Nella dimensione politica di
moltissimi Stati del mondo, ci sono fazioni contrapposte definite come
conservatori e progressisti, i conservatori vogliono passare ai posteri quanto
hanno realizzato e conquistato gli avi, come se tali acquisizioni fossero dogmi
sociali di cui nessuno può discuterne l’infallibilità, fondamenti granitici che
è impossibile revisionare o addirittura cambiare; i progressisti, e lo dice la
parola stessa, sono per il progresso in ogni ambito sociale e istituzionale,
con la convinzione che tutto si possa mettere in discussione, anche il sistema
basilare che ordina uno Stato sovrano, talvolta non “ anche ” ma “ soprattutto ”,
è il caso delle grandi rivoluzioni nella storia della civiltà umana, che hanno
sconvolto i sistemi precedenti e li hanno completamente sostituiti. Sono della
convinzione che in ogni politica contemporanea, che in ogni politica sana,
debbano esserci elementi di conservatorismo e progressismo, che convivono e si
sviluppano insieme nel divenire, elementi che trasportano in sé le migliori
conquiste del passato, affiancati a elementi di trasformazione dei sistemi
insiti in tutto quello che uno Stato “ è ”, nella sua fondamentale e adiacente
costituzione reale, insomma il “ reale politico ” che si conserva e all’unisono
progredisce, avanzando in equilibrio tra vecchio e nuovo, verso la migliore
delle civiltà possibili, l’Eureka
futuribile che diviene con la conservazione del bene e il progresso nel bene,
il futuro auspicabile nel presente del mondo, il mondo a misura d’uomo. La
politica ha la funzione di determinare i destini delle società umane, e di
influenzare di norma anche il destino di ogni singolo cittadino, la politica è
potere a favore dell’umanità in stato di via, e non può in alcun modo risultare
oppressiva e deviante, la politica è la mente di uno Stato ma deve diventarne
anche il cuore, con la capacità portante delle virtù umane, la politica deve
essere onesta e veritiera, deve scrutare nelle sue patrie Leggi l’ordine
costituito a favore del bene collettivo e del bene dell’individuo, negli ambiti
sociali in cui ogni individuo si trova a vivere, secondo un principio detto di sussidiarietà dove i grandi enti
supportano gli enti più piccoli, nello sviluppo e nell’applicazione delle loro
operazioni in relazione a tutta la società internazionale; la sussidiarietà è
un fattore di sviluppo nei vari ambiti di una società, è una forma intelligente
di scambio solidale, dove gli enti interagenti traggono da sé stessi e attorno
a sé, vicendevole profitto e un comune progresso; negli Stati moderni il
sistema di amministrazione e controllo di ogni attore sociale e istituzionale,
non è conforme al principio di sussidiarietà, ma tende a estraniarsi dal
contesto suscitando fratture insanabili nell’ordine statuale, questa
estraniazione è il morbo che porta gli Stati alle crisi che minano la sicurezza
collettiva e la prosecuzione di un ordine buono, nel contesto del reciproco
interesse tra varie unità di un sistema organizzativo; nel villaggio globale la sussidiarietà è la vera risposta ad ogni crisi
in atto, che per fattori misconosciuti alle più accurate analisi, ma in cui
rientra sempre l’arbitrio umano, diventano una forza disgregante alla sempre
più anelata volontà di equilibrio ed equità, nell’ambito di uno Stato e dell’unione
tra Stati sovrani; la sussidiarietà è la risposta opportuna e solidaristica alle
crisi che la contemporaneità di sistemi non funzionali al bene collettivo,
pongono in atto come inevitabile tappa verso il progresso nel divenire, di
società sempre più eque, giuste e solidali; il sussidio in ambito sussidiarietario è il lavoro che viene esercitato per sostenere in concomitanza al
progresso del proprio ente, enti minori che giocano un ruolo di forza nel
sostegno di quelli maggiori, in una dinamica di reciproco e interessato progresso;
il sussidio è l’attività relazionale
per una fattiva complementarietà tra le forze agenti che debbono tendere all’equilibrio:
in questa dinamica di equilibrio si conserva il meglio acquisito e si tende al
meglio possibile, è l’equilibrio tra conservazione e progresso. Non si può
essere conservatori senza essere progressisti, né essere progressisti senza
essere conservatori, il passato siamo noi che costruiamo il futuro, noi che
progrediamo conservando come tesoro prezioso le acquisizioni già riconosciute
come bene personale e sociale; tutto si può mettere in discussione, ma ci sono
elementi che garantiscono come colonne portanti il presente e il futuro, questi
elementi che si possono provocatoriamente definire dogmatici appartengono al
nostro passato, e sono il nostro futuro; conservare per progredire, progredire
per surclassare senza disconoscere, per tendere progressivamente a un bene
condiviso più grande, dove lo scorrere del fiume non ha una foce definitiva, ma
è lo stesso scorrere inarrestabile la foce senza ritorno, il nostro significato
puramente escatologico che ci appropria del tempo e del suo divenire,
territorio in cui ognuno tesse la trama del suo destino intramondano, verso la
realizzazione della società ideale.
