Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

giovedì 15 febbraio 2018

Il cammino di conversione

Ci sono cose che interrogano la nostra ragione e non trovano risposte, talvolta ci sembra scontato comprendere un fatto attraverso il nostro filtro personale o culturale, ma in realtà l’inconoscibile è dietro l’angolo e ammicca seducendo il nostro desiderio di conoscenza e di verità. La fede è un dono che può farci solamente Dio ma occorre l’umiltà di domandargliela e per farlo è necessaria la preghiera, prega chi è umile e si sente nel bisogno e non chi si crogiola nell’autosufficienza e nella convinzione di essere già arrivato a una meta. Da adolescente prima dei diciotto anni mi allontanai dalla fede pur mantenendo vivo l’interesse per quel libriccino che si chiama Vangelo, leggendolo spesso e chiedendomi se quello che si trova scritto nelle sue pagine sia il lavoro di fantasia di qualche bravo scrittore, oppure le cronache di fatti realmente accaduti che non si rifanno a similitudini o simboli e quindi non hanno bisogno di una interpretazione come per la scienza dei sogni. Ho passato anni a domandarmi se la fede dicesse il vero o se fosse soltanto un inganno, l’oppio dei popoli per usare una espressione famigerata. Quello che raccontano i Vangeli è la verità ed è qualcosa di realmente accaduto nella nostra storia, non è una invenzione di qualche impostore che ha costruito una dottrina e una narrazione per illudere degli sciocchi e convincerli che esiste un’altra vita oltre quella terrena. Leggendo i Vangeli ho amato Gesù, l’ho conosciuto così come Egli è, così come ci ama, così com’è il suo Mistero e conoscendo Lui ho conosciuto meglio gli altri e ho imparato ad amare le persone. Chi capisce il Vangelo e lo prende sul serio dovrebbe necessariamente fare questo salto di qualità nella sua vita interiore, altrimenti rimane un pagano o un mondano, una persona vuota e superficiale, una maschera di carnevale. Ad esempio considerando il discorso della montagna è evidente quanto sia lontano il cuore della gente dall’ideale cristiano, è troppo difficile perdonare, amare chi ci fa del male, far del bene ai nostri nemici, non giudicare, non chiamare l’altro stupido o pazzo, far del bene nel segreto, non essere ipocriti, non adirarsi, mostrarsi remissivi, etc. Tutto questo è un programma di vita per persone che hanno perso il contatto con la realtà, perché qualcuno dovrebbe accettare di comportarsi così? Che cosa ci guadagna? Nell’immediato c’è solo da perderci, ma amare rende liberi e felici, e Gesù ci promette una vita più bella trascorsa quella attuale, una vita senza il peccato, senza l’amarezza della solitudine, senza l’angoscia della sofferenza e senza la paura che la nostra cattiveria comporti come conseguenza dopo un giudizio severo un castigo che durerà per sempre, perché il Signore ci ama e ci perdona se noi ci pentiamo e accettiamo di cambiare, se decidiamo di amare e di recidere ogni legame con ciò che contraria la verità e il bene morale. Ogni giorno è una opportunità per deciderci a fare la cosa giusta e a rinunciare al male, dimostrando da che parte stiamo, se con il Signore o con il diavolo; conoscere veramente Dio significa guardare a chiunque con uno sguardo benevolo, desiderando il bene per quella persona o per quell’altra, senza fare distinzioni: Dio creandoci non ha fatto distinzioni, non ha diviso il suo Cuore. Alla mia età cerco ancora ogni giorno di convertirmi, è un itinerario quello della conversione, non è una conquista che si misura in qualche tappa. Dio non si trova quaggiù e nemmeno il Paradiso è qui, ma se vogliamo possiamo pregare e ascoltare la voce della nostra coscienza.

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