Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

domenica 13 agosto 2017

Le tre gemme della luce

Raikoh era un principe, l’ultimo discendente di una dinastia decaduta; combatteva con coraggio le ombre nere, delle creature malefiche intente a mettere gli uni contro gli altri i figli degli uomini. Le ombre nere vagabondavano dappertutto sul vasto territorio che riuniva in sé la gloria dei sette regni, cercavano chi ingannare persuadendo i malcapitati a odiare chi la propria moglie, chi il proprio marito, chi la madre o il padre, chi i figli, chi gli amici o coloro che si hanno accanto da una vita per i più disparati motivi e nei cui confronti da sempre si prova affetto. Raikoh era anche un cacciatore, viaggiava instancabile attraverso i sette regni con un unico scopo, quello di mandare in frantumi i piani delle ombre nere. Possedeva l’arma con cui poter combattere e distruggere le ombre nere, quest’arma risiedeva in tre gemme mistiche: il suo cuore puro, la preghiera del salterio angelico e l’amore per il prossimo. Le ombre nere avevano un capo, colmo di odio, invidioso e molto superbo, che prima del sorgere di ogni alba, ancora immerso nelle tenebre della notte, chiedeva conto ai succubi di ogni perfido misfatto; un succube del tenebroso gli domandò: “L’Innominabile ha molte anime che pregano e c’è troppa luce che ci spaventa e ci scaccia, cosa dobbiamo fare?”, ed egli rispose: “Fateli disperare della vita affinché si ripieghino su sé stessi e smettano di pregare”, “Abbiamo provato ma qualcun altro prega per loro e la speranza rimane sempre accesa”, allora il tenebroso con voce rauca e rabbiosa così disse: “E’ la grazia che rimane accesa nel cuore degli eletti, è la perseveranza, è la buona volontà, tutto questo bene è qualcosa che mi disgusta!”. “E quel Raikoh?”, “Fate in modo che lo uccidano, perché costui conosce la Verità”. E le ombre nere si misero alla ricerca del principe aureo con la convinzione che gli idolatri amanti del mondo, avendo in odio ogni cosa spirituale, accorgendosi del benedetto lo avrebbero perseguitato con odio veemente e lo avrebbero ucciso così da favorire la loro opera seduttrice. Raikoh era intento a purificare una vasta area dove sorgevano abitazioni rurali, case in cui abitava gente semplice ma buona; le ombre nere lo videro da lontano e scorsero la luce, quindi non si avvicinarono troppo. Non troppo lontano c’era anche la casa di un uomo solitario che nel passato commise tanti gravi peccati per il desiderio del denaro e del potere, andarono da lui. “La luce prevale un po’ ovunque e tu da sempre sei nostro, noi ti promettiamo grandi tesori se farai morire quel tale”. Allora l’uomo si alzò e si mise subito in cammino. Trovato Raikoh il quale come sempre era pacifico, inoffensivo e indifeso, estrasse uno stiletto acuminato intriso del veleno letale di una serpe rossastra; avvicinandosi senza timore e senza alcuna difficoltà lo trafisse al cuore e il giusto che amava la Verità cadde. Un angelo del Signore lo vide e lo prese tra le sue braccia per portarlo in Paradiso, l’angelo pianse e si turbò per la durezza del cuore di quell’uomo solitario, era un uomo cattivo. Ma l’angelo ricevette un comando e lo riaccompagnò sulla terra, l’angelo disse a Raikoh: “Ti è stato concesso del tempo per portare la luce anche a quell’uomo che ti ha ingiustamente trafitto”, ed egli sorrise dicendo: “Lo voglio con me in Paradiso”. Qualche anno dopo l’uomo fu liberato dalle catene delle ombre nere e pianse per tutto il male che aveva fatto, il suo cuore trovò la pace e la preghiera rifulse perché luce. Con il trascorrere del tempo la luce rifulse vittoriosa nei sette regni, perché la grazia e la preghiera oramai permeavano le menti e i cuori di numerose persone e la Verità fu conosciuta e amata, non ci fu più posto per le ombre nere che tornarono nell’abisso da dove erano venute, tornarono laggiù in quel pozzo immenso, orrido e sinistro dove ad attenderle sedeva sul suo trono il tenebroso, che non smise mai di odiare e di maledire.

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