✠ Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.
lunedì 25 febbraio 2013
venerdì 22 febbraio 2013
Uomo, la macchina dei sogni reali
Può darsi che qualcuno abbia
inventato la macchina dei sogni, un apparato tecnologico che permette a coloro
che sono interfacciati di sognare in modo intenso e realistico, con un alto
grado di coinvolgimento, anzi è la macchina che fabbrica i sogni, noi li
viviamo per proiezione, o meglio per trasposizione, è la macchina che ci porta
in un mondo virtuale, come nel famoso film “ Matrix ”, dove il cervello umano
viene inteso come un ente in grado di collegarsi a una rete informatica
universale, dove le persone sono prigioniere con la loro mente di un sistema
che le illude e le gestisce, proiettate in “ Matrix ”, un’immensa neurosimulazione
di massa, una simulazione che rende un sogno identico alla realtà, e questo sogno
è la stessa vita degli esseri umani; cosa differenzia sostanzialmente la salute
di una mente, da un suo stato patologico? il fatto di non riconoscere più la
differenza tra immaginazione e realtà, il fatto che nella propria psiche vadano
cadendo i muri che separano l’immaginazione dalla realtà, il cosiddetto “ esame
di realtà ” tragicamente compromesso; ma chi è capace di riconoscere quando una
mente supera il limite della propria fantasia e abbatte la barriera tra reale e
surreale, tra concreto e fantastico? proprio nessuno, perché la fisicità che
noi intendiamo come concretezza è mera illusione dei sensi, quello che è reale
è essenzialmente e soltanto il percepibile condiviso, è la condivisione della
realtà a sancire i canoni per determinarla in senso universale, chi fa un
pensiero strano estraneo alla realtà dei mediocri è considerato anomalo,
insomma il solito matto; ma secondo voi qualcosa come i videogiochi, che sono
una forma di allucinazione condivisa, possono portare all’alienazione mentale,
alla follia? sono una fuga dalla realtà? o aiutano a comprenderla meglio, a
sentirla con più chiarezza e consapevolezza? e Internet, l’immenso oceano del
cyberspazio, è la nuova frontiera del mondo, o è una prigione per la mente, un
luogo virtuale dove le persone si alienano dalla realtà? forse nell’epoca
moderna il concetto di follia va rivisitato alla luce dell’evoluzione di gran
parte delle tecnologie, e persino il concetto di realtà. Più progrediamo nel
futuro, più diventiamo padroni della realtà, anzi siamo capaci di inventarci
nuove realtà a nostro uso e consumo, dei nuovi mondi paralleli, alla ricerca
non di scatole per contenere le nostre menti, ma di trampolini di lancio verso
nuove libertà; la natura della psiche umana ci porta a esplorare nuove
frontiere oltre il percepibile conosciuto, a estraniarci dal contesto della
fisicità e della sensorialità, che costituiscono i contenuti della realtà
condivisa, ma soltanto quella grigia, monotona e superficiale; la natura della
psiche umana è propriamente ricerca dell’ignoto, tutto parte dalla curiosità
nei confronti di ciò che è sconosciuto, e per conoscere siamo capaci di creare
l’inconoscibile oltre la realtà, di rappresentarcelo ai sensi e di farne
partecipe la nostra mente. Oggi abbiamo gli schermi come veicolo di
appropriazione di altre realtà, domani forse non ce ne sarà più bisogno, come
per la neurosimulazione “ Matrix ”, o forse già oggi esistono tecnologie
prototipe capaci di fare questo, ma sono precluse alla conoscenza della maggior
parte dei cittadini del mondo; la natura della psiche umana è caratterizzata da
un dinamismo di ricerca, siamo famelici nel nostro desiderio di nuove
conoscenze, vogliamo scoprire nuovi mondi, forse questa tensione è un’eredità
degli antichi progenitori nei confronti del Paradiso perduto, nei confronti di
Dio stesso; alcuni preferiscono le sostanze allucinogene per esplorare i
meandri della propria mente, nell’illusione di fuggire da essa e di andare
oltre, significa soltanto ricercare dei paradisi sintetici fuori dal mondo
reale per guarire da quello che molti definiscono “ male di vivere ”; tutte le
persone intelligenti prima o poi nella vita hanno a che fare con il “ male di
vivere ”, e qualcuno per scappare dalla situazione fa la scelta tragica del
suicidio, senza sapere cosa potrebbe attenderlo dopo, in un vero e proprio
salto nel buio. Forse tutto questo sta a significare che non solo ci sentiamo
prigionieri del mondo, ma lo siamo realmente… e ciascuno vuole inconsciamente
la sua parte di Paradiso perduto: fantasia o realtà?
