Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

lunedì 25 febbraio 2013

Conservazione e progresso delle civiltà


Nella dimensione politica di moltissimi Stati del mondo, ci sono fazioni contrapposte definite come conservatori e progressisti, i conservatori vogliono passare ai posteri quanto hanno realizzato e conquistato gli avi, come se tali acquisizioni fossero dogmi sociali di cui nessuno può discuterne l’infallibilità, fondamenti granitici che è impossibile revisionare o addirittura cambiare; i progressisti, e lo dice la parola stessa, sono per il progresso in ogni ambito sociale e istituzionale, con la convinzione che tutto si possa mettere in discussione, anche il sistema basilare che ordina uno Stato sovrano, talvolta non “ anche ” ma “ soprattutto ”, è il caso delle grandi rivoluzioni nella storia della civiltà umana, che hanno sconvolto i sistemi precedenti e li hanno completamente sostituiti. Sono della convinzione che in ogni politica contemporanea, che in ogni politica sana, debbano esserci elementi di conservatorismo e progressismo, che convivono e si sviluppano insieme nel divenire, elementi che trasportano in sé le migliori conquiste del passato, affiancati a elementi di trasformazione dei sistemi insiti in tutto quello che uno Stato “ è ”, nella sua fondamentale e adiacente costituzione reale, insomma il “ reale politico ” che si conserva e all’unisono progredisce, avanzando in equilibrio tra vecchio e nuovo, verso la migliore delle civiltà possibili, l’Eureka futuribile che diviene con la conservazione del bene e il progresso nel bene, il futuro auspicabile nel presente del mondo, il mondo a misura d’uomo. La politica ha la funzione di determinare i destini delle società umane, e di influenzare di norma anche il destino di ogni singolo cittadino, la politica è potere a favore dell’umanità in stato di via, e non può in alcun modo risultare oppressiva e deviante, la politica è la mente di uno Stato ma deve diventarne anche il cuore, con la capacità portante delle virtù umane, la politica deve essere onesta e veritiera, deve scrutare nelle sue patrie Leggi l’ordine costituito a favore del bene collettivo e del bene dell’individuo, negli ambiti sociali in cui ogni individuo si trova a vivere, secondo un principio detto di sussidiarietà dove i grandi enti supportano gli enti più piccoli, nello sviluppo e nell’applicazione delle loro operazioni in relazione a tutta la società internazionale; la sussidiarietà è un fattore di sviluppo nei vari ambiti di una società, è una forma intelligente di scambio solidale, dove gli enti interagenti traggono da sé stessi e attorno a sé, vicendevole profitto e un comune progresso; negli Stati moderni il sistema di amministrazione e controllo di ogni attore sociale e istituzionale, non è conforme al principio di sussidiarietà, ma tende a estraniarsi dal contesto suscitando fratture insanabili nell’ordine statuale, questa estraniazione è il morbo che porta gli Stati alle crisi che minano la sicurezza collettiva e la prosecuzione di un ordine buono, nel contesto del reciproco interesse tra varie unità di un sistema organizzativo; nel villaggio globale la sussidiarietà è la vera risposta ad ogni crisi in atto, che per fattori misconosciuti alle più accurate analisi, ma in cui rientra sempre l’arbitrio umano, diventano una forza disgregante alla sempre più anelata volontà di equilibrio ed equità, nell’ambito di uno Stato e dell’unione tra Stati sovrani; la sussidiarietà è la risposta opportuna e solidaristica alle crisi che la contemporaneità di sistemi non funzionali al bene collettivo, pongono in atto come inevitabile tappa verso il progresso nel divenire, di società sempre più eque, giuste e solidali; il sussidio in ambito sussidiarietario è il lavoro che viene esercitato per sostenere in concomitanza al progresso del proprio ente, enti minori che giocano un ruolo di forza nel sostegno di quelli maggiori, in una dinamica di reciproco e interessato progresso; il sussidio è l’attività relazionale per una fattiva complementarietà tra le forze agenti che debbono tendere all’equilibrio: in questa dinamica di equilibrio si conserva il meglio acquisito e si tende al meglio possibile, è l’equilibrio tra conservazione e progresso. Non si può essere conservatori senza essere progressisti, né essere progressisti senza essere conservatori, il passato siamo noi che costruiamo il futuro, noi che progrediamo conservando come tesoro prezioso le acquisizioni già riconosciute come bene personale e sociale; tutto si può mettere in discussione, ma ci sono elementi che garantiscono come colonne portanti il presente e il futuro, questi elementi che si possono provocatoriamente definire dogmatici appartengono al nostro passato, e sono il nostro futuro; conservare per progredire, progredire per surclassare senza disconoscere, per tendere progressivamente a un bene condiviso più grande, dove lo scorrere del fiume non ha una foce definitiva, ma è lo stesso scorrere inarrestabile la foce senza ritorno, il nostro significato puramente escatologico che ci appropria del tempo e del suo divenire, territorio in cui ognuno tesse la trama del suo destino intramondano, verso la realizzazione della società ideale.

