Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

lunedì 23 dicembre 2013

La storicità dei Vangeli canonici

Gli apostoli dissero al Signore: "Aumenta la nostra fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe" ”. (Lc  17:5-6) C’è un ambito di studio biblico che riguarda la storicità dei Vangeli, il dilemma che Gesù sia stato o meno un personaggio storico: la questione è stata affrontata per molti anni in modo scrupoloso e razionale da eminenti ricercatori anche non credenti, e a detta di questi ha dato risultati contrastanti: il Vangelo è un libro romanzato con avvenimenti inventati e la risurrezione del Cristo è una impostura orchestrata magistralmente dopo la sua morte in croce dal fanatismo dei suoi seguaci, compresi gli Apostoli? Il cristianesimo è basato su falsi presupposti ideologici che avversano la realtà dei fatti in quell’area geografica del medio oriente? Gesù è veramente esistito o si tratta di un mito? I miracoli e gli esorcismi narrati nei Vangeli cosiddetti storici o canonici sono fantasie dei loro autori e non si sono mai verificati? I Vangeli vanno interpretati semplicemente come un rivoluzionario insegnamento morale, o i racconti presenti in essi sono vere e proprie cronache di duemila anni or sono? I Vangeli sono storia o narrativa fantastica? Ci sono due modi per rispondere a queste domande fondamentali, il primo è lo scetticismo e il secondo è la fede; lo scetticismo ci dà il convincimento razionale che le risposte a tutte queste domande siano implicite nella loro formulazione, quindi il criterio con cui valutiamo la questione è un pregiudizio erroneamente fondato sulle nostre idee avverse, la nostra conclusione è che i Vangeli non sono storici, sono soltanto invenzioni letterarie. E’ vero che i Vangeli sono obiettivamente un’opera letteraria, ma questo non vuol dire che non dicano la verità, anzi la loro missione, lo scopo con cui sono stati scritti, è di trasmettere a coloro che la ignorano la verità su Gesù di Nazaret! I Vangeli risentono della cultura personale dei loro redattori, passano attraverso il filtro intellettuale degli evangelisti. Dobbiamo fidarci degli autori dei Vangeli e delle loro fonti? Queste fonti sono attendibili? Secondo me con queste domande entriamo nel campo della fede, o meglio della fiducia in coloro che hanno scritto, ma penso che questo sia un problema che chiama in causa la coscienza personale di ciascuno, di ogni lettore che voglia conoscere la storia e le parole di Gesù, il Mistero della sua persona. Fidarci o meno degli evangelisti è una scelta che dipende da noi, è un atto di fede genuina: i Vangeli non necessitano di una ermeneutica, ma sono lì presenti nel tempo umano per domandare un’adesione di fede, sono stati scritti per suscitare la fede e convertire le anime a Dio. Il Vangelo quadriforme mette al centro di tutto il suo messaggio la persona del Cristo, e presenta Cristo al lettore perché esso scelga liberamente di aderire alla fede in Lui, di credere o di non credere, il Vangelo è lo strumento privilegiato di Dio per vagliare la fede degli uomini, per far emergere dal loro cuore il rifiuto o l’anelito all’amore per il Signore, affinché tutti ereditino la salvezza che Dio ci ha promesso secondo il piano imperscrutabile della sua provvidenza; le vie con cui Dio si fa conoscere all’uomo per redimerlo dal male sono davvero infinite, e una tra le più importanti passa proprio dal Vangelo. In questa sede non voglio approfondire il tema scientifico sulla storicità dei Vangeli canonici, attraverso un’analisi accurata dei dati in nostro possesso, il Vangelo innanzitutto occorre leggerlo senza preconcetti, occorre ritenerlo e meditarlo, occorre studiarlo nei suoi contenuti per focalizzare la lieta novella che Gesù di Nazaret ci comunica attraverso i suoi testimoni oculari, quelli che hanno vissuto accanto a Lui e che lo hanno visto risorto, per poter decidere se vale la pena di concedergli la nostra stima e la nostra fiducia, oppure no. Resta inteso che la vera fede è un dono soprannaturale, un dono che viene dall’alto e non è una conquista del ragionamento, della riflessione e dello studio, è un dono di Dio che richiede di essere domandato con l’umiltà della preghiera, proprio come fecero gli Apostoli con il Signore: “ Aumenta la nostra fede! ”.

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