Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

lunedì 17 novembre 2014

Il Maestro interiore ci rinnova

La forza del mondo è l’apparenza, la forza di Dio è l’interiorità rinnovata dalla grazia santificante; se non si è convinti dell’invisibile, quello che cade sotto l’esperienza dei sensi acquista un valore pressoché assoluto; rientrare nell’anima nascosta agli altri significa vivere della profondità che sotto la superficie della realtà si inabissa nel dialogo intimo con il Signore sempre presente a noi stessi, dentro di noi c’è il Testimone che vede e che ci approva o ci rimprovera, nel nostro cuore risiede il senso dell’infinito oltre la misura delle nostre acquisizioni, delle nostre esperienze sensibili. Nella predicazione del suo Vangelo nei luoghi della Terra santa, Gesù insegnava a realizzare innanzitutto la vita interiore e a fuggire l’esteriore, Gesù insegnava come costruire l’uomo “nuovo”, l’uomo interiore distinto e separato dall’uomo “vecchio”, come rinnovarsi interiormente in un costante e instancabile cammino di conversione a Dio, dalle tenebre alla luce: questa era la Via soteriologica, morale, spirituale e ascetica che il Maestro di Nazaret insegnava ai suoi discepoli, difatti Gesù come condusse gran parte della sua vita se non nel nascondimento e nella povertà dignitosa e austera di Nazaret, con la propria Madre? La fede è propriamente questo vivere esperienziale, essere nascosti in Dio, in Lui profondamente confidenti in un rapporto di amicizia filiale, ed estranei alla mentalità del mondo, estranei alla cultura del chiasso e del protagonismo. La vita nascosta di Nazaret è il grande bene che i monaci di un tempo ricercavano per avvicinarsi a Dio e per allontanarsi da tutto ciò che gli è contrario. Alla loro morte i monaci giusti avendo vissuto senza fama, onori e benemerenze, né riconoscimenti delle loro azioni e delle loro virtù, ma avendo osservato la Regola del Vangelo con scrupolo e fedeltà, ma al di sopra di tutto con carità e abnegazione, si approntavano sepolture anonime che non richiamavano in nessun modo per i posteri l’identità della loro persona e la loro vita temporale, così da scomparire definitivamente dalla memoria del mondo e delle genti future, per morire al mondo con assoluta coerenza con la propria consacrazione al Signore che li chiamava alla rinuncia di tutto per il suo Regno celeste. Nazaret è l’emblema di questa vita di seme interrato nel fertile humus dell’umiltà che muore per germogliare il bene più importante, la risurrezione alla vita nuova di redenti nella grazia che progressivamente ci cambia e ci fa buoni, Nazaret è lo scrigno della vita autenticamente evangelica quanto pura, candida e illibata, Nazaret è la casa di Gesù, Maria e Giuseppe che vivono nei nostri cuori come sorgente di acqua viva, come spirito e vita, essenza dell’immortalità raggiunta: il Vangelo nella sua bellezza e preziosità risiedeva a Nazaret, ed ora con la fede a cui abbiamo dato adesione e con la grazia di Dio riversata in noi dalla preghiera perseverante, risiede nei nostri cuori di credenti: la virtù del Vangelo è infatti l’amore senza misura congiunto al sacrificio ed esige sempre una coerenza incondizionata che si rinnova nel cammino di ogni giorno, il quale la Provvidenza ci concede come dono gratuito e di cui dobbiamo essere riconoscenti.

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