Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

sabato 15 dicembre 2018

E' ancora Natale nel bambino dimenticato

Qualche uomo di Dio del passato disse alla gente che adorare il Signore nelle chiese, magari nel Santissimo Sacramento che all’apparenza è semplice pane, non ha alcun senso se si lasciano soli e abbandonati i deboli, gli ammalati e gli indigenti perché Gesù vive soprattutto e preferenzialmente in quelle persone, noi dobbiamo riconoscerlo in loro con la nostra compassione come se riconoscessimo una persona amata nell’Ostia crocifissa che tanto ci ha amato da dare la sua vita per acquistare a così caro prezzo le nostre anime. Se Cristo non lo si riconosce in coloro che incontriamo e che necessitano del nostro aiuto e della nostra comprensione, significa che siamo ancora sotto il potere del diavolo. A Natale come ogni giorno dell’anno viviamo chiusi nel nostro egoismo, nelle nostre case addobbate a festa e con la tavola imbandita di vivande. Se Dio vive negli altri che ci chiama a servire, quella chiusura che ci porta al gruppo esclusivo e all’esclusione di chi non ci piace o ci infastidisce, non è secondo lo spirito del Natale e occorre ricordare che il racconto del Natale è scritto nel Vangelo, il bambino Gesù nasce rifiutato da chi se ne stava al caldo di una dimora confortevole, nasce in un luogo a parte e viene deposto in una mangiatoia, era la stalla degli animali. C’è chi un Dio così non lo vuole perché estraneo alle nostre aspettative e al nostro orgoglio, c’è invece chi lo accoglie sapendo che si tratta di un bambino. Tutti i bambini vanno accolti perché sono un dono di Dio, ad ogni nascita Dio ci dice che non si è mai stancato di noi, che è sempre disposto a scommettere su ciascuno di noi. Questo sarà il solito Natale ma forse qualcuno si accorgerà di quanto sia bella la vita e di come sia conforme a un progetto, è un invito che riceviamo tutti e che il Vangelo da secoli ci propone, è l’invito a uscire dal nostro egoismo e ad accorgerci che il prossimo forse non trascorrerà un Natale felice come il nostro tra tanta roba e tante vuote risate, ma piangerà come quel piccolo Gesù nel fieno della mangiatoia, confortato dalla voce benevola di sua mamma e scaldato dal tepore del suo corpo. Chi trascorrerà il Natale che è un giorno come un altro, farà esperienza della vanità e dell’indifferenza e il giorno dopo tornerà ad essere quel mostro che è sempre stato. Chi adesso amerà Gesù con una preghiera spontanea che viene dal cuore e tenderà la mano a chi soffre nel bisogno avrà vissuto il Natale mille volte, se cambia vita e deciderà di praticare i Comandamenti avrà vissuto il Natale anche diecimila volte, se perdonerà e si pentirà del male commesso avrà vissuto il Natale un milione di volte, e tutto questo in un momento, solamente un istante nell’eternità, breve e fugace, che sarà stato sufficiente a far conquistare al Paradiso la sua anima così tanto preziosa e per cui quel bimbo di Betlemme è nato al mondo circa duemila anni orsono, quel bimbo è Dio che ha assunto in sé la natura umana, da quell’istante in poi ogni bimbo che è nato al mondo e che nascerà appartiene al Dio della vita e della risurrezione. Questo è il Natale di chi decide di amare Dio, è una nuova visione della realtà, è comprendere e fare propria la verità di quel Bambino, non si accetta superficialmente di credere ma bensì si viene conquistati dal fascino della fede, è Dio che ci conquista e pregare diventa una espressione di bellezza, se ti fa stare bene ti rende contento.

martedì 4 dicembre 2018

La vita è inspiegabile

La capacità di comprendere la differenza tra una cosa e una creatura vivente è un traguardo educativo che già da molto giovani si dovrebbe acquisire, è semplicemente questione di educazione, è un valore che i grandi devono trasmettere ai piccoli innanzitutto con l’esempio, poi con la parola. Gli animali uccidono soltanto quando hanno fame oppure spinti dall’istinto e talvolta ci possono essere casi di squilibrio della personalità, ma gli animali non sono capaci di odiare e di agire causando un danno ai propri simili se non in casi rari. La natura umana è paurosa perché soltanto dagli uomini può provenire il male, qualcosa di diabolico fine a sé stesso, gli animali non sono capaci di male morale, è impossibile… ma piuttosto sono anche capaci di gesti benevoli con le altre creature. Sono veramente tanti quelli che si sono chiesti perché soltanto l’uomo sia capace di fare del male, penso che la questione si riassuma nella libertà che l’uomo ha di scegliere, questa misteriosa facoltà si chiama libero arbitrio. C’è troppa violenza e ingiustizia nella società umana per non accorgersi che la stragrande maggioranza delle scelte purtroppo ha per opzione il male. Ma che cos’è il male? niente di materiale, niente di naturale, niente di accidentale. E’ un disordine spirituale che corrompe tutte le facoltà dell’uomo, dall’affettività alla ragione. E’ la prova che non siamo soltanto organismi biologici o entità chimiche, è la prova della nostra anima in relazione con il soprannaturale. Tante scelte fatte per il bene avvicinano a Dio e accrescono le virtù, tante scelte fatte per il male allontanano da Dio e fanno cadere nel demoniaco, non è filosofia e nemmeno psicologia, è esperienza diretta della realtà che ci contraddistingue. L’uomo in quanto tale non è un animale, vale infinitamente di più ed è chiamato ad un destino che supera questo mondo. Beato chi riceve da Dio la grazia di comprendere questa verità. Prima della mia conversione cercavo delle risposte e leggevo il Vangelo, mi interrogavo se quello che stava scritto su quelle pagine fosse la realtà o un racconto fantastico, poi decisi di considerare tutto come vero, fatti realmente accaduti e iniziai a pregare leggendo i Salmi ogni giorno apprendendo così una certa dimestichezza letteraria, poi scoprii il Rosario alla Madonna e non lo abbandonai più, nonostante i miei peccati e la mia fragilità, compresi l’importanza della preghiera che ci rende umani, morali e spirituali, che ci allontana dal male. Credere non è qualcosa di obbligatorio, si tratta sempre di una scelta perché la fede non si può testare in un laboratorio scientifico, se vuoi credi altrimenti decidi che non te ne importa niente, decidi che le priorità sono altre. Non sopporto gli schernitori sarcastici, quelli che offendono o umiliano una persona perché con coraggio testimonia la sua fede. Tutti meritano rispetto, tutti meritano il perdono se c’è il pentimento, e il Vangelo insegna che gli uomini e le donne tra di loro sono tutti fratelli e sorelle, e membri di una sola famiglia, di una sola comunità. Chi calpesta la dignità dell’uomo è il suo nemico, è il diavolo e quelli che si comportano come lui sono i suoi epigoni. Dio ama l’uomo, lo ama tanto e da sempre. Dio ha creato la vita.

mercoledì 28 novembre 2018

Quali sono i mezzi della grazia?

