Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

domenica 29 luglio 2012

Dal Messale del popolo di Dio, estratto n°1


Dopo il criterio negativo di comunione (1,5-2,2): “non peccare”, Giovanni presenta quello positivo: l’osservanza dei Comandamenti, dei quali il centro è la Carità verso Dio (vv. 3-6) e verso il prossimo (vv. 8-11). Il cristiano che realizza tale amore “dimora nella Luce” (v. 10; Gv 14,23-24) e la sua conoscenza di Dio è norma di vita e uniformità nella condotta pratica alla Parola di Dio, principio attivo che rimane in noi e che dobbiamo osservare (Gv 5,38). Se possiamo esistere come Lui esiste, essere trasformati con Lui, possiamo anche dire che siamo in Lui. Cristo è la vite e noi i tralci (Gv 15,1-5). Il nostro rapporto di interiorità con Dio deve essere capito alla luce del rapporto di interiorità trinitario. Colui che dimora in Dio ha dentro di sé un senso interiore di dovere che lo spinge ad imitare Cristo (v. 6, 3,3.7.16; 4,17; Gv 13,15; 15,10). L’insegnamento che Giovanni trasmette è il riassunto pratico ed etico della vita cristiana: è la Parola incarnata (Gv 1,14), “che avete udito” come manifestazione dell’amore di Dio per gli uomini; è un Comandamento nuovo perché dobbiamo amarci come Gesù ci ha amato (Gv 13,34; 15,12) e perciò sempre da riscoprire. Chi “non ama” il prossimo è “tenebra”, e non vede la “Luce del mondo” (Gv 8,12).

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Carissimi, da questo sappiamo d’avere conosciuto Gesù: se osserviamo i suoi Comandamenti. Chi dice: “Lo conosco” e non osserva i suoi Comandamenti, è bugiardo e la Verità non è in lui; ma chi osserva la sua Parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in Lui. Chi dice di dimorare in cristo, deve comportarsi come Lui si è comportato. Carissimi, non vi scrivo un nuovo Comandamento, ma un Comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio. Il Comandamento antico è la Parola che avete udito. E tuttavia è un Comandamento nuovo quello di cui vi scrivo, il che è vero in Lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e la vera Luce già risplende. Chi dice di essere nella Luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, dimora nella Luce e non v’è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.

La vera conoscenza di Dio si attua nella pratica dei suoi Comandamenti, in uno sforzo generoso di comportarsi come Gesù, modello perfetto di ogni cristiano. Chi afferma di conoscerlo ma non osserva la sua Legge, mente, ha una conoscenza errata di Dio. La Parola di Dio non è tanto un messaggio culturale, quanto una proposta vitale. La conoscenza di un dovere che non diventi impegno coerente di vita, ci rende colpevoli. Il Comandamento per eccellenza, quello che riassume tutti gli altri, è l’amore. Un Comandamento antico e sempre nuovo che dobbiamo “riscoprire” ogni giorno, per vivere nella Luce, lottando contro le tenebre del “non amore”, che impedisce di vedere nel prossimo un figlio di Dio, il volto stesso di Cristo che è la “Luce del mondo” (Gv 8,12). Amare vuol dire donarsi, dimenticare noi stessi, cercare il bene degli altri fino a sacrificare il nostro tempo, i nostri interessi, i nostri desideri, la vita stessa, come Gesù che è morto per la salvezza di tutti. “Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come Lui si è comportato” (v. 6).

