La disabilità nel mondo
contemporaneo ha una buona soglia di accettazione e di accoglienza, mi riferisco all’Europa e
all’occidente, anche se in determinati ambiti sociali è ancora fortemente
discriminata e rifiutata con l’accentuazione dello stigma; il disabile o meglio il diversamente abile, perché con il termine
disabile si intende una persona priva di capacità, quindi è un grave insulto chiamare
qualcuno disabile o apostrofarlo con un linguaggio inappropriato che sottolinei
la sua malattia, chiamare qualcuno handicappato o malato è da individui
ignobili, invece per diversamente abile si sottintende che le capacità di una
persona sono altre ma ci sono, le sue qualità sono oltre il suo disagio, il suo
valore è nella sua umanità con la sua unicità di persona, dotata di facoltà
proprie come una qualsiasi persona cosiddetta normodotata; nella società civile
il grado di civiltà e di eticità si misura anche su quanto viene fatto per
abbattere le barriere della diversità, per integrare le persone portatrici di
un qualche deficit nei vari ambiti della società, come scuola, lavoro, sport,
politica, etc., insomma quella dinamica positiva che viene definita inclusione sociale; senza il rispetto per le persone fragili si cade rovinosamente
nell’alienazione dalla giustizia sociale, senza il rispetto per i deboli e per
la loro vita, la civiltà è compromessa e non si va verso un futuro a misura di
uomo, ma verso l’anticamera dell’inferno, dove soltanto i forti hanno il diritto
di vivere mentre i deboli devono soccombere inevitabilmente, nessuna persona di
buona volontà desidera che sia così, tutti vogliono la giustizia, tutti coloro
che sono ragionevoli desiderano un mondo equo e solidale. Secondo me valutando
certi ambiti di azione nel campo della disabilità fisica, mentale o
intellettiva, c’è tanta attività benefica nascosta nella nostra società, tanto
bene che non fa rumore ma che come nel proverbio cinese cresce silenzioso, “fa più rumore un albero che cade, che una
foresta che cresce”, tutto questo è molto bello anche se ci sono molte note
stonate a riguardo, ma non le sottolineo in questa sede, le varie situazioni
sono mappate a macchia di leopardo, e l’Italia vive una condizione operativa
diversa se la si relaziona ad altri paesi occidentali, insomma c’è ancora molto
da fare e da migliorare, anche in ambito educativo e culturale. La cultura
cristiana, la cultura del santo Vangelo è una cultura di amore e di reciproca accettazione ( non mi piace il termine tolleranza, perché si tollera chi è sgradito e non chi si ama e si considera come noi stessi ),
è la cultura che nel corso dei secoli ha edificato lo spirito autentico dell’Europa
moderna, san Benedetto da Norcia è patrono d’Europa ed è il suo più eminente
fondatore dopo la caduta dell’impero romano d’occidente, con san Benedetto e il
monachesimo l’Europa ha avuto la sua anima cristiana e civile, san Benedetto e
i suoi monaci sono i civilizzatori dell’Europa che nasceva prima del medioevo,
la solidarietà e il sostegno ai più deboli sono parte di quell’insegnamento che il
Vangelo porta anche all’Europa contemporanea, quindi non dobbiamo dimenticare
le radici cristiane della nostra cultura europea e occidentale, il vecchio
mondo ha necessità urgente di riscoprire il Vangelo attraverso una nuova e
radicale evangelizzazione; nella Chiesa molti hanno parlato nel passato recente
e parlano nell’attualità di “civiltà dell’amore”,
questa nuova civiltà la si può edificare se tutti portano il loro contributo
con la propria adesione a quei valori non negoziabili di cui il Vangelo è
araldo, uno di questi valori è l’uguaglianza e la pari dignità tra le persone.
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