Le religioni e le filosofie nella storia dell’uomo sono state molte così come numerosi sono stati i popoli, anche l’ateismo e le ideologie sono delle risposte al bisogno che l’uomo sente di dare un significato e una direzione alla propria vita. C’è chi dice che il paradiso va costruito in terra e chi si convince che credere nell’oltre la natura e la morte sia una forma di alienazione mentale e un veicolo per cadere nell’irrazionale e nella suggestione psicologica. Alcuni sostengono che la loro religione di appartenenza sia l’unica via per ottenere da Dio la salvezza e al presente la vera felicità. Ci sono quindi false religioni e vere religioni? Questa contraddizione ha portato gli uomini a combattersi tra di loro, a fomentare l’odio e le guerre, a distruggere la pace e l’equilibrio. Per ciascuno la propria religione è quella vera, ma per l’uomo davvero religioso tutte le convinzioni meritano rispetto, in quanto accorgersi della persona umana al di là del credo che indossa è un’attitudine di chi veramente ama Dio o ne rispetta almeno l’idea o il sogno. Chi compatisce il prossimo, lo comprende ed è capace di distinguere ciò che è lecito da ciò che non lo è, prospettandosi delle conseguenze non è semplicemente religioso ma piuttosto veramente umano, perché il senso dell’umano apre a qualcosa che si trova più in alto, come il pensiero libero, la preghiera, la solidarietà e la condivisione. Sono cristiano e credo nel soprannaturale, nelle verità di fede che gli Apostoli ci hanno tramandato. Talvolta medito la Passione di Gesù e come l’uomo crocifisso accanto a Lui per i crimini di rapina e omicidio si sia pentito riconoscendo Gesù innocente e dicendogli con un atto di carità di ricordarsi di lui dopo che sarebbe entrato nel suo Regno, la Tradizione afferma che quell’uomo ottenne la salvezza e sia stato immediatamente accolto in Paradiso ed è quello che gli disse il Signore in quei tragici momenti: “Oggi sarai con me in Paradiso”, la Chiesa ortodossa lo venera come santo. Forse in estremo anche il peggior criminale con un bacio a un crocifisso e le disposizioni del cuore come un sincero pentimento, le lacrime e la carità verso il prossimo, anche in una simile circostanza e nella sua drammaticità può ottenere la salvezza. Questo ci rivela che i mezzi della grazia sono molteplici e ci sono dati da Dio ogni giorno come possibilità concreta, innanzitutto cambiare vita e mentalità, pregare e domandare perdono, ma soprattutto amare. Chi non ha nemmeno conosciuto il cristianesimo vivendo seguendo i dettami della coscienza morale e fuggendo il male che ci viene suggerito nelle tentazioni dal diavolo, si salva e chi da cristiano e battezzato agisce in senso contrario incorre nella condanna. Anche chi prega con le dovute disposizioni interiori si salva, chi persevera nel bene si salva, e chi si conserva giusto nelle difficili prove della vita. Il Signore desidera la nostra salvezza e le vie per pervenire ad essa sono molteplici e lo erano anche prima dell’era cristiana, nelle altre culture e nelle altre religioni. Cristo con il sacrificio della sua Croce e con la sua Risurrezione ha aperto a tutte le anime la porta del Cielo, ma la salvezza è una proposta e ciascuno di noi la può accogliere usando saggiamente di quel grande dono che si chiama libertà, siamo liberi e senza libertà non potremmo amare Dio. Lo specchio in cui si riflette il nostro amore per Dio è l’intessere e il vivere le relazioni con gli altri, e attraverso le scelte nella loro consequenzialità il coltivarsi una buona coscienza, un cuore puro e alieno dal male. Le virtù che come teneri germogli necessitano di luce, acqua e attenzioni ogni giorno per conservarsi e crescere.

Preghiera

Gesù mite e umile di cuore, rendi i nostri cuori simili al Tuo.

martedì 6 novembre 2018

Il mondo sommerso e il teatro delle vanità

Cosa significa essere cristiani? Considerando quello che passa dalle cronache dei giornali e dei telegiornali c’è da chiedersi cosa significa avere la parvenza di esseri umani, non tanto l’umanità che di per sé è una parola fin troppo impegnativa, ma solamente le apparenze che fanno pensare al senso dell’umano, a ciò che nobilita la persona umana. Ci sono due dimensioni che si ostacolano a vicenda nel manifestarsi dei fatti che riguardano l’umanità, quello che si trova in superficie e quello che non è immediatamente riconoscibile, un mondo sommerso. Tutta la realtà passa dai dispositivi, dagli schermi e dalle interfacce ed è quasi sempre un espediente per ingannare le coscienze, quello che c’è davvero di reale ce lo portiamo tutti dentro, è la nostra anima fatta di pensieri, sentimenti, intenzioni e convinzioni. Quando preghiamo parliamo con Dio e se parliamo a qualcuno ci convinciamo della sua concretezza, può darsi sia soltanto l’amico immaginario ma se non incominciamo a sentire la sua voce che ci parla possiamo stare tranquilli riguardo al nostro equilibrio psichico, significa che non siamo ancora diventati matti. Pregare anche semplicemente con le formule ad esempio l’Ave Maria favorisce in noi l’idea di essere ascoltati, compresi e amati e di per sé è già una grande consolazione da intendersi sul piano psicologico, se poi dall’altra parte c’è veramente qualcuno aspettiamoci di più, magari che il nostro cuore cambi e che cambi la nostra vita, conformandoci a quel libretto meraviglioso che è il Vangelo. E’ l’inizio di un rinnovamento spirituale e il mondo dello spirito è il mondo dei valori morali e della preghiera. Un cristiano deve testimoniare la fede e senza una vita coerente con certi valori non può andare in giro a dire che Dio esiste e che ci ama e che perseverando in una condotta giusta nell’al di là ci attende un’altra vita, c’è il Paradiso dove saremo felici. Un vero cristiano è una persona coerente, non è mai un ipocrita… ma tutti sappiamo che purtroppo il mondo è pieno di impostori. Non occorre fare grandi cose per essere un cristiano, basta rimanere sé stessi nel proprio piccolo amando Dio e il prossimo come ci ha insegnato Gesù. Quando il Signore annunciava il Vangelo e domandava la conversione era attento soprattutto all’interiorità delle persone, al loro mondo sommerso, a quello che ci rende veramente umani. Dal cuore dell’uomo viene il male che lo rende impuro, che lo sporca ma dal suo cuore proviene anche la carità che purifica e la compassione che ci rende capaci di agire bene gli uni verso gli altri, la buona volontà viene dal di dentro e non da qualcosa che si trova fuori di noi. Il nostro Cielo o il nostro inferno li costruiamo noi nel nostro mondo sommerso, siamo porte che a seconda delle nostre scelte si possono spalancare sul Cielo o sull’inferno. Nessuno può toglierci la libertà, come nessuno può impedirci di amare Dio se lo vogliamo, e di comportarci poi di conseguenza. Il cristianesimo non è semplicemente un insegnamento morale, una pratica di vita, una fede in cui credere, il cristianesimo è il rapporto che ciascuno di noi ha con il Signore e con i propri simili, con chiunque senza alcuna discriminazione. Il cristianesimo è una filosofia di vita che ha per fondamento l’amore, il desiderio del bene altrui, la propria vita offerta altruisticamente superando le inclinazioni perverse del proprio egoismo. Il cristianesimo è l’imitazione di Cristo per giungere alla salvezza eterna della propria anima. Niente di più realistico, niente di più vero.

venerdì 19 ottobre 2018

La civiltà al crepuscolo e quella nascente

La società occidentale non ha ancora perso del tutto le basi del suo umanesimo, nonostante abbia attraversato un ventesimo secolo dell’attuale era cristiana a sfavore delle sue più nobili aspirazioni etiche e civili, queste basi sono addirittura precedenti al cristianesimo in quanto affondano le loro radici nella cultura latina ed ellenica. La democrazia è partecipazione del popolo alla Legge e al governo della nazione, ma nella realtà i cittadini sono sudditi di un potere egemone che li vessa e li asservisce a un sistema sovrano dove quei fondamenti della libertà sono conculcati da ragioni più o meno chiare e sempre dall’arroganza di classi dominanti e apparati istituzionali che negano il diritto e il suo esercizio. Lo Stato è una macchina antropofaga che non esercita il ruolo di mediatore tra il diritto e la Legge, ma che rende ogni giorno sé stesso artefice della sua decadente inclinazione a togliere forza all’esercizio delle libertà e dei doveri nei suoi confronti, quella forza è la matrice dell’ordine costituito e dei legami tra cittadini e istituzioni. Nella Costituzione italiana si legge che il popolo è sovrano, è il popolo che elegge la sua classe dirigente e gli amministratori nelle innumerevoli sedi del nostro sistema così complesso e articolato, forse la decadenza della civiltà occidentale va ricercata nell’incapacità di amministrare la cosa pubblica da parte di coloro che per mandato detengono in un certo periodo di tempo e non oltre il potere decisionale. Non sono responsabili gli elettori che esercitano quel dovere sommo di dare alla Patria dei governanti degni, è lo stesso sistema che non garantisce persone che siano al di sopra di ogni sospetto e competenti in rapporto a quello che sono chiamati a fare per il sistema Paese. La politica è decadente e non lo Stato, la gente che agisce capillarmente nei vari ambiti del sistema è competente, dal lavoro all’istruzione, dalla giustizia alla sanità, malgrado le amministrazioni in linea con la decentralizzazione e i governi locali, siano in parte cancerose e da rinnovare, a causa dell’individualismo e della corruzione. Mancano le motivazioni all’esercizio delle proprie funzioni e del proprio ruolo, ma sono tante le persone che per coscienza esercitano bene quello che hanno conquistato con anni di studio e di esperienza. Lo Stato non è il nemico dei cittadini o dei cittadini svantaggiati, siamo noi ad essere lo Stato nella posizione in cui ciascuno si trova a svolgere un compito assegnatogli dal caso e dalla necessità, o dall’essersi meritato più o meno consapevolmente un certo ambito di attività, o meglio dall’esservi predestinato dalle scelte e dall’impegno. L’unica cosa necessaria affinché tutti vivano decentemente e in pace è un rinnovamento morale e delle motivazioni valide che portino una persona a comportarsi in modo lecito e non a danno degli altri cittadini. Sono le persone che debbono cambiare, non tanto le leggi o le normative che regolamentarizzano il vivere civile, la cultura e l’economia. Le fondamenta che ci hanno tramandato i nostri avi sono nascoste proprio in una continua battaglia etica per l’affermarsi di un nuovo codice di condotta, che stia al di sopra della Legge stessa e di cui senz’altro ne è la causa efficiente. E’ l’uomo che necessita di un cambiamento e di aderire a un progetto che lo renda veramente umano e capace di umanità, questo cambiamento inizia dalle scelte del singolo e come lievito agisce nella pasta facendola fermentare, modificandone la grandezza, cambiando le sue qualità naturali, da dura a malleabile, da cattiva a buona. Senza l’amore al bene non ci sarà mai un autentico progresso, ma soltanto la ricerca del soddisfacimento delle fami egoistiche. Quando cambieranno le persone e in particolare le nuove generazioni, si potrà sperare in una società migliore e giusta, si potrà sperare in un avvenire di pace e di benessere per tutti.