giovedì 19 luglio 2012

Il domani è affidato ai bambini


Sigmund Freud: “ L'amore sensuale è destinato a spegnersi, una volta soddisfatto; per poter durare, esso deve essere associato, fin dagli inizi, ad elementi di pura tenerezza, deviati dallo scopo sessuale, o subire ad un certo punto una trasposizione di questo genere ”. L’affettività è più forte delle pulsioni sessuali nelle persone che hanno realizzato nella propria psiche una trasposizione fondamentale dei propri desideri, veicolandola con il puro esercizio della libera volontà; l’affettività è purezza spirituale che coincide con il superamento dell’istintualità carnale, che fa compiere un salto qualitativo dall’istinto riproduttivo del piacere al sentimento dell’amore: la tenerezza affettiva esprime in una persona l’avvenuta sublimazione delle sue basse pulsioni, un’elevazione che si può anche definire mistica, che porta le forze della psiche ad incanalarsi verso mete più elevate, quindi spirituali; l’amore come sentimento e atto di volontà è appunto questa meta superiore che trascende la fisicità ed esprime al meglio la natura spirituale della persona umana, la sua vera disposizione interiore che trascende ogni genere di sensazione fisica e di contatto sensuale. L’affetto sentimentale, quindi l’amore, è più forte dell’attrazione fisica nelle persone che posseggono dei connotati psichici di una certa nobiltà ed elevazione, nelle persone di bassa soglia, o meglio di basso sentire, ogni genere di piacere carnale assurge alla dignità di assoluto e diventa prioritario il suo mero soddisfacimento: la tenerezza affettiva è il vero mentore dell’amore spirituale ed è propria delle anime grandi e buone, che hanno superato con la maturazione spirituale, l’attaccamento ai piaceri carnali, alla soddisfazione del corpo. Una persona cresce e si sviluppa nella sua capacità d’amare con l’educazione, con l’esempio e la libera adesione della sua volontà al bene morale scritto nel suo cuore, con la pratica assidua della virtù: soltanto così si può superare il proprio narcisismo e decidere di vivere per gli altri, per l’altrui bene; la persona umana è a due dimensioni, corporea e spirituale, ma la parte spirituale è immensamente più importante e deve prevalere su quella corporea, sul desiderio del piacere e del benessere. Se una persona non vuole rimanere meschina ed egoista, deve imparare ad amare, deve imparare a mettere al servizio degli altri il suo sentimento d’amore, l’innocenza infantile risiede in un cuore puro, esente da malizia che sa scrutare nel prossimo un altro se stesso, che possiede la sua medesima sensibilità e il suo medesimo valore: il cuore puro dei bambini è il cuore di chi sa vedere negli altri la propria persona, con la propria tenerezza d’amore e considera la vita come dono gratuito, che non richiede alcun pagamento in termini di contratto mercantile, ma soltanto riconoscenza e altruismo verso quelli che ci circondano, la gratuità è un pregio dell’infanzia, che col tempo si deve tradurre in compassione; il compito di mantenere desto negli innocenti questo semplice sentimento di carità e bontà, è degli adulti… che purtroppo tradiscono spesso la purezza dei più piccoli con le loro prerogative egocentriche. Il male morale e il bene morale, sono libri scritti nel cuore di ognuno fin dall’infanzia, la famiglia nella persona dei genitori, la società civile umana e la libertà ben formata ed educata, devono guidare la persona dalla tenera età, perché divenuta grande sia un uomo o una donna veramente conforme ai dettami dell’umanità e delle sue virtù positive, senza questo progresso evolutivo il mondo è destinato all’oscurantismo e al disfacimento, senza persone migliori e quindi più virtuose, in avvenire si sprofonderà inevitabilmente nel baratro del caos e della morte. L’infanzia è innocenza e se gli adulti non diventano i garanti e i difensori di questa innocenza, la società umana è destinata a corrompersi gradatamente con il maturare delle nuove generazioni: innocenza verbale, psicologica e fisica, l’innocenza nel rispetto dei più piccoli attraverso la pulizia morale dei grandi a cui i piccoli sono affidati, questa forza è indice di profonda correttezza etica nel mondo degli adulti, correttezza che purtroppo è deficitaria e che si traduce in violenza verbale, psicologica e fisica, delle negatività che corrompono le giovani generazioni che andranno a costruire il nostro futuro; la vera revisione indispensabile al mondo degli adulti è la revisione etica, ma probabilmente per loro non c’è più nulla che si possa fare al fine di un cambiamento, per i bambini e le bambine del nostro presente può essere fatto molto in ambito educativo e precauzionale, ma questo versante deve essere trattato soltanto da chi possiede buona volontà e lo scrupolo del bene unito ad una lungimiranza quanto mai accorta: i bambini sono il nostro futuro, ma gli adulti del presente li stanno tradendo miseramente per l’egoistica ricerca della propria presunta felicità! Tutto comincia dalla famiglia, da una famiglia sana: senza genitori sani, dei papà e delle mamme che formano famiglie sane, la società della prossima epoca diventerà inevitabilmente malata e agonizzante, il posto peggiore in cui potranno vivere i bambini di domani.