domenica 17 febbraio 2013
Amico è chi con te è sincero fino in fondo
“ Non vi chiamo più servi,
perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici,
perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi ” ( Gv 15,15
). Le migliori amicizie sono quelle in cui l’amico è abbastanza onesto da
sottolineare e far palesemente notare i tuoi difetti e i tuoi sbagli, infatti
occorre sempre diffidare di chi parla in continuazione bene di noi; chi parla
bene di noi è un adulatore che quasi sempre vive una scissione tra quello che
dice e quello che pensa, l’ipocrisia è il dettaglio più evidente che una
persona ti è poco amica, anzi ti è vera nemica, meglio i nemici che senza peli
sulla lingua gettano fango sulla tua buona reputazione, così facendo si rendono
responsabili agli occhi di tutti del peggiore crimine possibile, l’uccisione
morale di una persona e manifestano alla luce del sole quello che sono, senza
potersi in alcun modo mascherare. Se una persona ti vuole veramente bene ti
dice la verità, le persone che spudoratamente ci mentono son persone che non ci
hanno in alcuna stima, persone che nel sottobosco della loro anima ci
disprezzano, persone da cui è meglio stare alla larga; se dici la verità a
qualcuno anche se sai di fargli inizialmente male, di ferirlo, compi un’azione
improntata alla più raffinata carità, insomma gli fai del bene: desiderare che
l’altro conosca qualcosa in cui sbaglia o semplicemente metterlo al corrente di
qualcosa che lo riguarda a fin di bene, è un autentico atto d’amore nei suoi
riguardi; molti rispondono a queste attestazioni d’amore con il più duro
risentimento e ti prendono in antipatia, perché in fondo al loro cuore non
vogliono cambiare, oppure non vogliono accettare una critica per elaborarla
successivamente in maniera positiva, è la solita questione sciocca dell’orgoglio
e dell’amor proprio. Essere amico del prossimo quando nessuno ti è davvero
amico, è la cosa più difficile che si possa voler realizzare, ma è anche la più
giusta, la più conforme ad una vera e acquisita maturità psicologica, morale e
spirituale; è necessario innanzitutto voler essere amici sinceri che pretendere
che gli altri lo siano di noi, è un modo per vincere e superare l’egoismo,
dimostrare l’amicizia è la strategia più efficace per ottenerla in cambio da
coloro con cui entriamo in relazione: per avere lealtà occorre essere leali,
per avere rispetto occorre rispettare, per avere ascolto occorre saper
ascoltare, tutto il resto è conseguenza della reciproca fiducia conquistata. Qual
è l’azione più importante che io posso fare per dimostrare la mia amicizia, e
per pretenderla in cambio? Sono tante le azioni concrete, ciascuna diversa per
diverse circostanze, ma quello che realmente conta è amare l’altra persona, è
volerle bene, insomma qualcosa di benigno che procede dal nostro cuore e che
noi trasformiamo in fatto tangibile, in modo tale che chi ci circonda si accorga
della sincerità dei nostri sentimenti. Gesù nel santo Vangelo ci ha insegnato
la regola d’oro per essere in pace con tutti, e al contempo essere veri amici
di tutti, questa regola è riassunta mirabilmente nella frase: “ Quello che vuoi che gli altri facciano a te,
tu fallo anche a loro ”; noi vogliamo essere amati, quindi dobbiamo amare,
noi vogliamo essere aiutati, quindi aiutiamo, noi vogliamo essere perdonati,
quindi perdoniamo, etc.; in una frase così semplice e al contempo così profonda
c’è in sintesi il significato di tutto il Vangelo! Beato chi mette in pratica
questa Parola del Signore nella sua vita di tutti i giorni, ogniqualvolta si
relaziona con il prossimo, familiare, amico ed anche lontano: significa davvero
avvicinarsi con semplicità alla perfezione evangelica, la perfezione della
carità. I migliori amici sono le persone buone, tra persone buone è possibile
costruire le più belle amicizie, le persone cattive sono soltanto complici,
colleghi o compagni, non sono mai davvero amiche, l’amicizia tra persone
viziose è impossibile, perché ciascuno invece di uscire da sé stesso rimane
inevitabilmente chiuso nel suo meschino egoismo, e l’amicizia che ha necessità
di respirare l’aria salubre delle virtù dell’anima, non può edificarsi se non
con l’artifizio della falsità e dell’ipocrisia, del reciproco inganno: un’amicizia
così, non è amicizia! ma è come diventare nel tempo nemici della propria
persona, oltre che di quella altrui; chi si costruisce le proprie esclusive
amicizie, pensa che essere amici sia possibile soltanto tra poche persone ed è
vero, i veri amici sono relativamente molto pochi nella vita di una persona, le
altre relazioni ritenute a torto amicizie sono vincoli costruiti
superficialmente, destinati a estinguersi in breve tempo; gli amici sono pochi
per chiunque, ma è necessario sceglierseli bene, per non avere in futuro delle
brutte sorprese, infatti noi siamo soltanto fragili creature umane sottoposte
ad alti e bassi di ogni genere, l’incostanza in tutte le nostre faccende,
compresa l’amicizia, è una prassi del nostro comportamento; essere amici di Dio
è l’unica amicizia che conta, ma purtroppo Dio ha davvero pochi amici, perché
sono pochi quelli che lo amano sul serio.