venerdì 22 febbraio 2013

Uomo, la macchina dei sogni reali


Può darsi che qualcuno abbia inventato la macchina dei sogni, un apparato tecnologico che permette a coloro che sono interfacciati di sognare in modo intenso e realistico, con un alto grado di coinvolgimento, anzi è la macchina che fabbrica i sogni, noi li viviamo per proiezione, o meglio per trasposizione, è la macchina che ci porta in un mondo virtuale, come nel famoso film “ Matrix ”, dove il cervello umano viene inteso come un ente in grado di collegarsi a una rete informatica universale, dove le persone sono prigioniere con la loro mente di un sistema che le illude e le gestisce, proiettate in “ Matrix , un’immensa neurosimulazione di massa, una simulazione che rende un sogno identico alla realtà, e questo sogno è la stessa vita degli esseri umani; cosa differenzia sostanzialmente la salute di una mente, da un suo stato patologico? il fatto di non riconoscere più la differenza tra immaginazione e realtà, il fatto che nella propria psiche vadano cadendo i muri che separano l’immaginazione dalla realtà, il cosiddetto “ esame di realtà ” tragicamente compromesso; ma chi è capace di riconoscere quando una mente supera il limite della propria fantasia e abbatte la barriera tra reale e surreale, tra concreto e fantastico? proprio nessuno, perché la fisicità che noi intendiamo come concretezza è mera illusione dei sensi, quello che è reale è essenzialmente e soltanto il percepibile condiviso, è la condivisione della realtà a sancire i canoni per determinarla in senso universale, chi fa un pensiero strano estraneo alla realtà dei mediocri è considerato anomalo, insomma il solito matto; ma secondo voi qualcosa come i videogiochi, che sono una forma di allucinazione condivisa, possono portare all’alienazione mentale, alla follia? sono una fuga dalla realtà? o aiutano a comprenderla meglio, a sentirla con più chiarezza e consapevolezza? e Internet, l’immenso oceano del cyberspazio, è la nuova frontiera del mondo, o è una prigione per la mente, un luogo virtuale dove le persone si alienano dalla realtà? forse nell’epoca moderna il concetto di follia va rivisitato alla luce dell’evoluzione di gran parte delle tecnologie, e persino il concetto di realtà. Più progrediamo nel futuro, più diventiamo padroni della realtà, anzi siamo capaci di inventarci nuove realtà a nostro uso e consumo, dei nuovi mondi paralleli, alla ricerca non di scatole per contenere le nostre menti, ma di trampolini di lancio verso nuove libertà; la natura della psiche umana ci porta a esplorare nuove frontiere oltre il percepibile conosciuto, a estraniarci dal contesto della fisicità e della sensorialità, che costituiscono i contenuti della realtà condivisa, ma soltanto quella grigia, monotona e superficiale; la natura della psiche umana è propriamente ricerca dell’ignoto, tutto parte dalla curiosità nei confronti di ciò che è sconosciuto, e per conoscere siamo capaci di creare l’inconoscibile oltre la realtà, di rappresentarcelo ai sensi e di farne partecipe la nostra mente. Oggi abbiamo gli schermi come veicolo di appropriazione di altre realtà, domani forse non ce ne sarà più bisogno, come per la neurosimulazione “ Matrix ”, o forse già oggi esistono tecnologie prototipe capaci di fare questo, ma sono precluse alla conoscenza della maggior parte dei cittadini del mondo; la natura della psiche umana è caratterizzata da un dinamismo di ricerca, siamo famelici nel nostro desiderio di nuove conoscenze, vogliamo scoprire nuovi mondi, forse questa tensione è un’eredità degli antichi progenitori nei confronti del Paradiso perduto, nei confronti di Dio stesso; alcuni preferiscono le sostanze allucinogene per esplorare i meandri della propria mente, nell’illusione di fuggire da essa e di andare oltre, significa soltanto ricercare dei paradisi sintetici fuori dal mondo reale per guarire da quello che molti definiscono “ male di vivere ”; tutte le persone intelligenti prima o poi nella vita hanno a che fare con il “ male di vivere ”, e qualcuno per scappare dalla situazione fa la scelta tragica del suicidio, senza sapere cosa potrebbe attenderlo dopo, in un vero e proprio salto nel buio. Forse tutto questo sta a significare che non solo ci sentiamo prigionieri del mondo, ma lo siamo realmente… e ciascuno vuole inconsciamente la sua parte di Paradiso perduto: fantasia o realtà?

