se rispetti la vita altrui
hai la prova che l’amore è vincitore

la bellezza è amare sempre

lunedì 30 novembre 2015

Chi cerca Dio ama la solitudine

La solitudine è quello specchio che ti mette alla presenza della tua verità; quando ci ritroviamo soli a volte abbiamo paura, quando abbiamo accanto delle persone proviamo una grande consolazione, da come una persona vive la propria solitudine, che siano momenti o l’intera esistenza, esprime il suo rapporto con l’ignoto: ciascuno interpreta ciò che non conosce con modalità differenti, riconosce la sua estrema fragilità, la sua transitorietà, la sua piccolezza oppure si sente forte della sua autonomia e indipendenza, ma questa considerazione è fasulla, non è altro che percepire sé stessi come un assoluto e il resto del mondo relativo, significa illudersi fin tanto da diventare folli. La solitudine porta in sé la perversa capacità di degradare l’uomo facendolo nemico di tutto quello che non è suo, compresa la vita altrui, ma porta in sé anche la capacità positiva di aprire il cuore alla grazia e di incontrare Dio nel segreto dell’anima. Quando senza suggerimento di alcuno desideri pregare e preghi, il tuo potenziale di bene si esprime nei tuoi confronti e nei confronti degli altri che sono nostri fratelli e nostre sorelle: è l’incominciamento di un anelito sincero e spontaneo, il desiderio di amare perché ci si sente amati, chi non vuole amare è perché non si è mai sentito amato da nessuno, sentendosi amata una persona risponde con la gratitudine, il che significa decidere di amare, liberamente e per scelta, senza costrizione ma per l’esercizio della sua volontà. La volontà ci differenzia, volere il bene significa ricercarlo per sé stesso, non volerlo significa chiusura e opposizione, gli antichi usavano l’espressione ‘ indurimento del cuore ’ o ‘ cuore di pietra ’, è quella condizione interiore, morale e spirituale che non ci permette di provare rimorso, di pentirci, di piangere, di compatire, di sentire il prossimo come parte di noi e noi suoi custodi e responsabili della sua vita e del suo destino. C’è chi rimane solo per scelta e c’è chi non può cambiare la propria situazione perché non ne ha la forza, la capacità e il potere… perché da solo non ce la fa e non trova aiuto. Quando nasciamo dal grembo di nostra madre siamo soli, quando moriamo siamo soli: se noi preghiamo o accanto abbiamo qualcuno che prega per noi, siamo consolati perché il Signore che ci ha tratti dal nulla all’essere non ci abbandona mai, ad ogni istante dell’esistenza è sempre vicino, è molto vicino. Credere che dove siamo [localizzazione] ci sia una Persona che non vediamo [sostanzialità] equivale a una ideazione, a una proiezione mentale, a una fantasia: non è così. La realtà non è soltanto quella che pensiamo o di cui ci convinciamo della concretezza perché cade sotto la percezione dei sensi, quindi è tangibile e inequivocabile; la realtà è molto vasta e profonda, per lo più sconosciuta, affermare una simile idea è razionale, non comporta alcuna forma di alienazione, è qualcosa che manifesta curiosità e apre alla ricerca. Una vita trascorsa in solitudine non necessariamente porta a sentirsi soli e privi del contatto con gli altri, la solitudine la senti nella misura in cui hai dimenticato che il mondo è una dimensione caratterizzata dalla molteplicità delle espressioni che manifestano la vita nelle sue innumerevoli creature; si è veramente soli quando ci si ripiega nella solitudine e non si vuole uscire da sé stessi per incontrare le altre persone con l’esercizio delle facoltà comunicative: una di queste facoltà è la preghiera che si esprime con i sentimenti e la parola. Chi prega non è mai solo perché eleva la sua dimensione naturale a quella soprannaturale, instaura una relazione benevola e benefica con la pratica di quella virtù cristiana che è la fede: chi crede non può rinunciare alla preghiera, chi crede prega perché è consapevole che Qualcuno lo ama e desidera la sua amicizia, una intesa profonda, una comunione di cuori, il dialogo e l’ascolto. Amare chi ti ama è il superamento definitivo della solitudine esistenziale, dell’ontologica separazione dal mondo e dai propri simili. La persona veramente sola è quella che non vuole amare, la persona che ama si apre agli altri e sia il senso della solitudine come la sua realtà fisica, svaniscono nel sentire il prossimo dentro la propria anima, guardandolo con sincera affezione, è l’empatia che diventa bellezza esistenziale, senso autentico dell’esistenza, non è un sogno che ci estrania da quaggiù, è una forza che ci rende capaci di partecipare alla vita che ci avvolge e ci coinvolge, nel bene o nel male lo decidiamo noi e il Signore ci vede interessandosi attivamente alle nostre vicende, ma noi quasi sempre non ci prestiamo attenzione.