giovedì 14 febbraio 2013
La santa battaglia
“ Rivestitevi dell'armatura di
Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti
non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le
Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del
male che abitano nelle regioni celesti ” ( Efesini 6,11-12 ). Se non credi nell’esistenza
del diavolo, lui ti ha già fregato… far credere di non esistere è la più grande
vittoria per il maligno, infatti in questo modo può agire indisturbato senza
troppe opposizioni di sorta; molti contemporanei e soprattutto gli esponenti
del razionalismo dominante dove la déa ragione afferma con arroganza le sue
proposizioni e i suoi teoremi, sono convinti che il diavolo sia una sorta di
mito medioevale di cui l’assurda religione cattolica, che ha permeato per
secoli di storia la cultura dei popoli occidentali costituiti da sprovveduti
creduloni, è tuttora portatrice oscurantista di ignoranza superstiziosa; come definire
questi araldi del pensiero forte ( o debole, che dir si voglia! ) attualmente condiviso dalle masse soprattutto abitatrici
del mondo progredito? ovviamente con una semplice espressione filosofica:
materialisti atei ( o meglio, materialisti beceri! ). Il genere umano ha un
grande nemico ed è proprio il diavolo, l’angelo che si è ribellato a Dio, la
cui voce seduttrice continua instancabilmente a tentare al male ogni anima
umana che risiede nel mondo; il male nel mondo non è propriamente naturale, ma
ha travalicato da un male di ordine più alto, soprannaturale: il male nel mondo
è espressione dell’odio di satana. Se qualcuno non vuole credere al diavolo,
non può in alcun modo negare l’evidenza del male che è presente nel mondo e che
agisce per mezzo delle creature umane: il mondo è un pò come il teatrino delirante
della follia e i malvagi i burattini orchestrati da un grande e perverso burattinaio,
delle marionette giostrate ad arte dal peggiore regista che si possa concepire
nella nostra mente; la realtà è il prodotto della nostra mente attraverso cui
agisce il più pericoloso marionettista occulto, ma di questa terrificante
cospirazione mentalista, la maggior parte delle persone è del tutto ignara: chi
sono i cospiratori di questo orrore? nientemeno che i demòni, i peggiori nemici
della razza umana! sì, perché il mondo per una persona che sa ancora ragionare
un pochetto, è proprio un orrore improponibile a qualsiasi coscienza onesta e buona.
Avendo in questo modo definito alcuni connotati del nemico dell’uomo, dobbiamo
trovare un’attenuante a questo feroce tiranno: la complicità stessa dell’uomo!
L’umanità è più o meno consapevole di essere connivente con il diavolo, e non
voglio elencare in questa sede tutte le porcherie che gli esseri umani compiono
a danno dei propri simili, obbedendo agli ordini di satana il torturatore.
Perché tutto ciò? non c’è risposta a questa domanda, è una realtà
incomprensibile, o meglio è il mistero dell’iniquità, per usare una profonda
espressione teologica. Il diavolo è potente perché gli esseri umani gli
conferiscono di propria iniziativa il potere per distruggerli: come concetto è
un assurdo totale, ma è la pura verità. La vita è una tremenda battaglia contro
le forze oscure del male, nessuno può rimanere neutrale, occorre
necessariamente prendere posizione in uno dei due schieramenti; san Paolo Apostolo
dice di rivestirci dell’armatura di Dio, cioè della grazia santificante, della
fede e della carità, e dice anche che il nostro nemico è invisibile, ed è
padrone di questo mondo di tenebra, è un nemico insidioso e potente… dobbiamo
chiedere a Dio nella preghiera la forza di combattere da valorosi e la grazia
della vittoria finale.
martedì 12 febbraio 2013
L'atto penitenziale, incipit di conversione
“ Allora Gesù fu condotto dallo
Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato
quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò
e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino
pane". Ma egli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca
di Dio". Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo
depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: "Se sei Figlio di Dio,
gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi
angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché
non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede". Gesù gli rispose:
"Sta scritto anche: Non tentare il
Signore Dio tuo". Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un
monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli
disse: "Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai".