sabato 6 ottobre 2018

Halloween è una festa pagana

Tra qualche settimana è la festa dei Santi e dei defunti, alcuni pensano già ad Halloween una festa pagana e carnevalesca del mondo anglosassone giunta qui in Italia e in altri paesi, per tanti sarà un motivo per divertirsi e celebrare la paura dell’ignoto, Halloween la intendo così. Senza dubbio è una festa di cui potremmo benissimo fare a meno, qualcosa che non appartiene alla nostra cultura e alla nostra storia. Cade la notte tra l’ultimo giorno di ottobre e il primo di novembre, questa festa ha poco senso per chi è cristiano e credente, qualcuno ha pensato addirittura di considerarla come la festa del diavolo e dei suoi congregari. Penso sia un gioco per esorcizzare la morte e il suo mistero, i personaggi di fantasia che la caratterizzano sono fantasmi, mostri, vampiri, zombi e altro… insomma tutto quello che è diverso e oscuro e che ci spaventa. Halloween è una festa in maschera e nei paesi occidentali che vivono di idolatria e consumismo è diventata parte di quel mondo assurdo dove anche la più piccola occasione può diventare un espediente per fare soldi e per lasciarsi andare alla gioia goliardica. Non ho paura di Halloween, sono convinto che sia una sciocchezza come la teoria del gender, oppure come il materialismo o l’edonismo, addirittura come l’ateismo. Il diavolo è una presenza reale nella vita delle persone e nella società, la sua attività è quella di tentare l’uomo al male per portarlo via da Dio, il suo scopo è prendersi le anime, Halloween come molte altre cose è anche un modo per distogliere la coscienza della gente dalla fede cristiana e dalla preghiera. Halloween non serve a dare un senso alla vita, serve soltanto a non pensare per sentirsi felici. Nella notte di Halloween agiscono persone che deliberatamente stanno dalla parte del diavolo, persone che commettono nefandezze o meglio reati, praticando il culto del diavolo. E’ da idioti rendere culto al diavolo perché ci odia e non è una creatura umana, ci vuole male quindi perché servirlo? Per ottenere che cosa? E’ un grande inganno da cui ci si sottrae ritornando alla tradizione cristiana e ai misteri della nostra fede, dedicandosi con assiduità alla preghiera cristiana da soli o in una comunità. Noi ricordiamo coloro che sono morti perché sappiamo che non sono svaniti nel nulla, che ci sono ancora e nei nostri cuori, in quanto li abbiamo amati, e in Paradiso dove pregano per noi. Non Halloween ma la vita dopo la morte, l’anima immortale e l’amore di Cristo per ciascuno di noi, non qualcosa di tenebroso e insensato, bensì qualcosa di positivo come la vita da desiderare.

Preghiera

La Tua gloriosa Risurrezione porti oh Signore la mia mente e il mio cuore a considerare la vita un cammino verso il Tuo Regno di santità a cui hai chiamato ogni persona creandola dall’Amore della Tua Eternità, facendola partecipe della Tua stessa Vita; oh Signore, Gesù benignissimo, rendimi capace di considerare la morte l’ingresso alla vera Vita in comunione con Te, poiché la vita terrena non è tolta, ma trasformata nell’adesione alla Tua chiamata alla salvezza. Amen.

venerdì 28 settembre 2018

Le cinque invocazioni a Gesù nascosto

Davanti al Tabernacolo
o in presenza dell’Eucaristia

Santissimo Corpo e Sangue di Gesù liberatemi da ogni influsso diabolico e da ogni legame con gli spiriti del male.
Sangue di Gesù lavami da ogni mio peccato.
Corpo di Gesù vivifica la mia anima, donami la Vita.
Corpo e Sangue di Gesù difendetemi dai nemici visibili e invisibili che vogliono il mio male.
Corpo e Sangue di Gesù Vi amo con tutto il cuore.
Amen.

martedì 11 settembre 2018

La capacità di leggere l'anima

Quello che c’è in una persona non lo può vedere nessuno, chi è capace di vedere chiaramente negli altri è molto spesso qualcuno innamorato della loro umanità, rispettoso dei loro sentimenti, compassionevole delle loro fragilità. E’ tragica quella posizione psicologica di chi si rapporta agli altri o a qualcuno dall’alto in basso, senza considerare chi si ha davanti come un altro proprio simile che porta in sé la medesima natura e le medesime facoltà costituenti l’essenza di un individuo umano. Esiste in tutti una matrice che ci rende partecipi gli uni degli altri e che ci accomuna come complementari e non separati e dissimili. La capacità di vedere negli altri ci rende davvero umani, è quella capacità che nel messaggio cristiano concretizza il prossimo, come il samaritano che andando per una strada sperduta incontra e prova compassione per un bisognoso e lo soccorre senza nemmeno farsi delle domande, senza nemmeno chiedersi chi sia quell’uomo o se sia un suo nemico, lo aiuta semplicemente perché si tratta di un altro uomo, di un’altra creatura vivente. Lo vede soffrire e ne sente compassione, si sente chiamato a fare tutto il possibile per salvarlo, a fare anche di più se potesse. Ci sono sempre state delle persone così, talvolta nascoste e sconosciute. Chi ha la capacità di vedere nell’animo degli altri, di accorgersi di certe cose è un filantropo, ama le persone e non in apparenza ma per quello che veramente sono, ha uno sguardo attento che scorge la verità nei dettagli. Questa penso sia la via giusta per sentirsi veramente felici, cercare la felicità in altre cose ha davvero poco senso. C’è chi percepisce molto degli altri e chi niente, c’è chi possiede una maggiore sensibilità e quindi soffre di più, non in una torre alta e isolata ma accanto a coloro che si incontrano nell’itinerario dell’esistenza, ogni giorno. Soffrire per gli altri qualcuno potrebbe intenderla come una maledizione, sono felici gli apatici e i menefreghisti, quelli che facendo finta di niente si girano dall’altra parte, sono convinto invece che sia più felice colui che si sente più vicino agli altri, il senso della prossimità è il primo moto dell’amore. La vita vissuta egocentricamente con l’andare del tempo porta a sentire un grande vuoto interiore, a provare frustrazione e tristezza in quanto ci si allontana da quella sorgente di acqua pura che vivifica l’anima, quella sorgente è l’amore con tutte le sue variabili. Chi veramente vuol bene al prossimo è felice, chi è esente dalla cattiveria e dall’egoismo, chi non si lascia inquinare dal male che qualcun altro ci arreca, chi non si lascia vincere dal male che talvolta sentiamo emergere da dentro di noi. L’equilibrio lo si trova stando da soli e avendo imparato a stare bene assieme agli altri, se si ama veramente – in qualsiasi situazione o nelle prove più difficili – non si sente la vita come una condanna ma bensì come un’opportunità per dimostrare che si può ricominciare, che ci sono prospettive nuove e positive. La rinuncia al male è una vittoria, è una liberazione per la psiche, è un atto taumaturgico che ci guarisce e che comunica dei grandi benefici al nostro contesto sociale. A fare la differenza è sempre una nostra scelta consapevole perché nessuno può toglierci la libertà, anche Dio non può niente di fronte alla nostra libertà. Siamo tutti chiamati e ognuno di noi risponde in modo diverso, perché sente in modo diverso, ha una visione diversa. Nessuno ha il diritto di giudicare un altro uomo, si deve sempre guardare a sé stessi, considerando che non c’è persona a cui è preclusa la facoltà di discernere il bene dal male e di essere responsabile di ciascuna delle proprie azioni; è la coscienza morale che ci differenzia dalle bestie, non un’etica fasulla e in sé dissociata che ci viene presentata come un prodotto di consumo, ciò che mi piace è bene e ciò che non mi piace è male, non si tratta di convenzioni approvate dalla massa o di opinioni personali, si tratta di una Legge scritta nei nostri cuori e che tutti possono riconoscere e amare con dedizione e perseveranza.