giovedì 12 novembre 2015

Selezione di haiku n°001

Haiku (del medesimo autore e apologeta)
Antologia di metafore tra la natura e il mondo interiore

La perla preziosa del cuore
suonano le note sul pentagramma in estate
quel che ascolto è candore

Albero tra radici e chioma
stende i suoi rami frondosi nei sogni
eco di voci chiamano fantasie

Nulla è bello come volare
libellula sullo specchio d’acqua di uno stagno
sorridere alle nuvole che migrano

La tigre aggredisce chi brama
mangiare è nutrire il desiderio del vivo
saziando lo stomaco cresce celermente

Donna che conosce chi amerà
amare è la dottrina del vento libero
senza libertà la persona ammutolisce

Fare per essere nel divenire
ambra dalla resina antica che immortala lucentezza
la bellezza traspare dal legno

Saggezza che vuole il bene
nel risentimento prova tristezza e senso desolante
la locusta divora le colture

Luna circolare nel firmamento immenso
il suo riflesso negli sguardi dei meditabondi
pupille nere che scrutano lontano

Vento caldo dai deserti soffia
si appoggia lieve la guancia su costei
carezzando la pelle muove tenerezza

Non c’è coraggio senza ardire
il lupo cerca nella steppa la gazzella
facile con la carne passibile

Rispetto è correre con affetto
dal bosco e dal sottobosco rumori ancestrali
la lentezza è rispetto sagace

Senza pioggia il lago dissecca
arida è l’anima senza affezione e sensazioni
se qualcosa di importante rimane

giovedì 3 settembre 2015

Chi crede non s'illude, è razionale

Decalogo catechistico per chi ha perso la “bussola” della fiducia e della preghiera, cadendo nel più gretto nichilismo e nell’ipocrisia.

I° – Il Cristianesimo non è una tra le tante religioni, e non è una religione.

II° – Il Cristianesimo è la persona di Gesù Cristo, Dio vivente, presente e operante: ieri, oggi e sempre; nascostamente, che noi amiamo sopra noi stessi e sopra ogni cosa, in quanto nostra speranza e sommo Bene.

III° – Il cristiano non solo crede in Dio creatore, Spirito e Verità: crede che Gesù Cristo è Dio.

IV° – Dio è Amore: la sua forza è dolcezza.

V° – Il Signore ama ogni persona come figlio unico, non dimentica e non abbandona nessuno, da Lui riceviamo l’esistenza e la perpetuità, ma esige incessantemente la fede, ma di più l’amore.

VI° – Morire significa incontrare Gesù.

VII° – Tutta la dottrina cristiana si riassume nell’amore, per Dio a cui andiamo, per sé e per il prossimo.

VIII° – Chi non ama rimane nella morte, estraneo al Signore.

IX° – Chi ama passa dalla morte alla vita, in comunione con il Signore.

X° – Amare significa sofferenza e sacrificio, abnegazione, rinuncia e dono di sé agli altri.

lunedì 18 maggio 2015

Libero arbitrio e senso di Dio

Nella vita non possiamo controllare quasi niente, sono troppe le persone che hanno la convinzione di avere potere sul proprio destino, l’esame di realtà ci dice che non è così; quello che possiamo fare è scegliere se voler bene o voler male, il rimanente del tempo è una conseguenza di una nostra impostazione morale. La vita è un contenitore che noi riempiamo con i pensieri, le parole e le azioni in cui non c’è alcuna cosa che sia neutra, non ci sono sfumature ma soltanto la chiara e netta distinzione tra il peccato e la grazia. Fuggire il male e fare il bene è l’unica possibilità aperta alla persona per liberarsi dalla schiavitù del maligno e diventare libera di amare Dio e il prossimo; sono pochi coloro che comprendono fino in fondo questo linguaggio, il mondo è una macchina che corrompe e allontana dalla Verità: l’uomo propone, Dio dispone… antica e saggia massima morale che invita all’umiltà, alla preghiera e al fiducioso abbandono nella Provvidenza.