Ma Gesù gli rispose: "Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto". Allora il
diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano. Avendo
intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea e,
lasciata Nàzaret, venne ad abitare a Cafàrnao, presso il mare, nel territorio
di Zàbulon e di Nèftali, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo
del profeta Isaia: Il paese di Zàbulon e
il paese di Nèftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle
genti; il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che
dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata. Da allora Gesù
cominciò a predicare e a dire: "Convertitevi, perché il Regno dei cieli è
vicino" ” ( Mt 4,1-17 ). Domani mercoledì 13 febbraio è il giorno
liturgico delle Sacre Ceneri che segna l’inizio della Quaresima; alla fine
della santa Messa di domani si impongono ai fedeli le Sacre Ceneri con quelle
che sono le stesse Parole di Gesù prese dal santo Vangelo: “ Convertitevi e credete al Vangelo! ”,
Parole che segnano l’inizio della vita pubblica e della predicazione del
Signore in Terra Santa; “ convertitevi e
credete al Vangelo ” è l’appello accorato che Gesù rivolge a ogni anima e
nella Liturgia delle Sacre Ceneri è concomitante alla loro imposizione sul capo
dei fedeli come segno di umiltà e penitenza, segno esteriore che ci unisce
misticamente alla vita di Colui che si è sacrificato sulla Croce per la nostra
salvezza; con questo segno noi ci riconosciamo umilmente peccatori e ci
mortifichiamo davanti a Colui che prima di noi accettò con mansuetudine una
morte ignominiosa per farci dono della vita eterna; le Ceneri sono ricavate dagli
ulivi benedetti della domenica delle palme dell’anno precedente, domenica che
segna l’inizio della Settimana santa; le Sacre Ceneri inaugurano la Quaresima,
tempo liturgico opportuno e favorevole per rivedere la propria vita alla luce
di Dio e del santo Vangelo e decidersi per la conversione personale, tempo che
ci accompagna alla Settimana santa e alla Pasqua di risurrezione del Signore. Rivestirsi
di cenere è un atto penitenziale che risale a una certa antichità, è un atto che indica la nostra mortalità, cioè “ ricordati che sei polvere, e in polvere tornerai ” e che
significa innanzitutto fare ammenda dei propri peccati, che significa rinnegare
il passato fatto di sbagli, di mancanze e di malvagità per volgere un cuore
contrito e rinnovato a Dio che ci beneficia della sua misericordia; il percorso
quaresimale inizia con l’imposizione delle Sacre Ceneri perché è un tempo di
rinascita alla grazia, un tempo di ritorno a Dio; la Quaresima è storicamente
il ricordo dei giorni passati da Gesù nel deserto per combattere il maligno e
le sue tentazioni, per poi cominciare con la sua vita pubblica la predicazione
della buona Novella, l’annuncio del Regno ai poveri; nella Quaresima dovremmo
tutti farci carico di questo combattere il male assieme a Gesù, quello che
nella vita dei mistici è stato definito come combattimento spirituale, per poi
giungere vincitori al giorno della Risurrezione, non da soli ma assieme al
Signore; le mortificazioni e le rinunce della Quaresima servono a unirci
solidariamente a quei giorni in cui Gesù ha vissuto di stenti e di preghiera nel
deserto, giorni in cui ha combattuto il male per prepararsi da vincitore delle
tentazioni, alla predicazione del suo Vangelo e all’ultimo scontro con le forze
oscure, la Passione, il Calvario e la Croce: l’esito finale di quella battaglia
è stato la Risurrezione. La Quaresima è un pò come il cammino di tutta la vita,
segnata da sofferenze di ogni genere, dalla buona battaglia per il bene e dalla
seduzione del male, è la rappresentazione liturgica del combattimento di ogni
anima nella vita di tutti i giorni, per conservare la grazia e ottenere alla
fine del tragitto terreno, l’eterna salvezza secondo le promesse di Cristo:
Gesù non ha voluto sottrarsi al conflitto in cui ogni uomo si trova innestato e
conteso, ha voluto invece condividere tutto con noi, compresa la sofferenza di
essere sempre presi di mira dal demonio che vorrebbe farci suoi attraverso la
tentazione al male, Gesù è stato tentato come noi e per noi ha superato le
tentazioni, ogni fedele deve diventare suo imitatore e nella preghiera cercare
in Lui la forza per sconfiggere il male; noi non siamo il Signore, non abbiamo la
forza da soli per vincere le tentazioni del maligno, dobbiamo vivere in
comunione con Dio per avere da Lui questa forza che supera la debolezza della
natura umana decaduta; Gesù ci ha avvisati: “ Senza di me, voi non potete fare nulla! ”, questa è la pura verità,
il resto sono soltanto illusioni del nostro ridicolo orgoglio.
