La forza del mondo è
l’apparenza, la forza di Dio è l’interiorità rinnovata dalla grazia
santificante; se non si è convinti dell’invisibile, quello che cade sotto
l’esperienza dei sensi acquista un valore pressoché assoluto; rientrare
nell’anima nascosta agli altri significa vivere della profondità che sotto la
superficie della realtà si inabissa nel dialogo intimo con il Signore sempre
presente a noi stessi, dentro di noi c’è il Testimone che vede e che ci approva
o ci rimprovera, nel nostro cuore risiede il senso dell’infinito oltre la
misura delle nostre acquisizioni, delle nostre esperienze sensibili. Nella
predicazione del suo Vangelo nei luoghi della Terra santa, Gesù insegnava a
realizzare innanzitutto la vita interiore e a fuggire l’esteriore, Gesù insegnava
come costruire l’uomo “nuovo”, l’uomo interiore distinto e separato dall’uomo
“vecchio”, come rinnovarsi interiormente in un costante e instancabile cammino
di conversione a Dio, dalle tenebre alla luce: questa era la Via soteriologica,
morale, spirituale e ascetica che il Maestro di Nazaret insegnava ai suoi
discepoli, difatti Gesù come condusse gran parte della sua vita se non nel
nascondimento e nella povertà dignitosa e austera di Nazaret, con la propria
Madre? La fede è propriamente questo vivere esperienziale, essere nascosti in
Dio, in Lui profondamente confidenti in un rapporto di amicizia filiale, ed estranei
alla mentalità del mondo, estranei alla cultura del chiasso e del protagonismo.
La vita nascosta di Nazaret è il grande bene che i monaci di un tempo
ricercavano per avvicinarsi a Dio e per allontanarsi da tutto ciò che gli è
contrario. Alla loro morte i monaci giusti avendo vissuto senza fama, onori e
benemerenze, né riconoscimenti delle loro azioni e delle loro virtù, ma avendo
osservato la Regola del Vangelo con scrupolo e fedeltà, ma al di sopra di tutto
con carità e abnegazione, si approntavano sepolture anonime che non
richiamavano in nessun modo per i posteri l’identità della loro persona e la
loro vita temporale, così da scomparire definitivamente dalla memoria del mondo
e delle genti future, per morire al mondo con assoluta coerenza con la propria
consacrazione al Signore che li chiamava alla rinuncia di tutto per il suo
Regno celeste. Nazaret è l’emblema di questa vita di seme interrato nel fertile
humus dell’umiltà che muore per germogliare il bene più importante, la
risurrezione alla vita nuova di redenti nella grazia che progressivamente ci
cambia e ci fa buoni, Nazaret è lo scrigno della vita autenticamente evangelica
quanto pura, candida e illibata, Nazaret è la casa di Gesù, Maria e Giuseppe che
vivono nei nostri cuori come sorgente di acqua viva, come spirito e vita,
essenza dell’immortalità raggiunta: il Vangelo nella sua bellezza e preziosità
risiedeva a Nazaret, ed ora con la fede a cui abbiamo dato adesione e con la
grazia di Dio riversata in noi dalla preghiera perseverante, risiede nei nostri
cuori di credenti: la virtù del Vangelo è infatti l’amore senza misura congiunto
al sacrificio ed esige sempre una coerenza incondizionata che si rinnova nel
cammino di ogni giorno, il quale la Provvidenza ci concede come dono gratuito e
di cui dobbiamo essere riconoscenti.
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