La
società occidentale non ha ancora perso del tutto le basi del suo umanesimo,
nonostante abbia attraversato un ventesimo secolo dell’attuale era cristiana a
sfavore delle sue più nobili aspirazioni etiche e civili, queste basi sono
addirittura precedenti al cristianesimo in quanto affondano le loro radici
nella cultura latina ed ellenica. La democrazia è partecipazione del popolo
alla Legge e al governo della nazione, ma nella realtà i cittadini sono sudditi
di un potere egemone che li vessa e li asservisce a un sistema sovrano dove
quei fondamenti della libertà sono conculcati da ragioni più o meno chiare e
sempre dall’arroganza di classi dominanti e apparati istituzionali che negano
il diritto e il suo esercizio. Lo Stato è una macchina antropofaga che non
esercita il ruolo di mediatore tra il diritto e la Legge, ma che rende ogni
giorno sé stesso artefice della sua decadente inclinazione a togliere forza all’esercizio
delle libertà e dei doveri nei suoi confronti, quella forza è la matrice dell’ordine
costituito e dei legami tra cittadini e istituzioni. Nella Costituzione
italiana si legge che il popolo è sovrano, è il popolo che elegge la sua classe
dirigente e gli amministratori nelle innumerevoli sedi del nostro sistema così complesso e articolato,
forse la decadenza della civiltà occidentale va ricercata nell’incapacità di
amministrare la cosa pubblica da parte di coloro che per mandato detengono in un certo
periodo di tempo e non oltre il potere decisionale. Non sono responsabili gli elettori che esercitano
quel dovere sommo di dare alla Patria dei governanti degni, è lo stesso sistema
che non garantisce persone che siano al di sopra di ogni sospetto e competenti
in rapporto a quello che sono chiamati a fare per il sistema Paese. La politica
è decadente e non lo Stato, la gente che agisce capillarmente nei vari ambiti
del sistema è competente, dal lavoro all’istruzione, dalla giustizia alla
sanità, malgrado le amministrazioni in linea con la decentralizzazione e i
governi locali, siano in parte cancerose e da rinnovare, a causa dell’individualismo
e della corruzione. Mancano le motivazioni all’esercizio delle proprie funzioni
e del proprio ruolo, ma sono tante le persone che per coscienza esercitano bene
quello che hanno conquistato con anni di studio e di esperienza. Lo Stato non è
il nemico dei cittadini o dei cittadini svantaggiati, siamo noi ad essere lo
Stato nella posizione in cui ciascuno si trova a svolgere un compito assegnatogli
dal caso e dalla necessità, o dall’essersi meritato più o meno consapevolmente
un certo ambito di attività, o meglio dall’esservi predestinato dalle scelte e
dall’impegno. L’unica cosa necessaria affinché tutti vivano decentemente e in
pace è un rinnovamento morale e delle motivazioni valide che portino una
persona a comportarsi in modo lecito e non a danno degli altri cittadini. Sono
le persone che debbono cambiare, non tanto le leggi o le normative che regolamentarizzano
il vivere civile, la cultura e l’economia. Le fondamenta che ci hanno tramandato
i nostri avi sono nascoste proprio in una continua battaglia etica per l’affermarsi
di un nuovo codice di condotta, che stia al di sopra della Legge stessa e di
cui senz’altro ne è la causa efficiente. E’ l’uomo che necessita di un cambiamento
e di aderire a un progetto che lo renda veramente umano e capace di umanità,
questo cambiamento inizia dalle scelte del singolo e come lievito agisce nella
pasta facendola fermentare, modificandone la grandezza, cambiando le sue
qualità naturali, da dura a malleabile, da cattiva a buona. Senza l’amore al
bene non ci sarà mai un autentico progresso, ma soltanto la ricerca del
soddisfacimento delle fami egoistiche. Quando cambieranno le persone e in
particolare le nuove generazioni, si potrà sperare in una società migliore e
giusta, si potrà sperare in un avvenire di pace e di benessere per tutti.
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