Il
Signore nel Vangelo dice che chi vuole entrare nella vita deve osservare i
Comandamenti e ne elenca alcuni come non testimoniare il falso, onora tuo padre
e tua madre, non uccidere e non commettere adulterio. Cosa significa entrare
nella vita? significa che la morte è un passaggio attraverso cui l’anima transita
da questo mondo all’altro, quindi la morte non è una caduta nel nulla o nel
buio ma una nuova nascita, per esprimersi con altre parole della Sacra
Scrittura morire significa andare in esilio dal corpo per essere per sempre con
il Signore, dopo la morte siamo sempre noi, afferriamo noi stessi con la nostra
coscienza ma in quella dimensione che è l’eternità fuori dal tempo. C’è un
mondo celeste e un mondo infernale a cui le persone si determinano con le proprie
scelte o azioni nella vita presente, nella vita individuale e in rapporto a Dio
e al prossimo; poi c’è il Purgatorio che è una condizione di salvezza in cui le
persone attraverso delle sofferenze temporali pagano il prezzo dei loro peccati
compiuti quando erano ancora nel corpo, le colpe commesse richiedono
riparazione nell’ordine della giustizia ma il Purgatorio rimane la grande
dimostrazione dell’infinita misericordia di Dio che accetta la nostra
contrizione e il suo stesso desiderio di salvarci tutti, la porta di ingresso per il
Paradiso. Alla morte compariremo davanti al tribunale di Cristo da cui saremo
giudicati, la nostra vita sarà messa in rapporto a Cristo, alla sua vita e alla
sua Croce e l’amore che avremo dato al prossimo diventerà il peso che farà la
differenza sulla bilancia della giustizia, ci sarà chiesto conto di tutto quello
che avremo fatto anche delle parole della nostra bocca, se avremo amato sul
serio saremo salvati, se avremo rifiutato di amare saremo condannati. Dobbiamo
vivere seguendo i dettami della nostra coscienza perché non sappiamo quando il
Signore ci chiamerà e in che modo, dobbiamo sempre essere pronti all’incontro
con il Signore perché Lui verrà quando meno ce lo aspettiamo, la Legge morale
deve intessere il nostro pensare e il nostro agire e proprio nel nostro cuore
dove solo Dio può vedere dobbiamo rimanere senza macchia e incorrotti, dobbiamo
essere giusti. Nel Vangelo tutto si risolve da cosa avremo fatto agli altri, da
quanto avremo amato e da come avremo rispettato la vita e la dignità degli
altri, già da adesso siamo figli di Dio o figli del diavolo, i tratti che ci
differenziano possono confondersi nel teatrino dell’ipocrisia quotidiana, ma
Dio conosce e vede tutto, non possiamo ingannarlo anche se inganniamo i nostri
simili con una certa maestria; il bene e il male come il peccato sono propri
soltanto della creatura umana e non degli animali, perché solamente l’uomo ha
una destinazione eterna in rapporto al suo Creatore. Se la gente conoscesse cos’è
l’inferno farebbe di tutto per non finirci, anche i più grandi sacrifici ma purtroppo
siamo in una contemporaneità dove la fede è considerata con scherno e con
sarcasmo, non si crede più nel Vangelo e nei novissimi che sono morte,
giudizio, inferno o Paradiso. E’ quasi morta anche la preghiera e di
conseguenza è morta la fede, perché soltanto attraverso la preghiera lo Spirito
Santo può convincerci ed educarci, questo che viviamo è il momento dell’apostasia
dei cristiani e del secolarismo, paradossalmente sono tante anche le conversioni
che ci suggeriscono come l’uomo abbia desiderio di senso esistenziale e cerchi quindi
Cristo e il Regno da Lui annunciato. Ci aspetta l’eternità e non il nulla,
facciamo quello che è necessario per salvarci, quello che è necessario per
ottenere la vita eterna, impariamo dall’esempio di tanti santi e sante della
Chiesa che ci hanno testimoniato la Verità. Il maligno nella trascrizione di un
esorcismo ha detto costretto dalle preci e dal Signore: “Gli uomini sono così bestialmente stupidi, sono convinti che non ci sia
niente dopo la morte e non fanno quello che è necessario per salvarsi…”.
