Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

lunedì 2 luglio 2012

Cinismo e vacuità di un pensiero spento


Il cinismo è quell’atteggiamento psicologico nemico dei sentimenti buoni e positivi, che svuota la persona di quegli elementi benigni che caratterizzano un sano rapporto con gli altri; essere cinici è essere privi di mozioni compassionevoli e altruiste, che portano una mente ad una esclusiva rappresentazione dell’altro come di una fredda macchina di metallo, senz’anima e senza umanità, significa svuotare di valore le persone e la loro parte migliore, più alta e nobile, senza più intravedere la bellezza che si nasconde dietro le apparenze della carne, senza più intravedere la dignità dello spirito umano: quando qualcuno pensa che un’altra persona sia paragonabile a una cosa, a un oggetto, smarrisce la sua parte migliore, si perde nel vuoto spegnersi delle sue emozioni positive, si perde nel qualunquismo di una serie di considerazioni prive di presupposti idetici nella personalità degli altri, è lo spegnersi dell’anima nei confronti delle altre anime, è la via verso la vacuità di un pensiero morto, la via che porta la soggettività ad annullarsi nel cinico processo di spersonalizzazione e di annientamento dell’io in relazione al tu, come se il tu fosse soltanto un appendice funzionale senza proprietà salienti e distintive. Quando gli altri non valgono nient’altro che a soddisfare i nostri desideri, pulsioni o bisogni, regna nel cuore un’anima spenta, priva di quella forza motrice capace di portare ad un cambiamento nella direzione della pulsione di vita, un cambiamento che soddisfi la necessità di costruire una società umana giusta ed equa per tutti, che porta in sé i valori imprescindibili della vita come diritto e dei diritti come fondamento al dovere di vivere per essere disponibili all’altrui bene, per dare con questa dinamica un autentico significato e una missione razionale al proprio ambito creativo, una finalità logica della propria esistenza: vivere per il prossimo, per migliorare la condizione della civiltà, per costruire la pace; le persone ciniche ragionano all’opposto, sono in antagonismo con l’altrui bene e formulano pensieri egoisti e convinzioni fortemente egocentriche, in contrasto con la natura umana sociale e socializzante, che ha come suo fondamento la solidarietà e la condivisione tra simili e con il creato; il cinismo è distruttività maniacale, è pulsione di morte, è vivere nel gelo e nel vuoto di una interiorità disincantata, che ha perduto gradualmente e inesorabilmente il senso del sacro e del mistero, in una vita fatta di involucro privo di sostanza, nello scrutare nei propri simili un buio di morte simile all’inferno, che in realtà non si trova negli altri, ma è invece dentro di noi: per uscire dal cinismo occorre ritrovare la propria anima perduta, o meglio il senso profondo della presenza di questa in noi e negli altri, per uscire dal cinismo occorre ricominciare a coltivare intenzioni e sentimenti improntati alla bontà, come l’amore e la compassione, soltanto così si può accendere nel nostro cuore freddo e spento, la fiammella dello Spirito, soltanto così possiamo piangere finalmente con lacrime sincere di dolore e di umanità.

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