Le evidenze scientifiche basate
su studi approfonditi e di lungo corso nella storia della medicina, dicono che
le malattie mentali sono causate da degli scompensi chimici nei tracciati neurali
dell’encefalo, è abbastanza chiaro che la parte del cervello coinvolta nelle
varie patologie psichiatriche è la corteccia, alcuni ricercatori sostengono ad
esempio che la schizofrenia è causata da una disfunzione nell’ambito emisferico
della corteccia cerebrale, una mancata dialettica tra gli emisferi che comporterebbe
la perdita del contatto con la realtà: alcuni trovano questa posizione ambigua, in quanto l’emisferectomia, l’asportazione neurochirurgica di uno degli
emisferi del cervello, dovrebbe provocare disturbi come quelli schizofrenici,
ma non è così allo stato dei fatti, perché l’emisfero della corteccia non rimosso
assume in sé per le sue proprietà plastiche, con la riabilitazione progressiva del paziente, le funzionalità
dell’emisfero asportato; l’emisferectomia è un intervento neurochirurgico che
si effettua solamente in situazioni estreme, come nel caso di malformazioni
congenite o di tumori particolarmente ostici, al solo scopo di salvare la vita
al paziente. L’errore di giudizio di una certa psi materialista è insito nell’assioma psiche/cervello, è l’identificazione della psiche umana esclusivamente con un organo del corpo, per quanto determinante. Quindi, cosa sono in realtà le malattie mentali? Esistono o sono una mistificazione? I farmaci neurolettici o psicofarmaci normalizzerebbero lo stato
alterato del cervello che sarebbe la causa delle malattie mentali, e farebbero
rientrare il quadro sintomatologico tramite un processo di regressione; ma perché se i farmaci normalizzano gli
stati patologici cronici del cervello, dopo un certo periodo di compensazione
psichica, avvengono ricadute anche gravi nelle crisi, che portano il paziente a
stare di nuovo male? Non dovrebbero risolvere definitivamente la malattia, assumendoli
costantemente durante il corso di tutta una vita, in quanto facenti parte di
una terapia di mantenimento? Allora si può desumere che i farmaci per uso
psichiatrico, le tantissime molecole di sintesi sul mercato internazionale, con
nomi commerciali differenti, ma appartenenti alle stesse categorie farmacologiche, non
servano ad altro che a dare un beneficio di carattere temporaneo. Qual è la
verità in merito? Di sicuro gli psichiatri più eminenti, le industrie
farmaceutiche produttrici e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, non ve la
diranno mai. Le statistiche a riguardo sono alterate nei loro dati più significativi, e molto di quello che ci viene comunicato dai Ministeri della
Sanità degli Stati occidentali è un inganno: i farmaci hanno proprietà
terapeutiche, ma fino ad una certa soglia fisiologica, oltre la quale diventano
tossici e pressoché inefficaci, lo sanno quasi tutti coloro che sono coinvolti
con la diffusione e la somministrazione di molecole psicotrope e ci sono i
riscontri scientifici che lo dimostrano, allora perché continuare con questo
grande inganno? In parte perché ci sono in gioco dei grossi interessi
economici, è evidente a chiunque sappia ragionare con un pò di schietta malizia,
e in parte perché per certe malattie cosiddette della mente, che vengono
codificate nei più importanti manuali diagnostici per i disturbi mentali, non
senza una certa enfasi fanatica di chi lavora in questa scienza così difficile,
non esiste nessun’altra terapia benefica efficace, che non siano i farmaci neurolettici
o psicofarmaci, non esiste attualmente nient’altro per dare sollievo alle
sofferenze dei pazienti. Le prime molecole sono state sintetizzate negli anni
cinquanta del Novecento, e poi negli anni sessanta e settanta, alcune di esse sono usate tuttora per curare sindromi gravi e invalidanti come la
schizofrenia, le psicosi, la depressione endogena e non sono esenti da pesanti
effetti collaterali, anch’essi alquanto invalidanti, uno tra i peggiori è la
SNM e cioè la sindrome neurolettica maligna… senza dimenticare la seria possibilità
del suicidio, nella fase di una ricaduta successiva nei sintomi maggiormente
critici. Nei manicomi ex sovietici in cui venivano internati gli oppositori politici con diagnosi improbabili venivano somministrati antipsicotici allo scopo di spezzare la volontà del paziente ritenuto scomodo, antipsicotici che tuttora sono in commercio e che vengono prescritti ordinariamente come cura efficace. Quali saranno le future acquisizioni della medicina psichiatrica? Come
si procederà per realizzare una terapia adeguata ad ogni singolo paziente?
Quali saranno i futuri sviluppi conoscitivi? Proprio delle belle domande a cui
nessuno sa rispondere, ma è necessario prendere in considerazione anche la
cosiddetta riabilitazione psicosociale, il recupero ad una vita normale dei
pazienti, ma esiste il paradigma della vita “ normale ”? Chi lo decide quando
una vita è normale? Forse tutti quando affermiamo che una convenzione sociale è
la norma assoluta a cui adeguarsi, infatti nella sua struttura basale la
società umana è fatta prevalentemente da convenzioni, e la diversità non è ritenuta
sempre una risorsa, talvolta per qualcuno è un handicap pericoloso da cui
difendersi, di cui avere paura, proprio come nello stigma psichiatrico, ma
nessuno dovrebbe aver paura dell’ignoto, perché in esso si nascondono le più
alte risposte, alle più importanti domande della vita. Personalmente credo che
la scienza medica del Ventiduesimo secolo, vedrà la psichiatria di oggi come la
propria preistoria dai connotati più barbari e discutibili, come l’esempio più
evidente dell’ignoranza dell’uomo riguardo a se stesso.
Nessun commento:
Posta un commento