mercoledì 8 agosto 2018

Tu ci guardi Signore

Quando ci accorgiamo del Tuo sguardo Signore ci vergogniamo per la malizia del nostro peccato, il Tuo sguardo è puro e riverbera nell’innocenza degli sguardi dei piccoli.

Quando ci accorgiamo del Tuo sguardo Signore il timore ci esorta a temere il Tuo giudizio, ma non è paura bensì filiale fiducia e certezza della Tua bontà che ci spinge ad abbracciarti.

Quando ci accorgiamo del Tuo sguardo Signore proviamo rimorso e vediamo nel nostro prossimo ferito dai nostri errori il fratello, la sorella, la madre e nel sentirli piangiamo.

Quando ci accorgiamo del Tuo sguardo Signore abbiamo da chiederti molte cose ma la più importante di tutte è il soccorso per una vita autenticamente cristiana, una vita giusta, una vita come la vuoi Tu.

Quando ci accorgiamo del Tuo sguardo Signore è la preghiera che esprime il nostro vero sentimento, la preghiera è la nostra parola rivolta a Te che ci consola nell’intimo del cuore.

Quando ci accorgiamo del Tuo sguardo Signore tanti pensieri affollano la nostra mente ed uno riguarda proprio Te, se Tu ci sia davvero oppure sia tutto un sogno e un vaniloquio.

Quando ci accorgiamo del Tuo sguardo Signore desideriamo cambiare sul serio perché ci accorgiamo del Tuo amore, che Tu ci ami così tanto e la vita così fragile e la nostra anima sono preziose per Te.

giovedì 19 luglio 2018

Alla radice della società la famiglia

La cosa più bella e che riempie di senso la vita è amare qualcuno, per una mamma i propri figli sono i suoi più cari tesori, ci sono mamme che dimenticano quanto sia importante avere accanto le persone che Dio ci ha affidato nella sua provvidenza, loro non sono una nostra proprietà, sono un frammento importantissimo del nostro cuore; i figli si debbono amare non perché speriamo che realizzino tutte le nostre aspettative, si devono amare così come sono, così come ci sono stati donati, non li abbiamo fatti noi, li ha creati il Signore della vita attraverso la nostra partecipazione, la partecipazione di entrambi i genitori, un papà e una mamma che si sono amati e si sono promessi la fedeltà. E’ molto difficile educare, è il mestiere più complicato, si ha a che fare con una persona e una persona è davvero preziosa. Quando i bambini ci ascoltano vogliono sentirsi amati e questo attraverso i gesti, gli sguardi e le parole. Tanti bambini purtroppo fanno esperienze negative nelle proprie famiglie, il ruolo del genitore è importante e di come forma il carattere del figlio o della figlia dovrà risponderne prima alla propria coscienza e poi a Dio. Secondo me un buon insegnamento che si può dare ai bambini è imparare a rispettare gli animali, ad essere sensibili nei loro confronti, è un primo passo che porta alla libertà di amare e un modo per coltivare la compassione e la solidarietà verso gli altri. Non si deve mai in nessun caso fare uso della violenza fisica o verbale, è sempre un grave errore, non si deve nemmeno mai dare un ceffone, si deve invece biasimare e lodare veicolando i sentimenti con la parola. I bambini hanno una mente aperta senza pregiudizi e comprendono subito il messaggio della verità, qualsiasi sincera e benevola attenzione nei loro confronti. Un dramma dei nostri giorni sono le numerose separazioni e i figli contesi, tutto ciò che riguarda la famiglia e le problematiche che la portano a dividersi sono il vero problema della famiglia come fondamento della società. Le famiglie devono restare unite e devono aprirsi al contesto sociale in cui vivono, devono accogliere e non chiudersi alla maniera di piccole comunità sociopatiche. La famiglia deve pregare insieme, stare insieme per pregare è determinante per il consolidamento delle relazioni e si deve dialogare, si deve saper ascoltare, ci si deve sempre interessare a vicenda. Per crescere insieme occorre comunicare e convincersi che l’altro va amato così com’è, noi non abbiamo il diritto di cambiarlo ma dobbiamo cercare il confronto in modo da risolvere i suoi conflitti e le problematiche, il cambiamento viene sempre dal cuore, dobbiamo pregare per l’altro affinché il Signore tocchi il cuore, una buona parola può essere l’inizio, può anche diventare risolutiva. Amiamo tanto le nostre famiglie ma non dimentichiamoci del nostro prossimo, anche soltanto del vicino della porta accanto. La famiglia cristiana deve diventare il focolare del Vangelo, la fiamma del Vangelo deve ardere nei cuori per consigliarci sul come fare e su cosa dire, in riferimento a tutto quello che fa parte della nostra vita. Non trascuriamo mai il santo Rosario comunitario, prendiamo l’abitudine di recitarlo quotidianamente insieme e matureremo insieme nella fede. La famiglia ha bisogno della preghiera del santo Rosario come dell’aria che respiriamo, non è affatto un’esagerazione. Pregare in casa e in famiglia è importante, sono tanti i benefici che si ottengono, forse non subito ma sicuramente nel tempo. Il legame matrimoniale è indissolubile e una famiglia si costruisce soltanto con l’amore tra un uomo e una donna liberi e con un patto di fedeltà indissolubile, è il progetto di Dio sull’uomo affinché ci sia una piena realizzazione di quel disegno che vede la sponsalità a immagine di Dio e la coppia aperta alla vita e al futuro. L’uomo non separi ciò che Dio ha unito ed è giusto, altrimenti ne derivano mali e disordine. L’amore è autentico quando c’è la volontà di seguire insieme un itinerario che ci migliora umanamente, che ci fa maturare nel bene e che si esprime nell’amore ai figli considerati dono di Dio e non qualcosa di cui disporre per ricercare il nostro egoismo e perseguire i nostri progetti. La famiglia non è una piccola società di persone ripiegata su sé stessa, deve invece diventare il cenacolo dell’amore nelle sue differenti dinamiche, amare vuol dire volere il bene dell’altro; tutti apparteniamo a una famiglia, la nostra è importante ma lo sono anche tutte le altre, non dimentichiamo i nostri doveri di giustizia e solidarietà.

