Ci sono
cose che interrogano la nostra ragione e non trovano risposte, talvolta ci
sembra scontato comprendere un fatto attraverso il nostro filtro personale o
culturale, ma in realtà l’inconoscibile è dietro l’angolo e ammicca seducendo
il nostro desiderio di conoscenza e di verità. La fede è un dono che può farci
solamente Dio ma occorre l’umiltà di domandargliela e per farlo è necessaria la
preghiera, prega chi è umile e si sente nel bisogno e non chi si crogiola nell’autosufficienza
e nella convinzione di essere già arrivato a una meta. Da adolescente prima dei
diciotto anni mi allontanai dalla fede pur mantenendo vivo l’interesse per quel
libriccino che si chiama Vangelo, leggendolo spesso e chiedendomi se quello che
si trova scritto nelle sue pagine sia il lavoro di fantasia di qualche bravo
scrittore, oppure le cronache di fatti realmente accaduti che non si rifanno a
similitudini o simboli e quindi non hanno bisogno di una interpretazione come
per la scienza dei sogni. Ho passato anni a domandarmi se la fede dicesse il
vero o se fosse soltanto un inganno, l’oppio dei popoli per usare una
espressione famigerata. Quello che raccontano i Vangeli è la verità ed è
qualcosa di realmente accaduto nella nostra storia, non è una invenzione di
qualche impostore che ha costruito una dottrina e una narrazione per illudere
degli sciocchi e convincerli che esiste un’altra vita oltre quella terrena.
Leggendo i Vangeli ho amato Gesù, l’ho conosciuto così come Egli è, così come
ci ama, così com’è il suo Mistero e conoscendo Lui ho conosciuto meglio gli
altri e ho imparato ad amare le persone. Chi capisce il Vangelo e lo prende sul
serio dovrebbe necessariamente fare questo salto di qualità nella sua vita
interiore, altrimenti rimane un pagano o un mondano, una persona vuota e
superficiale, una maschera di carnevale. Ad esempio considerando il discorso
della montagna è evidente quanto sia lontano il cuore della gente dall’ideale
cristiano, è troppo difficile perdonare, amare chi ci fa del male, far del bene
ai nostri nemici, non giudicare, non chiamare l’altro stupido o pazzo, far del
bene nel segreto, non essere ipocriti, non adirarsi, mostrarsi remissivi, etc.
Tutto questo è un programma di vita per persone che hanno perso il contatto con
la realtà, perché qualcuno dovrebbe accettare di comportarsi così? Che cosa ci
guadagna? Nell’immediato c’è solo da perderci, ma amare rende liberi e felici,
e Gesù ci promette una vita più bella trascorsa quella attuale, una vita senza
il peccato, senza l’amarezza della solitudine, senza l’angoscia della
sofferenza e senza la paura che la nostra cattiveria comporti come conseguenza
dopo un giudizio severo un castigo che durerà per sempre, perché il Signore ci
ama e ci perdona se noi ci pentiamo e accettiamo di cambiare, se decidiamo di
amare e di recidere ogni legame con ciò che contraria la verità e il bene
morale. Ogni giorno è una opportunità per deciderci a fare la cosa giusta e a
rinunciare al male, dimostrando da che parte stiamo, se con il Signore o con il
diavolo; conoscere veramente Dio significa guardare a chiunque con uno sguardo
benevolo, desiderando il bene per quella persona o per quell’altra, senza fare
distinzioni: Dio creandoci non ha fatto distinzioni, non ha diviso il suo
Cuore. Alla mia età cerco ancora ogni giorno di convertirmi, è un itinerario
quello della conversione, non è una conquista che si misura in qualche tappa.
Dio non si trova quaggiù e nemmeno il Paradiso è qui, ma se vogliamo possiamo
pregare e ascoltare la voce della nostra coscienza.
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