domenica 17 febbraio 2013

Amico è chi con te è sincero fino in fondo


“ Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi ” ( Gv 15,15 ). Le migliori amicizie sono quelle in cui l’amico è abbastanza onesto da sottolineare e far palesemente notare i tuoi difetti e i tuoi sbagli, infatti occorre sempre diffidare di chi parla in continuazione bene di noi; chi parla bene di noi è un adulatore che quasi sempre vive una scissione tra quello che dice e quello che pensa, l’ipocrisia è il dettaglio più evidente che una persona ti è poco amica, anzi ti è vera nemica, meglio i nemici che senza peli sulla lingua gettano fango sulla tua buona reputazione, così facendo si rendono responsabili agli occhi di tutti del peggiore crimine possibile, l’uccisione morale di una persona e manifestano alla luce del sole quello che sono, senza potersi in alcun modo mascherare. Se una persona ti vuole veramente bene ti dice la verità, le persone che spudoratamente ci mentono son persone che non ci hanno in alcuna stima, persone che nel sottobosco della loro anima ci disprezzano, persone da cui è meglio stare alla larga; se dici la verità a qualcuno anche se sai di fargli inizialmente male, di ferirlo, compi un’azione improntata alla più raffinata carità, insomma gli fai del bene: desiderare che l’altro conosca qualcosa in cui sbaglia o semplicemente metterlo al corrente di qualcosa che lo riguarda a fin di bene, è un autentico atto d’amore nei suoi riguardi; molti rispondono a queste attestazioni d’amore con il più duro risentimento e ti prendono in antipatia, perché in fondo al loro cuore non vogliono cambiare, oppure non vogliono accettare una critica per elaborarla successivamente in maniera positiva, è la solita questione sciocca dell’orgoglio e dell’amor proprio. Essere amico del prossimo quando nessuno ti è davvero amico, è la cosa più difficile che si possa voler realizzare, ma è anche la più giusta, la più conforme ad una vera e acquisita maturità psicologica, morale e spirituale; è necessario innanzitutto voler essere amici sinceri che pretendere che gli altri lo siano di noi, è un modo per vincere e superare l’egoismo, dimostrare l’amicizia è la strategia più efficace per ottenerla in cambio da coloro con cui entriamo in relazione: per avere lealtà occorre essere leali, per avere rispetto occorre rispettare, per avere ascolto occorre saper ascoltare, tutto il resto è conseguenza della reciproca fiducia conquistata. Qual è l’azione più importante che io posso fare per dimostrare la mia amicizia, e per pretenderla in cambio? Sono tante le azioni concrete, ciascuna diversa per diverse circostanze, ma quello che realmente conta è amare l’altra persona, è volerle bene, insomma qualcosa di benigno che procede dal nostro cuore e che noi trasformiamo in fatto tangibile, in modo tale che chi ci circonda si accorga della sincerità dei nostri sentimenti. Gesù nel santo Vangelo ci ha insegnato la regola d’oro per essere in pace con tutti, e al contempo essere veri amici di tutti, questa regola è riassunta mirabilmente nella frase: “ Quello che vuoi che gli altri facciano a te, tu fallo anche a loro ”; noi vogliamo essere amati, quindi dobbiamo amare, noi vogliamo essere aiutati, quindi aiutiamo, noi vogliamo essere perdonati, quindi perdoniamo, etc.; in una frase così semplice e al contempo così profonda c’è in sintesi il significato di tutto il Vangelo! Beato chi mette in pratica questa Parola del Signore nella sua vita di tutti i giorni, ogniqualvolta si relaziona con il prossimo, familiare, amico ed anche lontano: significa davvero avvicinarsi con semplicità alla perfezione evangelica, la perfezione della carità. I migliori amici sono le persone buone, tra persone buone è possibile costruire le più belle amicizie, le persone cattive sono soltanto complici, colleghi o compagni, non sono mai davvero amiche, l’amicizia tra persone viziose è impossibile, perché ciascuno invece di uscire da sé stesso rimane inevitabilmente chiuso nel suo meschino egoismo, e l’amicizia che ha necessità di respirare l’aria salubre delle virtù dell’anima, non può edificarsi se non con l’artifizio della falsità e dell’ipocrisia, del reciproco inganno: un’amicizia così, non è amicizia! ma è come diventare nel tempo nemici della propria persona, oltre che di quella altrui; chi si costruisce le proprie esclusive amicizie, pensa che essere amici sia possibile soltanto tra poche persone ed è vero, i veri amici sono relativamente molto pochi nella vita di una persona, le altre relazioni ritenute a torto amicizie sono vincoli costruiti superficialmente, destinati a estinguersi in breve tempo; gli amici sono pochi per chiunque, ma è necessario sceglierseli bene, per non avere in futuro delle brutte sorprese, infatti noi siamo soltanto fragili creature umane sottoposte ad alti e bassi di ogni genere, l’incostanza in tutte le nostre faccende, compresa l’amicizia, è una prassi del nostro comportamento; essere amici di Dio è l’unica amicizia che conta, ma purtroppo Dio ha davvero pochi amici, perché sono pochi quelli che lo amano sul serio.