domenica 1 luglio 2018

Un diavolo modesto

L’astuto Raineth era un demone minore, uno di quelli delle legioni e delle moltitudini, aveva poco potere e poca influenza sui capi e i principi e sui loro affari; Lucifero lo chiamò al suo trono scellerato per affidargli un incarico, qualcosa che lo facesse distinguere dalle bestie da soma con le corna e la coda e dalle ali spelacchiate, molto spesso incaricate delle medesime e consuete tentazioni sulle marmotte, le creature umane inclini ai vizi e all’egoismo. Lucifero affidò questo incarico a Raineth, tentare di superbia un semplice contadino che lavorava la terra e fargli uccidere per invidia un pastore di greggi da tempo suo amico e affettuoso confidente nelle serate conviviali del paese. Il piccolo diavolo andò subito a fare visita al contadino e mostrò alla sua mente la dura vita laboriosa che da sempre trascinava con sé, alla vista di tanta fatica e di così magro guadagno si sentì umiliato e sciocco e così sentendo digrignò i suoi denti dalla rabbia. Gli venne in mente l’amico e il suo gregge, che a detta di tutta la gente del paese procurava al buon uomo un certo profitto, tanto da avergli permesso di comprare un carro con due cavalli e un fucile per la caccia alla selvaggina, la cercava nei boschi quando veniva la stagione e la carne delle lepri sulla brace era davvero saporita per lui e la famigliola. Raineth aveva inoculato nel cuore del contadino il veleno della superbia e infine quello dell’invidia, un gioco da novellini pensò lui tutto soddisfatto, mancava soltanto la grave colpa per conquistarlo alla causa dell’inferno. Il contadino si svegliò preda degli incubi nel buio della notte e pensò ancora al pastore, quello che provava dopo settimane di gestazione era veramente un odio velenoso, un odio veemente che nascondeva ai suoi cari ma che talvolta trapelava dallo sguardo quando il pensiero si faceva lugubre e ossessivo, aveva persino cominciato a bestemmiare sottovoce. Si stava consumando dentro dove il diavolo tentatore aveva preso a dimorare, il diavolo si nutriva di lui. Ed ecco l’ennesima notte con i soliti incubi e non facendocela più si vestì, corse alla porta e uscì dalla sua casa incamminandosi per le viuzze del paese. Stava recandosi dal pastore, nemmeno riusciva a capire il perché, aveva perso la capacità di razionalizzare. Dietro quella curva c’era la casa di colui che per settimane aveva odiato con tanta veemenza e senza una vera spiegazione, ma tutto a un tratto si fermò e voltatosi a sinistra vide una pittura rappresentante la Madonna nell’atto di benedire, con un cero votivo per terra alla colonna, un cero acceso che emanava una luce tenue e bianca. Guardò l’immagine e rientrò in sé stesso domandandosi cosa stesse per fare, anzi perché era uscito a quell’ora tarda della notte. Disse semplicemente queste parole: “O Madre buona, perdonami…”, e ritornò a casa sua con la mente calma, si rimise a letto e si riaddormentò. Il giorno seguente incontrò il pastore nelle campagne attorno al paese, il grano era maturo e il cielo sereno. Gli strinse la mano e gli disse: “Sono contento per la tua fortuna, per il tuo lavoro, a me senz’altro andrà meglio il prossimo anno”. “Pregherò per te”, gli disse sorridendo il pastore e lo abbracciò fraternamente. Quando Raineth, oramai cacciato dal contadino, il quale fu liberato dalla sua invocazione alla Vergine, vide la scena montò su tutte le furie e bestemmiò Colei che aveva riconciliato i due amici, semplicemente con il suo sguardo materno, e la sua preghiera al Signore. Al suo ritorno dalla terra, di nuovo all’inferno, il demone pusillanime Raineth ricevette da Lucifero una dura punizione, cosa che faceva al suo solito con gli inadempienti, perché i demoni sono vendicativi e non accettano la sconfitta o il fallimento di un’impresa. Il diavolo compie la sua azione nefasta instancabilmente, sono invece così diverse le ispirazioni che vengono da Dio, dal suo amore: è impossibile fare confusione, è proprio vero che si distingue con facilità quel che è bene da quel che è male.

mercoledì 20 giugno 2018

La nostra maturità

Ci sono veramente due fasi nella vita, l’immaturità e la maturità? Sono due fasi che si susseguono come una legge o una costante fisica? Oppure nella persona convivono stati piuttosto che fasi che si alternano, lo stato della giovinezza e lo stato dell’adultità, o lo stato della spensieratezza e lo stato dell’angoscia. Se si tratti di stati che concernono la mente o fasi che determinano il cambiamento, sinceramente è difficile da definire. Quando una persona conosce la misura della vita, il suo progresso e il suo andamento, quello che determinano le scelte, il buono o il cattivo, forse c’è speranza che sia maturata o che accenni a maturare. La maturità del corpo non è la maturità spirituale, si può essere grandi e al contempo miseri o viceversa, si può essere piccoli e al contempo molto ricchi. Non sono mai maturato veramente perché in me coesistono un anelito alla semplicità e la consapevolezza della bruttura del mondo, forse maturare significa essenzialmente adeguarsi al mondo, conformarsi alla sua bieca mentalità. C’è chi rimane bambino e pur provandoci sempre non riesce ad assimilare tanta sporcizia, è il destino di tanti ma è anche una benedizione, perché Dio si rende prossimo degli infanti spirituali e dei moralmente retti. Non ci sono tante virtù che esigano la maturità, si può essere un po’ scemi e avere buon cuore, si può anche essere cattivi e intelligenti tanto da guadagnare ingenti patrimoni, avere successo ed essere venerati come individui di grande valore, ma la solitudine è sempre in agguato per ghermire l’anima degli arroganti e dei superbi. Non sono maturo perché credo che l’amore per gli altri sia una grande forza, se fossi convinto che la violenza disegni i confini degli Stati e delle proprietà, sarei maturo per il principe di questo mondo ma reprobo per il Principe della pace; non si possono fare delle scelte senza la maturità, fare delle scelte è qualcosa che coinvolge la volontà; si può sempre scegliere senza la maturità, ma non si riuscirà a dare un volto bello alla propria vita, sarà insoddisfacente. Alcuni si perdono dopo la maturità e non riescono a trovare la propria strada, non è così facile guadagnarsi un posto nella società, occorrono la capacità e il merito, occorre anche l’aiuto degli altri, non si può fare a meno di chi ci circonda. Nessuno è solo in un mondo popolato da innumerevoli creature viventi, rendersene consapevoli ci struttura come persone mature e ci protegge dalla disperazione, senza accorgersi che gli altri ci sono siamo come foglie danzanti portate dal vento. E’ un sano esercizio quello dell’altruismo, se non ci fosse l’altruismo al mondo esisterebbero soltanto persone immature, persone sciocche con un ego grande quanto una montagna. La maturità è una cosa buona ma bisogna conquistarsela, ci vogliono impegno e fatica, ci vuole creatività. Quando incontriamo una persona matura la riconosciamo subito, non ci chiede nulla e piuttosto si offre per donare, ma donare che cosa? Una parte della sua anima che nutre la nostra, una parte del suo bagaglio di esperienze e di idee, una parte di sé che ci completa. Sarà forse l’amore sponsale? O l’àgape cristiana? Poco importa perché dove si riconosce la dignità delle altre persone, c’è sempre un grande esempio di maturità e di risposta positiva alla vita.

sabato 26 maggio 2018

Alter civitate

L’immaginazione è una facoltà della mente umana, se ad essa si aggiunge la curiosità e poi l’intelligenza, diventa per gradi il veicolo preferenziale per la conoscenza empirica, cioè il dimostrabile è quello che esiste, quel che non si può dimostrare rimane nell’ambito della fantasia. Se si considera la fantasia si viene indotti a richiamare nei ricordi l’età dell’infanzia, dove la fantasia era sinonimo di gioco e di scoperta del mondo attraverso le relazioni. La fantasia che mi piace è quella della virtualità elettronica, della virtualità informatica, la forma d’arte che si esprime attraverso i videogiochi, agli albori erano semplici segni che si muovevano su un monitor, oggi sono storie da vivere come protagonisti in mondi virtuali alla maniera dei sogni, e sognare è stimolante e terapeutico. Perché negare la concretezza del fantastico? Non esiste soltanto un mondo fisico, che si tocca o si acquisisce tramite i sensi, esistono tanti mondi quanti ce ne inventiamo, possiamo viverci tutti assieme oppure trovarvi il nostro spazio personale, la nostra dimensione medicinale. Nelle storie ci si immedesima in un personaggio che diventa il nostro alter ego, ci sono scrittori che si presentano e si descrivono nelle loro storie inventate come alter ego, come una fotocopia di sé stessi che richiama una visione modificata della propria personalità, è un modo per cambiare e diventare come si desidera, talvolta si riesce nell’impresa e il desiderio non rimane più una maschera ma costruisce l’anima. La fantasia è un gioco e se si comincia a credere reali i contenuti fantastici, i benpensanti dalla razionalità facile definiscono i creduloni poveri alienati, degli scemi irrecuperabili, dei pazzi senza speranza. La fantasia è evasione quando la realtà appare brutta e scomoda, quando incomincia ad esserci spietata nemica, allora la mente esce dal visibile e guarda le immagini che appaiono all’intelletto. La fantasia dei videogiochi è prefabbricata come la trama di un libro o di un film, l’intelligenza artificiale ci comunica l’illusione della vita. La fantasia è bella per chi vuole credere a ciò che non esiste, è per i bambini e per i malati di mente, la fantasia può degenerare e ammalandosi diventare fede religiosa. La fede vive di fantasia perché non c’è altro modo di fare esperienza dei dogmi, se si è persone normali, altrimenti Dio prende l’iniziativa e si diventa mistici o estatici, non è più preghiera ma si rende giustizia all’esperienza. La mistica è una scatola chiusa e inaccessibile, nessuno dall’esterno ne sa niente. Soltanto il matto può testimoniare qualcosa e il più delle volte è qualcosa di incomprensibile. Chi ama è un mistico, forse soltanto amando troppo si riesce a fare esperienza di Dio e del suo mondo nascosto, le persone con i piedi per terra si accontentano di amare le persone care, se questo le rende felici. Pensare alla mamma o al papà che sono morti è misticismo, loro sono vivi nella dimensione del fantastico e del fantasticare. Oltre alla disciplina della filosofia occorrerebbe introdurre nelle scuole la disciplina dell’immaginazione o dell’aria fritta, per fare del mondo di quaggiù un posto meno schifoso illudendosi che sia abitato da persone veramente umane. Tutta fantasia. E’ il mondo dei pazzi che non hanno un senso e non se lo sanno dare, ma tragicamente si considerano reali, fin troppo reali.