mercoledì 13 maggio 2015

Vergine potente contro il male, prega per noi

Preghiera alla Madonna di Fatima


Nostra Signora di Fatima che hai prediletto tre semplici fanciulli, Giacinta, il suo fratellino Francesco e Lucia per far conoscere alle genti la Verità sul destino delle anime oltre la vita di quaggiù, aiutaci a rinunciare al male il cui istigatore è il diavolo e a dire sì per sempre all’Amore e alla Misericordia del tuo figliuolo Gesù che desidera tanto fortemente la nostra eterna salvezza, aiutaci ad avanzare nel cammino di conversione al Signore senza smarrire la buona volontà e la fiducia, aiutaci ad invocarti come nostra vera Madre benignissima e soccorritrice confidando nel tuo prezioso ausilio e nella tua materna protezione quando siamo in pericolo e contro i nemici dell’anima e del corpo, augusta Regina degli Angeli e condottiera delle schiere della Luce; oh Cuore Immacolato di Maria a te ci affidiamo pregando assiduamente il Santo Rosario, e con affetto filiale ti domandiamo: liberaci, guariscici e confortaci nelle situazioni di prova e di sofferenza, conserva in noi sempre vive e accese le virtù di fede, di speranza ma soprattutto di carità, cambia i nostri cuori e rendili buoni e puri com’è il tuo che amandoci come figli e figlie di un amore immenso, non si arrende di fronte a nessuna chiusura e ingratitudine; oh Madonna ti supplichiamo affinché le nostre sofferenze non siano vane, ma giovino alla salute dell’anima e per la conversione dei peccatori, inoltre fa che accettiamo con coraggio e abnegazione il dolore e le lacrime dalla permissione dell’Altissimo per riparare ai nostri molti e gravi peccati con cui vi abbiamo offesi, ingiuriati e amareggiati, oh Gesù e Maria. Quando verrà la nostra ultima ora sii presente accanto a ciascuno di noi oh Vergine Immacolata, per difenderci dal maligno nemico, schiacciando il suo capo altero e rimandandolo nella sua sede tenebrosa, così che non si ripresenti mai più… per poi abbracciarci teneramente e prenderci con te, oh nostra buona Madre e accompagnarci nella Luce perpetua del Paradiso. Così sia.

Si recitino tre Ave Maria alla Madonna .

venerdì 3 aprile 2015

Gesù si è sacrificato per amore della mia anima

LA PASSIONE E LA MORTE DEL SIGNORE DESCRITTE DA UN ILLUSTRE MEDICO FRANCESE DEL SECOLO SCORSO

Alcuni anni fa in seguito alle ricerche del dottor Barbet, si poteva ormai essere certi che la morte di Gesù in croce era avvenuta per contrazione tetanica di tutti i muscoli e per asfissia.

In seguito a quella osservazione il medico in questione stese per iscritto una allucinante ricostruzione, dal punto di vista scientifico, della passione di Gesù. Premise un’avvertenza: « Io sono soprattutto un chirurgo; ho insegnato a lungo. Per 13 anni sono vissuto in compagnia di cadaveri; durante la mia carriera ho studiato a fondo l’anatomia. Posso dunque scrivere senza presunzione ».

