Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

martedì 19 novembre 2013

La vita esige Dio, la morte lo nega

Ci sono molte persone convinte che Dio non esista, e che la vita sia soltanto qui al presente, in questo mondo, persone che credono nelle capacità dell’uomo di costruire qualcosa di meglio per sé e per le generazioni future, persone che vedono nella morte il peggiore dei mali e che hanno scommesso tutto sulla soddisfazione del proprio egoismo, come se si trattasse di un valore assoluto sul quale non poter transigere: anche questa è una buona filosofia, perché di Dio cosa ce ne facciamo se ad esempio con molto denaro possiamo diventare “autenticamente” felici e vivere senza pensieri e preoccupazioni, magari circondati da coloro che continuano a soffrire e a morire, nella nostra più totale indifferenza; non crediamo in Dio e non ce ne importa proprio nulla di cercarlo, perché tanto cosa ce ne facciamo di una fantasia alienante? E’ per questo che ci si suicida sempre di più e in gran numero, perché se perdiamo quello che per noi ha veramente importanza nella vita, la vita non è più meritevole di essere vissuta, allora meglio morire perché tanto dopo non c’è niente, quindi la morte è una buona soluzione, una via di fuga per risolvere definitivamente ogni difficoltà e problema, quindi con la crisi economica le statistiche ci dicono che in Italia il numero dei suicidi è salito alle stelle, negli ultimi anni fino ad oggi: se si perde l’idolo della ricchezza e del benessere, che sostituisce Dio per gli illusi senza moralità, allora meglio uccidersi e magari portarsi con sé nella morte anche i propri cari e qualcun altro… chi me lo fa fare di vivere, se non posso essere felice come voglio io, secondo i criteri valoriali della società postmoderna? Allora disertare la vita diventa la soluzione, meglio scappare in quel tunnel buio e sconosciuto che è la morte, che affrontare con coraggio il disagio della miseria, le privazioni e la sofferenza morale, quello che per qualcuno è una malintesa perdita di dignità, in quanto la dignità è creduta come l’opinione che gli altri nella società hanno di noi, lo status e il successo, ma la vera dignità della persona umana non è questa, la dignità è il nostro valore intrinseco agli occhi di Dio che ci ama perché ci ha fatti come sue creature buone, ma per chi non crede nell’esistenza di Dio cosa volete che sia la dignità di una persona, forse la sua anima immortale, visto che l’anima al pari di Dio non esiste? La dignità è un valore relativo per qualche benpensante ateo, c’è chi l’ha e chi non l’ha, a seconda delle valutazioni “cliniche” di coloro che detengono il potere diabolico di giudicare i propri simili e di decidere se una vita non valga più la pena di essere vissuta, sia quindi immeritevole di sopravvivenza e di continuità: questa è una ideologia senza scrupoli, e sono in molti che attualmente la professano calpestando l’esistenza del loro prossimo, dei loro fratelli e delle loro sorelle in umanità, è l’ideologia della società dell’anticristo e dell’antivangelo, dove il peccato personale e collettivo diventa un irrinunciabile diritto e Legge dello Stato che è necessario rispettare per essere liberi di esprimere la propria volontà, dinanzi all’idolo tirannico dell’ego esaltato sopra l’idea illusoria di un Dio di carità e compassione. Se non si adora Dio nel proprio cuore e fuori di sé, si adora l’io con tutti i suoi idoli blasfemi al seguito e la morte diventa la soluzione ad ogni problema apparentemente irrisolvibile: la democrazia esige il rispetto delle libertà personali, ma la libertà non è poter fare quello che si vuole estraniandosi da qualsiasi ordine etico, perché vi sia libertà occorrono delle regole condivise e l’osservanza da parte di tutti i cittadini di queste regole, il contrario è l’anarchia o addirittura la tirannide. Le regole condivise in democrazia si chiamano Legge e le Leggi patrie devono rispecchiare la morale naturale scritta nel cuore di ogni essere umano, fuori da quest’ordine c’è il crimine, quello che con un termine religioso poco conosciuto e poco compreso si chiama peccato: non ci sono soltanto peccati personali, ma ci sono anche peccati collettivi, colpe sociali, e questi peccati consistono nelle molteplici violazioni dell’ordine naturale della coscienza a favore del relativismo etico, della confusione tra il bene e il male che porta gli individui che si relazionano in una società, ad una vera e propria deriva etica. Noi sappiamo che uccidere è male, se ad un certo punto della storia diventa condivisibile l’idea che uccidere sia un bene, abbiamo in tal caso una colpa sociale, in questo modo è chiaro che noi non costruiamo una civiltà migliore, ma ci avviciniamo a degli aspetti infernali di una società nemica dell’uomo e della sua dignità. Se una persona è convinta che Dio è pura immaginazione e non lo cerca, cadendo successivamente, o in concomitanza, in un grave disordine morale e nella colpa contro la Legge di amore del Dio cristiano potrà essere perdonato da codesto Dio? La risposta è no, non può esserci perdono per coloro che persistono nel crimine contro la propria coscienza, senza autentica conversione non si può essere perdonati da Dio e si va incontro a un giudizio di condanna: il Signore è buono, ma è anche giusto ed è per questo motivo che esiste l’inferno per le anime impenitenti. Alcune rivelazioni private sostengono che la maggior parte di anime che si trovano all’inferno, non credevano nella sua esistenza e in quei tormenti così acerbi, mentre erano nella vita temporale e passeggera, come non credevano nell’esistenza di Dio e nella sua natura sommamente benigna ed è vero anche, bisogna aggiungere, che senza fede non si può piacere a Dio: un metro di valutazione che sancisce o meno la salvezza di un’anima, è la grandezza e la maturità della propria fede in rapporto a Dio, ma esiste anche una ignoranza incolpevole, comunque a noi basta convincerci che il Signore è buono e vede tutto, proprio tutto fin nel profondo dei cuori e che il suo Giudizio non fa torto a nessuno. Aggiungo queste due brevi giaculatorie che prego ogni giorno, sperando che in molti le facciano proprie: “Mio Dio, Ti amo, abbi pietà di noi e del mondo intero”; “Signore Gesù, Cristo, Figlio del Dio Altissimo, abbi pietà di noi che siamo peccatori!”.

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