domenica 20 maggio 2018

La rinuncia di sé e gli atti d'amore

Sono convinto che occorra saper rinunciare, la rinuncia è l’humus della virtù, se si rinuncia a qualcosa che oggettivamente è un male, o che arreca un danno a noi stessi, o che lo arreca a qualcun altro, insomma se si rinuncia trionfa la ragione e con la ragione il rispetto per la vita, e con il rispetto intransigente della vita la dignità della persona. La rinuncia è terapeutica, il superamento di una mania, di una ossessione o di una psicosi avviene per gradi di rinuncia e di disaffezione, assuefatti alla violenza e alla vendetta ci si libera da questi demoni per trovare l’equilibrio e la pace. La rinuncia è la via che forma un carattere forte, dei tratti di personalità conformi all’umanità nelle sue espressioni più nobili, tutto questo è in sintesi l’arte dell’educare, l’arte di dare l’esempio e di correggere con la parola, di edificare con la parola. La rinuncia è anche una delle grandi promesse battesimali, si rinuncia alle entità maligne, alle negatività per consacrarsi a Dio, per essere suoi per sempre, per amarlo e per lasciarsi amare. Nella tentazione a cui tutti sono sottoposti ( se ci si mette il diavolo diventa una prova veramente difficile! ), è necessario dire sempre di no: perché dire di no al peccato significa evitare di cadere nella colpa, è un atto di forza interiore, è un atto di coraggio. In questo modo si conserva la salute dell’anima, altrimenti riconquistabile soltanto con le lacrime del pentimento e l’emendazione. La rinuncia è un atto degno degli spiriti più elevati, perché il mondo, la carne e il diavolo seducono e sono chiassosi, l’anima matura è mansueta, umile e silenziosa. L’anima trova il suo habitat nelle acque chete, dopo aver detto di no agli impostori che si ingegnano per ingannarla. La rinuncia al male è sorgente di vera pace, l’arrendersi ad esso con la libera adesione è un cadere rovinoso nel disordine. Occorre rinunciare per essere liberi, quando l’etica cristiana ci suggerisce che c’è colpa grave solamente se c’è volontà e si conosce la natura del male e le conseguenze che comporta una scelta in suo favore, soltanto in questa modalità tanto difficile da attuarsi l’anima muore alla grazia ed estromette l’amore di Dio, è un dolore disabitato in cui i demoni trovano la propria dimora stabile. Insomma per essere veramente liberi si debbono fare molte rinunce ogni giorno per la durata di tutta la vita, amare invece non è una rinuncia, amare è sempre una conquista.

domenica 6 maggio 2018

Se conoscessi il dono di Dio

La presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, ce lo ha detto Gesù che ha detto sempre la verità e che è risorto dalla morte ed è vivo oggi; l’Eucaristia è un atto d’amore, è l’atto d’amore di Gesù per le anime, come ogni atto d’amore è un dono a cui occorre corrispondere se si vuole, con il pentimento, la conversione, la vita di preghiera, la carità, il perdono e la compassione nei confronti del nostro prossimo, senza pregiudizi o preferenze. L’Eucaristia ci è data da Gesù e noi ricevendola riceviamo Lui e ne diventiamo responsabili, possiamo decidere di amarlo e possiamo anche rifiutarlo, risiede tutto nei nostri cuori, nelle nostre disposizioni interiori. Non si può dimostrare niente, si può solamente credere alle parole del Signore, è un atto di fede e la fede si alimenta con la preghiera personale e perseverante. La misura della fede risiede nella qualità della preghiera, e la misura della carità nel desiderio e nella volontà di praticarla. Non si può ricevere l’Eucaristia con una coscienza macchiata o corrotta, l’Eucaristia richiede cuori puri e una vita giusta, richiede che l’anima sia distaccata dal peccato, dal male morale. L’Eucaristia è la medicina e noi siamo i malati, non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori ha detto Gesù, coloro che hanno necessità di essere guariti e di vivere una vita nuova, la vita veramente degna dei figli di Dio. Non ha alcun senso l’Eucaristia senza la decisione di intraprendere un serio cammino di conversione a Dio. Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore, è la chiave per comprendere l’Eucaristia e la vita del vero cristiano, la vita del combattente che affronta il male fuori e dentro di sé e che è fedele alla Legge di Dio, che vince il male con il bene ad ogni scelta da compiere, una vita penitenziale e di rinuncia, ma anche di attenzione benevola per le altre persone. Se Dio è amore significa che chiunque decide di estraniarsi da questa virtù, cade sotto il potere del nemico di Dio, che è il maligno. Chi persevera nella carità si salva, la sua vita cambia in positivo fin da subito, è qualcosa che accade nel profondo ma è reale. L’amore ha creato dal nulla ogni cosa, l’amore rinnova il cuore delle persone, è una rinascita spirituale. Nelle relazioni umane funziona così, se ami davvero una persona che vive un disagio o una sofferenza, quella persona la puoi salvare, le puoi restituire la vita e la speranza, è la luce che scaccia le tenebre.

giovedì 29 marzo 2018

La memoria di un Venerdì

Ogni volta che passo per le strade del mondo vedo croci di legno, alcune sono issate altre accatastate, ci sono persone con le braccia spalancate e le mani trafitte da chiodi di ferro che sono infissi a quel legno eburneo, è lo stesso legno che accomuna tutte le croci, è amaro e senza consolazione.

Ogni tanto ho visto una croce tra le tante, è la mia che aspetta di svelarmi la verità sulla vita, non è una consolante aspettativa, si cerca sempre di fuggire da quel patibolo infame, è come fuggire da sé stessi e ogni volta che si tenta ritorna la disperazione e il pianto.

Ogni pensiero in questo Venerdì porta lassù sul Calvario, dove il Nazareno giunge con quel peso grande come la somma di tutto il male che fanno gli uomini, è un peso che schiaccia l’anima non tanto il corpo, e gonfia il cuore di dolore per un amore che dava sé stesso ed è stato rifiutato.

Sulla Croce sono inchiodate le bestie della malizia umana, l’orgoglio, l’egoismo e il piacere, su quella Croce i demoni sono sconfitti nonostante il loro odio abbia piantato quei chiodi e sondato i flagelli dentro la nuda carne, e una corona di spine abbia inasprito l’umiliazione per la regalità di un Dio da burla, schiaffi e scherni.

Ho visto le persone su quella Croce, le ho viste agonizzare, le ho viste morire, nel mondo così ingiusto qualcuno si domanda scandalizzato dove sia Dio con quella sua onnipotenza, che cosa ci faccia Dio nel pensiero di tanta gente che nel concetto di molti non è altro che illusa e tradita.

Di ogni patire su quella collinetta c’è la somma e il culmine, dove sul luogo detto del cranio viene elevata l’Ostia immacolata, dal Getsemani per le vie strette di Gerusalemme si incamminò l’uomo della profezia di Isaia, dove viene innalzata la Croce di Gesù che paga a caro prezzo le nostre anime e le toglie preda del diavolo all’oscurità del male, sua conquista di carità.

