Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

mercoledì 26 maggio 2021

La liberazione e i veri intenti del male

Artiod, Gamael e Frainok erano demoni infestatori che si divertivano a prendere in giro gli ospiti di vecchie case, con rumori sui muri, passi sul pavimento, spostando oggetti o rompendoli, puzze nauseabonde, insetti pestiferi, accatastando sedie, facendo apparire figure spettrali e nelle loro attività predilette per spaventare gli umani e farli scappare via erano particolarmente bravi; un giorno andò ad abitare in quella casa vecchia e un po’ decadente sulla collina a est della cittadina silenziosa, una signora anziana che come unico scrupolo aveva a mente di non preoccuparsi troppo delle presenze fastidiose che alcune leggende metropolitane descrivevano aggirarsi tra i corridoi e le stanze di quell’edificio che sapeva di antico, aveva infatti quasi due secoli. La prima notte che la vegliarda trascorse là dentro Artiod simulò grida di donna, mentre Gamael mise in ordine perfetto e verticale le sedie della cucina, alle tre in punto dopo la mezzanotte, ora che qualche fanatico definisce del diavolo Frainok bussò tre volte alla porta della camera da letto della signora e lei disse con voce calma: “Lascia stare perché la mia preghiera alla Madonna mi suggerisce di non rispondere alle provocazioni”, e si rimise subito a dormire. La mattina seguente Artiod fece apparire uno spettro con le sembianze raccapriccianti e un ghigno mefistofelico, ma la signora intimò alla figura grottesca di allontanarsi da lei perché nella tasca del pigiama portava una corona del rosario benedetta, lo spettro disparve e Artiod provò una forte rabbia e la insultò con i peggiori epiteti. Intervenne Gamael sobillando un puzzo insopportabile di carne marcia di cui non si capiva la provenienza, la nonna aprì la finestra della sala grande e bruciò dell’incenso benedetto che aveva un odore gradevole e corroborante che si diffuse ovunque e fece talmente schifo ai tre demoni che per quasi cinque ore si rintanarono in soffitta. Verso sera Frainok in preda al panico disse agli altri due: “Adesso si è messa a recitare il rosario e lo fa devotamente, ama sinceramente l’Alta Dama e per di più la sua anima è in grazia, questa donna non ha mai avuto marito!”, quando compresero la nobiltà delle sue virtù e gli anni trascorsi a progredire in esse decisero inorriditi di darsi lo sfratto e di andare a infestare fuori dalla città nelle campagne lontane un maniero lugubre di gente ipocrita dedita ai sette vizi capitali, con un morboso attaccamento al denaro e divulgatori dell’eresia, quei pagliacci senza senno non comprendevano che soltanto il peccato ci rende prossimi al diavolo, che il peccato è la semente del diavolo e come erba gramigna finirono posseduti e manovrati dall’artefice di tutti i mali, dal superbo duce e dal sommamente impuro. Quei tre demoni presero a turno le loro anime e le portarono all’inferno, a cominciare dagli anziani per poi passare ai giovani, infatti non c’è maggiore felicità per un demone del portare le anime dei malvagi nell’eterna perdizione, questo è il loro mestiere e non fare gli spaventapasseri o gli illusionisti. La signora della casa sulla collina riuscì a liberare quel luogo con la sua costante preghiera e l’anima in grazia di Dio e la ristrutturò consegnandola ad una migliore fama per l’avvenire, gli altri abitanti della città convennero su questa massima: “L’amore è più forte del male e dove c’è amore il male non trova più posto”, ma il male è sempre in agguato e trova spesso nuove vie... quando gli uomini consegnano il proprio cuore.

mercoledì 19 maggio 2021

Silloge poetica n°052


E VENNE NEL MONDO LA LUCE VERA

Si erano spente le candele in quella chiesa
ogni preghiera era una fiamma ardente e confortevole
anche la mano di un bimbo carezzava sulla cera

Certi pensieri riportavano idee lontane
strane forme nello spazio semibuio che si delineavano
e l'ombra dell'altare che crocifiggeva il cuore

Aneddoti alla memoria volgevano al mattino
il sole che sorgeva ogni giorno rideva di mansuetudine
le terre missionarie accoglievano la fede

Camminavano per l'orbe gli angeli della misericordia
con il loro animo rivolto a convertire le genti all'amore puro
sopportavano il peso della fatica gli antichi cori

Quel libro un po' dolce e un po' amaro
con le sue pagine spiegazzate da secoli di lettura
e le lettere impresse nella mente sottile

Non erano frasi gettate a caso sugli occhi
ma parola dell'Autore della vita che desidera la nostra vita
inflitte come chiodi nel corpo santo della salvezza

Mentre viaggiavano attraverso i paesi lontani
dividevano l'erba cattiva dal buon grano e mietevano
raccoglieva il grano dalle campagne per il Cielo

 

VENERDI' SANTO

Il sudore di sangue nel Getsemani
come spilli nell'anima
dolente di angoscia
e quegli amici che dormono
e poi fuggono impauriti

Quando chi ti tradisce
finge con un bacio
e il tuo cuore spezzato
lascia il posto alle lacrime
hai fatto tanto per lui che perdi

L'umiltà che riceve disprezzo
schiaffi e sputi sul volto
l'amore che incontra il peccato
nel buio di una cella
l'amico che ancora ti rinnega

Con una corona di spine
infliggi l'abbassamento alla superbia
e con i flagelli sul dorso nudo
mortifichi la concupiscenza della carne
in quel corpo diventato olocausto

Incamminandoti su quella strada
portando un patibolo sulle spalle
il peso di tante colpe
come se il mondo tutto ti odiasse
quando chi hai amato è lontano