giovedì 14 febbraio 2013

La santa battaglia


“ Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti ” ( Efesini 6,11-12 ). Se non credi nell’esistenza del diavolo, lui ti ha già fregato… far credere di non esistere è la più grande vittoria per il maligno, infatti in questo modo può agire indisturbato senza troppe opposizioni di sorta; molti contemporanei e soprattutto gli esponenti del razionalismo dominante dove la déa ragione afferma con arroganza le sue proposizioni e i suoi teoremi, sono convinti che il diavolo sia una sorta di mito medioevale di cui l’assurda religione cattolica, che ha permeato per secoli di storia la cultura dei popoli occidentali costituiti da sprovveduti creduloni, è tuttora portatrice oscurantista di ignoranza superstiziosa; come definire questi araldi del pensiero forte ( o debole, che dir si voglia! ) attualmente condiviso dalle masse soprattutto abitatrici del mondo progredito? ovviamente con una semplice espressione filosofica: materialisti atei ( o meglio, materialisti beceri! ). Il genere umano ha un grande nemico ed è proprio il diavolo, l’angelo che si è ribellato a Dio, la cui voce seduttrice continua instancabilmente a tentare al male ogni anima umana che risiede nel mondo; il male nel mondo non è propriamente naturale, ma ha travalicato da un male di ordine più alto, soprannaturale: il male nel mondo è espressione dell’odio di satana. Se qualcuno non vuole credere al diavolo, non può in alcun modo negare l’evidenza del male che è presente nel mondo e che agisce per mezzo delle creature umane: il mondo è un pò come il teatrino delirante della follia e i malvagi i burattini orchestrati da un grande e perverso burattinaio, delle marionette giostrate ad arte dal peggiore regista che si possa concepire nella nostra mente; la realtà è il prodotto della nostra mente attraverso cui agisce il più pericoloso marionettista occulto, ma di questa terrificante cospirazione mentalista, la maggior parte delle persone è del tutto ignara: chi sono i cospiratori di questo orrore? nientemeno che i demòni, i peggiori nemici della razza umana! sì, perché il mondo per una persona che sa ancora ragionare un pochetto, è proprio un orrore improponibile a qualsiasi coscienza onesta e buona. Avendo in questo modo definito alcuni connotati del nemico dell’uomo, dobbiamo trovare un’attenuante a questo feroce tiranno: la complicità stessa dell’uomo! L’umanità è più o meno consapevole di essere connivente con il diavolo, e non voglio elencare in questa sede tutte le porcherie che gli esseri umani compiono a danno dei propri simili, obbedendo agli ordini di satana il torturatore. Perché tutto ciò? non c’è risposta a questa domanda, è una realtà incomprensibile, o meglio è il mistero dell’iniquità, per usare una profonda espressione teologica. Il diavolo è potente perché gli esseri umani gli conferiscono di propria iniziativa il potere per distruggerli: come concetto è un assurdo totale, ma è la pura verità. La vita è una tremenda battaglia contro le forze oscure del male, nessuno può rimanere neutrale, occorre necessariamente prendere posizione in uno dei due schieramenti; san Paolo Apostolo dice di rivestirci dell’armatura di Dio, cioè della grazia santificante, della fede e della carità, e dice anche che il nostro nemico è invisibile, ed è padrone di questo mondo di tenebra, è un nemico insidioso e potente… dobbiamo chiedere a Dio nella preghiera la forza di combattere da valorosi e la grazia della vittoria finale.