lunedì 16 luglio 2012

Il richiamo della sessualità fin dall'infanzia


Sigmund Freud: “ La vita sessuale di ciascuno di noi giunge ad un livello assai limitato ( in una direzione o in un'altra ) al di là degli angusti confini imposti dallo standard della normalità; le perversioni non sono né bestiali, né degenerate nel senso immediato del termine: sono uno sviluppo particolare dei germi contenuti nella indifferenziata disposizione sessuale del bambino che, o perché rimossi, o perché incanalati verso mete più elevate, non sessuali ( attraverso un processo di sublimazione ) sono destinati a fornire energia psichica per un gran numero di successi della nostra vita intellettuale; quando perciò uno di questi germi è diventato una perversione oscena e inconfondibile, sarebbe più corretto dire che è rimasto tale, in quanto presenta un certo grado di sviluppo inibito . Sono i canoni della civiltà contemporanea a definire la morale sessuale entro certi confini, la pratica sessuale è inibita dalla conformità a questi canoni, fuori dai quali vi è l’osceno e la perversione; ma tutti dimenticano che fuori da questi canoni socialmente condivisi c’è la natura sessuale autentica e genuina della prima infanzia, con il suo polimorfismo erotico e sensuale: è la maturazione psicologica e il processo di educazione alla civiltà, che rimuovono la tendenza alla molteplicità perversa della pratica sessuale, l’innocenza dei bambini è anche innocenza sessuale, poiché il primo oggetto sessuale della persona è la madre, con le sue modalità erogene come la carezza e la suzione al seno per l’allattamento, inoltre qualsiasi contatto fisico con le zone genitali, tutto questo provoca nel bambino e nella bambina piacere e quindi il desiderio di ripeterne l’esperienza, in quanto è il piacere lo scopo sessuale, il mentore della felicità corporea; la perversione sessuale è data nell’adultità dal prolungamento della perversione polimorfica che si ha fin dall’infanzia, senza che la rimozione o la sublimazione abbiano in alcun modo potuto porvi rimedio, è una condizione adulta di regressione nella mancanza di maturazione della psiche, non avvenuta durante lo sviluppo psicologico e somatico nelle fasi successive all’infanzia, una condizione di negazione dei canoni condivisi della civiltà e della morale religiosa. Perché alcune persone rimangono inibite? Molto spesso la risposta a questa domanda va ricercata nell’ambito della famiglia, ma anche della società in cui qualcuno si ritrova a vivere; nelle società umane primitive l’inibizione sessuale non sussiste così come la conoscono gli occidentali civilizzati, anche se permangono regole di convivenza, forse piuttosto essenziali bisognerebbe dire. Senza inibizione della sessualità non può edificarsi alcuna civiltà, senza la sublimazione della perversione polimorfica, le energie psichiche non possono assurgere a nessuno scopo puramente intellettuale e costruttivo; è sbagliato convincersi che nell’infanzia anche precocissima non vi sia vita sessuale, come è assurdo chiedersi se gli angeli posseggano un sesso: gli angeli non hanno sesso, perché non hanno corpo… ma i bambini avendo una corporeità, conoscono fin da subito il linguaggio della sessualità e la praticano anche nell’inconsapevolezza, più o meno onesta e quindi presunta, degli adulti formati dalla forza della civilizzazione e delle varie filosofie e religioni, in primo luogo i genitori che hanno il dovere di crescere i propri figli: forse la moralità è soltanto un mero costrutto della civiltà e sembra che attualmente coloro che sono convinti di questo, siano la maggior parte degli uomini e delle donne, sono di meno coloro che credono che vi sia una legge morale naturale scritta nello spirito umano senziente; a ciascuno la verità che si “ merita ”, senza nessuna fastidiosa polemica… scomodamente ricordandoci che il primo terreno fertile per la pedofilia e la pedopornografia, è la famiglia d’origine del bambino o della bambina.

