Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

venerdì 24 maggio 2013

La virtù del comprendere e dello scegliere


Le persone che sanno cambiare nel tempo adattandosi alle diverse situazioni della vita dimostrano una discreta intelligenza, così come le persone che in ogni circostanza della vita sanno fare sempre la scelta giusta, sanno scegliere per il bene proprio e altrui; essere intelligenti significa sostanzialmente guardare dentro alla realtà e agire in conformità di una scelta vantaggiosa; secondo me la migliore intelligenza è quella morale, ovviamente ce ne sono di vario tipo, anche quella intuitiva per esempio, oppure quella emozionale, ma io dico che la migliore forma di intelligenza è quella morale; che cosa significa “ intelligenza morale ”? Significa possedere la capacità di un perfetto discernimento, riguardo alle questioni sulla distinzione tra il bene e il male, per operare la scelta migliore in ogni singola situazione che ci si pone dinanzi. E’ condivisibile l’affermazione che scegliere sempre il bene è da persone savie e intelligenti, mentre il contrario è da persone stupide. Una persona dotata di intelligenza morale possiede uno strumento utile al discernimento e alla scelta, questo strumento è la coscienza: che cos’è la “ coscienza morale ”? La coscienza è quella voce interiore che possiamo ascoltare nel silenzio del nostro cuore, una voce che ci preavvisa sull’entità di una scelta e sulle sue conseguenze, per noi stessi e per il prossimo; la coscienza ci segnala preventivamente se un’azione che vogliamo compiere è bene o è male, sulla natura stessa del bene o del male, la coscienza parla anche dopo aver agito attraverso quello che viene comunemente chiamato il rimorso; la coscienza è la prima vicaria di Dio in noi, è la voce di Dio. Con la voce della coscienza che può manifestarsi sentimentalmente nel pensiero, ma soprattutto nella nostra profondità umana, nel nostro cuore lieto o amareggiato, consolato o desolato, il Signore ci parla personalmente e ci educa su ciò che è giusto e su ciò che è sbagliato, sulla distinzione tra le due cose; se una persona dopo aver fatto del male non prova alcun rimorso di coscienza, vuol dire che è morta alla grazia e che si trova in uno stato di impenitenza, vuol dire che ha ucciso dentro di sé la sua parte più umana e migliore, è una condizione terribile, è una condizione di morte per l’anima e se non ci si desta a nuova vita con una ritrovata coscienza sensibile e attenta, si rischia la dannazione eterna: convertirsi significa questo, far risorgere la coscienza nel proprio intimo, coscienza senza la quale non si può distinguere la differenza tra il bene e il male, e conseguentemente si cade nella perversione morale. Tutto questo è l’intelligenza morale, una persona che non sa cos’è il bene e nemmeno cos’è il male, è una persona disgraziata e pericolosa, di questi individui ne circolano tanti purtroppo e tanti senza avvedercene ne incontriamo sul nostro cammino; essere persone intelligenti secondo me significa semplicemente essere persone buone, io non ritengo che una persona cattiva possa essere intelligente, le persone cattive non possiedono la coscienza e non vivono nessun rapporto intimo di dialogo con il Signore, sono persone vuote, superficiali e stupide, il mondo è fatto quasi solamente da gente così, purtroppo: il mondo è il territorio del diavolo e la sua gente in esso si trova a suo agio, la gente meravigliosa e sporca che segue il sibilo della serpe, piuttosto che la voce gentile e sincera del buon pastore. A volte si devono fare delle scelte controproducenti per seguire la voce della coscienza, scelte che vertono sull’onestà del comportamento, che ai più ci fanno apparire come eroi del quotidiano e ai benpensanti del mondo come degli imbecilli, a volte scegliere il bene ci porta a perdere qualcosa di importante, addirittura la vita e Dio ci ritiene giusti, mentre gli altri degli stupidi o dei pazzi: conta solamente quello che Dio pensa di noi, non quello che pensa la gente; voglio considerare ciò che scrive l’Apostolo san Paolo in una sua epistola, e cioè che la Croce di Cristo è sapienza e intelligenza presso Dio, ed invece presso i giudei è stoltezza e presso i pagani follia: con la sua Croce, quindi perdendo tutto con una scelta a proprio sfavore, Cristo ha redento le anime, le ha salvate dalla morte e dall’inferno, per vedere questa verità occorre necessariamente il dono della fede; molto spesso l’intelligenza morale per i canoni dell’intelligenza mondana, è stupidità, quindi scegliere sempre il bene è da stupidi perché magari ci fa perdere qualcosa, come ad esempio il dio denaro, ma non è così nel pensiero e nel concetto di Dio, perché scegliere il bene è sempre vantaggioso: il Signore è lungimirante e guarda soprattutto al nostro bene eterno, guarda avanti e non tanto al presente. Chi ha scelto il mondo ha già la sua ricompensa e mangia il mondo, chi ha scelto Dio come bene più grande al presente soffre la fame, ma nel Regno in cui entreranno gli eletti sarà saziato di pace e di beatitudine, con il dono della vita eterna, ovviamente il mondo cammina per altre strade che non sono quelle del santo Vangelo della salvezza, il mondo è ostile ai figli di Dio, il mondo è per il male e odia il bene. Essere intelligenti significa essere persone buone, le più grandi personalità della storia ritenute intelligenze somme, erano persone profondamente morali dalla coscienza sensibilissima, incontrare una persona buona è come incontrare una copia di Dio, il Signore ha bisogno di tante sue copie che camminino per il mondo e portino agli altri i suoi doni, per prima cosa la carità, la compassione e la misericordia: Dio sta dalla parte dei buoni e la sua intelligenza è con loro, li accompagna nella vita in ogni loro scelta, è Lui la mente che dirige le loro azioni, quindi la vera intelligenza è la bontà.

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