lunedì 11 febbraio 2013
La vendetta è la voce del diavolo in noi
“ Chi si vendica avrà la vendetta dal Signore ed egli terrà sempre
presenti i suoi peccati. Perdona l’offesa al tuo prossimo e allora per la tua
preghiera ti saranno rimessi i peccati. Se qualcuno conserva la collera verso
un altro uomo, come oserà chiedere la guarigione al Signore? Egli non ha misericordia
per l’uomo suo simile, e osa pregare per i suoi peccati? Egli, che è soltanto
carne, conserva rancore; chi perdonerà i suoi peccati? Ricordati della tua fine
e smetti di odiare, ricordati della corruzione e della morte e resta fedele ai
comandamenti. Ricordati dei comandamenti e non aver rancore verso il prossimo,
dell’alleanza con l'Altissimo e non far conto dell’offesa subita ”
(Siracide 28,1-7). Nel detto popolare si dice che la vendetta è un piatto che
va consumato freddo, nel senso che bisogna saper aspettare prima di farla
pagare sul serio a chi ci ha fatto ingiustamente del male, la vendetta arriva
talvolta molto tardi ma comunque prima o poi arriva; le persone che amano la
vendetta non possiedono la virtù di carità nei confronti del prossimo e sentono
molto poco l’esigenza della compassione, le persone vendicative sono quasi
sempre persone spiritualmente mediocri, la vendetta va a braccetto con la
cattiveria, chi cerca la vendetta rinnega la pace nel suo cuore e cede alla
tentazione più invasiva e tenace del diavolo, l’odio spietato nei confronti dei
propri simili. Dio ci usa misericordia e perdona le nostre colpe, ma come
misura di contraccambio a questa sua gratuità nell’amore ci chiede di perdonare
a nostra volta le persone che ci fanno del male, ci chiede di amare
incondizionatamente i nostri nemici per dimostrare di amarlo e di essere
veramente suoi figli; questa è la condizione che ci suggerisce il Signore: se
vogliamo essere perdonati da Lui, noi dobbiamo perdonare sinceramente il nostro
prossimo e deporre il rancore e la vendetta, altrimenti dei nostri peccati Egli
terrà severo conto nel giorno del giudizio! Dio è buono ed esige che anche noi
agiamo attraverso i dettami della bontà e della misericordia, quindi
addirittura nella peggiore persona dobbiamo scorgere un’anima creata ed amata
da Dio proprio come lo siamo noi, dobbiamo vedere oltre l’abiezione del male una
creatura come noi, con la nostra stessa dignità, con la nostra stessa natura:
quello che sono certe persone cadute nella degradazione del peccato possiamo
diventarlo anche noi, nessuno è esente dalle cadute e nessuno può avanzare
meriti come se questi fossero esclusivo retaggio della propria volontà e
libertà, poiché tutto ciò che è bene viene da Dio, è Lui a comunicarcelo anche
se molto spesso non ce ne avvediamo, ovviamente dinanzi al bene e al male
restiamo liberi nelle nostre scelte e siamo sempre responsabili, quindi scegliere
di perdonare è e rimane una nostra conquista morale, una conquista personale di
cui il Signore è contento. I deboli cedono alla tentazione della vendetta,
mentre i forti sanno risolvere nel proprio cuore certe controversie con
maturità e consapevolezza; quando sovrastimi il male che ritieni esserti stato
inferto e sminuisci quello che hai fatto tu agli altri, fai un atto di superbia
che ti mette sempre e inevitabilmente dalla parte del torto: noi non siamo
migliori degli altri, al limite siamo come gli altri e dobbiamo tutti
considerarci sullo stesso piano per non cadere nell’ingiustizia di una sovravvalutazione
del nostro ego in relazione al diritto altrui; nessuno è migliore di un altro
uomo, chi si perde dietro a queste meschine valutazioni perde la cognizione dei
propri pregi e dei propri difetti, non è più capace di vedere in sé i propri
limiti e di stimare buone le altre persone, scrutando in loro aspetti positivi
e ammirevoli: in tutti coabitano luce e tenebre, e molte sfumature di chiaroscuro,
non ci sono mai persone completamente luminose e persone completamente oscure,
sono le scelte tendenziali a renderci buoni o cattivi e a confermarci in uno
stato piuttosto che in un altro. Si può commettere un grave peccato contro la
carità di Dio semplicemente con l’intenzione di vendicarsi, chi si radica in
questa mentalità cade nel peccato peggiore che si possa commettere, quello
contro la carità; desiderare la vendetta è già vendicarsi e prelude con la volontà
del soggetto a un’azione malvagia, il desiderio malvagio è una colpa grave che
recide in noi i legami con il Signore, che ci toglie dalla comunione con Lui,
facendo questo perdiamo la grazia e diventiamo meritevoli dell’inferno. Nel
mondo l’odio è molto presente, soprattutto perché non si vuole perdonare; con
la vendetta la pace dei popoli e delle società è gravemente compromessa e tutti
sappiamo che il frutto maggiormente nocivo della vendetta è la violenza, chi
desidera la vendetta finisce sempre con l’attuare strategie di violenza, non
soltanto fisica ma anche psicologica e morale, infatti si possono uccidere le
persone anche sul piano morale, ma la cosa rimane comunque di per sé un atto d’omicidio,
si vuole quindi colpire la persona umana ritenuta nemica o avversaria per
condurla all’annientamento, è un comportamento che soltanto il diavolo può
suggerire al cuore di un uomo, qualcosa che lede mortalmente i canoni
fondamentali della civiltà condivisa. L’umanità è altamente distruttiva, sia
rivolta verso sé stessa che verso tutto ciò che è altro, la vendetta è un
fattore implicito in questo comportamento autolesionista nei confronti degli
appartenenti alla nostra stessa specie, la vendetta con l’odio che è alla sua
base è forse la chiave per analizzare meglio l’aggressività degli esseri umani
nei confronti dei loro stessi simili; è indubbio che tutti hanno la capacità di
dominarsi e quindi tutti sono detentori di responsabilità morale, ma è vero
anche che l’uomo oltre a essere la creatura più intelligente del creato è anche
la più pazza, nel senso che l’autocontrollo non lo si può dare sempre per scontato,
purtroppo e i fatti lo dimostrano! Perché non vendicarsi? Per una serie di
buone ragioni, la prima è di ordine morale e spirituale: chi sceglie di non
vendicarsi, si fa del bene.