Contemplo il Crocifisso e dietro un velo purpureo si nasconde l’Amore increato che ci liberò tutti dall’inferno, lo contemplo con quella compassione che Egli ebbe per ogni persona che nasce al mondo per la distesa dei secoli, lo contemplo ringraziandolo per aver dato sé stesso per me, per aver dato la sua vita per me, Lui che prima di sacrificarsi disse che “ nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici ”.

. . . e ansioso attendo nella speranza la luce della risurrezione, oltre quella porta buia e angosciante.

sabato 24 marzo 2018

Libertà di pensiero e di parola

συμπσιον

S. : perché non hai la fede?
A. : perché con quello che succede nel mondo è ovvio che Dio non esiste.
S. : penso che tu parta dal presupposto sbagliato.
A. : cosa intendi?
S. : se Dio non esistesse ci sarebbe la vita?
A. : la vita è un prodotto del caso, anche il morire succede a caso, può capitarti in qualsiasi modo e momento. A quel tuo Dio non gliene frega un bel niente.
S. : a Dio importa invece, ma non è così evidente perché la nostra realtà lo nasconde.
A. : la realtà è una soltanto.
S. : se credi la prospettiva cambia, possiamo cambiare noi se ci convinciamo di essere amati.
A. : la fede è una illusione, una stanza virtuale per sciocchi che scappano dalla realtà.
S. : la fede è una modalità di conoscenza, le sue proposizioni sono razionali ed è la nostra libertà a decidere.
A. : ciò che non può essere dimostrato non esiste!
S. : se non si può dimostrare può esistere come ipotesi, ma credere non dipende dalle dimostrazioni . . .
A. : e da che cosa dipende?
S. : dalla nostra adesione e dalla nostra intelligenza, dal nostro desiderio.
A. : dimostrami che la fede è vera.
S. : se sai di essere vivo e se afferri il mondo con la tua ragione, credere in Dio è come riflettersi allo specchio.
A. : cosa intendi?
S. : la vita e la realtà materiale devono avere necessariamente una causa, anche i nostri interrogativi e i nostri dubbi.
A. : e tu sei convinto che la causa sia Dio?
S. : sono convinto che senza una risposta a questa domanda di senso la causa sarebbe il nulla e questo è del tutto irrazionale.
A. : se c’è la morte il tuo Dio è del tutto irrilevante per dare un senso a qualcosa di assurdo.
S. : se c’è la morte c’è la vita e la morte non è la conseguenza della vita, c’è un principio che non è di questo mondo.
A. : non c’è niente fuori dalle leggi di materia.
S. : se non ci fosse niente non ci sarebbe neppure la materia e noi due qui a discuterne . . .
A. : se Dio esiste non può che essere cattivo o indifferente, lo odio dal profondo del mio cuore!
S. : invece Lui ti ama e ti amerà per sempre, quello che accade quaggiù non è opera di Dio.
A. : e di chi?
S. : è opera delle sue creature e di una natura imperfetta e corrotta.
A. : soltanto favole, se Dio ci amasse tutto sarebbe diverso.
S. : Dio ci ama e chiede a noi di cambiare, per rendere il mondo più giusto in una prospettiva soprannaturale.
A. : ma quale prospettiva, io non ci credo perché gli accidenti della natura che rendono fragile e transitoria la vita sono senza soluzione.
S. : a ciascuno le proprie convinzioni.

A. : autore
S. : sconosciuto

martedì 6 marzo 2018

Il peso di una vita

Sono sconcertato per quello che avviene nel mondo, non c’è nessuna considerazione per la persona, la sua dignità e la sofferenza degli innocenti. Le cronache parlano di guerre, di violenze, di soprusi e di immoralità, di diritti umani violati e a violarli sono altri uomini e non i mostri che si vedono nei videogiochi o nei film, le persone più deboli non vengono rispettate, non sono considerate utili ad un fine quindi fatte oggetto della malvagità di alcuni tra cui ci sono quelli che detengono il potere, ma il quadro è molto complesso e non si può negare la buona volontà e il buon cuore di tanti, che pur volendo fare qualcosa ci riescono a malapena. La vita umana è a basso costo, è il capitale maggiormente deprezzato. Vorrei che cambiasse qualcosa nel mondo, ma c’è troppa corruzione e a farne le spese sono le persone che non hanno i mezzi per difendersi dall’oppressione e dalle ingiustizie. Non ci sono forze positive che intervengano per ristabilire l’ordine, la sicurezza e la pace. Nessuno fa sul serio la cosa giusta o qualcuno di nascosto la fa, perché comunque sotto una fitta coltre di fuliggine esiste ancora qualche sorgente incontaminata e pura. Penso che ciascuno debba revisionare innanzitutto la propria vita nel posto in cui si è venuto a trovare per scelta o per una serie di circostanze imprevedibili, non c’è altro che si possa fare. Gli uomini hanno inventato le armi per uccidersi a vicenda, alcuni dicono per legittima difesa ma l’evidenza dei fatti lascia pensare che le creature umane portino in sé una componente diabolica, non è follia ma piuttosto affetto al peccato, gli uomini riconoscono il male e decidono per non so quali motivi di compierlo. Rinunciare alla ritorsione vendicativa, all’odio e all’uso delle armi è un atto che nobilita la persona, la non violenza eleva la nostra umanità, l’uomo di pace è benedetto dal Signore afferma la Sacra Scrittura; difendersi è legittimo ma in quei paesi in cui si guadagna tantissimo con il mercato delle armi o le si esporta, ci sono sempre da una parte vittime inermi e inoffensive e dall’altra degli squilibrati o qualcosa di peggio. Le armi sono state inventate da menti diaboliche e fratricide per assecondare quella peculiarità umana e criminogena che talvolta ci rende peggiori delle bestie senz’anima e senza ragione. Davanti a certi scenari catastrofici dove la morte la fa da padrona rimaniamo tutti turbati, angosciati e oppressi da un profondo senso di impotenza, ci resta la preghiera con cui davvero si può fare tanto se si ha fede, la preghiera può fare tanto, può fare la differenza, custodisce in sé un grande potere benefico, anche se gli scettici a questa affermazione si lasciano andare allo scherno e al sarcasmo. Ogni giorno dobbiamo pregare con fede e agire nella vita conformemente a quei dettami che ci suggerisce la coscienza. Con la preghiera forse possiamo cambiare il cuore degli uomini ed anche cambiare il destino dei popoli e dell’intera civiltà. Probabilmente gli uomini non cambieranno mai, comunque vale la pena pregare, non si perde niente e forse aiutiamo noi stessi a stare meglio, anche le anime che ci circondano. Ho compreso questa verità e cioè che il male raggiunge sempre un suo apice di manifestazione ma poi decresce di intensità e rientra lasciando il posto a nuovi equilibri, il male non è un potere assoluto e invincibile, diventa veramente forte quando trova chi gli dà il proprio consenso e gli si asservisce. Nell’uomo c’è un anelito alla riconciliazione e alla pace che non potrà mai estinguersi, alla fine vince sempre e non è l’utopia di qualche ingenuo sognatore. Talvolta il prezzo da pagare per conquistare la pace è alto e consiste nel sacrificio.