martedì 12 febbraio 2013

L'atto penitenziale, incipit di conversione


“ Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane". Ma egli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede". Gesù gli rispose: "Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo". Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: "Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai". Ma Gesù gli rispose: "Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto". Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano. Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea e, lasciata Nàzaret, venne ad abitare a Cafàrnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti; il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata. Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: "Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino" ” ( Mt 4,1-17 ). Domani mercoledì 13 febbraio è il giorno liturgico delle Sacre Ceneri che segna l’inizio della Quaresima; alla fine della santa Messa di domani si impongono ai fedeli le Sacre Ceneri con quelle che sono le stesse Parole di Gesù prese dal santo Vangelo: “ Convertitevi e credete al Vangelo! ”, Parole che segnano l’inizio della vita pubblica e della predicazione del Signore in Terra Santa; “ convertitevi e credete al Vangelo ” è l’appello accorato che Gesù rivolge a ogni anima e nella Liturgia delle Sacre Ceneri è concomitante alla loro imposizione sul capo dei fedeli come segno di umiltà e penitenza, segno esteriore che ci unisce misticamente alla vita di Colui che si è sacrificato sulla Croce per la nostra salvezza; con questo segno noi ci riconosciamo umilmente peccatori e ci mortifichiamo davanti a Colui che prima di noi accettò con mansuetudine una morte ignominiosa per farci dono della vita eterna; le Ceneri sono ricavate dagli ulivi benedetti della domenica delle palme dell’anno precedente, domenica che segna l’inizio della Settimana santa; le Sacre Ceneri inaugurano la Quaresima, tempo liturgico opportuno e favorevole per rivedere la propria vita alla luce di Dio e del santo Vangelo e decidersi per la conversione personale, tempo che ci accompagna alla Settimana santa e alla Pasqua di risurrezione del Signore. Rivestirsi di cenere è un atto penitenziale che risale a una certa antichità, è un atto che indica la nostra mortalità, cioè “ ricordati che sei polvere, e in polvere tornerai ” e che significa innanzitutto fare ammenda dei propri peccati, che significa rinnegare il passato fatto di sbagli, di mancanze e di malvagità per volgere un cuore contrito e rinnovato a Dio che ci beneficia della sua misericordia; il percorso quaresimale inizia con l’imposizione delle Sacre Ceneri perché è un tempo di rinascita alla grazia, un tempo di ritorno a Dio; la Quaresima è storicamente il ricordo dei giorni passati da Gesù nel deserto per combattere il maligno e le sue tentazioni, per poi cominciare con la sua vita pubblica la predicazione della buona Novella, l’annuncio del Regno ai poveri; nella Quaresima dovremmo tutti farci carico di questo combattere il male assieme a Gesù, quello che nella vita dei mistici è stato definito come combattimento spirituale, per poi giungere vincitori al giorno della Risurrezione, non da soli ma assieme al Signore; le mortificazioni e le rinunce della Quaresima servono a unirci solidariamente a quei giorni in cui Gesù ha vissuto di stenti e di preghiera nel deserto, giorni in cui ha combattuto il male per prepararsi da vincitore delle tentazioni, alla predicazione del suo Vangelo e all’ultimo scontro con le forze oscure, la Passione, il Calvario e la Croce: l’esito finale di quella battaglia è stato la Risurrezione. La Quaresima è un pò come il cammino di tutta la vita, segnata da sofferenze di ogni genere, dalla buona battaglia per il bene e dalla seduzione del male, è la rappresentazione liturgica del combattimento di ogni anima nella vita di tutti i giorni, per conservare la grazia e ottenere alla fine del tragitto terreno, l’eterna salvezza secondo le promesse di Cristo: Gesù non ha voluto sottrarsi al conflitto in cui ogni uomo si trova innestato e conteso, ha voluto invece condividere tutto con noi, compresa la sofferenza di essere sempre presi di mira dal demonio che vorrebbe farci suoi attraverso la tentazione al male, Gesù è stato tentato come noi e per noi ha superato le tentazioni, ogni fedele deve diventare suo imitatore e nella preghiera cercare in Lui la forza per sconfiggere il male; noi non siamo il Signore, non abbiamo la forza da soli per vincere le tentazioni del maligno, dobbiamo vivere in comunione con Dio per avere da Lui questa forza che supera la debolezza della natura umana decaduta; Gesù ci ha avvisati: “ Senza di me, voi non potete fare nulla! ”, questa è la pura verità, il resto sono soltanto illusioni del nostro ridicolo orgoglio.

