Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

sabato 7 aprile 2012

Storicità dei Vangeli


Nell’Antico Testamento sono presenti più di trecento profezie che riguardano la persona del Cristo, più di trecento vaticini che parlano di Gesù, Lui è la chiave cifrata per comprendere tutte queste antiche rivelazioni; molti studiosi hanno ritenuto i Vangeli degli scritti apocrifi e non storici, realizzati sulla base dell’aspettativa messianica di Israele, quindi il Cristo storico non sarebbe mai esistito, ma sarebbe soltanto una invenzione letteraria, un mito nato da un popolo che trova nella figura del Messia la realizzazione delle antiche promesse, inizialmente rivolte al patriarca Abramo e per finire a tutti i Profeti di Israele. Ma in realtà quali erano le aspettative messianiche della società ebraica del tempo di Gesù? I Giudei attendevano sì un Messia, ma un Messia politico e militare ad un tempo, un capo che li avrebbe liberati dalla soggezione del potere dell’impero romano e avrebbe restaurato l’antico regno di Israele come all’epoca del re Davide, un regno fatto dal potere terreno e dalla gloria umana, una supremazia di Israele sui popoli di duemila anni orsono. Ma i Vangeli non parlano di un Messia di questo genere… sappiamo che Gesù è l’Agnello mite, innocente e buono che con la sua vita nascosta, la sua Passione e il suo sacrificio in Croce, inaugura un Regno che non è di questo mondo: l’annuncio del Vangelo è la Risurrezione di Gesù, la sua vittoria sulla morte, sulle forze del male, sul peccato, Egli è l’incarnazione di Dio, Dio fatto uomo, un Dio d’amore; quindi è fuori discussione che i Vangeli siano stati scritti non perché richiamassero l’idea di un Messia potente e vittorioso, come gli ebrei di quel tempo in Palestina si attendevano, è proprio così: il Gesù dei Vangeli è originale, se messo a confronto con il salvatore che i capi e buona parte del popolo volevano, è un Messia antipatico, scomodo e sconfitto, una Persona che guarda all’interiorità del cuore e non ai beni di natura materiale; questa è una delle tesi fondamentali a favore della storicità dei Vangeli, è inaudito che nel contesto culturale di quel popolo la figura di Gesù sia stata inventata di sana pianta, è impossibile sul piano della logica. Il Cristo di cui parlano i Vangeli è un personaggio storico, nato e vissuto circa duemila anni fa nell’oscura provincia romana della Giudea, quindi quanto narrano i Vangeli è verità storica e la chiarezza di esposizione, la loro semplicità letteraria, lascia intendere questa assoluta verità. I fatti riportati nei Vangeli sono fatti autentici e riguardano la persona di Gesù, la sua vita così come l’hanno conosciuta i suoi discepoli, gli Apostoli che stettero insieme con Lui per tutta la durata della sua vita pubblica, all’incirca tre anni: loro furono i testimoni oculari di quanto accadde e di quanto concerne la vita del Nazareno. Quello che è descritto nei Vangeli e ha un carattere soprannaturale è inequivocabile, non si tratta di racconti fantastici ma bensì di cronaca. Gesù è stato condannato alla Croce dai Giudei, anche perché lo si è ritenuto un falso Messia, fuori dagli schemi di colui che i capi e parte del popolo desideravano, un Messia scomodo e inutile; hanno preferito Barabba perché lui, messo in carcere per sedizione politica e omicidio, si configurava meglio al Messia liberatore del popolo, dall’asservimento al potere dell’impero romano dell’epoca, un unto dal Signore forte, violento e mondano. I Vangeli sono storici e raccontano fatti realmente accaduti, filtrati dall’esperienza e dalla cultura letteraria degli evangelisti, comunicati attraverso la parola dei testimoni oculari di tutto quanto è raccontato in essi, attraverso la testimonianza di tutti coloro che hanno vissuto accanto a Gesù.

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