La parola guarisce l'anima


Sigmund Freud: “ Psiche è un vocabolo greco che significa anima. Perciò per psichico s'intende trattamento dell'anima; si potrebbe quindi pensare che voglia dire trattamento dei fenomeni patologici della vita dell'anima. Ma il significato dell'espressione è diverso. Trattamento psichico vuol dire invece trattamento a partire dall'anima, trattamento di disturbi psichici o somatici, con mezzi che agiscono in primo luogo e direttamente sulla psiche umana. Questo mezzo è costituito anzitutto dalla parola, e le parole sono anche strumento fondamentale del trattamento psichico. Certo, difficilmente il profano potrà comprendere come le sole parole del medico possano rimuovere disturbi patologici somatici e psichici. Penserà che gli si chieda di credere nella magia. E non ha tutto il torto; le parole dei nostri discorsi di tutti i giorni sono solo magia attenuata ”. Il potere della parola ha molteplici effetti sui nostri interlocutori, con la parola si può edificare e con la parola si può distruggere: l’eloquenza della parola a volte basta per convincere gli altri dell’esattezza e della verità di ciò che diciamo, la parola è anche un efficacissimo mezzo terapeutico con cui si affrontano le problematiche della vita quotidiana, più o meno serie. La parola è il suono dell’anima, propria soltanto delle creature umane, è l’anima che parla e traduce in linguaggio i suoi contenuti e che li esprime facendone partecipi i nostri simili; con la parola si può guarire, essa è un mezzo efficace per l’analisi dei problemi, attraverso la parola si perviene all’analisi della mente, la si scannerizza traendo conoscenze appropriate per un suo trattamento finalizzato a beneficarne la matrice: la psiche è soprattutto linguaggio e la parola che ne è il suono, traduce spontaneamente e comprensibilmente la sua natura comunicativa e di condivisione agli altri, che tramite l’ascolto fanno proprie le parole, le assimilano facendole diventare parte della propria psiche: parola significa soprattutto solidarietà e intesa e l’amore è quella parola silenziosa che esprime più di tutte, le proprietà benefiche della parola stessa. Quando parliamo con un’altra persona entriamo in relazione con lei, attraverso il suo ascolto, la recettività dell’ascolto è importante quanto la comunicazione verbale di chi vuole esprimere il proprio pensiero, senza ascolto la parola muore! Per comprendere l’altro bisogna saper ascoltare, prima di parlare è saggio ascoltare. L’anima la si intende meglio tramite l’ascolto e per ascoltare… la parola da esprimere sostanzialmente al meglio è l’amore, amare significa parlare della propria anima all’amato, significa trarre dalla propria psiche la parte migliore da estendere attraverso le parole verbali, senza amore si perde il senso di qualsiasi trattamento dell’anima, soltanto con l’amore sincero si può beneficare gli altri tramite le proprie parole, altrimenti tutto quanto diciamo è un suono sordo, muto, che non esprime nulla di noi, che non dà niente. Con l’ascolto si conosce l’altro e con la parola adeguata alla persona che abbiamo di fronte e alle circostanze, possiamo comprendere con certezza e convinzione il suo stato, la sua sofferenza, i suoi problemi; esiste il detto “ fai quello che dico, ma non fare ciò che faccio ”, dare un consiglio è utile agli altri ma niente parla meglio dell’esempio della nostra vita, niente ha un ascendente più forte sugli altri del nostro esempio: l’esempio della vita è una parola eloquente, la più eloquente per spronare il prossimo a credere in quello che professiamo, senza coerenza di vita il linguaggio è soltanto un verso scimmiesco, questo vale soprattutto per i predicatori di verità e di morale, i cosiddetti predicatori della domenica, che pretendono di essere ascoltati quando nelle loro azioni quotidiane, nel pensiero e nelle parole, molto è contrario alla carità, se non proprio tutto. La parola agisce in primo luogo e direttamente sulla psiche umana e può essere considerata magica, poiché la sua azione avviene in modo immediato e per vie invisibili e sconosciute, si può considerare lo spirito l’essenza della parola, questa azione nascosta può essere benigna o nociva, come anzidetto, come per il sentimento dell’amore o come per il sentimento dell’odio: esercitare la parola è esercitare un potere sugli altri, è quindi necessaria una forte moralità, una profonda coscienza di ciò che si sta facendo, il potere senza carità è nocivo per tutti. Nel tempo presente viviamo nel caos della parola, un vero e proprio inquinamento dalle parole, il potere dei mezzi di comunicazione di massa è sì una garanzia di democrazia e di uguaglianza, ma è anche un grande fattore inquinante e disorganizzante della nostra mente, è quindi necessario recuperare il linguaggio del silenzio, come parola che esprime l’anima e  la rende capace di maggiore recettività al bene autentico che va ricercato nell’ambito del proprio cuore, della propria interiorità: la vera vita della persona umana è quella interiore, l’esteriore è semplicemente distrazione e vuoto, è una deviazione dissipatrice dalla ricerca di Dio, che è la nostra felicità e la nostra pace. La Parola di Dio è l’amore, perché dove c’è vero amore lì c’è la presenza di Dio, lì è nascosto il senso autentico della nostra vita: se vuoi ascoltare la voce di Dio, ascolta il tuo cuore.