lunedì 11 febbraio 2013

La vendetta è la voce del diavolo in noi


“ Chi si vendica avrà la vendetta dal Signore ed egli terrà sempre presenti i suoi peccati. Perdona l’offesa al tuo prossimo e allora per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati. Se qualcuno conserva la collera verso un altro uomo, come oserà chiedere la guarigione al Signore? Egli non ha misericordia per l’uomo suo simile, e osa pregare per i suoi peccati? Egli, che è soltanto carne, conserva rancore; chi perdonerà i suoi peccati? Ricordati della tua fine e smetti di odiare, ricordati della corruzione e della morte e resta fedele ai comandamenti. Ricordati dei comandamenti e non aver rancore verso il prossimo, dell’alleanza con l'Altissimo e non far conto dell’offesa subita ” (Siracide 28,1-7). Nel detto popolare si dice che la vendetta è un piatto che va consumato freddo, nel senso che bisogna saper aspettare prima di farla pagare sul serio a chi ci ha fatto ingiustamente del male, la vendetta arriva talvolta molto tardi ma comunque prima o poi arriva; le persone che amano la vendetta non possiedono la virtù di carità nei confronti del prossimo e sentono molto poco l’esigenza della compassione, le persone vendicative sono quasi sempre persone spiritualmente mediocri, la vendetta va a braccetto con la cattiveria, chi cerca la vendetta rinnega la pace nel suo cuore e cede alla tentazione più invasiva e tenace del diavolo, l’odio spietato nei confronti dei propri simili. Dio ci usa misericordia e perdona le nostre colpe, ma come misura di contraccambio a questa sua gratuità nell’amore ci chiede di perdonare a nostra volta le persone che ci fanno del male, ci chiede di amare incondizionatamente i nostri nemici per dimostrare di amarlo e di essere veramente suoi figli; questa è la condizione che ci suggerisce il Signore: se vogliamo essere perdonati da Lui, noi dobbiamo perdonare sinceramente il nostro prossimo e deporre il rancore e la vendetta, altrimenti dei nostri peccati Egli terrà severo conto nel giorno del giudizio! Dio è buono ed esige che anche noi agiamo attraverso i dettami della bontà e della misericordia, quindi addirittura nella peggiore persona dobbiamo scorgere un’anima creata ed amata da Dio proprio come lo siamo noi, dobbiamo vedere oltre l’abiezione del male una creatura come noi, con la nostra stessa dignità, con la nostra stessa natura: quello che sono certe persone cadute nella degradazione del peccato possiamo diventarlo anche noi, nessuno è esente dalle cadute e nessuno può avanzare meriti come se questi fossero esclusivo retaggio della propria volontà e libertà, poiché tutto ciò che è bene viene da Dio, è Lui a comunicarcelo anche se molto spesso non ce ne avvediamo, ovviamente dinanzi al bene e al male restiamo liberi nelle nostre scelte e siamo sempre responsabili, quindi scegliere di perdonare è e rimane una nostra conquista morale, una conquista personale di cui il Signore è contento. I deboli cedono alla tentazione della vendetta, mentre i forti sanno risolvere nel proprio cuore certe controversie con maturità e consapevolezza; quando sovrastimi il male che ritieni esserti stato inferto e sminuisci quello che hai fatto tu agli altri, fai un atto di superbia che ti mette sempre e inevitabilmente dalla parte del torto: noi non siamo migliori degli altri, al limite siamo come gli altri e dobbiamo tutti considerarci sullo stesso piano per non cadere nell’ingiustizia di una sovravvalutazione del nostro ego in relazione al diritto altrui; nessuno è migliore di un altro uomo, chi si perde dietro a queste meschine valutazioni perde la cognizione dei propri pregi e dei propri difetti, non è più capace di vedere in sé i propri limiti e di stimare buone le altre persone, scrutando in loro aspetti positivi e ammirevoli: in tutti coabitano luce e tenebre, e molte sfumature di chiaroscuro, non ci sono mai persone completamente luminose e persone completamente oscure, sono le scelte tendenziali a renderci buoni o cattivi e a confermarci in uno stato piuttosto che in un altro. Si può commettere un grave peccato contro la carità di Dio semplicemente con l’intenzione di vendicarsi, chi si radica in questa mentalità cade nel peccato peggiore che si possa commettere, quello contro la carità; desiderare la vendetta è già vendicarsi e prelude con la volontà del soggetto a un’azione malvagia, il desiderio malvagio è una colpa grave che recide in noi i legami con il Signore, che ci toglie dalla comunione con Lui, facendo questo perdiamo la grazia e diventiamo meritevoli dell’inferno. Nel mondo l’odio è molto presente, soprattutto perché non si vuole perdonare; con la vendetta la pace dei popoli e delle società è gravemente compromessa e tutti sappiamo che il frutto maggiormente nocivo della vendetta è la violenza, chi desidera la vendetta finisce sempre con l’attuare strategie di violenza, non soltanto fisica ma anche psicologica e morale, infatti si possono uccidere le persone anche sul piano morale, ma la cosa rimane comunque di per sé un atto d’omicidio, si vuole quindi colpire la persona umana ritenuta nemica o avversaria per condurla all’annientamento, è un comportamento che soltanto il diavolo può suggerire al cuore di un uomo, qualcosa che lede mortalmente i canoni fondamentali della civiltà condivisa. L’umanità è altamente distruttiva, sia rivolta verso sé stessa che verso tutto ciò che è altro, la vendetta è un fattore implicito in questo comportamento autolesionista nei confronti degli appartenenti alla nostra stessa specie, la vendetta con l’odio che è alla sua base è forse la chiave per analizzare meglio l’aggressività degli esseri umani nei confronti dei loro stessi simili; è indubbio che tutti hanno la capacità di dominarsi e quindi tutti sono detentori di responsabilità morale, ma è vero anche che l’uomo oltre a essere la creatura più intelligente del creato è anche la più pazza, nel senso che l’autocontrollo non lo si può dare sempre per scontato, purtroppo e i fatti lo dimostrano! Perché non vendicarsi? Per una serie di buone ragioni, la prima è di ordine morale e spirituale: chi sceglie di non vendicarsi, si fa del bene.