sabato 9 febbraio 2013
Testimoniare Dio agli altri
Prima di parlare di Dio agli
altri, procurati di aver parlato molto tu stesso con il Signore nella preghiera
e considera che molto spesso quelli che parlano di questo argomento sono
ignorati o addirittura commiserati con una punta di disprezzo; la maggior parte
della gente non conosce affatto Dio e non lo vuole conoscere, tutti sanno
benissimo farne a meno e fregarsene, a nessuno ad esempio interessa recitare il
Padre nostro o l’Ave Maria, molti che accennano soltanto alle prime parole di
queste preghiere sono presi da una sensazione di fastidio misto a irritazione,
insomma la preghiera gli fa schifo; alcuni si domanderanno incuriositi, ma
perché tutto ciò? la risposta è molto semplice, perché dove non si ama Dio il
solo accenno di Lui, quindi la preghiera e quanto ad essa è legato, porta a un
inevitabile rigetto, oltretutto si prova una sorta di antipatia verso il sacro
che si manifesta con lo sberleffo idiota e il sarcasmo, atteggiamento tipico
delle persone vuote e superficialotte. Quindi perché parlare di Dio? di certe
persone è meglio parlare al Signore nella preghiera e raccomandarle alla sua
misericordia, parlare direttamente con loro è del tutto inutile e addirittura controproducente:
non c’è peggior sordo di chi si rifiuta di sentire! Occorre però
necessariamente testimoniare la propria fede con coraggio, nonostante le
incomprensioni e gli oltraggi, lo esige la volontà di Dio, tutti i credenti
devono essere confessori della propria fede, mettendo da parte la paura o la
timidezza, e senza scendere a vili compromessi con il mondo, che come tutti
sappiamo rifiuta categoricamente Dio e la sua Legge; la testimonianza non è una
protesta, non significa affermare la propria fede entrando in conflitto con
altre mentalità, significa semplicemente proporre la fede nella sua ortodossia
e nella sua integralità, non è un atto di antagonismo, è un atto di coerenza
con quanto crediamo essere la Verità, significa innanzitutto essere d’accordo
con sé stessi, con le mozioni del proprio cuore e rispettare sia la diversità
che la chiusura, la negazione delle proprie posizioni benché legittime, perché
in un mondo che non crede in Dio è inevitabile trovare forti contestazioni e
anche un’accanita opposizione: in un conflitto così acerbo dobbiamo mantenere
la nostra posizione, essere in qualche modo dei partigiani, senza rinnegare la
più grande virtù che il Signore ci ha insegnato e cioè la carità. Chi non vuole
Dio nella sua vita è libero di rifiutarlo, ma deve sapere che questo suo
rifiuto comporta delle serie conseguenze e non soltanto per lui, ma anche per
le persone che lo circondano, è una dinamica da cui non ci si può in alcun modo
sottrarre perché le sue ragioni sono scritte nella natura dell’essere umano,
senza Dio l’uomo cade rovinosamente nel male, si fa del male in una sorta di
autolesionismo, ma chissà perché tutti negano l’evidenza di questa realtà. Il
mondo in cui siamo immersi tende poco all’interiorità, è tutto rivolto alla
superficie delle cose, l’anima è messa da parte, è ignorata perché si dimentica
che l’uomo possiede una dimensione spirituale, oggi le persone sono involucri
senz’anima, contenitori vuoti dall’aspetto ben curato e gradevole, ma con uno
sguardo spento, inespressivo e talvolta anche grifano, insomma oggi i morti camminano per le strade,
sono le persone che hanno dimenticato la cura per la propria anima! Chi parla
ai giovani delle virtù? chi gli parla di moralità? chi gli dice che con il
peccato anche l’anima può morire e degradarsi? Queste non sono cose campate per
aria, queste sono realtà profonde, realtà che si possono toccare con l’esperienza
di tutti i giorni e che l’idiozia dei contemporanei ha finito per relegare nell’ambito
delle fantasticherie, come se l’uomo fosse veramente ciò che mangia, un banale
animale che con la sua morte finisce nel nulla: è la peggiore menzogna della
cultura contemporanea, che porta alla rovina innumerevoli anime… Questo veleno
letale lo ha inoculato il maligno nelle coscienze, soprattutto dei giovani e
delle giovani, ed è una nefandezza da cui sembra non si riesca a risanare le
società, una deviazione infernale che annovera in sé anche dei valenti discepoli
ben formati, che agiscono per indottrinare le nuove generazioni, come se la
collettività non fosse altro che un pollaio, uno stuolo di stupidi animali da
cortile che vivono per niente e aspettano di finire in padella; ma chi la vuole
una concezione della vita così? soltanto persone rassegnate a considerarsi come
insignificanti. La persona umana invece ha un valore inalienabile e questo
valore ce l’ha in relazione alla sua fede in Dio, e non in un Dio qualsiasi e
impersonale ma il Dio del Vangelo della rivelazione, Gesù Cristo e la sua
Parola, l’annuncio della salvezza che porta una luce nuova di Verità sulla
condizione umana e sul nostro destino eterno: senza la fede in Dio la vita non
ha senso e noi siamo prigionieri della follia e della morte, portare Dio alle
anime significa far conoscere loro la Verità, quella con la V maiuscola, è un
atto di nobilissima carità e se un’anima accetta la fede esce dalla prigione
del nichilismo, ottiene la salvezza. Ricordiamoci comunque che non ci sono
convertiti per forza propria, ma ci sono anime convertite dalla grazia e dalla
misericordia di Dio: la conversione è iniziativa di Dio, a noi compete la
risposta.