E Gerusalemme che ti vede salire
al Calvario di tanti supplizi
inchiodato su quella Croce lignea
innocente come un fanciullo
tra i tanti che ogni giorno vengono uccisi

Dall'alto della tua crocifissione
o Gesù benignissimo
con uno squarcio aperto nel cuore
dici morente per noi che attendiamo
la parola del perdono

 

IL TEMPIO ANTICO

Tremano le mani nel vederti ancora oscura
in quello specchio che riflette la natura dell'anima
e il corpo che piange sulle ceneri del vizio

Sempre l'incedere dei passi in una sola presenza
quando il teatro della tragedia mostrava il giudizio
orme sulla terra bagnata da lacrime di sangue

Liriche che avvolgevano parole sempre uguali
e il fracasso assordante del muoversi attorniato da stelle
quella stella cadeva sotto il peso della superbia

Nell'oceano danzante dei cherubini e la carità spenta
il cuore del serafino dalle mille ali che coprivano la vetta
un monte alto come quello delle tavole della legge

Sentieri irti di chiodi che attraversavano lo spirito
macchine che articolavano il cerchio del divenire sordo
come le culle lasciate vuote dal mortale sospiro

Quel ventre empio che mangiava violenza
il cui contraccambio era il denaro che tutto comprava
e la rabbia di chi perde il bene sommo

In quel cielo lontano sorridevano gli spiriti beati
mentre l'elmo della vittoria veniva indossato da Atena
e la dea della sapienza ordiva intricati enigmi

 

COSA CI ACCOMUNA

Semmai dovesse arrivare quel tramonto
ricorda sempre che la mia anima ha due ali aperte sul mondo
il pensiero di te e la nostalgia del passato tra noi

Fuori dal territorio del sentimento imperituro
troppi abdicarono la grande compassione e la sua nobiltà
e il fantasma del cinismo ebbe la meglio

Volevo abbracciarti prima che tu te ne andassi
creavo nel cuore un vuoto per colmarlo di aspettative
ma tu eri lontana e quel fiore secco il presagio

Volando attraverso il cielo del nostro amore
rischiavo di cadere in un cielo notturno senza più niente
perché quei pensieri collassavano nell'affezione

Guardando lassù tra le stelle dell'Orsa maggiore
la distanza tra i corpi e nella sostanza un legame forte
quelle stelle così chiare che sembravano vicine

Sempre mi ridestava la fantasia a luoghi lontani
per scappare da questo presente che opprimeva lo sguardo
ancora pochi passi di danza e ogni stella si spegnerà

Quando l'amore diventa offerta del proprio tempo
nessuna vittima che abbia scelto di amare muore invano
la giustizia è quell'innocenza del sangue nei deboli

 

L'ATTESA DEL RISVEGLIO

Nuove luci all'orizzonte si muovevano
e forme inconsuete del tempo avanzavano
senza certezze ma con un cardine fisso

L'orologio segnava le tre del pomeriggio
e nella notte con il senno di poi i rintocchi
come una campana alle tre della notte

Vivevano nascosti nei luoghi della miseria
oltremodo inservibili alle credenze dei popoli
le storie che i vecchi ripetevano sempre

Nulla cambiò nel cerchio celtico di pietra
un passaggio verso l'abisso del pozzo oscuro
avevano sembianze e nome quelle presenze

Rivedrò chi ha lasciato la luce diurna
nella luce di Cristo che pervade ogni presenza
attraversato il ponte della misericordia

Quel cielo alto sulle palme delle mani
quasi a toccare la nostra pelle con una brezza
ora vivo nell'inquietudine del domani

Quando riposerò nella pace di Cristo
non tornerò e attenderò chi amo pregando
nell'alba eterna di un amore immortale

 

UN FRAMMENTO DI NOI

Quel bagliore che entrava dalla finestra
le nobili arti del consolare e del comprendere
la stanza di tuo figlio illuminata dal futuro

Per terra i suoi giochi d'infanzia e calore
la primavera era la natura risvegliata dal sonno
nel suo sorriso grappoli di fiori bianchi

Andava volgendosi desta la mano graziosa
toccava il tuo viso aspettando il favore del sole
quaderni con pagine di carta per gli origami

Su quelle pagine scriveva le sue giornate
quanto aveva sognato e quanto aveva amato
nulla era per caso in quell'introspezione

Un figlio è come una perla tanto preziosa
lasciato il rimanente la si compera con fiducia
un tesoro che custodisce un cuore santo

E' tuo figlio che guarda calmo l'orizzonte
quei boschi e quelle campagne sono in attesa
andiamo per una passeggiata al mattino

Cercavo delle risposte nei suoi occhi verdi
e osservai la vita passarmi davanti nel vero ozio
quel riposo con te colmava l'attimo di gioia

 

IL VANGELO DELLA SAPIENZA

Il simbolo del Vangelo di Giovanni è l'aquila
vola oltre il comune pensiero e tocca la fede
attraversa la mente con il suo greco onesto

Piovono le lettere delle sue pagine nel cuore
e affiorano come amore nel prologo perfetto
la comunicazione che designa l'armonia

Nel recipiente di quel libro le domande
e nell'esempio del Cristo una risposta schietta
un multiverso che si dispiega tra significati

Rovescia la pioggia del tremule dubbio
nei racconti e nelle persone una storia vera
non si interpreta la verità ma ci si nutre

Appoggiò il suo capo sul cuore del Maestro
quando tutti si domandavano chi tradiva
e i discorsi proiettano le risposte velate

Non domando chi sia quel Gesù ma lo amo
Lui sulla Croce mi ha amato e mi ha interrogato
è l'amore la chiave di volta della realtà

Tante cose potevano essere parole nella veglia
e le notti cupe avere un bagliore di lucerna viva
mentre l'Apostolo scriveva il perché di tutto