« Gesù entrato in agonia nell’orto del Getsemani – scrive l’evangelista Luca – pregava più intensamente. E diede in un sudore come di gocce di sangue che cadevano fino a terra ». Il solo evangelista che riporta il fatto è un medico, Luca. E lo fa con la precisione di un clinico. Il sudar sangue, o ematoidrosi, è un fenomeno rarissimo. Si produce in condizioni eccezionali: a provocarlo ci vuole una spossatezza fisica, accompagnata da una scossa morale violenta, causata da una profonda emozione, da una grande paura. Il terrore, lo spavento, l’angoscia terribile di sentirsi carico di tutti i peccati degli uomini devono aver schiacciato Gesù. Questa tensione estrema produce la rottura delle finissime vene capillari che stanno sotto le ghiandole sudoripare... Il sangue si mescola al sudore e si raccoglie sulla pelle; poi cola per tutto il corpo fino a terra. Conosciamo la farsa di processo imbastito dal Sinedrio ebraico, l’invio di Gesù a Pilato e il ballottaggio della vittima fra il procuratore romano ed Erode. Pilato cede e ordina la flagellazione di Gesù. I soldati spogliano Gesù e lo legano per i polsi a una colonna dell’atrio. La flagellazione si effettua con delle strisce di cuoio multiplo su cui sono fissate due palle di piombo o degli ossicini. Le tracce sulla Sindone di Torino sono innumerevoli; la maggior parte delle sferzate è sulle spalle, sulla schiena, sulla regione lombare e anche sul petto. I carnefici devono essere stati due, uno da ciascun lato, di ineguale corporatura. Colpiscono a staffilate la pelle, già alterata da milioni di microscopiche emorragie del sudore di sangue. La pelle si lacera e si spacca; il sangue zampilla. A ogni colpo il corpo di Gesù trasale in un soprassalto di dolore. Le forze gli vengono meno: un sudore freddo gli imperla la fronte, la testa gli gira in una vertigine di nausea, brividi gli corrono lungo la schiena. Se non fosse legato molto in alto per i polsi, crollerebbe in una pozza di sangue. Poi lo scherno dell’incoronazione. Con lunghe spine, più dure di quelle dell’acacia, gli aguzzini intrecciano una specie di casco e glielo applicano sul capo. Le spine penetrano nel cuoio capelluto e lo fanno sanguinare (i chirurghi sanno quanto sanguina il cuoio capelluto). Dalla Sindone si rileva che un forte colpo di bastone dato obliquamente, lasciò sulla guancia destra di Gesù una orribile piaga contusa; il naso è deformato da una frattura dell’ala cartilaginea. Pilato, dopo aver mostrato quello straccio d’uomo alla folla inferocita, glielo consegna per la crocifissione. Caricano sulle spalle di Gesù il grosso braccio orizzontale della croce; pesa una cinquantina di chili. Il palo verticale è già piantato sul Calvario. Gesù cammina a piedi scalzi per le strade dal fondo irregolare cosparso di ciottoli. I soldati lo tirano con le corde. Il percorso, fortunatamente, non è molto lungo, circa 600 metri. Gesù a fatica mette un piede dopo l’altro; spesso cade sulle ginocchia. E sempre quella trave sulla spalla. Ma la spalla di Gesù è coperta di piaghe. Quando cade a terra la trave gli sfugge e gli scortica il dorso. Sul Calvario ha inizio la crocifissione. I carnefici spogliano il condannato; ma la sua tunica è incollata alle piaghe e il toglierla è semplicemente atroce. Non avete mai staccato la garza di medicazione da una larga piaga contusa? Non avete sofferto voi stessi questa prova che richiede talvolta l’anestesia generale? Potete allora rendervi conto di che si tratta. Ogni filo di stoffa aderisce al tessuto della carne viva; a levare la tunica, si lacerano le terminazioni nervose messe allo scoperto nelle piaghe. I carnefici danno uno strappo violento. Come mai quel dolore atroce non provoca una sincope? Il sangue riprende a scorrere; Gesù viene steso sul dorso. Le sue piaghe s’incrostano di polvere e di ghiaietta. Lo distendono sul braccio orizzontale della croce. Gli aguzzini prendono le misure. Un giro di succhiello nel legno per facilitare la penetrazione dei chiodi e l’orribile supplizio ha inizio. Il carnefice prende un chiodo (un lungo chiodo appuntito e quadrato), lo appoggia sul polso di Gesù; con un colpo netto di martello glielo pianta e lo ribatte saldamente sul legno. Gesù deve avere spaventosamente contratto il viso. Nello stesso istante il suo pollice, con un movimento violento, si è messo in opposizione nel palmo della mano: il nervo mediano è stato leso. Si può immaginare ciò che Gesù deve aver provato: un dolore lancinante, acutissimo che si è diffuso nelle sue dita, è zampillato, come una lingua di fuoco, nella spalla, gli ha folgorato il cervello il dolore più insopportabile che un uomo possa provare, quello dato dalla ferita dei grossi tronchi nervosi. Di solito provoca una sincope e fa perdere la conoscenza. In Gesù no. Almeno il nervo fosse stato tagliato netto! Invece (lo si constata spesso sperimentalmente) il nervo è stato distrutto solo in parte: la lesione del tronco nervoso rimane in contatto col chiodo: quando il corpo di Gesù sarà sospeso sulla croce, il nervo si tenderà fortemente come una corda di violino tesa sul ponticello. A ogni scossa, a ogni movimento, vibrerà risvegliando il dolore straziante. Un supplizio che durerà tre ore. Anche per l’altro braccio si ripetono gli stessi gesti, gli stessi dolori. Il carnefice e il suo aiutante impugnano le estremità della trave; sollevano Gesù mettendolo prima seduto e poi in piedi; quindi facendolo camminare all’indietro, lo addossano al palo verticale. Poi rapidamente incastrano il braccio orizzontale della croce sul palo verticale. Le spalle di Gesù hanno strisciato dolorosamente sul legno ruvido. Le punte taglienti della grande corona di spine hanno lacerato il cranio. La povera testa di Gesù è inclinata in avanti, poiché lo spessore del casco di spine le impedisce di riposare sul legno. Ogni volta che Gesù solleva la testa, riprendono le fitte acutissime. Gli inchiodano i piedi. È mezzogiorno. Gesù ha sete. Non ha bevuto nulla né mangiato dalla sera precedente. I lineamenti sono tirati, il volto è una maschera di sangue. La bocca è semiaperta e il labbro inferiore già comincia a pendere. La gola è secca e gli brucia, ma Gesù non può deglutire. Ha sete. Un soldato gli tende, sulla punta di una canna, una spugna imbevuta di una bevanda acidula in uso tra i militari. Ma questo non è che l’inizio di una tortura atroce. Uno strano fenomeno si produce nel corpo di Gesù. I muscoli delle braccia si irrigidiscono in una contrazione che va accentuandosi: i deltoidi, i bicipiti sono tesi e rilevati, le dita si incurvano. Si tratta di crampi. Alle cosce e alle gambe gli stessi mostruosi rilievi rigidi; le dita dei piedi si incurvano. Si direbbe un ferito colpito da tetano, in preda a quelle orribili crisi che non si possono dimenticare. È ciò che i medici chiamano tetania, quando i crampi si generalizzano: i muscoli dell’addome si irrigidiscono in onde immobili; poi quelli intercostali, quelli del collo e quelli respiratori. Il respiro si è fatto a poco a poco più corto. L’aria entra con un sibilo ma non riesce quasi più a uscire. Gesù respira con l’apice dei polmoni. La sete di aria: come un asmatico in piena crisi, il suo volto pallido a poco a poco diventa rosso, poi trascolora nel violetto purpureo e infine nel cianotico. Gesù, colpito da asfissia, soffoca. I polmoni, gonfi d’aria non possono più svuotarsi. La fronte è imperlata di sudore, gli occhi sembrano uscire fuori dalle orbite. Che dolori atroci devono aver martellato il suo cranio! Ma cosa avviene? Lentamente, con uno sforzo sovrumano, Gesù ha preso un punto di appoggio sul chiodo dei piedi. Facendosi forza, a piccoli colpi, si tira su, alleggerendo la trazione delle braccia. I muscoli del torace si distendono. La respirazione diventa più ampia e profonda, i polmoni si svuotano e il viso riprende il pallore primitivo. Perché tutto questo sforzo? Perché Gesù vuole parlare: « Padre, perdona loro: non sanno quello che fanno ». Dopo un istante il corpo ricomincia ad afflosciarsi e l’asfissia riprende. Sono state tramandate sette frasi di Gesù dette in croce: ogni volta che vuol parlare, Gesù dovrà sollevarsi tenendosi ritto sui chiodi dei piedi... Inimmaginabile! Uno sciame di mosche (grosse mosche verdi e blu come se ne vedono nei mattatoi e nei carnai), ronza attorno al suo corpo; gli si accaniscono sul viso, ma egli non può scacciarle. Fortunatamente, dopo un po’, il cielo si oscura, il sole si nasconde: d’un tratto la temperatura si abbassa. Fra poco saranno le tre del pomeriggio. Gesù lotta sempre; di quando in quando si risolleva per respirare. È l’asfissia periodica dell’infelice che viene strozzato e a cui si lascia riprendere fiato per soffocarlo più volte. Una tortura che dura tre ore. Tutti i suoi dolori, la sete, i crampi, l’asfissia, le vibrazioni dei nervi mediani, non gli hanno strappato un lamento. Ma il Padre (ed è l’ultima prova) sembra averlo abbandonato: « Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? ». Ai piedi della croce stava la madre di Gesù. Potete immaginare lo strazio di quella donna? Gesù dà un grido: « Tutto è compiuto! ». E a gran voce dice ancora: « Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito ». E muore.

