Dopo
il criterio negativo di comunione (1,5-2,2): “non peccare”, Giovanni presenta
quello positivo: l’osservanza dei Comandamenti, dei quali il centro è la Carità
verso Dio (vv. 3-6) e verso il prossimo (vv. 8-11). Il cristiano che realizza
tale amore “dimora nella Luce” (v. 10; Gv 14,23-24) e la sua conoscenza di Dio
è norma di vita e uniformità nella condotta pratica alla Parola di Dio,
principio attivo che rimane in noi e che dobbiamo osservare (Gv 5,38). Se
possiamo esistere come Lui esiste, essere trasformati con Lui, possiamo anche
dire che siamo in Lui. Cristo è la vite e noi i tralci (Gv 15,1-5). Il nostro
rapporto di interiorità con Dio deve essere capito alla luce del rapporto di
interiorità trinitario. Colui che dimora in Dio ha dentro di sé un senso
interiore di dovere che lo spinge ad imitare Cristo (v. 6, 3,3.7.16; 4,17; Gv
13,15; 15,10). L’insegnamento che Giovanni trasmette è il riassunto pratico ed
etico della vita cristiana: è la Parola incarnata (Gv 1,14), “che avete udito”
come manifestazione dell’amore di Dio per gli uomini; è un Comandamento nuovo
perché dobbiamo amarci come Gesù ci ha amato (Gv 13,34; 15,12) e perciò sempre
da riscoprire. Chi “non ama” il prossimo è “tenebra”, e non vede la “Luce del
mondo” (Gv 8,12).
Dalla
prima lettera di san Giovanni apostolo
Carissimi, da questo sappiamo d’avere
conosciuto Gesù: se osserviamo i suoi Comandamenti. Chi dice: “Lo conosco” e
non osserva i suoi Comandamenti, è bugiardo e la Verità non è in lui; ma chi
osserva la sua Parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto. Da questo
conosciamo di essere in Lui. Chi dice di dimorare in cristo, deve comportarsi
come Lui si è comportato. Carissimi, non vi scrivo un nuovo Comandamento, ma un
Comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio. Il Comandamento
antico è la Parola che avete udito. E tuttavia è un Comandamento nuovo quello
di cui vi scrivo, il che è vero in Lui e in voi, perché le tenebre stanno
diradandosi e la vera Luce già risplende. Chi dice di essere nella Luce e odia
suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, dimora nella Luce e
non v’è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre,
cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi
occhi.
La
vera conoscenza di Dio si attua nella pratica dei suoi Comandamenti, in uno
sforzo generoso di comportarsi come Gesù, modello perfetto di ogni cristiano.
Chi afferma di conoscerlo ma non osserva la sua Legge, mente, ha una conoscenza
errata di Dio. La Parola di Dio non è tanto un messaggio culturale, quanto una
proposta vitale. La conoscenza di un dovere che non diventi impegno coerente di
vita, ci rende colpevoli. Il Comandamento per eccellenza, quello che riassume
tutti gli altri, è l’amore. Un Comandamento antico e sempre nuovo che dobbiamo “riscoprire”
ogni giorno, per vivere nella Luce, lottando contro le tenebre del “non amore”,
che impedisce di vedere nel prossimo un figlio di Dio, il volto stesso di
Cristo che è la “Luce del mondo” (Gv 8,12). Amare vuol dire donarsi,
dimenticare noi stessi, cercare il bene degli altri fino a sacrificare il
nostro tempo, i nostri interessi, i nostri desideri, la vita stessa, come Gesù
che è morto per la salvezza di tutti. “Chi dice di dimorare in Cristo, deve
comportarsi come Lui si è comportato” (v. 6).