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.
sabato 19 giugno 2021
La vita dopo la morte
venerdì 4 giugno 2021
Le sembianze dell'inspiegabile
Dentro
quell’abisso vedevo me stesso e nello specchio dell’anima il mondo delle
relazioni, tutto quello che è passato da me come materia percettiva, il mio
interagire con la realtà e la mitologia interiore; senza considerare il
passaggio da uno stato all’altro della coscienza c’è solamente il vuoto, un
oscuro labirinto dove le persone sono fantasmi che cercano la direzione giusta
e senza quella bussola che venne prima della mia nascita e mi attende dopo la
morte, tutto quel procedere a casaccio e i tentativi di uscirne sono la
metafora dell’istinto e del desiderio. Trovavo curioso faticare per contendere
l’egoismo con i miei simili che dell’egoismo hanno fatto il loro idolo implacabile
e la divinità delle tenebre divenne un varco verso la luce di nuovi orizzonti,
anelavo allo splendore di un oceano scarlatto fuori dal vetusto interesse per l’appagamento
delle fami del corpo, sempre nel discernere il bene dal male facevo male il
bene e bene il male, ma non era confusione, era la mia volontà che deviava l’assoluto
al relativo e disprezzava il prossimo per ergersi a padrona dell’unico valore
che conta nella vita, l’affermazione del senso di supremazia nella libertà di
una grande favola come il futuro. Questo presente è il tempo della vocazione,
il tempo propizio per suscitare idee senza pregiudizi e accettare la diversità
senza farne una colpa e senza cedere all’odio o al disprezzo, voci rancorose
che si ergono violente sulle alte montagne della fragilità e della
transitorietà, voci che come un canto senza nobiltà e melodia adescano le prime
luci dell’alba ad ogni generazione e rendono vane le aspettative di coloro che
generano la vita e danno figli al mondo. Quando sullo schermo quello spettacolo
teatrale di gente inferma placava l’ingordigia di perversità degli spettatori
assenti e nascosti dietro il sipario della loro falsa vita, ingannando il
prossimo e facendosi benefattori nonostante il rimanere dei lupi rapaci che
divorano le carni di quelli a cui vogliono togliere il dovuto che è l’interesse
che soddisfa l’attaccamento alla terra, madre di un incerto procedere nel vuoto
dei valori cristiani, nella morte della civiltà cristiana e l’amore per il
prossimo che si manifesta con l’operosa compassione e il rinnegamento dell’indifferenza,
amore che lentamente muore con l’avvento del nemico della nostra salvezza,
sempre all’ombra dell’albero della conoscenza del bene e del male e fuori da
quel giardino la perdita dell’albero della vita, i cui frutti sono le sante
virtù che come gemme preziose incastonate nell’oro puro abbellivano il tempio
della risurrezione. Sempre si scrissero libri su molti miti, sogni e fantasie
che racchiudevano la speranza di tornare all’innocenza perduta quando la prova decisiva
e difficile tolse alle persone la visione beatifica e le rinchiuse in un mondo
privo di senso dove nella carne dell’anima rimanevano gli archetipi che nella
storia riaffiorano per scandalizzare le menti e convincerle di avere perduto
la felicità; ad ogni guerra e ad ogni disordine ecco la volontà benigna di
ricercare la riconciliazione e la pace che vennero soltanto con quella Croce che
tolse agli inferi la preda e restituì le anime all’amore senza misura del loro
Creatore, senza un riscatto così sublime saremmo rimasti tutti prigionieri
delle tenebre ed eredi del vuoto, arsi in ogni fibra dell’essere dal fuoco
eterno della Geenna, ma quel giorno volle che la porta del Paradiso si
spalancasse e gli antichi sospiri di liberazione si concretizzassero, nella
mitologia della redenzione che spiega come l’umanità decaduta trovi rifugio
nelle piaghe misericordiose del nazareno e il suo sangue prezioso come linfa è
lavacro delle colpe, la via verso la piena realizzazione dei nostri progetti di
vita scritti dagli angeli nei libri del destino, quando un giorno dalla polvere
delle nostre tombe e dalle nostre ceneri ci alzeremo per una nuova vita, senza
lacrime e senza dolore, quando la morte morirà e dove era il nulla saranno le
anime, permeate dalla luce di un Sole immarcescente, la luce della Carità perfetta
senza tramonto.