martedì 3 marzo 2015

Apologeticum

Apologia del cristianesimo di Tertulliano
21 dicembre 2012 · recensione di Gianmarco Bisogno

L’odio nascente, anzi direi rinascente, nei confronti dei cristiani (soprattutto tra noi giovani d’oggi) mi ha fatto e tutt’ora mi sta facendo riflettere. È come se oggi essere cristiani sia antimoderno, contro l’evoluzione della nostra specie, contro la società contemporanea mentre essere atei o quanto meno antireligiosi sia essere a tutti gli effetti uomini del XXI secolo capaci di dare risposte a tutti i quesiti della nostra esistenza, capaci di trasformare un punto interrogativo in un punto esclamativo. Il cristiano, nel 2012, non è concepibile; forse lo era e lo poteva essere in età medievale, ma nella società moderna assolutamente no. Premettendo che non sono affatto cristiano mi sono comunque informato sull’“altra campana” e voglio proporvi la recensione di un testo che mi ha a dir poco illuminato sia per la modernità dei contenuti e sia, soprattutto, per la modernità dei contenuti in relazione ai tempi in cui è stato scritto questo libro (precisamente 197 d.C.). Il libro in questione è “Apologia del cristianesimo” (Apologeticum) di Quinto Settimio Fiorente Tertulliano (circa 150 d.C. – 220 d.C.).

Facendo le dovute (e direi ovvie) differenze tra il 197 d.C. e il 2012 questo testo è quanto mai attuale. Il perché Tertulliano sente l’esigenza di scrivere un’apologia del cristianesimo è facile da capire. I cristiani sono perseguitati, sono torturati, sono uccisi senza regolare processo. Ora se ci togliamo i panni di ragazzi che vivono nel XXI secolo dove essere cristiano non è di moda e proviamo ad entrare in un mondo dove la verità è metastorica ci rendiamo conto della grandezza del messaggio tertullianeo. I cristiani rappresentano se non la minoranza sicuramente la debolezza. Essi sono i deboli: coloro contro cui scagliarsi in qualunque circostanza e in qualunque modo.