domenica 15 luglio 2012

Sogni e allucinazioni terapeutiche


Sigmund Freud: “ I sogni [...] pensano prevalentemente con immagini visive, ma non esclusivamente; essi infatti fanno uso anche di immagini auditive e, in misura minore, delle impressioni degli altri sensi. Molte cose si manifestano nei sogni (proprio come fanno nella vita da svegli) semplicemente come pensieri o idee, probabilmente cioè in forma di residui di rappresentazioni verbali. Tuttavia, ciò che è veramente caratteristico nel contenuto dei sogni, sono quegli elementi che si comportano come immagini, cioè più simili a percezioni che a rappresentazioni della memoria. Tralasciando tutte le argomentazioni, così note agli psichiatri, sulla natura delle allucinazioni, concorderemo con tutte le opinioni autorevoli sull'argomento nell'affermare che i sogni allucinano, che sostituiscono le allucinazioni ai pensieri ”. Il mondo dei sogni è un mondo virtuale che nasce dall’esperienza del reale, le allucinazioni forse sono soltanto sogni in stato di veglia che coinvolgono tutti i sensi fisici, esterni ma anche interni, nell’allucinazione le barriere che delimitavano l’inconscio con la veglia cadono per lasciare posto ad una dialettica diretta e caotica, che porta immagini e suoni ad una invasività estrema sovrapposta alla percezione della realtà superficiale data dai sensi, come vista e udito: una mente in condizione normale è dominata dal pensiero, nelle allucinazioni è ciò che allucina a dominare la mente, le percezioni ingannevoli dei sensi; il sogno è un’esperienza allucinatoria comune a tutte le persone, è come se quello che si forma nei sogni andasse subito dopo a cadere nel profondo, per costituire delle strutture nuove che sovrapponendosi alle vecchie preesistenti, formano una fitta stratificazione della mente, un bagaglio di materiale in rete verticale, dove la parte cosciente è soltanto una minima rappresentazione della vera personalità e dell’identità del soggetto. La mente di una persona è soprattutto un variegato caos che il cosciente deve rielaborare costantemente, per costituire un equilibrio tra le diverse sfere del profondo e unificare la persona nell’illusione evanescente della soggettività, dell’io apparente, in realtà la persona è la sintesi di tutto il materiale acquisito ed elaborato dall’esterno verso l’interno e dall’interno verso il profondo e viceversa, in una dinamica instancabile e continuativa: le allucinazioni sono i contenuti sfuggiti al controllo di quelle forze psichiche preposte al consolidamento dell’equilibrio, quindi occorre reintegrarle nella mente, come per un sogno al mattino che viene ricordato ed analizzato, come se l’allucinazione fosse comunque parte di noi e questo è assolutamente vero e innegabile, la consapevolezza implica la convivenza con le allucinazioni come per i sogni, poiché esse sono parte di noi, sono parte di una mente in cui il muro tra gli strati è caduto per far emergere in superficie il caos, il disordine. I sogni sono le allucinazioni normali di una vita psichica ordinata che collima nell’oblio dei suoi contenuti, a parte il rimanere sospesi come malattia nella parte conscia e sveglia dell’individuo, in questo caso comprendere i sogni o le proprie allucinazioni aiuta a guarire da crisi psicotiche acute, che prostrano nella sofferenza la nostra anima: il rumore è malattia, la pace e il silenzio sono la guarigione; i traumi e i disturbi riverberano nella vita attiva personale e relazionale, per guarirne occorre avere l’intelligenza di scrutare e conoscere i dettami che hanno fatto scaturire la sofferenza, è necessaria l’analisi razionale applicata ai sogni e alle allucinazione, perché nella vita mentale umana nulla è privo di un determinato e sostanziale significato: il lavoro duro consiste nel trovare tale significato ed elaborarlo positivamente per il nostro bene e la nostra maturazione, in ambito umano non avviene una crescita senza l’esperienza della sofferenza. L’immaginazione è una fase allucinatoria controllata, un modo per sognare senza essere soggiogati dai contenuti allucinatori, senza che vi sia nulla di patologico, ma con dei connotati fortemente creativi e liberatori: l’arte in ogni sua espressione è un sogno liberatorio, senza l’aggravante del patologico, un sogno che esprime agli altri parte della nostra anima, un sogno che converge in un atto prettamente comunicativo; l’immaginazione e l’arte sono due lati della stessa medaglia, in cui l’univocità è data dal sognatore allucinato, dal sognatore che è sceso a patti tra la sua consapevolezza, che si andata forgiando dalla inconsapevolezza di un allucinato mondo bizzarro e surreale, e la dimensione del fantastico messo dinanzi ai suoi occhi.

