Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

lunedì 11 febbraio 2013

La vendetta è la voce del diavolo in noi


“ Chi si vendica avrà la vendetta dal Signore ed egli terrà sempre presenti i suoi peccati. Perdona l’offesa al tuo prossimo e allora per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati. Se qualcuno conserva la collera verso un altro uomo, come oserà chiedere la guarigione al Signore? Egli non ha misericordia per l’uomo suo simile, e osa pregare per i suoi peccati? Egli, che è soltanto carne, conserva rancore; chi perdonerà i suoi peccati? Ricordati della tua fine e smetti di odiare, ricordati della corruzione e della morte e resta fedele ai comandamenti. Ricordati dei comandamenti e non aver rancore verso il prossimo, dell’alleanza con l'Altissimo e non far conto dell’offesa subita ” (Siracide 28,1-7). Nel detto popolare si dice che la vendetta è un piatto che va consumato freddo, nel senso che bisogna saper aspettare prima di farla pagare sul serio a chi ci ha fatto ingiustamente del male, la vendetta arriva talvolta molto tardi ma comunque prima o poi arriva; le persone che amano la vendetta non possiedono la virtù di carità nei confronti del prossimo e sentono molto poco l’esigenza della compassione, le persone vendicative sono quasi sempre persone spiritualmente mediocri, la vendetta va a braccetto con la cattiveria, chi cerca la vendetta rinnega la pace nel suo cuore e cede alla tentazione più invasiva e tenace del diavolo, l’odio spietato nei confronti dei propri simili. Dio ci usa misericordia e perdona le nostre colpe, ma come misura di contraccambio a questa sua gratuità nell’amore ci chiede di perdonare a nostra volta le persone che ci fanno del male, ci chiede di amare incondizionatamente i nostri nemici per dimostrare di amarlo e di essere veramente suoi figli; questa è la condizione che ci suggerisce il Signore: se vogliamo essere perdonati da Lui, noi dobbiamo perdonare sinceramente il nostro prossimo e deporre il rancore e la vendetta, altrimenti dei nostri peccati Egli terrà severo conto nel giorno del giudizio! Dio è buono ed esige che anche noi agiamo attraverso i dettami della bontà e della misericordia, quindi addirittura nella peggiore persona dobbiamo scorgere un’anima creata ed amata da Dio proprio come lo siamo noi, dobbiamo vedere oltre l’abiezione del male una creatura come noi, con la nostra stessa dignità, con la nostra stessa natura: quello che sono certe persone cadute nella degradazione del peccato possiamo diventarlo anche noi, nessuno è esente dalle cadute e nessuno può avanzare meriti come se questi fossero esclusivo retaggio della propria volontà e libertà, poiché tutto ciò che è bene viene da Dio, è Lui a comunicarcelo anche se molto spesso non ce ne avvediamo, ovviamente dinanzi al bene e al male restiamo liberi nelle nostre scelte e siamo sempre responsabili, quindi scegliere di perdonare è e rimane una nostra conquista morale, una conquista personale di cui il Signore è contento. I deboli cedono alla tentazione della vendetta, mentre i forti sanno risolvere nel proprio cuore certe controversie con maturità e consapevolezza; quando sovrastimi il male che ritieni esserti stato inferto e sminuisci quello che hai fatto tu agli altri, fai un atto di superbia che ti mette sempre e inevitabilmente dalla parte del torto: noi non siamo migliori degli altri, al limite siamo come gli altri e dobbiamo tutti considerarci sullo stesso piano per non cadere nell’ingiustizia di una sovravvalutazione del nostro ego in relazione al diritto altrui; nessuno è migliore di un altro uomo, chi si perde dietro a queste meschine valutazioni perde la cognizione dei propri pregi e dei propri difetti, non è più capace di vedere in sé i propri limiti e di stimare buone le altre persone, scrutando in loro aspetti positivi e ammirevoli: in tutti coabitano luce e tenebre, e molte sfumature di chiaroscuro, non ci sono mai persone completamente luminose e persone completamente oscure, sono le scelte tendenziali a renderci buoni o cattivi e a confermarci in uno stato piuttosto che in un altro. Si può commettere un grave peccato contro la carità di Dio semplicemente con l’intenzione di vendicarsi, chi si radica in questa mentalità cade nel peccato peggiore che si possa commettere, quello contro la carità; desiderare la vendetta è già vendicarsi e prelude con la volontà del soggetto a un’azione malvagia, il desiderio malvagio è una colpa grave che recide in noi i legami con il Signore, che ci toglie dalla comunione con Lui, facendo questo perdiamo la grazia e diventiamo meritevoli dell’inferno. Nel mondo l’odio è molto presente, soprattutto perché non si vuole perdonare; con la vendetta la pace dei popoli e delle società è gravemente compromessa e tutti sappiamo che il frutto maggiormente nocivo della vendetta è la violenza, chi desidera la vendetta finisce sempre con l’attuare strategie di violenza, non soltanto fisica ma anche psicologica e morale, infatti si possono uccidere le persone anche sul piano morale, ma la cosa rimane comunque di per sé un atto d’omicidio, si vuole quindi colpire la persona umana ritenuta nemica o avversaria per condurla all’annientamento, è un comportamento che soltanto il diavolo può suggerire al cuore di un uomo, qualcosa che lede mortalmente i canoni fondamentali della civiltà condivisa. L’umanità è altamente distruttiva, sia rivolta verso sé stessa che verso tutto ciò che è altro, la vendetta è un fattore implicito in questo comportamento autolesionista nei confronti degli appartenenti alla nostra stessa specie, la vendetta con l’odio che è alla sua base è forse la chiave per analizzare meglio l’aggressività degli esseri umani nei confronti dei loro stessi simili; è indubbio che tutti hanno la capacità di dominarsi e quindi tutti sono detentori di responsabilità morale, ma è vero anche che l’uomo oltre a essere la creatura più intelligente del creato è anche la più pazza, nel senso che l’autocontrollo non lo si può dare sempre per scontato, purtroppo e i fatti lo dimostrano! Perché non vendicarsi? Per una serie di buone ragioni, la prima è di ordine morale e spirituale: chi sceglie di non vendicarsi, si fa del bene.

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