Le prime pagine di questo scritto sono un inno contro il pregiudizio, contro il razzismo, contro le sentenze date senza regolare processo e contro chi viola le libertà fondamentali dell’uomo; in primis quella di culto. “Lodano ciò che conoscono, biasimano ciò che ignorano, e ciò che sanno disapprovano a cagione di ciò che ignorano; come se non fosse più giusto formulare un giudizio preventivo sulle cose occulte fondandosi su quelle manifeste, che condannare anticipatamente le manifeste sulla base delle occulte”. E ancora: “Poiché dunque in ogni cosa ci trattate diversamente da ogni altro colpevole, cercando di ottenere una sola cosa, di farci separare da questo nome, voi potete comprendere come non sia in causa un delitto, ma un nome”.  (Tertulliano, Apologia del cristianesimo). Non questo forse l’inizio di ogni tipo di razzismo? Trovare, non delle persone, ma un nome a cui dare la colpa senza nemmeno conoscere di cosa si sta parlando.

Ma, sembrerà assurdo, il punto più alto della trattazione non è questo. Tertulliano va oltre. Raggiunge il picco quando tratta di religione perché se esiste davvero una verità che va oltre il tempo storico determinato, Tertulliano qui dà un’ancata decisiva a tutto l’Illuminismo francese e anche ad altri che si son divertiti nel dare dei pazzi ai cristiani. Per tutta una scuola di pensiero, infatti, l’irrazionalità della religione era ciò che faceva cadere d’un sol pezzo l’impianto fideistico. Era la prova provata della friabilità del concetto religioso. Era la più grande colpa che un uomo dotato di ratio potesse avere. Tertulliano risponde semplicemente dando ragione a tutta questa scuola di pensiero. Ci si aspetterebbe una guerra (con armi anche proibite) da parte di un apologeta cristiano nei confronti di questi pensatori. Lui gli dà ragione e perde la guerra in partenza. Quella colpa tanto cara agl’Illuministi è in realtà la più grande peculiarità cristiana altrimenti un uomo non si potrebbe definire tale.

Una fede non si potrebbe definire tale se non è presente quell’irrazionalità che i cristiani chiamano Dio. “Ciò che ci fa comprendere Dio è proprio il non poterlo comprendere; così la potenza della sua grandezza lo rende palese ed ascoso agli uomini. Ed è questa la maggior colpa di coloro che non lo vogliono riconoscere: che non lo possono ignorare”. Il dato di fatto che noi non sappiamo cosa ci sia al di là delle cose non può essere ignorato ed anche il fatto che è incomprensibile è un dato di fatto. E’ proprio questa incomprensibilità che ce lo fa comprendere perché se lo comprendessimo Dio sarebbe simile ad un oggetto di conoscenza qualsiasi e noi potremmo conoscere tutto. L’uomo è piccolo. Chi non vuole vivere con questa ovvietà è libero di farlo, Tertulliano chiede solo di essere riconosciuto come tale.

Citazione di Tertulliano tratta da Ad Scapulam, II, 2.

La religione di un uomo non è di danno o di aiuto ad un altro. Ma non fa certo parte della religione imporre la religione”.

sabato 7 febbraio 2015

Dal buon tesoro del cuore

Dal Vangelo secondo Luca, capitolo 12 le cose materiali non servono a niente, il regno di Dio è racchiuso nell’esercizio delle tre grandi virtù cristiane di fede, speranza e carità: tutto si deve perdere di quel che abbiamo quaggiù, rimane soltanto l’amore che abbiamo saputo dare al nostro prossimo e il dopo… è la sapienza evangelica, la sapienza dei semplici

13Uno della folla gli disse: “Maestro, di a mio fratello che divida con me l'eredità”.14Ma egli rispose: “O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?”. 15E disse loro: “Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni”. 16Disse poi una parabola: “La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. 17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? 18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. 20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? 21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio”.

22Poi disse ai discepoli: “Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. 23La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito. 24Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete! 25Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? 26Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto? 27Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 28Se dunque Dio veste così lerba del campo, che oggi cè e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede? 29Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con lanimo in ansia: 30di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. 31Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.

32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.

33Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma. 34Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