sabato 14 luglio 2012

Quando al risveglio ricordiamo un sogno


Sigmund Freud: “ Nell'epoca che possiamo chiamare prescientifica gli uomini non avevano difficoltà nel trovare una spiegazione ai sogni. Quando al risveglio ricordavano un sogno, lo consideravano una manifestazione favorevole od ostile di potenze superiori, demoniache e divine. Allorché cominciarono a diffondersi le dottrine naturalistiche, tutta questa ingegnosa mitologia si mutò in psicologia, ed oggi solo un'esigua minoranza delle persone istruite dubita che i sogni siano un prodotto della mente del sognatore ”. E’ esatto affermare che i sogni sono soltanto un prodotto della mente del sognatore? Sì, l’affermazione è coerente con la verità; comunque è possibile stabilire con esattezza come si elaborano i contenuti dell’inconscio, andando a generare dei sogni? Può darsi che la risposta corretta sia la casualità, il semplice random, ma può anche darsi che le libere associazioni richiedano forze specifiche che integrino i contenuti in un’articolazione metapsichica lineare e coerente ( anche se si deve ammettere che il mondo onirico appare decisamente caotico ), una sorta di coacerbo di forze sotterranee inerziali della psiche ( un atto vitale e liberatorio ), che concorrono nello stato di veglia precedente alla fase rem del sonno; la cognizione del sogno solitamente si perde al risveglio, poco dopo essere del tutto fuoriusciti dal dormiveglia, ma alcuni sogni fatti durante la fase precedente al risveglio e oggetto di maggiore fissazione nella memoria del soggetto, con l’ausilio di una psiche più recettiva ai ricordi, rimangono presenti alla coscienza. L’esperienza del quotidiano forma i sogni della notte, quindi i sogni e gli incubi non sono altro che farina del nostro sacco, ma chi ci dice con certezza che abbiano un significato reale per il giorno successivo della nostra vita? La psicoanalisi o psicologia analitica, tratta con presunta scientificità questo argomento, con la pretesa di essere una scienza esatta da lasciarsi esclusivamente al libero esercizio di interpretazione, di coloro che leggono la nostra mente attraverso i sogni: sinceramente penso che interpretare i sogni sia come fare un altro sogno, usando il materiale derivato dalla mente di un’altra persona e filtrandolo attraverso la propria, quindi un’impresa impossibile soggetta a numerose deviazioni verso molteplici errori; alcuni sostengono che occorre conoscere bene innanzitutto sé stessi per cimentarsi nell’interpretazione dei sogni, personalmente credo che conoscere la natura dell’anima umana in senso compiuto sia di per sé una convinzione assurda, che purtroppo hanno molti fanatici con un grande potenziale per fare danno agli altri. I sogni sono ermetici e decifrarli è un’impresa ardua, i professionisti prima sanno ascoltare e poi dichiarano delle affermazioni quanto mai prossime alla realtà interna di coloro che ci si trova davanti, ma è come tradurre male nella propria lingua madre da un’altra lingua, da una lingua poco conosciuta, di cui semantica e sintassi si articolano faticosamente e con incertezza: il significato dei contenuti e le relazioni tra di essi con il vissuto di una persona, richiedono una grande esperienza e abilità, è come montare un puzzle senza conoscerne l’immagine finale, quella completa e definitiva, per questo il più delle volte l’immagine risultante dall’analisi è grossolana e imprecisa. Molti nell’antichità hanno visto nei sogni un tramite con enti demonici o divini, questo non è del tutto sbagliato, poiché i sogni possono diventare anche un veicolo di comunicazione tra vari enti, anche tra persone umane distanti, ma si tratta di studi a carattere ipotetico, non c’è nulla di comprovato per ora: gli spiriti e le anime possono parlare attraverso i sogni, possono scambiarsi materiale, quindi avere un contatto? Credo che ciò sia possibile, ma per vie di natura ignota, di tipo preternaturale.

