Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

giovedì 30 maggio 2013

Quando ci si danna?

Passa la figura di questo mondo ”, “ vanità delle vanità, tutto è vanità ”, così la Sacra Scrittura esprime la transitorietà di tutte le cose che esistono, tutto è impersistente e perituro e più di tutto la vita umana che è come “ erba che al mattino verdeggia e alla sera è falciata e dissecca ”; se ci si affeziona troppo al mondo si finisce per essere profondamente frustrati al momento di abbandonare tutto, perché quel momento prima o poi viene per tutti, è inutile farsi delle illusioni, la vita funziona così: “ certa è la morte, incerta è la vita, soltanto Dio resta e il futuro è un’incognita, l’inferno una possibilità tragica ”. Se siamo vuoti sentiamo il bisogno della compagnia degli altri che ci riempiono della loro presenza, se abbiamo nel nostro cuore l’amore di Dio non possiamo sentirci soli e in ogni occasione di accostarci al prossimo, diventiamo calici colmi di vino sapiente nei confronti di spugne ben disposte a ricevere dalla nostra ricchezza; dimenticarci degli altri pensando che non fanno parte del nostro ambito relazionale è un peccato grave contro la virtù regina della Carità, se conosciamo delle persone diventiamo responsabili nei loro confronti, abbiamo il sacro dovere di preoccuparci per il loro bene, a maggior ragione se ci definiamo cristiani e sbandieriamo il Vangelo come norma della nostra vita, se non siamo così allora siamo semplicemente degli ipocriti e dei cialtroni e l’amore di Dio non è nei nostri cuori: l’uomo deve essere custode dell’uomo per piacere al Signore e non come fece l’omicida Caino con il fratello Abele, il giusto e l’innocente allo sguardo dell’Altissimo; occorre farsi un serio esame di coscienza per valutare quanto ci occupiamo degli altri e quanto facciamo per aiutarli nelle loro necessità, o quanto siamo indifferenti ed egoisti, pensando soltanto a noi stessi e al nostro gruppo esclusivo, pensando soltanto al nostro interesse; c’è chi riflette sul fatto che nessuno si occupa di lui e quindi perché ci si deve occupare degli altri? Che gli altri si arrangino! Ma questo modo di ragionare è da persone ignobili che non conoscono l’amore di Dio e non si accorgono che la vita umana è una vita sociale e di relazione, che i deboli vanno soccorsi perché è questione di giustizia e gli altri vanno amati perché uomini e donne come noi, perché sono altri noi stessi e per piacere a Dio è necessario preoccuparsi della vita altrui e non fregarsene con disprezzo, distacco e sufficienza: se l’amore non è universale e quindi rivolto a tutti, non è amore, forse è qualcos’altro ma non amore, forse è soltanto un surrogato di egocentrismo e strumentalizzazione meschina, forse è una cosa da adolescenti romantici, ma non è vero amore. “ Il mondo passa e solo chi ama resta ”, se si vuole sopravvivere a sé stessi e al mondo è necessario cominciare ad amare, “ chi non ama, rimane nella morte ”, perché senza amore c’è l’inferno con i suoi orrori e chi ne fa esperienza lo comincia a sentire fin da subito dentro di sé; se una persona desidera andare in Paradiso deve amare tutti, oppure non ci andrà mai, se il suo amore non è perfetto, senza macchia e senza finzione il suo posto non è in Paradiso… ma tanto oggigiorno chi ci crede al Paradiso? La gente vuole la vita e la vuole felice, ciascuno a modo suo ed è per questo motivo che l’inferno continua a riempirsi di anime che credevano che non esistesse, anime che non hanno mai pensato in vita a preoccuparsi della propria salute eterna: avete mai visto un cadavere? E’ ovvio, con la morte finisce tutto e il cimitero è l’ultimo approdo, credeteci disperati che è vero! Ma perché al mondo ci sono così poche persone sagge? Povero mondo, è troppo pragmatico mentre io sono uno stupido idealista.

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