venerdì 23 gennaio 2015

Sul bene da ricercare e sul male da evitare

Quando una persona è avvolta e attraversata dalle tenebre e non cerca più la luce della preghiera, perché il dubbio che si è insinuato nella sua anima le ha portato via la fede rendendola miscredente e disperata, satana trova una via facile ed entra così come entrò in Giuda Iscariota e prende possesso del suo cuore schiavizzandolo e determinandolo al male, al peccato; la schiavitù del diavolo non è la libertà dei figli di Dio, essere schiavi significa essere strumentalizzati senza più avere la capacità di sottrarsi dai condizionamenti, usati come oggetti per una finalità precisa per poi essere buttati nella geenna, quella discarica di rifiuti consistente in una valletta fuori dalle mura della Gerusalemme antica dove bruciavano costantemente fuochi di zolfo, e ancora più in antico si sacrificavano bambini innocenti ai demòni in culti pagani, luogo orribile e maledetto usato come immagine dell’inferno da Gesù. I figli di Dio sono liberi perché come dice il Signore: “La Verità vi farà liberi”, conoscere la Verità che ci è stata rivelata da Cristo e che ci è stata trasmessa dai suoi Apostoli, ci rende liberi perché possediamo così la chiave per interpretare la vita e il suo destino, per comprendere il valore e la dignità di ogni creatura umana in relazione al suo Creatore e a quale realizzazione e felicità siamo destinati se diciamo di no al male e al diavolo che ne è l’istigatore, e diciamo di sì al Signore affidandoci al suo amore e alla sua misericordia, volgendoci al bene e decidendoci per la conversione: seguire la Via della conversione significa sostanzialmente amare sul serio e coerentemente senza finzione nelle scelte di ogni giorno perseverando nelle virtù umane e cristiane e nei Comandamenti, quindi è necessario prendere la decisione coraggiosa di cambiare. Cristo Via, Verità e Vita, Cristo nostra eterna beatitudine che abita in noi, Cristo nostro vero amico, nostro fratello e nostro Padre: “Chi vede me, vede il Padre… Io sono nel Padre e il Padre è in me”. Se una persona non cambia ed è sempre perché non vuole, rimane prigioniera delle tenebre e del maligno, se si convince di essere felice autopersuadendosi che tutto vada bene così com’è, vive arroccata in un castello di illusioni; cambiare significa rinunciare al male senza alcun compromesso, senza mezze misure, il cambiamento vero inizia accorgendosi delle tante problematicità che caratterizzano il nostro vissuto, quando qualcosa non va la reazione consiste nel tentativo di mettere le cose a posto, la soluzione non è nelle cose esteriori e materiali, la soluzione è nascosta nella nostra interiorità, è lì che il Signore si rende presente e ci parla nel silenzio dove non siamo soli, occorre ascoltare la sua voce esaminando noi stessi e prendendo la decisione giusta: convertirsi a Dio e alla preghiera è la cosa giusta per sé stessi e per gli altri, il Signore e la Madonna sono accanto a noi anche se con gli occhi del corpo noi non li vediamo e se preghiamo sinceramente con il cuore attraversato dalla luce della fede e dell’amore, ci sono così vicini tanto da abbracciarci e accarezzarci, perché ci vogliono talmente bene che non possiamo neanche immaginarci quanto. Le promesse del nostro Battesimo sono essenzialmente due, consacrarsi a Dio e rinunciare a satana, ed è una pratica molto saggia rinnovare ogni giorno della nostra vita le promesse battesimali, è una orazione molto importante che in sé racchiude un esorcismo con una implicazione apotropaica. La volontà di Dio è amore e misericordia, nonostante tutte le prove e le sofferenze della vita, ricordiamoci che Lui per primo ha portato la Croce e per chi lo ama davvero questo pensiero è di conforto; incontrare il Signore significa comprendere con un atto di fiducia incondizionata che Lui ci vuole bene e ci vuole salvare, e con Lui la Madonna e i santi Angeli: l’atto di fede è indispensabile per andare in Paradiso ma senza escludere l’amore, ancor più importante perché comunione con Gesù, sorgente della Vita.

