Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

sabato 9 febbraio 2013

Testimoniare Dio agli altri


Prima di parlare di Dio agli altri, procurati di aver parlato molto tu stesso con il Signore nella preghiera e considera che molto spesso quelli che parlano di questo argomento sono ignorati o addirittura commiserati con una punta di disprezzo; la maggior parte della gente non conosce affatto Dio e non lo vuole conoscere, tutti sanno benissimo farne a meno e fregarsene, a nessuno ad esempio interessa recitare il Padre nostro o l’Ave Maria, molti che accennano soltanto alle prime parole di queste preghiere sono presi da una sensazione di fastidio misto a irritazione, insomma la preghiera gli fa schifo; alcuni si domanderanno incuriositi, ma perché tutto ciò? la risposta è molto semplice, perché dove non si ama Dio il solo accenno di Lui, quindi la preghiera e quanto ad essa è legato, porta a un inevitabile rigetto, oltretutto si prova una sorta di antipatia verso il sacro che si manifesta con lo sberleffo idiota e il sarcasmo, atteggiamento tipico delle persone vuote e superficialotte. Quindi perché parlare di Dio? di certe persone è meglio parlare al Signore nella preghiera e raccomandarle alla sua misericordia, parlare direttamente con loro è del tutto inutile e addirittura controproducente: non c’è peggior sordo di chi si rifiuta di sentire! Occorre però necessariamente testimoniare la propria fede con coraggio, nonostante le incomprensioni e gli oltraggi, lo esige la volontà di Dio, tutti i credenti devono essere confessori della propria fede, mettendo da parte la paura o la timidezza, e senza scendere a vili compromessi con il mondo, che come tutti sappiamo rifiuta categoricamente Dio e la sua Legge; la testimonianza non è una protesta, non significa affermare la propria fede entrando in conflitto con altre mentalità, significa semplicemente proporre la fede nella sua ortodossia e nella sua integralità, non è un atto di antagonismo, è un atto di coerenza con quanto crediamo essere la Verità, significa innanzitutto essere d’accordo con sé stessi, con le mozioni del proprio cuore e rispettare sia la diversità che la chiusura, la negazione delle proprie posizioni benché legittime, perché in un mondo che non crede in Dio è inevitabile trovare forti contestazioni e anche un’accanita opposizione: in un conflitto così acerbo dobbiamo mantenere la nostra posizione, essere in qualche modo dei partigiani, senza rinnegare la più grande virtù che il Signore ci ha insegnato e cioè la carità. Chi non vuole Dio nella sua vita è libero di rifiutarlo, ma deve sapere che questo suo rifiuto comporta delle serie conseguenze e non soltanto per lui, ma anche per le persone che lo circondano, è una dinamica da cui non ci si può in alcun modo sottrarre perché le sue ragioni sono scritte nella natura dell’essere umano, senza Dio l’uomo cade rovinosamente nel male, si fa del male in una sorta di autolesionismo, ma chissà perché tutti negano l’evidenza di questa realtà. Il mondo in cui siamo immersi tende poco all’interiorità, è tutto rivolto alla superficie delle cose, l’anima è messa da parte, è ignorata perché si dimentica che l’uomo possiede una dimensione spirituale, oggi le persone sono involucri senz’anima, contenitori vuoti dall’aspetto ben curato e gradevole, ma con uno sguardo spento, inespressivo e talvolta anche grifano, insomma oggi i morti camminano per le strade, sono le persone che hanno dimenticato la cura per la propria anima! Chi parla ai giovani delle virtù? chi gli parla di moralità? chi gli dice che con il peccato anche l’anima può morire e degradarsi? Queste non sono cose campate per aria, queste sono realtà profonde, realtà che si possono toccare con l’esperienza di tutti i giorni e che l’idiozia dei contemporanei ha finito per relegare nell’ambito delle fantasticherie, come se l’uomo fosse veramente ciò che mangia, un banale animale che con la sua morte finisce nel nulla: è la peggiore menzogna della cultura contemporanea, che porta alla rovina innumerevoli anime… Questo veleno letale lo ha inoculato il maligno nelle coscienze, soprattutto dei giovani e delle giovani, ed è una nefandezza da cui sembra non si riesca a risanare le società, una deviazione infernale che annovera in sé anche dei valenti discepoli ben formati, che agiscono per indottrinare le nuove generazioni, come se la collettività non fosse altro che un pollaio, uno stuolo di stupidi animali da cortile che vivono per niente e aspettano di finire in padella; ma chi la vuole una concezione della vita così? soltanto persone rassegnate a considerarsi come insignificanti. La persona umana invece ha un valore inalienabile e questo valore ce l’ha in relazione alla sua fede in Dio, e non in un Dio qualsiasi e impersonale ma il Dio del Vangelo della rivelazione, Gesù Cristo e la sua Parola, l’annuncio della salvezza che porta una luce nuova di Verità sulla condizione umana e sul nostro destino eterno: senza la fede in Dio la vita non ha senso e noi siamo prigionieri della follia e della morte, portare Dio alle anime significa far conoscere loro la Verità, quella con la V maiuscola, è un atto di nobilissima carità e se un’anima accetta la fede esce dalla prigione del nichilismo, ottiene la salvezza. Ricordiamoci comunque che non ci sono convertiti per forza propria, ma ci sono anime convertite dalla grazia e dalla misericordia di Dio: la conversione è iniziativa di Dio, a noi compete la risposta.

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