mercoledì 11 luglio 2012

La leggenda dei signori della notte


Fin dall’antichità fu presente il concetto di follia: 500 anni prima di Cristo, Socrate definiva la follia come un errore di valutazione, presentando l’esempio di un uomo che pretendendo di volare, si getta senza riflettere giù da un dirupo e si sfracella al suolo; la stessa Bibbia riporta esempi di follia, uno di questi è dato dalla persona di Nabucodonosor, affetto da licantropia, cioè dalla convinzione di essere un animale selvatico simile al lupo, una convinzione che va ben al di là di una semplice fantasia; Ippocrate prescriveva per curare i disturbi della testa, compresa la cosiddetta malattia mentale, l’olio di oliva, considerato all’epoca un farmaco naturale dalle autentiche proprietà terapeutiche, soprattutto a favore del sistema nervoso, questo è vero anche oggi; la nosografia di altri tempi contemplava la licantropia e il vampirismo, come serie affezioni psichiatriche, delle singolari malattie mentali, che poi sono sfociate nei relativi miti antropologici e letterari, perdendo per sempre i loro connotati di tipo medico e patologico. Il vampiro esiste e la storia ci dà di esso degli esempi credibili, alcuni personaggi di epoche passate avevano un comportamento codificato, proprio come la letteratura fantastica ci presenta oggi, che supponeva la condizione antropologica e psicologica del classico vampiro o non morto, ci sono esempi di donne che credendo di poter rimanere giovani a lungo con determinati metodi, si immergevano in bagni di sangue umano e se ne nutrivano quotidianamente: l’antropofagia era una caratteristica peculiare sia del vampiro che del licantropo, ma i licantropi al contrario dei vampiri, avevano un atteggiamento belluino e incontrollato, mentre i vampiri mantenevano la lucidità ed erano padroni delle loro azioni nefande. Forse la disciplina che dovrebbe occuparsi meglio di queste condizioni deviate, comunque umane anche se pervertite, sarebbe la criminologia o una forma di scienza della mente che concerne il crimine, poiché nella storia le persone che ebbero tale natura furono autrici di azioni di grave malvagità contro i propri simili, presumibilmente sotto la diretta influenza dei demòni che comunicano ai loro simulacri poteri di ordine superiore: in queste persone malate, con l’aggravante della coscienza del loro stato e la libera adesione ad esso, la natura corrotta si mischiava alla sovrannatura diabolica, quindi certe potenzialità spirituali, certi doni, irrompevano nel nostro mondo, tramutando quelle creature umane in mostri pericolosi e sinistri, dall’apparenza innocua in certi frangenti, come si nota dalla molteplicità psicologica, dalla copresenza di diverse personalità, buone e cattive, in un unico individuo considerato sano. Si usa l’espressione “ un diavolo in casa e un angelo fuori ”, per descrivere il comportamento duplice di certi bambini che in ambito domestico fanno cadere le inibizioni, mentre nel pubblico mantengono un loro contegno rispettoso; i criminali psicopatici posseggono molto spesso questa ambivalenza e vivono una vita apparentemente benigna e una vita sommersa priva di senso dell’umano, al contempo, sono anime doppie, divise tra le tenebre e la luce, dove la luce è soltanto una maschera esteriore per coprire la verità, cioè la tenebra più fitta: i vampiri fuggono la luce e cercano il buio, sono figli della notte, cioè di quel tempo che porta come significato il sonno della vita, la morte; i licantropi fuggono dalle convenzioni civili e cercano la bestia nascosta in loro, cioè il puro istinto animalesco… il sangue è il simbolo della vita e per preservare la propria nella condizione che si è andata imponendosi, occorre necessariamente nutrirsene, occorre bere il sangue dei vivi e mangiarne la carne, perché le anime siano il sostentamento della nostra assenza di vita e di regole. Vampiri e licantropi sono fortemente egocentrici, le altre creature sono considerate inferiori e vivono in funzione di sussistenza, la loro esistenza ha valore soltanto in relazione al predatore: essi attualmente esistono? Penso che esistano, anche se preferiscono tenersi nascosti, proprio come i serial killer più affermati e attivi, con cui hanno in comune la personalità… ma anche nel nostro tempo, ci sono i Van Helsing pronti a combatterli e a estirparli dal consorzio umano, ma questa forse non è propriamente letteratura mitica o una semplice leggenda folcloristica.