lunedì 12 gennaio 2015

Opporsi alla manipolazione mentale

L’unico modo per non lasciarsi condizionare da quel che passa nella nostra mente da molteplici canali è formarsi ad un acuto senso critico, la critica immunizza la mente da ogni genere di manipolazione e non soltanto la critica, anche la conoscenza di sé e il ragionamento, la prassi della logica; non si deve mai prescindere dalle opinioni altrui, occorre invece formarsi una propria opinione personale sulla base di tutti gli apporti e sulla loro analisi critica. Molte aggregazioni di uomini sono scenografie teatrali che nascondono i più biechi interessi, le persone sono integrate nelle comunità perché si prestano ad una finalità specifica la quale quasi sempre gli viene celata, oppure viene mascherata con qualcosa che li convinca essere per loro il maggior bene elargitogli con abnegazione; l’inganno è il modo con cui si lava il cervello alla gente e si convince ogni persona a pensare, a parlare e a comportarsi conformemente a un determinato stereotipo, appoggiandosi su una delle più grandi fragilità della natura umana, quella del desiderio di sentirsi parte di una comunità solidale, di sentirsi valorizzati come soggetti, di sentirsi protetti dal mondo esterno… una sorta di grembo materno comodo e accogliente, un limbo in cui bearsi di quel che si percepisce come bene non relativo bensì illusoriamente assoluto. Tutto questo costituisce il successo delle cosiddette nuove religiosità, ma anche delle associazioni di ogni genere e specie, più o meno benevoli e più o meno malevoli; l’educazione fin dall’infanzia può fare tanto per aiutare le persone a pensare con la propria testa e a fare scelte autenticamente libere; l’educazione deve tendere alla formazione morale e spirituale in conformità ai valori dell’umanesimo cristiano, contribuendo ad esprimere le migliori attitudini della nostra natura, quelle attitudini buone che tutti conoscono e che non serve richiamare all’attenzione. Nella società contemporanea si tende a formare le persone con nozioni e tecnicismi affinché ciascuno si presti ad essere un elemento utile di un sistema che è quello finalizzato alla macchina produttiva e al mercato economico: l’umanità intesa come un allevamento dove il benessere si trova al centro della realtà antropologica, il singolo che scompare nella massa, paradossalmente l’idolatria dell’ego con ogni elemento materiale e psicologico che lo favoriscano nella sua affermazione, è il crepuscolo dell’anima con la sua inviolabilità e sacralità, è la morte dello spirito, è la notte etica. La vivacità intellettuale è una medicina contro la manipolazione mentale e la strumentalizzazione da parte altrui, per non lasciarsi condizionare; leggere, studiare, comprendere sono i farmaci contro la psicopatologia della vita quotidiana che accomuna tanti che si adeguano senza affrontare dei conflitti, così da agevolare la loro maturazione e una maggiore consapevolezza del mondo e del proprio stare al mondo. Ci sono tanti modi per esercitare la sfera intellettuale e alimentarla con nuove acquisizioni, al presente c’è per molti la possibilità di accedere alle più disparate conoscenze, nel passato non c’erano queste opportunità e intendo in questo nostro frangente di civiltà, ed è così che si deve lavorare per costruirsi una coscienza autonoma; si può pregare, si può leggere, si può meditare e sono modi con cui si esercita l’intelligenza e la si conforma a degli ideali anche alti, come la solidarietà, l’uguaglianza e la fraternità di cui certamente qualcuno ha già sentito parlare e non sono nemmeno ideali prettamente cristiani. Se ci sono dei manipolati esistono dei manipolatori e la prima cosa da fare nei confronti di un manipolatore è non dar retta alle sue parole e prendere subito le distanze, non si deve entrare in una dialettica di un qualsiasi genere con un manipolatore anche se al principio può sembrare qualcosa di benefico e costruttivo; i manipolatori vanno riconosciuti sul nascere per accorgersi dei loro secondi fini, i manipolatori usano specchietti per le allodole al fine di trarre in inganno il più possibile gente fragile e priva di difese; un manipolatore è un criminale, è un individuo che fa il male. Quando si riescono a scoprire le carte del manipolatore non si deve mai tornare sui propri passi, ma andare oltre e non volgersi indietro; occorre cercare aiuto in persone dedite al bene, in persone sincere e grazie al cielo queste persone esistono, se non le si trova ci si rifugi nella preghiera perché Dio ci ama e non ci usa, Lui vuole la nostra libertà e il nostro vero bene. Si cerchi di fare il maggior bene possibile come l’altruismo generoso e il perdono al maggior numero possibile di persone, è una dinamica saggia per essere indipendenti e non cadere nelle trame dei manipolatori: l’esercizio della carità è comunione con Dio il quale è essenzialmente Amore, l’esercizio della carità apre la porta del Paradiso fin da quaggiù e infonde nel cuore sicurezza e pace. Con il sacrificio e la perseveranza si matura spiritualmente, si diventa uomini e donne nella libertà.

giovedì 1 gennaio 2015

La spiritualità dei semplici

Ho imparato a vedere oltre le apparenze quel che si nasconde nel segreto, l’uomo non è mai disabitato perché la sua anima è un tempio in cui la luce rifulge o un antro in cui il buio si perde dietro il buio; la preghiera litanica è un lento susseguirsi di frasi e parole che intensificano la luce nell’anima, dove c’è luce si può vedere, dove c’è luce lo Spirito porta la sapienza, dove c’è luce quel che è nascosto diventa rivelazione e la conoscenza di sé accresce l’anelito al cambiamento. Quando sai che Dio ti vede ciò che desideri è la sua approvazione e la consapevolezza di essere approvato, così sono i figli della luce e sono coloro che non hanno paura della Verità. Se fai il bene perché nasconderti? una persona integra non ha paura e non si nasconde, quel che c’è nel suo cuore il Signore lo conosce, invece chi vive separato dal suo bene ama la menzogna, sono così i figli del diavolo e non sentono rimorso, il buio procede dall’insensibilità e dal disprezzo del carattere benigno. Come riconoscere il bene? è scritto nei nostri cuori con calligrafia chiara e leggibile, se vuoi puoi leggere e decidere di amare, se vuoi puoi trascrivere con la tua calligrafia in ogni espressione della vita quello che vi leggi e imparare a leggere negli altri per fare quello che l’amore ti suggerisce. Dio si nasconde ma non è lontano, chi lo cerca lo ha già trovato nel più grande Comandamento e nell’adempiere alla sua volontà, chi lo cerca ha trovato sé stesso dove abita la Verità e senza accorgersene ha cominciato ad amare sul serio, perché Dio ci ama e chi si sente amato non può rinunciare a corrispondere: la preghiera custodisce questo segreto rivelato ai semplici, è la chiave che apre la porta del Paradiso.