sabato 9 febbraio 2013

Testimoniare Dio agli altri


Prima di parlare di Dio agli altri, procurati di aver parlato molto tu stesso con il Signore nella preghiera e considera che molto spesso quelli che parlano di questo argomento sono ignorati o addirittura commiserati con una punta di disprezzo; la maggior parte della gente non conosce affatto Dio e non lo vuole conoscere, tutti sanno benissimo farne a meno e fregarsene, a nessuno ad esempio interessa recitare il Padre nostro o l’Ave Maria, molti che accennano soltanto alle prime parole di queste preghiere sono presi da una sensazione di fastidio misto a irritazione, insomma la preghiera gli fa schifo; alcuni si domanderanno incuriositi, ma perché tutto ciò? la risposta è molto semplice, perché dove non si ama Dio il solo accenno di Lui, quindi la preghiera e quanto ad essa è legato, porta a un inevitabile rigetto, oltretutto si prova una sorta di antipatia verso il sacro che si manifesta con lo sberleffo idiota e il sarcasmo, atteggiamento tipico delle persone vuote e superficialotte. Quindi perché parlare di Dio? di certe persone è meglio parlare al Signore nella preghiera e raccomandarle alla sua misericordia, parlare direttamente con loro è del tutto inutile e addirittura controproducente: non c’è peggior sordo di chi si rifiuta di sentire! Occorre però necessariamente testimoniare la propria fede con coraggio, nonostante le incomprensioni e gli oltraggi, lo esige la volontà di Dio, tutti i credenti devono essere confessori della propria fede, mettendo da parte la paura o la timidezza, e senza scendere a vili compromessi con il mondo, che come tutti sappiamo rifiuta categoricamente Dio e la sua Legge; la testimonianza non è una protesta, non significa affermare la propria fede entrando in conflitto con altre mentalità, significa semplicemente proporre la fede nella sua ortodossia e nella sua integralità, non è un atto di antagonismo, è un atto di coerenza con quanto crediamo essere la Verità, significa innanzitutto essere d’accordo con sé stessi, con le mozioni del proprio cuore e rispettare sia la diversità che la chiusura, la negazione delle proprie posizioni benché legittime, perché in un mondo che non crede in Dio è inevitabile trovare forti contestazioni e anche un’accanita opposizione: in un conflitto così acerbo dobbiamo mantenere la nostra posizione, essere in qualche modo dei partigiani, senza rinnegare la più grande virtù che il Signore ci ha insegnato e cioè la carità. Chi non vuole Dio nella sua vita è libero di rifiutarlo, ma deve sapere che questo suo rifiuto comporta delle serie conseguenze e non soltanto per lui, ma anche per le persone che lo circondano, è una dinamica da cui non ci si può in alcun modo sottrarre perché le sue ragioni sono scritte nella natura dell’essere umano, senza Dio l’uomo cade rovinosamente nel male, si fa del male in una sorta di autolesionismo, ma chissà perché tutti negano l’evidenza di questa realtà. Il mondo in cui siamo immersi tende poco all’interiorità, è tutto rivolto alla superficie delle cose, l’anima è messa da parte, è ignorata perché si dimentica che l’uomo possiede una dimensione spirituale, oggi le persone sono involucri senz’anima, contenitori vuoti dall’aspetto ben curato e gradevole, ma con uno sguardo spento, inespressivo e talvolta anche grifano, insomma oggi i morti camminano per le strade, sono le persone che hanno dimenticato la cura per la propria anima! Chi parla ai giovani delle virtù? chi gli parla di moralità? chi gli dice che con il peccato anche l’anima può morire e degradarsi? Queste non sono cose campate per aria, queste sono realtà profonde, realtà che si possono toccare con l’esperienza di tutti i giorni e che l’idiozia dei contemporanei ha finito per relegare nell’ambito delle fantasticherie, come se l’uomo fosse veramente ciò che mangia, un banale animale che con la sua morte finisce nel nulla: è la peggiore menzogna della cultura contemporanea, che porta alla rovina innumerevoli anime… Questo veleno letale lo ha inoculato il maligno nelle coscienze, soprattutto dei giovani e delle giovani, ed è una nefandezza da cui sembra non si riesca a risanare le società, una deviazione infernale che annovera in sé anche dei valenti discepoli ben formati, che agiscono per indottrinare le nuove generazioni, come se la collettività non fosse altro che un pollaio, uno stuolo di stupidi animali da cortile che vivono per niente e aspettano di finire in padella; ma chi la vuole una concezione della vita così? soltanto persone rassegnate a considerarsi come insignificanti. La persona umana invece ha un valore inalienabile e questo valore ce l’ha in relazione alla sua fede in Dio, e non in un Dio qualsiasi e impersonale ma il Dio del Vangelo della rivelazione, Gesù Cristo e la sua Parola, l’annuncio della salvezza che porta una luce nuova di Verità sulla condizione umana e sul nostro destino eterno: senza la fede in Dio la vita non ha senso e noi siamo prigionieri della follia e della morte, portare Dio alle anime significa far conoscere loro la Verità, quella con la V maiuscola, è un atto di nobilissima carità e se un’anima accetta la fede esce dalla prigione del nichilismo, ottiene la salvezza. Ricordiamoci comunque che non ci sono convertiti per forza propria, ma ci sono anime convertite dalla grazia e dalla misericordia di Dio: la conversione è iniziativa di Dio, a noi compete la risposta.