giovedì 5 luglio 2012

La violenza sugli animali è orribile


La violenza sugli animali è un reato punibile ai sensi di articoli specifici del Codice Penale italiano… durante i periodi estivi si manifesta il fenomeno dell’abbandono, dove i poveri animali vengono lasciati al proprio destino sulle strade, mettendo anche a rischio l’incolumità degli utenti della strada, in genere automobilisti e motociclisti; chi abbandona un animale perché gli è di peso, in quanto deve farsi le meritate vacanze estive,  è un bastardo senza umanità e senza senso di civiltà, un autentico vigliacco: prima se li portano in casa, perché magari sono cuccioli carini e simpatici, poi li escludono per sempre dal loro orizzonte relazionale, esponendoli ad un destino tragico, in quanto fastidiose presenze che richiederebbero cure e attenzioni; gli animali sono creature sensibili con la capacità di amare e di soffrire, capaci anche di slanci altruistici nei riguardi dei loro amici umani e meritano di essere rispettati e di essere protetti. Le persone che usano violenza sugli animali sono peggio degli animali, perché dimostrano che la loro umanità è depravata; gli animali posseggono l’istinto e anche un certo grado di intelligenza e di cuore, ma gli esseri umani dovrebbero manifestare queste qualità in una forma più nobile e ritenere le altre creature sensibili, degne della loro benignità e generosità. Chi fa violenza agli animali è un individuo capace di tutto, capace anche di far violenza ai propri simili senza alcun rimorso di coscienza, chi non ama gli animali, non ama neppure i propri simili, chi tratta male gli animali è un soggetto pericoloso a cui manca l’inibizione delle pulsioni aggressive, che non possiede la sensibilità per comprendere e sentire in sé stesso la sofferenza degli altri, uomini e animali; sono stato testimone di violenze sugli animali perpetrate da individui senza scrupoli, che si sono divertiti a torturare delle bestie per puro divertimento o per sfogare la loro rabbia e le loro frustrazioni, queste sevizie sono azioni ignobili, davanti a Dio sono peccati gravi e comportano delle serie conseguenze per coloro che le attuano. Ci sono alcuni che trattano i cani e i gatti come dei giocattoli, che li prendono con sé in casa loro, soltanto con lo scopo di averli come soprammobili, come oggetti da esposizione, senza la considerazione che sono esseri viventi, che quindi devono essere rispettati e amati: l’inciviltà e la bassezza d’animo di certi uomini e donne è sconcertante, ma perché alcune persone sono fatte così? La risposta più sensata è questa: sono fatte così per colpa loro, perché hanno voluto loro diventare così cattive, perché la malvagità gli piace, gli è molto gradita, perché se non fanno del male non si sentono pienamente realizzate, insomma il solito mistero di iniquità delle creature senzienti, quelle cosiddette superiori… e gli animali sarebbero inferiori, senza anima e senza parola? Alcuni esseri umani sono peggio delle bestie, credeteci!

lunedì 2 luglio 2012

Cinismo e vacuità di un pensiero spento


Il cinismo è quell’atteggiamento psicologico nemico dei sentimenti buoni e positivi, che svuota la persona di quegli elementi benigni che caratterizzano un sano rapporto con gli altri; essere cinici è essere privi di mozioni compassionevoli e altruiste, che portano una mente ad una esclusiva rappresentazione dell’altro come di una fredda macchina di metallo, senz’anima e senza umanità, significa svuotare di valore le persone e la loro parte migliore, più alta e nobile, senza più intravedere la bellezza che si nasconde dietro le apparenze della carne, senza più intravedere la dignità dello spirito umano: quando qualcuno pensa che un’altra persona sia paragonabile a una cosa, a un oggetto, smarrisce la sua parte migliore, si perde nel vuoto spegnersi delle sue emozioni positive, si perde nel qualunquismo di una serie di considerazioni prive di presupposti idetici nella personalità degli altri, è lo spegnersi dell’anima nei confronti delle altre anime, è la via verso la vacuità di un pensiero morto, la via che porta la soggettività ad annullarsi nel cinico processo di spersonalizzazione e di annientamento dell’io in relazione al tu, come se il tu fosse soltanto un appendice funzionale senza proprietà salienti e distintive. Quando gli altri non valgono nient’altro che a soddisfare i nostri desideri, pulsioni o bisogni, regna nel cuore un’anima spenta, priva di quella forza motrice capace di portare ad un cambiamento nella direzione della pulsione di vita, un cambiamento che soddisfi la necessità di costruire una società umana giusta ed equa per tutti, che porta in sé i valori imprescindibili della vita come diritto e dei diritti come fondamento al dovere di vivere per essere disponibili all’altrui bene, per dare con questa dinamica un autentico significato e una missione razionale al proprio ambito creativo, una finalità logica della propria esistenza: vivere per il prossimo, per migliorare la condizione della civiltà, per costruire la pace; le persone ciniche ragionano all’opposto, sono in antagonismo con l’altrui bene e formulano pensieri egoisti e convinzioni fortemente egocentriche, in contrasto con la natura umana sociale e socializzante, che ha come suo fondamento la solidarietà e la condivisione tra simili e con il creato; il cinismo è distruttività maniacale, è pulsione di morte, è vivere nel gelo e nel vuoto di una interiorità disincantata, che ha perduto gradualmente e inesorabilmente il senso del sacro e del mistero, in una vita fatta di involucro privo di sostanza, nello scrutare nei propri simili un buio di morte simile all’inferno, che in realtà non si trova negli altri, ma è invece dentro di noi: per uscire dal cinismo occorre ritrovare la propria anima perduta, o meglio il senso profondo della presenza di questa in noi e negli altri, per uscire dal cinismo occorre ricominciare a coltivare intenzioni e sentimenti improntati alla bontà, come l’amore e la compassione, soltanto così si può accendere nel nostro cuore freddo e spento, la fiammella dello Spirito, soltanto così possiamo piangere finalmente con lacrime sincere di dolore e di umanità.