giovedì 22 febbraio 2018

Il significato del tempo penitenziale

La preghiera gradita a Dio è un cuore alieno dal male, digiunare significa mortificare il corpo, è un sacrificio che senza amore rimane vuoto e sterile, avere a cuore la salvezza del prossimo è il miglior digiuno, si rinuncia a sé stessi per il bene di qualcuno in particolare o per il bene di coloro che ci stanno a cuore. Se non si ama, e questo significa fare qualcosa per il bene di un amico o di un nemico, le pratiche religiose sono prive di senso, sono solamente fariseismo e simonia, quindi null’altro che la dottrina degli ipocriti e dei seguaci del diavolo. Per gli stolti la sofferenza innocente è un pretesto per bestemmiare, per coloro che hanno senno un motivo in più per amare e per darsi da fare in favore di chi porta una croce. La vita è il tempo della prova, c’è chi persevera nella carità e chi muore alla grazia. Questo tempo è propizio per ogni opera buona, per consolare un afflitto, per consigliare un dubbioso, per far visita a un ammalato, per dare una carezza, per parlare parole buone e per pentirsi del male commesso. Ogni piccolo gesto d’amore è un passo in avanti verso il Cielo. Questo itinerario è breve e ad ogni occasione facciamo buon uso del tempo che Dio ci concede. Se la vita è un dono e noi siamo gli amministratori, essa non ci appartiene perché viene da Dio, è una grande responsabilità la cui misura consiste nelle relazioni tra noi e gli altri, il Signore non è indifferente a come noi trattiamo gli altri, il Signore si interessa al nostro comportamento e alle nostre scelte; la creatura umana è l’unica creatura al mondo che può vantarsi della moralità, essa è un guardiano attento, una musa ispiratrice, un consigliere veridico, una forza trasformativa attraverso cui cambiamo e contribuiamo a cambiare chi ci incontra. Non c’è vita morale senza legge morale, scritta nei nostri cuori e nelle nostre coscienze è un libro immortale il cui autore è Dio: se il mondo non diventa la trascrizione di quel libro, progressivamente diventa una propaggine dell’inferno i cui autori sono i peccatori impenitenti, delle marionette giostrate ad arte dal diavolo, perché purtroppo c’è chi ama il male e non vuole desistere dalla propria condotta. Soltanto chi ama le persone, desidera il loro bene, testimonia la verità e vive nell’innocenza può dirsi veramente libero. Chi non ama è schiavo di molti idoli e dietro a ciascuno di essi si nasconde un demone con i suoi loschi interessi, ogni demone è una falsa luce in questo mondo di tenebra, ogni demone è menzognero.

giovedì 15 febbraio 2018

Il cammino di conversione

Ci sono cose che interrogano la nostra ragione e non trovano risposte, talvolta ci sembra scontato comprendere un fatto attraverso il nostro filtro personale o culturale, ma in realtà l’inconoscibile è dietro l’angolo e ammicca seducendo il nostro desiderio di conoscenza e di verità. La fede è un dono che può farci solamente Dio ma occorre l’umiltà di domandargliela e per farlo è necessaria la preghiera, prega chi è umile e si sente nel bisogno e non chi si crogiola nell’autosufficienza e nella convinzione di essere già arrivato a una meta. Da adolescente prima dei diciotto anni mi allontanai dalla fede pur mantenendo vivo l’interesse per quel libriccino che si chiama Vangelo, leggendolo spesso e chiedendomi se quello che si trova scritto nelle sue pagine sia il lavoro di fantasia di qualche bravo scrittore, oppure le cronache di fatti realmente accaduti che non si rifanno a similitudini o simboli e quindi non hanno bisogno di una interpretazione come per la scienza dei sogni. Ho passato anni a domandarmi se la fede dicesse il vero o se fosse soltanto un inganno, l’oppio dei popoli per usare una espressione famigerata. Quello che raccontano i Vangeli è la verità ed è qualcosa di realmente accaduto nella nostra storia, non è una invenzione di qualche impostore che ha costruito una dottrina e una narrazione per illudere degli sciocchi e convincerli che esiste un’altra vita oltre quella terrena. Leggendo i Vangeli ho amato Gesù, l’ho conosciuto così come Egli è, così come ci ama, così com’è il suo Mistero e conoscendo Lui ho conosciuto meglio gli altri e ho imparato ad amare le persone. Chi capisce il Vangelo e lo prende sul serio dovrebbe necessariamente fare questo salto di qualità nella sua vita interiore, altrimenti rimane un pagano o un mondano, una persona vuota e superficiale, una maschera di carnevale. Ad esempio considerando il discorso della montagna è evidente quanto sia lontano il cuore della gente dall’ideale cristiano, è troppo difficile perdonare, amare chi ci fa del male, far del bene ai nostri nemici, non giudicare, non chiamare l’altro stupido o pazzo, far del bene nel segreto, non essere ipocriti, non adirarsi, mostrarsi remissivi, etc. Tutto questo è un programma di vita per persone che hanno perso il contatto con la realtà, perché qualcuno dovrebbe accettare di comportarsi così? Che cosa ci guadagna? Nell’immediato c’è solo da perderci, ma amare rende liberi e felici, e Gesù ci promette una vita più bella trascorsa quella attuale, una vita senza il peccato, senza l’amarezza della solitudine, senza l’angoscia della sofferenza e senza la paura che la nostra cattiveria comporti come conseguenza dopo un giudizio severo un castigo che durerà per sempre, perché il Signore ci ama e ci perdona se noi ci pentiamo e accettiamo di cambiare, se decidiamo di amare e di recidere ogni legame con ciò che contraria la verità e il bene morale. Ogni giorno è una opportunità per deciderci a fare la cosa giusta e a rinunciare al male, dimostrando da che parte stiamo, se con il Signore o con il diavolo; conoscere veramente Dio significa guardare a chiunque con uno sguardo benevolo, desiderando il bene per quella persona o per quell’altra, senza fare distinzioni: Dio creandoci non ha fatto distinzioni, non ha diviso il suo Cuore. Alla mia età cerco ancora ogni giorno di convertirmi, è un itinerario quello della conversione, non è una conquista che si misura in qualche tappa. Dio non si trova quaggiù e nemmeno il Paradiso è qui, ma se vogliamo possiamo pregare e ascoltare la voce della nostra coscienza.

sabato 20 gennaio 2018

Cosa vale di più nella vita

Il mondo è fatto in un certo modo e persuade le persone a ricercare degli pseudo valori, sono valori fasulli che infondono nell’animo un surrogato della felicità, danno nell’immediato contentezza, appagamento e soddisfazione ma con l’andare del tempo si rivelano tossici; tutti conosciamo quali sono questi valori ed è superfluo citarli. La proposta che ci fa Cristo dei suoi valori è controcorrente, Cristo dice che la felicità è data dall’amare l’altro il cui modo d’esprimersi collima con il sacrificio della vita, con il dono di sé agli altri; innanzitutto interessarsi agli altri e trovarli degni di stima e di affetto nonostante i molti difetti e le fragilità, nonostante le diversità o addirittura le idiosincrasie, cioè il percepirli come detestabili e fastidiosi. Cristo come si è comportato nella sua vita verso gli altri? Tutti lo sappiamo e noi dobbiamo prendere esempio da Lui. Gesù ha amato, ha manifestato il vero volto di Dio. Egli è capace di compatire le nostre miserie e le nostre sofferenze, perché ha partecipato alla nostra condizione umana in ogni suo aspetto, quindi ci conosce ed è capace di comprenderci in profondità. Stare dalla parte di Cristo significa vedere gli altri con i suoi occhi e sentirli con il suo cuore, è difficile perché noi siamo cattivi. Stare dalla parte di Cristo significa stare dalla parte di coloro nei cui confronti Egli si è immedesimato, ha vestito i panni del povero, dell’ammalato, del sofferente, dell’emarginato, del debole, del disprezzato, di chi è solo e dimenticato, di chi non è amato, accolto, desiderato. Cristo ha amato i peccatori, li ha prediletti perché il suo desiderio è di salvarli tutti. Cristo è attento ad ogni istante della nostra vita sul modo attraverso cui entriamo in relazione con gli altri, come trattiamo gli altri, come li consideriamo. I peccati più gravi e quasi imperdonabili sono quelli che offendono l’amore dovuto al prossimo, è Cristo stesso che ci ha dato questo Comandamento, ha detto a tutti noi: “. . . amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati”. Gesù ha dato la sua vita per la nostra, ha rinunciato alla sua per salvare la nostra, quel che dobbiamo fare è dirgli di sì e accettare la salvezza corrispondendo al suo amore: “. . . mio Dio ti amo, abbi pietà di noi e del mondo intero”. Ad amare Dio si comincia con la preghiera, pregando si impara ad amare Dio, si rimane in sua compagnia e il nostro cuore col tempo viene cambiato dallo Spirito Santo; chi ha davvero fatto esperienza dell’amore di Dio è veramente cambiato, perché ha imparato ad amare con tutte quelle specificità che sono proprie dell’amore come il perdono e la compassione. Molti non hanno conosciuto l’amore di Dio, forse perché non sono stati abbastanza umili da incominciare a pregare, anche semplicemente dicendo: “Signore perdonami, Signore aiutami, Signore restami accanto . . .”. Queste sono le cose autentiche che valgono nella vita: l’amore nei confronti di Gesù, il suo Vangelo, la devozione alla sua santa Madre, la pratica delle virtù, la coscienza netta e il cuore puro. Il cristiano deve avere il coraggio di andare controcorrente, non deve farsi assimilare dal mondo e conformarsi alla sua mentalità.