Nella dimensione politica di
moltissimi Stati del mondo, ci sono fazioni contrapposte definite come
conservatori e progressisti, i conservatori vogliono passare ai posteri quanto
hanno realizzato e conquistato gli avi, come se tali acquisizioni fossero dogmi
sociali di cui nessuno può discuterne l’infallibilità, fondamenti granitici che
è impossibile revisionare o addirittura cambiare; i progressisti, e lo dice la
parola stessa, sono per il progresso in ogni ambito sociale e istituzionale,
con la convinzione che tutto si possa mettere in discussione, anche il sistema
basilare che ordina uno Stato sovrano, talvolta non “ anche ” ma “ soprattutto ”,
è il caso delle grandi rivoluzioni nella storia della civiltà umana, che hanno
sconvolto i sistemi precedenti e li hanno completamente sostituiti. Sono della
convinzione che in ogni politica contemporanea, che in ogni politica sana,
debbano esserci elementi di conservatorismo e progressismo, che convivono e si
sviluppano insieme nel divenire, elementi che trasportano in sé le migliori
conquiste del passato, affiancati a elementi di trasformazione dei sistemi
insiti in tutto quello che uno Stato “ è ”, nella sua fondamentale e adiacente
costituzione reale, insomma il “ reale politico ” che si conserva e all’unisono
progredisce, avanzando in equilibrio tra vecchio e nuovo, verso la migliore
delle civiltà possibili, l’Eureka
futuribile che diviene con la conservazione del bene e il progresso nel bene,
il futuro auspicabile nel presente del mondo, il mondo a misura d’uomo. La
politica ha la funzione di determinare i destini delle società umane, e di
influenzare di norma anche il destino di ogni singolo cittadino, la politica è
potere a favore dell’umanità in stato di via, e non può in alcun modo risultare
oppressiva e deviante, la politica è la mente di uno Stato ma deve diventarne
anche il cuore, con la capacità portante delle virtù umane, la politica deve
essere onesta e veritiera, deve scrutare nelle sue patrie Leggi l’ordine
costituito a favore del bene collettivo e del bene dell’individuo, negli ambiti
sociali in cui ogni individuo si trova a vivere, secondo un principio detto di sussidiarietà dove i grandi enti
supportano gli enti più piccoli, nello sviluppo e nell’applicazione delle loro
operazioni in relazione a tutta la società internazionale; la sussidiarietà è
un fattore di sviluppo nei vari ambiti di una società, è una forma intelligente
di scambio solidale, dove gli enti interagenti traggono da sé stessi e attorno
a sé, vicendevole profitto e un comune progresso; negli Stati moderni il
sistema di amministrazione e controllo di ogni attore sociale e istituzionale,
non è conforme al principio di sussidiarietà, ma tende a estraniarsi dal
contesto suscitando fratture insanabili nell’ordine statuale, questa
estraniazione è il morbo che porta gli Stati alle crisi che minano la sicurezza
collettiva e la prosecuzione di un ordine buono, nel contesto del reciproco
interesse tra varie unità di un sistema organizzativo; nel villaggio globale la sussidiarietà è la vera risposta ad ogni crisi
in atto, che per fattori misconosciuti alle più accurate analisi, ma in cui
rientra sempre l’arbitrio umano, diventano una forza disgregante alla sempre
più anelata volontà di equilibrio ed equità, nell’ambito di uno Stato e dell’unione
tra Stati sovrani; la sussidiarietà è la risposta opportuna e solidaristica alle
crisi che la contemporaneità di sistemi non funzionali al bene collettivo,
pongono in atto come inevitabile tappa verso il progresso nel divenire, di
società sempre più eque, giuste e solidali; il sussidio in ambito sussidiarietario è il lavoro che viene esercitato per sostenere in concomitanza al
progresso del proprio ente, enti minori che giocano un ruolo di forza nel
sostegno di quelli maggiori, in una dinamica di reciproco e interessato progresso;
il sussidio è l’attività relazionale
per una fattiva complementarietà tra le forze agenti che debbono tendere all’equilibrio:
in questa dinamica di equilibrio si conserva il meglio acquisito e si tende al
meglio possibile, è l’equilibrio tra conservazione e progresso. Non si può
essere conservatori senza essere progressisti, né essere progressisti senza
essere conservatori, il passato siamo noi che costruiamo il futuro, noi che
progrediamo conservando come tesoro prezioso le acquisizioni già riconosciute
come bene personale e sociale; tutto si può mettere in discussione, ma ci sono
elementi che garantiscono come colonne portanti il presente e il futuro, questi
elementi che si possono provocatoriamente definire dogmatici appartengono al
nostro passato, e sono il nostro futuro; conservare per progredire, progredire
per surclassare senza disconoscere, per tendere progressivamente a un bene
condiviso più grande, dove lo scorrere del fiume non ha una foce definitiva, ma
è lo stesso scorrere inarrestabile la foce senza ritorno, il nostro significato
puramente escatologico che ci appropria del tempo e del suo divenire,
territorio in cui ognuno tesse la trama del suo destino intramondano, verso la
realizzazione della società ideale.
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