domenica 3 febbraio 2013

L'equivoco del paranormale


Molti affermano l’esistenza dei cosiddetti fenomeni paranormali, cioè fenomeni di cui non è possibile stabilire la natura scientifica e che sfuggono alle conoscenze della materia oggi a nostra disposizione; i fenomeni paranormali sono fenomeni strani che sembrano sovvertire le leggi della fisica, fenomeni straordinari che coinvolgono l’ordinario delle persone, attività che rientrano nell’ambito del mondo sensibile ma di natura ignota; per stabilire l’esistenza di un fenomeno paranormale occorre necessariamente che il fenomeno stesso sia osservabile da più persone e possibilmente ripetibile, ma tutti gli studiosi sono paradossalmente concordi nello stabilire l’assoluta manifestazione spontanea di questi eventi, quindi come poter fare per studiarli o semplicemente per dimostrarne empiricamente, cioè con metodo scientifico, l’esistenza? La risposta è semplice: non si può fare. La realtà è che nella natura umana non sono presenti forze misteriose estranee alla natura del mondo, tutte le facoltà umane concrete sono pressappoco quelle già conosciute e studiate, non esiste un extrasensoriale o un preternaturale, come certa letteratura e certa cinematografia fantastica vorrebbero farci credere, l’uomo è sostanzialmente un essere corporeo, fatto di carne e che soggiace alla legge della mortalità. Se vogliamo affermare l’esistenza di certi fenomeni e di certi eventi che accadono coinvolgendo numerose persone e di cui molti affermano un riscontro esperienziale, dobbiamo interrogarci su un’altra domanda e cioè: cosa c’è fuori dalle leggi di materia? Niente o qualcosa, o meglio qualcuno? Probabilmente fuori dal nostro mondo sensibile c’è veramente qualcuno, anzi sono numerosissimi e ci osservano! Per chi crede innanzitutto quel Qualcuno ha l’iniziale maiuscola ed è Dio, per chi non crede la questione in sé non esiste, è semplicemente irrilevante, quindi può benissimo continuare con la propria vita monotona fidandosi esclusivamente di ciò che vede con gli occhi. Purtroppo quello che molti chiamano paranormale non è altro che l’attività un pò perfida e un pò burlona dei demòni, che decidono di interagire con modalità diverse in relazione a certe persone prefissandosi scopi diversi, ovviamente lo scopo è uno solo: fare del male al maggior numero possibile di persone! Adesso molti rideranno con una punta di sarcasmo, ma costoro devono sapere che i demòni risiedono anche nel nostro mondo e lo infestano capillarmente, anzi questo è proprio il loro mondo ed essi sono i suoi principi regnanti. I demòni erano Angeli inizialmente e dopo la caduta irreversibile conservano tutte le facoltà proprie della loro natura, non sono corporei e non sono nemmeno mortali, ma in compenso sono esageratamente malvagi con un grande potenziale di manipolazione e artifizio, in rapporto alle regole che ordinano l’universo, e la loro intelligenza supera la misura dell’umano; grazie al Cielo anche gli Angeli sono presenti e cooperano alla salvezza eterna delle anime e non solo, altrimenti ci sarebbe da essere disperati. Con questo semplice discorsetto si spiega la natura dei fenomeni paranormali, che sono dovuti all’intervento sul nostro piano della realtà da parte delle creature soprannaturali, benigne o maligne… i poteri nascosti della mente non c’entrano affatto, per un motivo molto semplice: non ci sono! La mente umana è purtroppo soltanto la mente umana, debole e circoscritta nelle sue facoltà contingenti così come la conosciamo tutti, soltanto la grazia di Dio può elevare un’anima, noi non abbiamo alcun potere oltrenatura e non sarà certo una impostura come l’evoluzione a garantirci l’immortalità: la vera chiave è soltanto Dio.