domenica 3 febbraio 2013
L'equivoco del paranormale
Molti affermano l’esistenza dei
cosiddetti fenomeni paranormali, cioè fenomeni di cui non è possibile stabilire
la natura scientifica e che sfuggono alle conoscenze della materia oggi a
nostra disposizione; i fenomeni paranormali sono fenomeni strani che sembrano
sovvertire le leggi della fisica, fenomeni straordinari che coinvolgono l’ordinario
delle persone, attività che rientrano nell’ambito del mondo sensibile ma di
natura ignota; per stabilire l’esistenza di un fenomeno paranormale occorre
necessariamente che il fenomeno stesso sia osservabile da più persone e
possibilmente ripetibile, ma tutti gli studiosi sono paradossalmente concordi
nello stabilire l’assoluta manifestazione spontanea di questi eventi, quindi
come poter fare per studiarli o semplicemente per dimostrarne empiricamente,
cioè con metodo scientifico, l’esistenza? La risposta è semplice: non si può
fare. La realtà è che nella natura umana non sono presenti forze misteriose
estranee alla natura del mondo, tutte le facoltà umane concrete sono pressappoco
quelle già conosciute e studiate, non esiste un extrasensoriale o un
preternaturale, come certa letteratura e certa cinematografia fantastica
vorrebbero farci credere, l’uomo è sostanzialmente un essere corporeo, fatto di
carne e che soggiace alla legge della mortalità. Se vogliamo affermare l’esistenza
di certi fenomeni e di certi eventi che accadono coinvolgendo numerose persone
e di cui molti affermano un riscontro esperienziale, dobbiamo interrogarci su
un’altra domanda e cioè: cosa c’è fuori dalle leggi di materia? Niente o
qualcosa, o meglio qualcuno? Probabilmente fuori dal nostro mondo sensibile c’è
veramente qualcuno, anzi sono numerosissimi e ci osservano! Per chi crede
innanzitutto quel Qualcuno ha l’iniziale maiuscola ed è Dio, per chi non crede
la questione in sé non esiste, è semplicemente irrilevante, quindi può benissimo
continuare con la propria vita monotona fidandosi esclusivamente di ciò che
vede con gli occhi. Purtroppo quello che molti chiamano paranormale non è altro
che l’attività un pò perfida e un pò burlona dei demòni, che decidono di
interagire con modalità diverse in relazione a certe persone prefissandosi
scopi diversi, ovviamente lo scopo è uno solo: fare del male al maggior numero
possibile di persone! Adesso molti rideranno con una punta di sarcasmo, ma
costoro devono sapere che i demòni risiedono anche nel nostro mondo e lo infestano
capillarmente, anzi questo è proprio il loro mondo ed essi sono i suoi principi
regnanti. I demòni erano Angeli inizialmente e dopo la caduta irreversibile conservano
tutte le facoltà proprie della loro natura, non sono corporei e non sono
nemmeno mortali, ma in compenso sono esageratamente malvagi con un grande
potenziale di manipolazione e artifizio, in rapporto alle regole che ordinano l’universo,
e la loro intelligenza supera la misura dell’umano; grazie al Cielo anche gli
Angeli sono presenti e cooperano alla salvezza eterna delle anime e non solo,
altrimenti ci sarebbe da essere disperati. Con questo semplice discorsetto si
spiega la natura dei fenomeni paranormali, che sono dovuti all’intervento sul
nostro piano della realtà da parte delle creature soprannaturali, benigne o
maligne… i poteri nascosti della mente non c’entrano affatto, per un motivo
molto semplice: non ci sono! La mente umana è purtroppo soltanto la mente
umana, debole e circoscritta nelle sue facoltà contingenti così come la conosciamo
tutti, soltanto la grazia di Dio può elevare un’anima, noi non abbiamo alcun
potere oltrenatura e non sarà certo una impostura come l’evoluzione a
garantirci l’immortalità: la vera chiave è soltanto Dio.
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