Nell’Antico Testamento sono
presenti più di trecento profezie che riguardano la persona del Cristo, più di
trecento vaticini che parlano di Gesù, Lui è la chiave cifrata per comprendere
tutte queste antiche rivelazioni; molti studiosi hanno ritenuto i Vangeli degli
scritti apocrifi e non storici, realizzati sulla base dell’aspettativa
messianica di Israele, quindi il Cristo storico non sarebbe mai esistito, ma
sarebbe soltanto una invenzione letteraria, un mito nato da un popolo che trova
nella figura del Messia la realizzazione delle antiche promesse, inizialmente
rivolte al patriarca Abramo e per finire a tutti i Profeti di Israele. Ma in
realtà quali erano le aspettative messianiche della società ebraica del tempo
di Gesù? I Giudei attendevano sì un Messia, ma un Messia politico e militare ad
un tempo, un capo che li avrebbe liberati dalla soggezione del potere
dell’impero romano e avrebbe restaurato l’antico regno di Israele come
all’epoca del re Davide, un regno fatto dal potere terreno e dalla gloria umana,
una supremazia di Israele sui popoli di duemila anni orsono. Ma i Vangeli non
parlano di un Messia di questo genere… sappiamo che Gesù è l’Agnello mite,
innocente e buono che con la sua vita nascosta, la sua Passione e il suo
sacrificio in Croce, inaugura un Regno che non è di questo mondo: l’annuncio
del Vangelo è la Risurrezione di Gesù, la sua vittoria sulla morte, sulle forze
del male, sul peccato, Egli è l’incarnazione di Dio, Dio fatto uomo, un Dio
d’amore; quindi è fuori discussione che i Vangeli siano stati scritti non perché
richiamassero l’idea di un Messia potente e vittorioso, come gli ebrei di quel
tempo in Palestina si attendevano, è proprio così: il Gesù dei Vangeli è
originale, se messo a confronto con il salvatore che i capi e buona parte del
popolo volevano, è un Messia antipatico, scomodo e sconfitto, una Persona che
guarda all’interiorità del cuore e non ai beni di natura materiale; questa è
una delle tesi fondamentali a favore della storicità dei Vangeli, è inaudito
che nel contesto culturale di quel popolo la figura di Gesù sia stata inventata
di sana pianta, è impossibile sul piano della logica. Il Cristo di cui parlano
i Vangeli è un personaggio storico, nato e vissuto circa duemila anni fa
nell’oscura provincia romana della Giudea, quindi quanto narrano i Vangeli è
verità storica e la chiarezza di esposizione, la loro semplicità letteraria,
lascia intendere questa assoluta verità. I fatti riportati nei Vangeli sono
fatti autentici e riguardano la persona di Gesù, la sua vita così come l’hanno
conosciuta i suoi discepoli, gli Apostoli che stettero insieme con Lui per tutta
la durata della sua vita pubblica, all’incirca tre anni: loro furono i
testimoni oculari di quanto accadde e di quanto concerne la vita del Nazareno. Quello che è descritto nei Vangeli e ha un carattere soprannaturale è inequivocabile, non si tratta di racconti fantastici ma bensì di cronaca. Gesù
è stato condannato alla Croce dai Giudei, anche perché lo si è ritenuto un
falso Messia, fuori dagli schemi di colui che i capi e parte del popolo
desideravano, un Messia scomodo e inutile; hanno preferito Barabba perché lui,
messo in carcere per sedizione politica e omicidio, si configurava meglio al
Messia liberatore del popolo, dall’asservimento al potere dell’impero romano
dell’epoca, un unto dal Signore forte, violento e mondano. I Vangeli sono
storici e raccontano fatti realmente accaduti, filtrati dall’esperienza e dalla
cultura letteraria degli evangelisti, comunicati attraverso la parola dei
testimoni oculari di tutto quanto è raccontato in essi, attraverso la
testimonianza di tutti coloro che hanno vissuto accanto a Gesù.
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